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Introduzione alla Preghiera per la XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi Ivrea, Santuario di N. S. Regina del Monte Stella, 31 Maggio 2023

Siamo in comunione con i nostri Fratelli e Sorelle che in altre zone della Diocesi sono raccolti a pregare: a Ozegna, nel Santuario di N. S. del Bosco; a Verolengo, nel Santuario della Madonnina; a Pont Canavese, nel Santuario di S. Maria di Doblazio. Una comunione di cuori e di voci che chiedono grazia a Dio unendosi al Cuore Immacolato di Maria! 

Celebrata domenica la solennità di Pentecoste, la Liturgia ci ha proposto, lunedì, la memoria di Maria Madre della Chesa, e oggi è la festa di Maria che cammina all’incontro con Elisabetta portando nel Suo grembo il Figlio di Dio fatto Uomo.  

La vita cristiana è camminare con Lui. La prima e fondamentale sinodalità (camminare insieme) è camminare con Cristo: non in astratto, prendendo spunto da qualche valore contenuto qua e là nei suoi discorsi, ma camminare con Lui dicendoGli “Tu”, come si fa con Uno che è qui con noi… E dirgli “Tu” significa fare esperienza di Lui nei Sacramenti, nella preghiera di ogni giorno, nella lettura e meditazione della Sua Parola, nella costruzione di rapporti veri con quelli che fanno parte della nostra comunità, nell’annunciare Lui a quelli che non lo conoscono o non lo conoscono a sufficienza, nel pensare come pensa Lui sulle questioni della vita e quindi nel conoscere, anche alla luce del Catechismo, ciò che Lui ci dice, senza adattare ai soggettivistici criteri il Suo insegnamento… Di qui ha origine la sinodalità con i fratelli e le sorelle. 

Non possiamo però dimenticare che il “cammino insieme” spesso è rallentato – talora persino impedito – dal nostro orgoglio che ci rende ipersensibili e suscettibili; dal nostro desiderio di primeggiare, di avere il sopravvento sugli altri; dal nostro egoismo e dalla mancanza di vera umiltà; dall’abitudine di parlare sparlando anziché di ascoltare l’altro, anche su ciò che non ci piace e su cui non ci troviamo d’accordo… Il cammino sinodale implica la nostra conversione. Si fa a partire dal cambiamento del nostro cuore.

Sono stato invitato ieri pomeriggio e questa mattina a Milano, a partecipare ai festeggiamenti del 125° della canonizzazione di sant’Antonio Maria Zaccaria, splendida figura di cristiano laico e poi prete vissuto nell’epoca che preparò il Concilio Tridentino, l’epoca in cui la Riforma Cattolica, senza attendere Decreti e Documenti, iniziò – come fu per san Filippo Neri e per tanti altri – dalla riforma di se stessi messa in atto da uomini e donne che si resero conto che, prima di riformare il corpo della Chiesa, occorreva riformare se stessi…

Riformarsi per riformare: il vero senso della riforma si conoscerà in questo: se cercheremo il puro onore di Cristo, la pura utilità del prossimo, la pura umiltà e sacrificio per noi stessi” diceva S. Antonio Maria.

Amici, guardiamo a Maria, la prima discepola del Signore… Lo porta nel grembo, ma in realtà si lascia portare da Lui… 

Vedi” le aveva detto l’angelo e Maria andò a vedere, camminando da Nazaret a Ain Karim. I suoi sono i passi della fede… Da essa nasce la carità con cui Maria servì Elisabetta. La carità nasce dal sì della fede che Maria ha pronunciato non solo a parole, ma offrendo se stessa: “Eccomi”!

