14 Febbraio 2024
Mercoledì delle Ceneri
Carissimi Fratelli e Sorelle,
accogliendo «il momento favorevole, il giorno della salvezza» che il Signore ci dona per giungere rinnovati a celebrare la Santa Pasqua, noi entriamo con gioia in questo tempo di conversione nel quale Dio stesso, con una grazia particolare, sostiene il nostro impegno.
1. Nei messaggi inviati, di anno in anno, alla Diocesi in questa occasione, ho cercato di presentare l’ampia portata dei tre passi fondamentali del cammino quaresimale: digiuno, preghiera, elemosina, ed ho richiamato quanto la Chiesa ci insegna nel “Catechismo della Chiesa Cattolica”: «Come già nei profeti, l’appello di Gesù alla conversione e alla penitenza non riguarda anzitutto opere esteriori, ma la conversione del cuore, la penitenza interiore, senza la quale, le opere di penitenza rimangono sterili e menzognere» … I gesti e le opere di penitenza ci preparano a chiedere e ad accogliere «il perdono dei nostri peccati che sono anzitutto offesa a Dio, rottura della comunione con lui, ma attentano, nello stesso tempo, alla comunione con la Chiesa».
2. Desidero proporre quest’anno alla nostra riflessione in particolare il Sacramento del Perdono di cui è necessario riscoprire l’importanza nel cammino della vita di fede e la necessità di accostarsi ad esso.
Il Santo Padre Francesco, sin dagli inizi del suo Pontificato, non manca di invitarci ad accogliere questo dono di Dio e a viverlo consapevolmente.
«Attraverso i Sacramenti dell’iniziazione cristiana – il Battesimo, la Confermazione e l’Eucaristia – l’uomo riceve la vita nuova in Cristo. Ora, tutti lo sappiamo, noi portiamo questa vita “in vasi di creta” (2 Cor4,7), siamo ancora sottomessi alla tentazione, alla sofferenza, alla morte e, a causa del peccato, possiamo persino perdere la nuova vita. Per questo il Signore Gesù ha voluto che la Chiesa continui la sua opera di salvezza anche verso le proprie membra, in particolare con il Sacramento della Riconciliazione, Sacramento di guarigione, che scaturisce direttamente dal mistero pasquale. Infatti, la stessa sera di Pasqua il Signore apparve ai discepoli, chiusi nel cenacolo, e, dopo aver rivolto loro il saluto “Pace a voi!”, soffiò su di loro e disse: “Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati” (Gv 20,21-23). Questo passo ci svela la dinamica più profonda che è contenuta in questo Sacramento. Anzitutto, il fatto che il perdono dei nostri peccati non è qualcosa che possiamo darci noi. Il perdono non è frutto dei nostri sforzi, ma è un regalo, un dono dello Spirito Santo, che ci ricolma del lavacro di misericordia e di grazia che sgorga incessantemente dal cuore spalancato del Cristo crocifisso e risorto. In secondo luogo, ci ricorda che solo se ci lasciamo riconciliare nel Signore Gesù col Padre e con i fratelli possiamo essere veramente nella pace. Nella celebrazione di questo Sacramento, il sacerdote non rappresenta soltanto Dio, ma tutta la comunità, che si riconosce nella fragilità di ogni suo membro, che ascolta commossa il suo pentimento, che si riconcilia con lui, che lo rincuora e lo accompagna nel cammino di conversione e maturazione umana e cristiana. Uno può dire: io mi confesso soltanto con Dio…. Io vorrei domandarvi – ognuno si risponda nel suo cuore –: “quando è stata l’ultima volta che ti sei confessato?”» (Catechesi 19 febbraio 2014).
3. È una ricca sintesi, questa che il Santo Padre ci presenta, dell’ampia trattazione sul Sacramento della Confessione che troviamo nel “Catechismo della Chiesa Cattolica” (CCC, 1422-1470).
Traggo di qui qualche ulteriore spunto di riflessione:
«Nella celebrazione di questo sacramento due elementi sono ugualmente essenziali: da una parte, gli atti dell’uomo che si converte sotto l’azione dello Spirito Santo: cioè la contrizione, la confessione e la soddisfazione; dall’altra parte, l’azione di Dio attraverso l’intervento della Chiesa che, mediante il Vescovo e i suoi presbiteri, concede nel nome di Gesù Cristo il perdono dei peccati e stabilisce la modalità della soddisfazione.
È bene prepararsi a ricevere questo sacramento con un esame di coscienza fatto alla luce della Parola di Dio. I testi più adatti a questo scopo sono da cercarsi nel Decalogo e nella catechesi morale dei Vangeli e delle lettere degli Apostoli: il discorso della montagna, gli insegnamenti apostolici.
La contrizione. È il dolore dell’animo e la riprovazione del peccato commesso, accompagnati dal proposito di non peccare più in avvenire.
La confessione dei peccati. Anche da un punto di vista semplicemente umano, ci libera e facilita la nostra riconciliazione con gli altri. Con l’accusa, l’uomo guarda in faccia i peccati di cui si è reso colpevole; se ne assume la responsabilità e, in tal modo, si apre nuovamente a Dio e alla comunione della Chiesa al fine di rendere possibile un nuovo avvenire.
La soddisfazione. Molti peccati recano offesa al prossimo. Bisogna fare il possibile per riparare (ad esempio restituire cose rubate, ristabilire la reputazione di chi è stato calunniato, risanare le ferite). La semplice giustizia lo esige. Ma, in più, il peccato ferisce e indebolisce il peccatore stesso, come anche le sue relazioni con Dio e con il prossimo. L’assoluzione toglie il peccato, ma non porta rimedio a tutti i disordini che il peccato ha causato. Risollevato dal peccato, il peccatore deve ancora recuperare la piena salute spirituale. Deve dunque fare qualcosa di più per riparare le proprie colpe: deve “soddisfare” in maniera adeguata o “espiare” i suoi peccati. È la “penitenza” che il confessore impone tenendo conto della situazione personale del penitente e cercando il suo bene spirituale».
Carissimi Fratelli e Sorelle,
nella Liturgia del mercoledì delle Ceneri la Chiesa ci fa pregare: «O Dio nostro Padre, concedi al popolo cristiano di iniziare con questo digiuno un cammino di vera conversione, per affrontare con le armi della penitenza il combattimento contro lo spirito del male».
Questo chiediamo al Signore, in comunione di preghiera.
Vi benedica Dio onnipotente: Padre e Figlio e Spirito Santo.
+ Edoardo, Vescovo