Storia della Diocesi

I – Dalle origini al Mille

L’ingresso del cristianesimo in Ivrea è fatto risalire alla seconda metà del III . Un racconto agiografico dell’VIII-XI . – la Vita di san Gaudenzio, primo vescovo di Novara – contiene la memoria di momenti della cristianizzazione dell’agro eporediese.
Rimandano a questi primi tempi le leggende di fondazione dei culti a Besso, Tegolo e Solutore, presunti martiri tebei e compatroni di Ivrea.
La primitiva comunità cristiana locale dipendeva dal vescovo di Vercelli.
La promozione di Ivrea da pieve vercellese a diocesi risale, forse, all’aprirsi del V sec.; infatti il primo vescovo noto è Eulogio che invia un rappresentante al sinodo di Milano del 451.
Nell’età altomedievale, ancora priva di fonti, l’autorità religiosa locale fu probabilmente condizionata da una forte presenza di longobardi (Ivrea, in quel tempo, assurse al ruolo di sede ducale).
Le notizie relative a due vescovi della seconda metà del IX . – Giuseppe (844-56), arcicappellano dell’imperatore Ludovico II e Azo, che nell’876 approvava l’elezione imperiale di Carlo il Calvo – confermano il prestigio raggiunto dalla sede episcopale eporediese in età carolingia.
L’istituzione della marca di Ivrea (sul finire del IX sec.) – ulteriore segno dell’importanza strategica e politica del luogo – concorre a trasformare il vescovo eporediese in un rilevante signore feudale.
Nella progressiva e tormentata definizione di tale ruolo si colloca l’episcopato di Warmondo (969-1002 ca).
Quest’ultimo, fedele alla casata imperiale tedesca e antagonista del marchese Arduino d’Ivrea – futuro re d’Italia –, fu a lungo impegnato a rivalutare la funzione pubblica vescovile contro il potere marchionale.
Segnata da un fervore di rinascita spirituale, culturale e materiale, l’epoca warmondiana vide la ricostruzione della cattedrale di Santa Maria Assunta in luogo del primitivo tempio paleocristiano.
La scuola vescovile di Ivrea – con lo scriptorium attivo dal IX sec.– è testimoniata dalla preziosa raccolta di codici (miniati e di studio) della biblioteca capitolare.

II – Dal Mille al XV sec.

L’aprirsi dell’XI . rappresenta un periodo oscuro per l’episcopato eporediese il cui indebolimento si intreccia con le prime manifestazioni di vita cenobitica in ambito diocesano: le fondazioni monastiche di Fruttuaria – voluta da Guglielmo da Volpiano – e di Santo Stefano.
Con il vescovo Ogerio (1074-1095) – cancelliere italiano di Enrico IV e uomo di cultura – si hanno i primi documenti sul capitolo della cattedrale (autonomia patrimoniale e varie dignità).
Nel corso del XIII . i vescovi, scelti tra i canonici, esprimono pienamente la loro potenza signorile assumendo il titolo di «comes».
Sul finire del Duecento, a seguito di un rinnovamento della vita religiosa, compaiono gli ordini mendicanti: prima i frati francescani e poi i predicatori di San Domenico – appoggiati dai ceti dirigenti urbani – realizzano a Ivrea i loro conventi con chiesa.
A sostegno della comunità dei minori intervenne il vescovo Alberto Gonzaga (1289-1320), frate conventuale, che promosse un monastero di clarisse.
La sottomissione di Ivrea ai conti di Savoia, nel 1313, prelude, per il territorio diocesano, a una prolungata stagione di guerra.
La scelta dei vescovi – cui il conte sabaudo ha alienato i diritti signorili – fu condizionata, dalla seconda metà del Trecento, dall’aristocrazia savoiarda, e in seguito, all’aprirsi del nuovo secolo, dalle nobili famiglie del contado canavesano.
La struttura ecclesiastica della diocesi medievale viene illustrata dal Liber decimarum, redatto dal collettore della decima papale: tale documento, risalente al 1368, conserva l’antica impostazione dettata dalle pievi.
La vita religiosa diocesana traspare, invece, dalle due visite pastorali compiute dal vescovo eporediese Palaino Avogadro di Casanova nel 1329 e nel 1346.

III – L’età moderna (XVI-XVIII sec.)

Nei primi decenni del XVIII sec., a causa della vertenza diplomatica fra Torino e Roma, vi fu una lunga reggenza vicariale (1706-1726), in cui si distinse l’arcidiacono Giovanni Luigi Rambaudi, che costruì il nuovo palazzo del seminario.
Intorno alla metà del Settecento il vescovo Michele Vittorio De Villa (1741-1763) fece realizzare, nella gran sala al piano nobile del vescovato di Ivrea, un ciclo di affreschi raffigurante il territorio della diocesi, oggi fondamentale per la conoscenza dell’antico spazio sacro eporediese.
L’epoca di De Villa, favorita dalla pace e dalla ripresa economica, vide sia diverse comunità canavesane impegnate nella fabbricazione di stupende chiese, sia un rinnovato slancio nella vita devozionale dei laici regolata dalle confraternite.
Anche il culto mariano, sempre vivo nella popolazione – si pensi alla venerata immagine della Mater omnium in Santa Maria di Doblazio –, ritrova nuovo vigore in età moderna: segni di questa fede sono i tanti piccoli santuari risalenti al XVII sec.

IV – L’Ottocento e il Novecento

I confini della diocesi eporediese, ridisegnati da Napoleone nel 1803, assunsero la configurazione attuale con la restaurazione ecclesiastica subalpina (1817).
In seguito a tale processo, Ivrea perdeva, a favore di Torino, il vicariato di Casalborgone (detto d’oltre Po) e alcune parrocchie situate fra i torrenti Orco e Malone.
Nel contempo, con la soppressione dell’abbazia di San Benigno di Fruttuaria (1003-1803), venivano incluse nel territorio eporediese sei antiche e rilevanti parrocchie.
Il XIX . fu caratterizzato dall’insigne vescovo Luigi Moreno (1838-1878), che diede orientamenti durevoli per la sua diocesi, a esempio sul versante catechistico, nelle attività volte all’istruzione popolare e per la formazione dei sacerdoti.
Di Moreno – figura di rilievo nella Chiesa piemontese di quel tempo – la storia ricorda sia la battaglia per la partecipazione dei cattolici alla vita politica sia l’antinfallibilismo al concilio Vaticano I.
Il XX . si apre con il vescovo Matteo Filipello (1898-1939), instancabile animatore di tante iniziative pastorali.
Paolo Rostagno (1939-1959) – uomo di profonda umanità – difese Ivrea dalle rappresaglie tedesche nell’aprile del 1945.
Albino Mensa (1960-1966) – come futuro padre conciliare – tese ad avvicinare sacerdoti e laici eporediesi al grande avvenimento del Vaticano II.
Luigi Bettazzi (1966-1999), guidando la diocesi nel rinnovamento conciliare, si è largamente interessato di problemi sociali e della pace nel movimento Pax Christi; nel marzo 1990: visita apostolica di Giovanni Paolo II.
Arrigo Miglio, eporediese, fu trasferito da Iglesias a Ivrea nel 1999.