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50 anni di Missione Eporediese in terra brasiliana

Il Centro Missionario Diocesano, in occasione della Giornata Missionaria Mondiale, invita a partecipare al Forum Missioni 50 con don Marco Testa direttore del CUM di Verona che si svolgerà sabato 17 ottobre 2020 alle ore 9,30 presso l’Oratorio di Castellamonte.

In rispetto alle norme anti-Covid19 è obbligatorio la prenotazione al centro missionario Ivrea via Varmondo 9 – tel 0125-641097 email: ivreamissio@hotmail.it.

Si ricorda di indossare la mascherina.

 


Centro Missionario Diocesano

Quaresima di Fraternità 2018 – Speciale del Risveglio Popolare 08.03.2018

Nel cuore del Burundi: padre Virginio a Bugenyuzi

Cari Amici, quest’anno compio 39 anni di presenza in questa missione a Bugenyuzi, nella diocesi di Gitega (Burundi). Fui infatti inviato come missionario in Africa nel lontano 1970 da monsignor Luigi Bettazzi. E qui che mi trovo ancora dopo tanti anni come responsabile della comunità cristiana. Mi accorgo di non essere in linea con il nuovo diritto canonico per essere rimasto stabile per lungo tempo nello stesso posto, ma una serie di fatti mi ha indicato che era bene restare; come per esempio negli anni ’90 lo scoppio della guerra civile tra hutu e tutsi, le due principali etnie del Paese, che si è protratta per tanti anni. La mia parrocchia si è trovata al centro di questo avvenimento con uccisioni, distruzione di case, gente ammassata in campi per rifugiati. In questo grave disordine per me era poco evangelico lasciare, tanto più che nessun prete burundese ambiva un simile posto per paura della situazione non troppo sicura. E così ho continuato la mia presenza in questo missione, in attesa oramai di concludere il mio mandato: contento di potere servire questa popolazione per quanto riguarda l’aspetto pastorale e pure di portare avanti le iniziative di sviluppo. Con la gente locale c’è una buona intesa: sono davvero molto pazienti e accoglienti, prova ne sia il fatto che non mi hanno ancora cacciato via. Mi sembra giusto farvi conoscere la mia parrocchia cosi come è organizzata e come funziona. Siamo 3 preti – un burundese, un sacerdote diocesano di Milano e il sottoscritto di Ivrea – e operiamo su una popolazione di 65mila abitanti di cui 55mila sono cristiani, sparsi su un territorio montagnoso in un raggio di 9-10 km. Qui il villaggio non esiste: c’è tutta una serie di capanne seminate qua e là sulle montagne. C’è la sede principale, la parrocchia, dove risiediamo noi preti e c’è una chiesa con alcune costruzioni che ospitano i ragazzi e le ragazze per il catechismo e servono pure per gli incontri dei cristiani. Vi sono poi 10 succursali sorte in questi anni che noi preti siamo soliti visitare a turno al sabato e alla domenica. Celebriamo la Messa e il Sacramento della Confessione e quando è richiesto i battesimi e i matrimoni. Non mancano gli ammalati che chiedono di essere visitati per i sacramenti.