Preghiera in preparazione alla XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi

Ivrea, 12 Maggio 2023

Alla Diocesi di Ivrea

Carissimi Fratelli e Sorelle,

ricevo dalla Conferenza Episcopale Italiana la seguente comunicazione: «Mercoledì 31 maggio p.v., memoria liturgica della Visitazione della Beata Vergine Maria, in uno o più santuari mariani scelti per la loro rappresentatività piuttosto che in tutti i santuari mariani presenti sul territorio diocesano, siamo invitati, dalla Segreteria Generale del Sinodo, a predisporre la celebrazione di un momento di preghiera mariano in preparazione alla XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. La preghiera, che dovrà favorire la partecipazione delle diverse vocazioni ecclesiali (laicale, sacerdotale, vita consacrata), ha lo scopo di sensibilizzare il Popolo di Dio sull’importanza del processo sinodale e di porre sotto la speciale protezione della Madonna tutto il processo sinodale della Chiesa, in specie i lavori dell’Assemblea Generale dei Vescovi».

Per favorire la partecipazione dei Fedeli a questo momento di preghiera che da sempre caratterizza la conclusione del mese particolarmente dedicato alla Vergine Maria, ho chiesto ai Rettori dei Santuari di N. S. del Monte Stella in Ivrea, della Madonnina in Verolengo, della Madonna del Bosco in Ozegna, di S. Maria di Doblazio in Pont C.se di organizzare, ognuno nelle modalità e nell’orario che ritiene opportuni, l’incontro di preghiera; e li ringrazio per la
generosa disponibilità. L’incontro si terrà alle

  • Ore 20,30 al Monte Stella
  • Ore 20 alla Madonnina in Verolengo
  • Ore 20,30 alla Madonna del Bosco in Ozegna
  • Ore 20,30 a S. Maria di Doblazio

Personalmente sarò nel santuario del Monte Stella, dove, come ogni anno in questa festa mariana, rinnovo la Consacrazione della Diocesi al Cuore Immacolato di Maria. Chiedo ai Parroci di trasmettere ai Fedeli l’invito a partecipare numerosi per esprimere alla SS. Madre di Dio la devozione e l’amore che sempre caratterizzano il Popolo cristiano.

+ Edoardo, vescovo


Messaggio per la Santa Pasqua 2023

Giovedì Santo 2023

«Semina la gioia gridando silenziosamente che Cristo ti rende felice. Grida con la vita che Cristo è vivo, e che la Chiesa è il luogo e lo spazio ove si attesta che Lui è il Signore risorto… Questo è il modo più autentico di cantare l’Alleluia pasquale».

Sulla soglia del Triduo Santo, mentre ci avviamo a vivere la Pasqua nella S. Messa della Cena del Signore, nella Liturgia della Sua passione e morte e nella celebrazione della Veglia della Risurrezione, prendo come luce sul cammino queste parole di padre Mariano Magrassi.

Di esse sottolineo soltanto quel “silenziosamente” con cui il grande monaco e vescovo della Chiesa qualifica il compito di “seminare la gioia” testimoniando che Cristo ci rende felici, che “la sua gioia è in noi e la nostra gioia è piena” secondo la Sua promessa (cfr. Gv. 15,11).

“Silenziosamente” non è invito a tacere. È un “grido”, infatti, ma nasce dalla intimità del rapporto con Gesù nella preghiera, nell’ascolto della Sua Parola, nella partecipazione ai santi Misteri celebrati nella Liturgia; e di questa intimità – di quest’intima amicizia – porta l’impronta.

“Silenziosamente” significa che prima delle parole – indispensabili sempre nel trasmettere la fede e nel “dare ragione della speranza che è in noi” (1Pt.3,15) è la nostra vita ad annunciare ciò in cui crediamo, e a mostrare, dentro alle fatiche di ogni giorno e nelle nostre fragilità, che non è la stessa cosa vivere con Cristo, o fuori dal Suo abbraccio. Il nostro vivere grida più forte del nostro parlare.

A Colui che è “la via, la verità e la vita”, venuto perché “chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna” (Gv.3,16), chiediamo la grazia pasquale del perdono dei nostri peccati e la volontà di rimanere nel Suo Cuore: in una intimità che non è intimismo poiché incessantemente ci spinge a donare noi stessi a Dio e ai nostri fratelli, testimoniando davanti a tutti che Cristo è quanto abbiamo di più caro.

