Ordinazione presbiterale di don Antonio Luca Parisi

Carissimi Confratelli nell’Episcopato, nel Presbiterato e nel Diaconato

e tutti voi, Carissimi Fratelli e Sorelle,

Sia lodato Gesù Cristo! 

1. Rispondendo “Lode a Te, o Cristo” al Vangelo proclamato, come abbiamo fatto poco fa, affermiamo il cuore della nostra fede e della nostra vita di credenti in Cristo, poiché con questo “Tu” che Gli diciamo noi affermiamo che Egli è qui con noi: non un ricordo, un’idea, ma Lui presente e vivo; e rinnoviamo la coscienza, la consapevolezza che la Sua Presenza è il centro della nostra esistenza! 

Gesù è «la via, la verità e la vita»; è «la Verità fatta Persona» diceva Papa Benedetto che ricordiamo con affetto e riconoscenza anche in questo momento… Gesù egli aggiungeva – «si rivolge al cuore anelante d ho che si sente pellegrino e assetato, al cuore che sospira verso la fonte della vita, al cuore mendicante della Verità, e nel sacramento dell’Eucarestia ci mostra in particolare la verità dell’amore, che è la stessa essenza di Dio». «Tramite il Battesimo il mio proprio io viene inserito in un nuovo soggetto più grande, nel quale il mio io c’è, ma trasformato, purificato, mediante l’inserimento nell’altro. Così diventiamo “uno in Cristo”, un unico soggetto nuovo. “Io, ma non più io diventa la formula dell’esistenza cristiana».  

Siamo qui, Amici, a rinnovare l’esperienza di tutto questo, l’esperienza della fede cristiana, mentre accompagniamo il diacono Antonio nel passo grande che sta per fare; e che lo porrà al servizio di tutti proprio per introdurre i fratelli in questo rapporto con Cristo, in questa “amicizia da cui tutto dipende”, come dice Papa Benedetto nella Introduzione al suo “Gesù di Nazaret”.

 L’amicizia da cui tutto dipende! 

È in essa che noi cresciamo, come dice san Paolo (Efes. 4,15): «Crescamus in illo per omnia», cerchiamo di crescere in ogni cosa tendendo a lui, «donec formetur Christus in nobis»: sino a quando Cristo sia formato in noi (Gal. 4,19).

 2. Quel che sta per accadere in te, carissimo Antonio, è quanto di più grande possa accadere ad un uomo: la tua umanità è presa da Dio, attraverso le mani della Chiesa, e tu vieni trasformato “ontologicamente”, cioè nelle profondità del tuo essere… Dirai nella S. Messa: “Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue” e sarà Cristo a dirlo attraverso di te; e quando dirai a qualcuno “io ti assolvo” sarà Cristo a compiere il prodigio dello scioglimento dei peccati… Tu agirai nella Persona di Cristo, partecipe, a titolo specialissimo, del Suo Sacerdozio! L’effusione dello Spirito Santo per l’imposizione delle mani di un successore degli Apostoli farà sì che rimarrai tu, ma non più quello di prima… Dio prenderà possesso della tua vita in un modo di cui noi addirittura fatichiamo a cogliere tutta la portata… In certi momenti un prete, un vescovo si ferma attonito di fronte a ciò che egli è per grazia di Dio… Guarda se stesso, vede la sua fragilità, la sua piccolezza e non gli par vero che in lui sia scesa la potenza del Signore, la potenza di pronunciare parole non sue, di compiere gesti non suoi, attraverso i quali accade qualcosa che è un prodigio divino, una nuova creazione, un nuovo inizio in cui è racchiuso tutto il mistero della salvezza, tutta la storia della salvezza!

Le parole di Gesù – «Io sono la vite, voi i tralci. Rimanete in me» – sono per tutti i discepoli, ma è commovente pensare che esse, sgorgate dal Cuore di Cristo nell’Ultima Cena, erano rivolte ai Dodici, i suoi Dodici che Egli aveva scelto – «scelse quelli che egli volle». Di quei dodici uomini conosceva la fragilità, ma ad essi affidava la più sublime delle missioni… 

«Rimanete in me» è la condizione per vivere la missione; pena il rinsecchire come tralci senza la linfa della vite! «Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda… Io in loro e tu in me» (Gv. 17,21-23).

«Se il Risorto fosse per noi il ricordo del ricordo di altri, per quanto autorevoli come gli Apostoli – insegna il S. Padre Francesco in “Desiderio desideravi” – se non venisse data anche a noi la possibilità di un incontro vero con Lui, sarebbe come dichiarare esaurita la novità del Verbo fatto carne. La fede cristiana o è incontro con Lui vivo o non è»; e aggiunge: “La Liturgia è il luogo dell’incontro con Cristo” (10)«La Liturgia garantisce la possibilità di tale incontro di cui abbiamo bisogno: abbiamo bisogno di poter ascoltare la sua voce, mangiare il suo Corpo e bere il suo Sangue: abbiamo bisogno di Lui. La potenza salvifica del sacrificio di Gesù, di ogni sua parola, di ogni suo gesto, sguardo, sentimento ci raggiunge nella celebrazione dei sacramenti. Io sono Nicodemo e la Samaritana, l’indemoniato di Cafarnao e il paralitico in casa di Pietro, la peccatrice perdonata, la figlia di Giairo e il cieco di Gerico, Zaccheo e Lazzaro, il ladrone e Pietro perdonati. Il Signore Gesù continua a perdonarci, a guarirci, a salvarci con la potenza dei sacramenti (11).

3. Carissimo Antonio, la Parola di Dio che abbiamo ascoltato è quella che il Signore pronuncia per te nel giorno della tua Ordinazione… 

Gesù – che «lascia Nazaret e va ad abitare a Cafarnao, che percorre tutta la Galilea, insegnando e annunciando il vangelo del Regno» (Mt 4,12 ss) – ti indica le dimensioni del tuo servizio, l’ampiezza di cuore e la disponibilità verso una società che ha bisogno di Cristo e il suo bisogno è ancor più drammatico perché non sa di averlo, come scriveva Papini, convertitosi a Cristo dopo lungo errare: «Gesù, tutti hanno bisogno di Te, anche quelli che non lo sanno. E quelli che non lo sanno, assai più di quelli che lo sanno. Tu sai quanto sia grande per me e per tutti noi il bisogno del Tuo sguardo e della Tua parola».

 E Giovanni ricorda nella sua Prima Lettera (3,22-4,6) che sono molti i falsi profeti che insegnano cose del mondo e dal mondo sono ascoltati; ma oggi come allora si possono individuare dal fatto che «non riconoscono Gesù Cristo venuto nella carne»: Gesù Cristo quale Egli è, vero Dio e vero Uomo, la cui parola è eterna, non è legata agli slogan del momento; Gesù Cristo vivente nella Chiesa. «Questo è il suo comandamento: che crediamo nel suo nome e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato».

Buon cammino, don Antonio! 

Sii prete secondo il Cuore di Cristo!

Sia lodato Gesù Cristo!