In nostra assenza la vita della succursale continua: punto di riferimento è il capo catechista, aiutato da altri catechisti e da laici volonterosi. E lui che ci fa conoscere quanti chiedono il battesimo o il matrimonio, sotto la sua guida c’è la preparazione dei bambini alla Prima Comunione o alla Cresima. Alla domenica vi sono due celebrazioni senza la presenza del prete, a cui i fedeli partecipano e pregano tranquillamente. Durante la settimana esiste in tutte le succursali una scuola parrocchiale per quei ragazzi che non hanno trovato un posto nelle scuole dello Stato: qui imparano a leggere e scrivere, e vengono date loro anche lezioni di catechismo. Per i ragazzi delle scuole statali è data la possibilità di insegnare religione una volta per settimana. Incoraggiante è notare come nelle succursali cercano di organizzarsi affinché la Messa celebrata dal prete sia bene preparata e ordinata: c’è la corale, vi sono i lettori, i chierichetti, e gli incaricati per la distribuzione della Eucarestia. Non mancano poi i gruppi dei movimenti cattolici, c’è pure un comitato per l’assistenza dei poveri e il gruppo per lo studio del Vangelo, a cui diamo importanza perché aiuta ad approfondire la nostra fede. Quando si inizia una succursale nuova, i cristiani si sentono tanto coinvolti e responsabili: si danno da fare, almeno esteriormente perché tutto funzioni bene. E un segno per loro di stima e di considerazione. Non esagero nell’affermare che ogni succursale è una piccola parrocchia, con l’eccezione di non avere un prete stabile. La gente ha tendenzialmente un animo religioso e rispettoso del sacro: hanno un forte senso di Dio e con facilità accorrono ai sacramenti e alla chiesa. Con quali convinzione e con quale profondità di fede… questo è un problema importante nella nostra pastorale. Noi preti siamo davvero molto sollecitati nella celebrazione dei sacramenti, passiamo ore ed ore al confessionale con file di penitenti. Se do uno sguardo ai registri della parrocchia, trovo che l’anno passato vi sono state 940 prime comunioni e 1024 cresime, mentre tralascio qui di contare quante persone si sono sposate e quanti battesimi! I “numeri“ sono sempre fuori dal normale. Vorresti poter avere a che fare con “piccoli gruppi” per creare un rapporto più profondo con ogni singolo e non di massa: invece hai davanti quasi sempre la “massa”, i grandi numeri che rappresentano un vero handicap. Da tempo in diocesi si parla di ri-evangelizzazione, approfondire il primo messaggio evangelico portato in queste terre 100 anni fa perché ci si accorge di una “fede” in prevalenza di massa tra i nostri fedeli, ma siamo ancora fermi alle parole. Ci accontentiamo di vedere ancora le nostre chiese strapiene, ci illudiamo che siamo seguiti dai nostri cristiani… ma sino a quando? Anche qui in Burundi la storia cammina con la secolarizzazione alle porte. E’ la nostra sfida per i prossimi giorni e anni… ma forse è già iniziata. Un saluto

p. virginio romanoni


Centro Missionario Diocesano

Quaresima di fraternità 2018 – Speciale del Risveglio Popolare 01.03.2018

A proposito del viaggio, del viaggiare e del viaggiatore

Non è semplice dare una definizione della parola viaggio, un sostantivo con molti significati e dalle diverse interpretazioni. Chi ama visitare il mondo senza dubbio darà per buona la definizione di un vecchio dizionario: “Andare per paesi più o meno lontani per diporto, per istruzione, per affari o altro”. Eppure anche questa interpretazione del viaggio è restrittiva ed incompleta. Un viaggio per diporto nasce dall’inquietudine, dalla noia, dal desiderio di scoperta o per realizzare un sogno; ognuno può scegliere una di queste motivazioni o trovarne altre più consone al proprio carattere. In ogni caso la scelta di intraprendere un viaggio di solito è un fatto positivo, se non si parte per fuggire dalle proprie responsabilità è un’apertura al mondo, è la scelta di lasciare le proprie certezze per affrontare consapevolmente delle realtà diverse e, qualche volta, impreviste o sgradevoli.

Un viaggio non dovrebbe mai essere considerato come una semplice vacanza, una momentanea sospensione dalle pastoie della quotidianità per ricaricare le energie spese nel lavoro e dove tutta l’attenzione sarà destinata al rilassamento, al proprio benessere ed al fare festa con gli amici; alla parte destinata ad accrescere la propria cultura, la conoscenza di popoli diversi ed alla consapevolezza del proprio posto nel mondo viene lasciato un misero ed inconsistente posticino. Un viaggio che si possa definire tale deve nascere molto tempo prima della sua realizzazione a cominciare dalla scelta della destinazione, la programmazione dell’itinerario e l’attenta valutazione delle cose – il maggior numero possibile – da vedere ; tutto questo ci entusiasmerà per tutto il tempo che vi dedicheremo e ci arricchirà anche se, per qualsiasi motivo, non dovessimo partire.

La preparazione interiore è molto importante, la valutazione di quanti disagi siamo disposti ad affrontare per visitare posti poco turistici o quasi irraggiungibili è indispensabile per scegliere le mete più adatte al nostro carattere: fortunatamente il mondo è in grado di soddisfare le esigenze di ogni tipo di viaggiatore, l’importante è conoscere il propri limiti per poter godere appieno delle esperienze che si incontreranno. Non bisogna comunque farsi delle illusioni sulle grandi avventure: tutti i continenti sono già stati esplorati ed in qualunque posto si desideri andare ci sono già stati altri prima di noi.