«Semina la gioia gridando silenziosamente che Cristo ti rende felice. Grida con la vita che Cristo è vivo, e che la Chiesa è il luogo e lo spazio ove si attesta che Lui è il Signore risorto… Questo è il modo più autentico di cantare l’Alleluia pasquale».

Buona Pasqua, Fratelli e Sorelle!

† Edoardo, vescovo


S. Quaresima 2023 “L’operosità della fede, la fatica della carità, la fermezza della speranza”

Carissimi Fratelli e Sorelle!
Sulla soglia del cammino annuale verso la Pasqua, nel quale l’impegno della preghiera, del digiuno e dell’elemosina non nasce per nostra iniziativa, ma è risposta all’iniziativa di Dio che ci chiama a conversione e ci offre la Grazia del rinnovamento, desidero riproporre quanto avevo chiesto alla Diocesi nell’anno pastorale 2014: che i passi quaresimali siano compiuti, nell’ambito delle Vicarie foranee, anche in relazione all’impegno di valutare, con novità di mente e di cuore, il nostro servizio alle nostre comunità, ma anche ai molti che ne sono fuori e verso i quali la missione ci sollecita.

Mentre stiamo compiendo, con tutta la Chiesa, il cammino sinodale, rinnovo a tutti questa proposta. Se la preghiera, il digiuno come distacco da sé e da una visione mondana della vita e l’elemosina come condivisione di sé, non solo di qualcosa, nascono nell’ascolto del Signore, anche il nostro cammino sinodale non può fare a meno di ascoltare il Signore e ascoltare i fratelli: “Abbiamo bisogno – scriveva Papa Francesco nella “Evangelii Gaudium”, 171 – di esercitarci nell’arte di ascoltare, che è più che sentire. La prima cosa, nella comunicazione con l’altro è la capacità del cuore che rende possibile la prossimità, senza la quale non esiste un vero incontro spirituale. L’ascolto ci aiuta ad individuare il gesto e la parola opportuna che ci smuove dalla tranquilla condizione di spettatori”.

L’analisi della situazione, a cui ci induce con urgenza la preoccupazione per la riduzione del Clero e per l’età che avanza, comporta che si valutino ragionevolmente le forze a disposizione, che si cerchino soluzioni adeguate, che si rinnovi profondamente l’impegno di non mettere se stessi e i personali interessi davanti alle esigenze del servizio al Regno di Dio; che ci si impegni a collaborare e a camminare insieme, anche più e meglio di quanto si è fatto e si sta facendo. Per guardare avanti davvero, cioè nella verità, è indispensabile una verifica sui metodi, le impostazioni, i risultati del nostro servizio, sullo spirito con cui abbiamo lavorato e lavoriamo nel campo del Signore. Non basta, evidentemente, descrivere le situazioni; occorre valutarne le cause alla luce di Dio accolta in un vero impegno di “conversione pastorale”; alla luce della “comunione, partecipazione, missione” che ci sono state proposte per compiere un vero cammino sinodale. È di tutti, Pastori e fedeli, questa Chiesa particolare di cui siamo parte. Da tutti è costituita e a tutti sarà chiesto conto dal Signore della messe.

Carissimi Fratelli e Sorelle, mentre attendo il frutto delle vostre riflessioni vi dico: buon cammino nella “operosità della fede, nella fatica della carità, nella fermezza della speranza”.

Aff.mo nel Cuore di Cristo

† Edoardo, Vescovo


Saluto del Vescovo al Procuratore Generale degli Oratoriani

Ivrea, 11 Febbraio 2023

Rev.mo P. Procuratore Generale, carissimo P. Michele,

ho la gioia di accoglierti in Cattedrale con l’amicizia e l’affetto fraterno che datano da molti anni, ma oggi, in modo speciale, sono lieto di accoglierti come il Confratello che nella grande Famiglia dell’Oratorio è il Padre. 

Ti ringrazio per la paternità che, continuando l’opera del tuo Predecessore, p. Mario Aviles, ora Vescovo negli Stati Uniti, hai esercitato anche verso questa Comunità a cui oggi consegni il Rescritto della Sede Apostolica che la erige in Congregazione dell’Oratorio. 