Comunque, l’importante non è l’essere i primi o quelli che ci sono arrivati per la via più difficile… quello che conta sono le sensazioni e le emozioni suscitate dall’arrivare in quel luogo Il viaggio è sempre una ricerca, per molte persone di ogni nazione e cultura, il viaggio è un pellegrinaggio religioso: per i musulmani il viaggio alla Mecca è uno dei pilastri fondamentali dell’Islam da realizzare almeno una volta nella vita; spesso, dopo aver compiuto questo dovere, chi lo ha fatto acquista prestigio nella propria cerchia sociale. Per gli induisti andare a Varanasi per bagnarsi nel fiume Gange è il metodo canonico per lavare anima e corpo e purificarsi totalmente. Anche per i cattolici il pellegrinaggio è stato sempre un metodo per ottenere l’assoluzione dei peccati o – per i più credenti – la speranza per la guarigione del corpo. In ogni caso, in tutte le religioni, la realizzazione del fine ultimo della purificazione è legata spesso allo spostamento in un altro luogo e quindi al viaggio.

L’Europa è solcata da strade millenarie di pellegrinaggio verso Roma o verso santuari come quello di Santiago di Compostela. Nei casi che abbiamo considerato finora il viaggio era normalmente di andata e ritorno, ognuno si prendeva una pausa dalla vita quotidiana per realizzare uno scopo intellettuale o morale e, alla fine, tornava alla propria casa ed alla propria cultura.

Talvolta, per motivi di lavoro, qualcuno si allontanava stagionalmente dal proprio paese per svolgere attività agricole o turistiche, sulle tracce dei nostri vetrai o spazzacamini che, nei tempi passati, svernavano in Francia o dei gelatai che andavano in Germania e che, dopo qualche mese, rientravano nella loro famiglia reduci di alterne fortune. Il viaggio più tragico è quello dell’emigrante, un viaggio imposto spesso a chi di viaggiare non ha alcun desiderio, nato dall’odio contro le cause che lo hanno reso indispensabile ed inevitabile: la guerra, la fame, una società che non è in grado di garantire, con la sua politica, un adeguato tenore di vita ai suoi membri, sono questi i più grandi tour operator del globo, spostano ogni anno da un continente all’altro milioni di affamati, disperati e scontenti. Spesso persone che devono lasciare per sempre i luoghi dove sono nati e dai quali non torneranno mai più, abbandonando i ruderi di case distrutte dalle bombe o i campi inariditi dalla siccità.

Persone che nella tragedia devono trovare il coraggio di affrontare un mondo diverso e trascinare la propria famiglia in una società differente e talvolta ostile. Chi ha la fortuna di viaggiare per diporto deve essere consapevole che si trova nel numero dei pochi – sulla popolazione di tutta la terra – che può permettersi di farlo per il proprio piacere e, quando visita luoghi diversi, come minimo deve rispettare i popoli e la cultura dei paesi che attraversa, soprattutto se sono paesi poveri. Sinora abbiamo parlato del viaggio come descritto nel dizionario dove era previsto lo spostamento da un luogo all’altro per motivi differenti, tutti legati a fattori culturali, religiosi, sociali od economici. Altrettanto importante mi sembra il viaggio con la fantasia: la capacità di sognare un avvenire migliore per noi o per i nostri figli, sperare che le cose che desideriamo si realizzino ci induce ad essere ottimisti e questa è una buona disposizione d’animo che spesso aiuta ad ottenere il risultato sperato.

Le fantasticherie dei bambini aiutavano a far crescere in loro la creatività ed il collegare tra di loro gli avvenimenti della fantasia sviluppava le loro capacità inventive. I sogni – che sono importanti – sono la meta di ogni persona e non è importante tanto concretizzarli quanto il perseguirne la strada perché sono lo sprone per la vita stessa. Una connotazione negativa del viaggio ha preso piede negli ultimi tempi: si parla – impropriamente – di viaggio quando qualcuno, per l’assunzione di uno stupefacente si allontana dalla realtà quotidiana; se per viaggio si intende anche la fuga, allora il fuggire dalla realtà, metaforicamente parlando, può essere considerato tale. Non dimentichiamo, alla fine, quello che per ognuno di noi sarà l’ultimo viaggio: prima o poi dovremo affrontarlo tutti ed anche in questo caso sarebbe opportuna una preparazione adeguata; purtroppo saremo forse consapevoli dell’inizio di questo percorso, ma il tragitto o la meta finale ci sono sconosciuti. Probabilmente con un po’ di devozione e fantasia riusciremo a partire senza grossi patemi e, forse, con quella curiosità che caratterizza il vero viaggiatore.

paolo belotti e liliana monti


Centro Missionario Diocesano

Quaresima di Fraternità 2018 – Speciale del Risveglio Popolare 22.02.2018

L’avventura fidei donum di don Lorenzo Santa

La Quaresima di quest’anno è un tratto del cammino verso il Sinodo dei Giovani, nel quale lo Spirito Santo certamente aprirà davanti ai giovani di oggi qualche nuovo cammino da percorrere per arricchire e far dono della loro fede. Quando don Matteo, responsabile del Centro Missionario per la Cooperazione tra le Chiese, mi ha manifestato il desiderio di voler rivisitare il cammino della disponibilità della nostra Chiesa Locale nei confronti della “missione” mi è parso un chiaro invito a ripensare a quando… eravamo noi a essere giovani! La Diocesi di Ivrea aveva avuto una vivace presenza di sensibilità missionaria nelle parrocchie attraverso l’appassionata animazione del canonico Lorenzo DePaoli, fondatore e primo Direttore dell’Ufficio Missionario Diocesano. Nei nostri seminari sono sbocciate molte vocazioni missionarie, che con altri giovani e ragazze hanno trovato nelle Congregazioni Missionarie il campo per il loro impegno apostolico “ad Gentes”.

Il Concilio Vaticano II, riproponendo l’Enciclica “Fidei Donum” in un clima di universalità ravvicinata, aprì una stagione giovane nella Chiesa, facendone sentire tutta la sua dimensione essenzialmente missionaria. Furono particolarmente i vescovi latino-americani a far sentire l’urgente necessità di missionari per le loro Chiese e a sensibilizzare i vescovi europei perché offrissero giovani sacerdoti per un servizio anche temporaneo alle loro comunità. Nasce così a cavallo tra gli anni ’60 e ’70 una nuova forma di Cooperazione tra le Chiese: giovani sacerdoti che sentono il desiderio di “andare in missione” non hanno più bisogno di abbandonare la loro diocesi ed entrare in qualche congregazione missionaria. ll dono della loro disponibilità ad andare vivere la fede cristiana in comunità di altre nazioni non solo diventa più facile da realizzarsi, ma arricchisce la Chiesa di una forza giovane e di una nuova forma di servizio apostolico. In quegli anni giunge poi a Ivrea il giovane vescovo monsignor Luigi Bettazzi, portando tutta la sua fresca e vivace esperienza di Padre Conciliare: condivide volentieri con la diocesi la ricchezza delle sue amicizie episcopali latino-americane e non indugia a raccogliere ed incoraggiare eventuali disponibilità a “partire” per una avventura missionaria.

E sì, perché per il sottoscritto, il Venezuela fu una vera avventura: nessun precedente o conoscente a cui fare riferimento, in un momento storico in cui gemellaggi tra diocesi e parrocchie ancora sono al di là dall’essere pensati (il commento più benevolo tra i confratelli di allora era: “Ma perché te ne vai? Hai bisticciato con il Vescovo?”). A fine estate del 1967 eccomi a Verona presso il CEIAL (Comitato Episcopale per America Latina), ora CUM (Centro Unitario Missionario ), per il Corso di preparazione dei partenti. Se ben ricordo a parteciparvi fummo 44: in grande maggioranza giovani Sacerdoti diocesani, qualche Religioso, alcune Suore, ancora nessun laico (si era agli inizi di questo servizio della Chiesa Italiana). Partito viceparroco da San LorenzoIvrea, fatta la traversata dell’Atlatico giungo in Venezuela e inizio la mia semplice e piena disponibilità pastorale alla Chiesa Locale nella parrocchia di San Josè de Chivacoa della Diocesi di San Felipe – Estado Yaracuy. Proprio in quell’anno (1968) a Medellin in Colombia aveva luogo un evento epocale che segnerà la direzione e il passo per tutto il Continente e con rilevanti risonanze mondiali: la II Conferenza Episcopale Latino Americana. In Italia anche negli Oratori, nell’Azione Cattolica, nelle Comunità Ecclesiali si ripercuoteva l’onda della contestazione giovanile, della ricerca di cambiamenti anche nella Chiesa, del bisogno di radicalità evangelica.