Nei 18 anni in cui anch’io ho esercitato il servizio che ora è tuo, venticinque volte ho avuto la gioia di vivere, in varie parti del mondo, questo momento, solenne e famigliare al tempo stesso, consegnando alle nuove Congregazioni oratoriane i Rescritti di fondazione concessi da san Giovanni Paolo II e da S.S. Benedetto XVI. Oggi, però, la mia gioia è davvero particolare, e non è difficile comprenderne la ragione.

Grazie, carissimo Padre, per la tua presenza e grazie per il tuo servizio. Grazie anche al carissimo Alberto Bianco, segretario della Procura Generale. 

La Vergine Maria – nostra Madre e Fondatrice, come san Filippo diceva – e lui stesso, Padre Filippo, e i Santi e i Beati dell’Oratorio, ora riuniti nell’Oratorio del cielo, ci accompagnino con la loro Benedizione. Un grande abbraccio a te, e attraverso di te a tutta la Famiglia Oratoriana nei vari Continenti in cui è presente.

Un grande abbraccio e una grande Benedizione anche a voi, carissimi padri Andrea, Riccardo, Samuele e ch. Alessandro. 

Il mio augurio è che il vostro cammino sulla via tracciata da Padre Filippo sia un cammino di santità. È ciò che più conta! 

L’Oratorio del Cielo, dicevo… È per raggiungere questa meta, fine ultimo di ogni nostro passo quaggiù, che noi camminiamo sulla via dell’Oratorio! Risuona nel nostro cuore l’eco del grido che saliva dal cuore di Filippo: “Paradiso! Paradiso!”.

Buon cammino, con il cuore che si lascia abitare dallo Spirito Santo, con la certezza filippina che “Chi vuol altro che Cristo non sa quel che vuole”, sotto lo sguardo di Maria, Madre e Fondatrice della Congregazione, a cui diciamo, con Dante, fiorentino come Filippo: “Qual vuol grazia e a Te non ricorre, sua disianza vuol volar senz’ali” …

Ringrazio infine per la partecipazione a questo lieto momento tutti i presenti in Cattedrale: i carissimi Laici, Sacerdoti, Diaconi e Seminaristi della Diocesi; i Religiosi e le Religiose, i Consacrati. Un fraterno saluto ai Molto Reverendi Padri Prepositi e ai carissimi Padri e Chierici delle Congregazioni Oratoriane.

A tutti, di cuore, il mio grazie nel Cuore di Cristo e del nostro Padre Filippo!

† Edoardo, vescovo 


NOTA DELLA CURIA VESCOVILE

In relazione a quanto recentemente riportato da alcuni organi di stampa circa l’Istituto SS. Annunziata di Rivarolo, corre l’obbligo di presentare correttamente la questione ed anche i fatti antecedenti:

1 – La scuola “Istituto Santissima Annunziata” di Rivarolo Canavese è gestita a partire dal 1997 dalla Cooperativa “La Risposta – s.r.l. Onlus”, formata nella sua fondazione da laici che già lavoravano nella detta scuola quando era gestita dalle Suore di S. Giuseppe di Torino, succedute alle Suore Orsoline. Per continuare a situarsi in tale solco educativo la Cooperativa liberamente chiese ed ottenne dall’allora Vescovo di Ivrea Mons. Luigi Bettazzi il riconoscimento del titolo e della qualifica di “Scuola cattolica”, ai sensi dei canoni 803 § 1-2-3, 806 § 1-2 del Codice di Diritto Canonico, accettando così insieme alla qualifica anche la correlata autorità dei Vescovi di Ivrea sui principi direttivi e le concrete linee educative da seguirsi nella scuola stessa.