In America latina lo Spirito Santo soffiava forte sulla Chiesa nella direzione missionaria più radicata nella Parola di Dio, nella scelta preferenziale dei poveri, nell’impegno di tradurre e portare concretamente lo spirito del Concilio a quei popoli, incarnandoli in quelle loro culture, nella loro storia. La vicinanza discreta, la condivisione, la disponibilità costante e anche silenziosa (che ci aiutò sempre a non dimenticarci che eravamo stranieri e che là eravamo andati per vivere con loro il “dono della fede cristiana”) raccolsero confortanti consensi tra quella nostra gente, il sostegno e la benedizione dei nostri vescovi e una collaborazione timidamente critica ma sostanzialmente valida con le istituzioni locali. Nell’autunno del 1982, dopo avermi dispensato ben quattro preziose visite nelle comunità in cui svolsi il mio ministero in quegli anni, ancora monsignor Bettazzi mi consigliò il rientro e, a braccia aperte, mi riaccolse in Diocesi. A lui, che mi ha concesso di fare questo piccolo servizio alla Chiesa e che per me fu una grande e gioiosa esperienza, chiedo di unirsi a me in un grande “Grazie!” rivolto al Signore.

don lorenzo santa


Pesca Missionaria 2017

DIOCESI DI IVREA – Centro Missionario Diocesano Laboratorio Missionario invitano giovedì 27 aprile 2017 alle ore 16,00 presso il Tempio “Immacolata dei Miracoli” alla celebrazione eucaristica, presieduta dal nostro Vescovo, Mons. Edoardo Cerrato in occasione della Pesca e Mostra Missionaria Diocesana. La pesca sarà aperta tutti i giorni, domenica compresa dalle 9,30 alle 11,30 dalle 15,30 alle 17,30 fino al 4 GIUGNO Il ricavato dell’iniziativa verrà devoluto a favore della Missione della Congregazione delle Suore della Immacolata Concezione – Julio Moreno Espinosa — Ecuador


QUARESIMA DI FRATERNITA – SPECIALE RISVEGLIO 06 aprile 2017

Notizie (buone) dal Brasile. Il diacono Danilo Grindatto ci aggiorna sul suo lavoro nella regione di Barreiras

Carissimi amici di Catavento, nel ringraziarvi dell’impegno che avete sempre dimostrato in questi vent’anni anni di lavoro missionario e sociale qui nella regione di Barreiras, sono felice di potervi raccontare che che il 2017 è cominciato molto bene. Dopo più di dieci anni di apatia o meglio di disinteresse della popolazione, che pensava e sperava che i politici di turno (a partire dai presidenti Lula e Dilma Roussef) potessero risolvere tutti i problemi esistenti, in questi ultimi mesi devo riconoscere che la popolazione si sta rimboccando le maniche, scendendo in piazza e organizzando manifestazioni di protesta a tutela dei propri diritti. Negli ultimi 14 anni, con la presidenza in mano al Partito dei Lavoratori, il Brasile é migliorato molto: in special modo con le politiche di diritto sociale in alcuni settori chiave (acqua, energia, educazione e terra), grandi conquiste sociali sono state raggiunte a beneficio di tutti i poveri, che sono la maggioranza e che hanno finalmente avuto una voce e una presenza politica in gradi di difendere i loro diritti. Tuttavia, come dice il detto popolare, non tutte le ciambelle escono con il buco, in questa politica di pseudo-benessere si sono infilati anche buchi e spesso buchi molto grandi: la corruzione ha infangato tutte le belle cose guadagnate, gli scandali oramai sono tanto comuni che é strano accendere la televisione e non essere informati dell’arresto o dell’indagine su deputati e senatori…. quando non riceviamo queste informazioni pensiamo subito ad un miracolo: sarà che sono finiti i politici disonesti?