2 – La concessione del titolo di “Scuola cattolica” da parte della Diocesi di Ivrea all’Istituto “Santissima Annunziata” è stata altresì recepita da parte dello Stato Italiano, ai sensi del art.9 §1 della Legge n.121 del 25 marzo 1985, portando la Cooperativa “La Risposta–s.r.l. Onlus”, che direttamente gestisce la scuola, a beneficiare delle eventuali agevolazioni statali riservate alle scuole paritarie.

3 – La Diocesi di Ivrea, divenuta proprietaria dell’immobile tramite acquisto nel 2011, ha concesso il medesimo in comodato d’uso gratuito alla Cooperativa, ritenendo l’attività di una Scuola cattolica come un’opera pastorale della Chiesa.

4 – In occasione della richiesta, presentata dal Consiglio di Amministrazione della Cooperativa, di rinnovo del comodato gratuito per venti anni, la Diocesi ha ribadito la propria disponibilità, chiedendo però che fosse rispettata nei fatti la natura di Scuola cattolica, ed ha pertanto sottoposto al CdA una bozza di statuto che delinea chiaramente l’identità cattolica della scuola. Ha quindi riaffermato il fine primario della Scuola (da sempre contemplato e, nel corso degli anni, in alcuni ambiti, non sempre adeguatamente rispettato): la proposta agli alunni di un’educazione cattolica, accettata consapevolmente dalle famiglie nel momento stesso di iscrizione dei loro figli. Per tale fine, infatti, l’edificio è concesso in comodato gratuito.

5 – Stupisce e rattrista non poco la comparsa su organi di stampa di una questione che non ha ancora raggiunto la conclusione del suo iter e che, in una fase delicata, richiede discrezione e disponibilità alla onesta collaborazione, nel rispetto dell’evidente fine pastorale di detta Scuola.

Ivrea, 21 gennaio 2023

Per la Curia diocesana
don Davide Mazza
vice cancelliere vescovile

Ordinazione presbiterale di don Antonio Luca Parisi

Carissimi Confratelli nell’Episcopato, nel Presbiterato e nel Diaconato

e tutti voi, Carissimi Fratelli e Sorelle,

Sia lodato Gesù Cristo! 

1. Rispondendo “Lode a Te, o Cristo” al Vangelo proclamato, come abbiamo fatto poco fa, affermiamo il cuore della nostra fede e della nostra vita di credenti in Cristo, poiché con questo “Tu” che Gli diciamo noi affermiamo che Egli è qui con noi: non un ricordo, un’idea, ma Lui presente e vivo; e rinnoviamo la coscienza, la consapevolezza che la Sua Presenza è il centro della nostra esistenza! 

Gesù è «la via, la verità e la vita»; è «la Verità fatta Persona» diceva Papa Benedetto che ricordiamo con affetto e riconoscenza anche in questo momento… Gesù egli aggiungeva – «si rivolge al cuore anelante d ho che si sente pellegrino e assetato, al cuore che sospira verso la fonte della vita, al cuore mendicante della Verità, e nel sacramento dell’Eucarestia ci mostra in particolare la verità dell’amore, che è la stessa essenza di Dio». «Tramite il Battesimo il mio proprio io viene inserito in un nuovo soggetto più grande, nel quale il mio io c’è, ma trasformato, purificato, mediante l’inserimento nell’altro. Così diventiamo “uno in Cristo”, un unico soggetto nuovo. “Io, ma non più io diventa la formula dell’esistenza cristiana».  

Siamo qui, Amici, a rinnovare l’esperienza di tutto questo, l’esperienza della fede cristiana, mentre accompagniamo il diacono Antonio nel passo grande che sta per fare; e che lo porrà al servizio di tutti proprio per introdurre i fratelli in questo rapporto con Cristo, in questa “amicizia da cui tutto dipende”, come dice Papa Benedetto nella Introduzione al suo “Gesù di Nazaret”.

 L’amicizia da cui tutto dipende! 

È in essa che noi cresciamo, come dice san Paolo (Efes. 4,15): «Crescamus in illo per omnia», cerchiamo di crescere in ogni cosa tendendo a lui, «donec formetur Christus in nobis»: sino a quando Cristo sia formato in noi (Gal. 4,19).

 2. Quel che sta per accadere in te, carissimo Antonio, è quanto di più grande possa accadere ad un uomo: la tua umanità è presa da Dio, attraverso le mani della Chiesa, e tu vieni trasformato “ontologicamente”, cioè nelle profondità del tuo essere… Dirai nella S. Messa: “Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue” e sarà Cristo a dirlo attraverso di te; e quando dirai a qualcuno “io ti assolvo” sarà Cristo a compiere il prodigio dello scioglimento dei peccati… Tu agirai nella Persona di Cristo, partecipe, a titolo specialissimo, del Suo Sacerdozio! L’effusione dello Spirito Santo per l’imposizione delle mani di un successore degli Apostoli farà sì che rimarrai tu, ma non più quello di prima… Dio prenderà possesso della tua vita in un modo di cui noi addirittura fatichiamo a cogliere tutta la portata… In certi momenti un prete, un vescovo si ferma attonito di fronte a ciò che egli è per grazia di Dio… Guarda se stesso, vede la sua fragilità, la sua piccolezza e non gli par vero che in lui sia scesa la potenza del Signore, la potenza di pronunciare parole non sue, di compiere gesti non suoi, attraverso i quali accade qualcosa che è un prodigio divino, una nuova creazione, un nuovo inizio in cui è racchiuso tutto il mistero della salvezza, tutta la storia della salvezza!

Le parole di Gesù – «Io sono la vite, voi i tralci. Rimanete in me» – sono per tutti i discepoli, ma è commovente pensare che esse, sgorgate dal Cuore di Cristo nell’Ultima Cena, erano rivolte ai Dodici, i suoi Dodici che Egli aveva scelto – «scelse quelli che egli volle». Di quei dodici uomini conosceva la fragilità, ma ad essi affidava la più sublime delle missioni… 

«Rimanete in me» è la condizione per vivere la missione; pena il rinsecchire come tralci senza la linfa della vite! «Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda… Io in loro e tu in me» (Gv. 17,21-23).

«Se il Risorto fosse per noi il ricordo del ricordo di altri, per quanto autorevoli come gli Apostoli – insegna il S. Padre Francesco in “Desiderio desideravi” – se non venisse data anche a noi la possibilità di un incontro vero con Lui, sarebbe come dichiarare esaurita la novità del Verbo fatto carne. La fede cristiana o è incontro con Lui vivo o non è»; e aggiunge: “La Liturgia è il luogo dell’incontro con Cristo” (10)«La Liturgia garantisce la possibilità di tale incontro di cui abbiamo bisogno: abbiamo bisogno di poter ascoltare la sua voce, mangiare il suo Corpo e bere il suo Sangue: abbiamo bisogno di Lui. La potenza salvifica del sacrificio di Gesù, di ogni sua parola, di ogni suo gesto, sguardo, sentimento ci raggiunge nella celebrazione dei sacramenti. Io sono Nicodemo e la Samaritana, l’indemoniato di Cafarnao e il paralitico in casa di Pietro, la peccatrice perdonata, la figlia di Giairo e il cieco di Gerico, Zaccheo e Lazzaro, il ladrone e Pietro perdonati. Il Signore Gesù continua a perdonarci, a guarirci, a salvarci con la potenza dei sacramenti (11).

3. Carissimo Antonio, la Parola di Dio che abbiamo ascoltato è quella che il Signore pronuncia per te nel giorno della tua Ordinazione… 

Gesù – che «lascia Nazaret e va ad abitare a Cafarnao, che percorre tutta la Galilea, insegnando e annunciando il vangelo del Regno» (Mt 4,12 ss) – ti indica le dimensioni del tuo servizio, l’ampiezza di cuore e la disponibilità verso una società che ha bisogno di Cristo e il suo bisogno è ancor più drammatico perché non sa di averlo, come scriveva Papini, convertitosi a Cristo dopo lungo errare: «Gesù, tutti hanno bisogno di Te, anche quelli che non lo sanno. E quelli che non lo sanno, assai più di quelli che lo sanno. Tu sai quanto sia grande per me e per tutti noi il bisogno del Tuo sguardo e della Tua parola».