Nel nostro progetto “Terra dos Homens”, le attività non si sono fermate, anzi.. Questo é l’anno in cui tutti i Sindacati dei lavoratori dell’Agricoltura Famigliare rinnovano tramite elezioni la loro direzione sindacale. A Santa Rita il processo elettivo é incominciato a fine anno e alla fine di questo mese di aprile ne vedremo i risultati: personalmente, ho organizzato tutto il processo elettorale che prevede due liste per le votazioni dirette (la prima lista é composta dai giovani che pur senza molta esperienza vogliono novità e sangue nuovo nel sindacato; la seconda é formata dai “conservatori” che avendo esperienza di vari anni di lavoro non vogliono grandi cambiamenti). Quanto a me, finita l’organizzazione del processo elettorale mi sono messo in disparte per non influenzare la votazione. A Mansidão il sindacato ha pochi anni di vita: qui il processo elettorale inizierà a maggio e anche qui io organizzerò e accompagnerò tutto il processo: sull’esito finale non dovrebbero esserci grandi novità, la direzione attuale dovrebbe essere riconfermata con pochi cambiamenti. A São Desiderio ho solo preparato il processo e i soci hanno poi sviluppato tutta la procedura elettorale.

Il mio lavoro nelle comunità rurali di Mansidão e Santa Rita procede molto bene. A Mansidão abbiamo avuto a inizio anno la visita pastorale del vescovo Don Josafá, il quale é rimasto impressionato dal lavoro svolto in queste comunità. Inoltre, in occasione dei trecento anni del ritrovamento dell’immagine di Nossa Senhora Aparecida, patrona del Brasile, il 2017 é stato promulgato quale anno giubilare Mariano: a fine febbraio abbiamo ricevuto dalla Conferenza Episcopale Brasiliana una replica di questa statua della Vergine, che sta visitando tutte le diocesi e parrocchie del Paese. Proprio giovedì scorso, finito il periodo di permanenza dell’immagine a Mansidão, abbiamo fatto una piccola processione per Santa Rita dove é stata consegnata al parroco Pe Jaivalton. E’ molto bello vedere che – nonostante tutti i problemi che affliggono in questo momento il Brasile (disoccupazione, crisi economica, politica, grandi riforme in sfavore della popolazione più povera) – la gente si fermi per pregare e chiedere grazie alla Madonna, pellegrina per le contrade questa grande nazione. In questo momento vorrei chiedere anch’io una grazia speciale alla Madonna: preghiamo che ci conceda buoni profeti, eccellenti amministratori, fedeli all’impegno di vivere il Vangelo e soprattutto che noi missionari non cadiamo nel peccato di scartare quelle persone che hanno lavorato o lavorano per il bene comune. Con la protezione di Maria Aparecida e la speranza nella risurrezione di Gesù Cristo vi ringrazio e vi abbraccio forte forte, Buona Pasqua, diacono danilo grindatto


QUARESIMA DI FRATERNITA – SPECIALE RISVEGLIO 30 marzo 2017

Cena povera di solidarietà.

CHIVASSO – La storia comincia con un gruppo di amici cresciuto in oratorio: gli anni delle medie e delle superiori trascorsi nell’animazione e nella formazione cristiana. Poi le scelte personali operate da ciascuno: l’università, il lavoro, le famiglie. Anche Maddalena Calia è cresciuta al beato Angelo Carletti prima di intraprendere la professione di infermiera che l’ha portata fino al distretto di Morrumbene, cittadina di estrema periferia in Mozambico. Proprio in questa terra, a metà febbraio, ha fatto il suo passaggio il ciclone Dineo, che ha distrutto molte costruzioni e reso vano il lavoro di anni di presenza di “Medicus Mundi”, l’associazione con cui Maddalena è partita. Allora, quasi naturalmente è scattato in molti il desiderio di un “ritorno alle origini”, con l’organizzazione – sabato 18 marzo – di una cena povera in oratorio, per raccogliere fondi da mandare in Mozambico e per conoscere una realtà distante. A raccontare l’esperienza mozambicana sono stati invitati il medico Carlo Cerini e sua moglie Grethel Gianotti, che appena prima dell’arrivo del tifone hanno fatto rientro in Italia dopo oltre due anni di permanenza nella provincia di Inhanmbane. Sono stati quasi duecento i partecipanti alla cena e il ricavato è stato di 2 mila 500 euro, grazie alla generosità di tutti e alla disponibilità del parroco don Davide Smiderle che ci ha ospitati.