 E Giovanni ricorda nella sua Prima Lettera (3,22-4,6) che sono molti i falsi profeti che insegnano cose del mondo e dal mondo sono ascoltati; ma oggi come allora si possono individuare dal fatto che «non riconoscono Gesù Cristo venuto nella carne»: Gesù Cristo quale Egli è, vero Dio e vero Uomo, la cui parola è eterna, non è legata agli slogan del momento; Gesù Cristo vivente nella Chiesa. «Questo è il suo comandamento: che crediamo nel suo nome e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato».

Buon cammino, don Antonio! 

Sii prete secondo il Cuore di Cristo!

Sia lodato Gesù Cristo!


Benedetto XVI ha concluso il suo cammino quaggiù

Alla Diocesi di Ivrea
31 Dicembre 2022

Carissimi Fratelli e Sorelle,
ci giunge in questo momento la dolorosa notizia che Sua Santità Benedetto XVI, alle 9,34 di questa mattina, ultimo giorno dell’Anno civile, mentre la Chiesa si sta preparando a cantare il Te Deum e a celebrare l’Ottava del Natale, ha concluso il suo cammino quaggiù e già ha visto, splendente di gloria e di misericordia, il Volto amato del Suo Signore. Questo non è il momento delle commemorazioni.

Il mio messaggio è invito alla preghiera affinché il Signore accolga l’anima buona del Papa che tanto abbiamo amato e dal cui luminoso Magistero siamo stati sostenuti. Solo desidero ricordare le parole che Egli ha pronunciato con la voce, fin che lo ha potuto fare, e con il cuore negli ultimi tempi: “Mi preparo non per una fine, ma per un Incontro”!

Grazie, Signore per il dono che, nella persona di Papa Benedetto, hai fatto alla Chiesa e al mondo! Accoglilo nella pace grande che Egli ha sperimentato come dono Tuo anche nei momenti difficili della vita. Fa che risuonino oggi, nei nostri cuori e nelle nostre menti, le Sue parole: “Alla nascita va associata la certezza che è un bene esserci…Viviamo, allora, nella certezza che solo Dio può dare: è bene che tu ci sia. Ne puoi essere certo, qualunque cosa accada”.

Con grande dolore, ma nella luce di Cristo Salvatore

+ Edoardo Aldo Cerrato, C. O.
Vescovo di Ivrea


Preghiera per il Papa emerito Benedetto XVI

Al Clero e ai fedeli della diocesi

Carissimi,

ci uniamo, nelle nostre Parrocchie e in tutte le comunità per elevare al Signore la preghiera che il Santo Padre Francesco ha chiesto a tutta la Chiesa per accompagnare Sua Santità il Papa emerito Benedetto XVI in questo particolare momento della Sua vita. Personalmente desidero esprimere anche il mio filiale affetto, la mia profonda stima e riconoscenza per Lui che mi ha nominato vescovo ed ha illuminato con il Suo luminoso Magistero i passi del mio camino.

Il Signore lo sostenga in questo passo con cui, come ha detto il Santo Padre Francesco, silenziosamente sostiene la Chiesa.

+ Edoardo, vescovo

Omaggio della Diocesi di Ivrea a Sua Eminenza Reverendissima il Sig. Cardinale Arrigo Miglio

  • Sabato 8 ottobre, alle ore 20,45 nell’aula magna dell’ex Seminario minore di via Varmondo Arborio, conferenza del prof. don Francesco Mosetto, SdB, in collaborazione con il prof. Silvio Ricciardone sulla “Iconografia delle antiche chiese e cappelle del Canavese” (la dimensione catechistica e liturgica delle opere d’arte in esse contenute).
  • Domenica 9 ottobre, alle ore 15 in Cattedrale, solenne Celebrazione eucaristica presieduta da Sua Eminenza.

Il vescovo Edoardo, rinnova a tutta la Diocesi l’invito a partecipare.