QUARESIMA DI FRATERNITA – SPECIALE RISVEGLIO 23 marzo 2017

Ora di Conversione Don Nanni: “Anche di tipo ambientale e alimentare”

Sono cinque le “azioni rieducative” stimolate dalla Parrocchia de Lídice (dove sono parroco da tre anni) per animare la Quaresima della fraternità 2017. Il tema è: “Bioma del Brasile e difesa della vita”. Il bioma è un’ampia porzione di biosfera, individuata e classificata in base al tipo di vegetazione dominante, che influenza la presenza di tutti gli esseri viventi (vegetali e animali, unicellulari e pluricelllati, anche microscopici), che interagiscono fra loro in quell’area. In un Paese così vasto come il Brasile si identificano sei differenti “bioma”: dal nord al sud sono Amazzonia, Caatinga, Serrado, Mata Atlântica (che é quello in cui è incluso Lidice), Pampa e Pantanal. Diretta è la continuità con la preoccupazione ecologica della Quaresima 2016, il cui tema – “Casa Comune, nostra responsabilità” – riassumeva tutta la carenza socio-ambientale delle grandi e piccole città brasiliane (esemplificata al massimo dalla generalizzata carenze di reti fognarie). Spesso in Brasile il tema scelto per la Quaresima tocca realtà ambientali: “Preserva ciò che è di tutti” era quello del 1979; e poi “Fraternità, terra di Dio e terra degli uomini” (1986); “Fraternità e acqua” (2004); “Fraternità e Amazzonia” (2007); “Fraternità e vita nel pianeta” (2011). Anche Papa Francesco ci stimola a riguardo, nella sua lettera enciclica “Laudato Sii”: “Se i deserti esteriori si moltiplicano nel mondo, perché i deserti interiori sono diventati così ampi, la crisi ecologica è un appello a una profonda conversione interiore – scrive il Papa al n° 217 -. Tuttavia dobbiamo anche riconoscere che alcuni cristiani impegnati e dediti alla preghiera, con il pretesto del realismo e della pragmaticità, spesso si fanno beffe delle preoccupazioni per l’ambiente. Altri sono passivi, non si decidono a cambiare le proprie abitudini e diventano incoerenti. Manca loro dunque una conversione ecologica, che comporta il lasciar emergere tutte le conseguenze dell’incontro con Gesù nelle relazioni con il mondo che li circonda. Vivere la vocazione di essere custodi dell’opera di Dio è parte essenziale di un’esistenza virtuosa, non costituisce qualcosa di opzionale e nemmeno un aspetto secondario dell’esperienza cristiana”.

La Quaresima è tradizionalmente tempo di conversione con il digiuno, la carità e la preghiera. Oggi digiuno significa conversione alimentare permanente e carità significa conversione ecologica per “coltivare e proteggere la creazione” (Genesi 2,15) che è il sottotitolo della Quaresima 2017. L’offertorio ecologico domenicale sarà il coronamento di tutte queste azioni perché noi siamo Chiesa, popolo sacerdotale e regale, come disse il Concilio Vaticano II e non siamo una organizzazione ambientalista.

Un primo forte impegno è quello verso la “rieducazione alimentare”. Essa comincia da un uso consapevole dello zucchero, che è la prima droga (ovvero una sostanza piacevole oggi nei suoi effetti immediati, ma che mi fará male per tutta la vita). La necessità di rieducazione alimentare è evidente nella esplosione del fenomeno dell’obesità, che tocca oggi il 50% dei brasiliani adulti e il 30% dei bambini. La follia diseducativa comincia con quasi il 60% dei bimbi con meno di un anno che già bevono bevande gassate a base di zucchero. E le statistiche rivelano che su cinque bimbi sovrappeso, quattro continueranno ad essere obesi per tutta la vita. Per modificare questo quadro, già da tre anni in tutti i suoi incontri la nostra parrocchia non usa bevande artificiali. Per la conversione alimentare facciamo laboratori catechetiche per la scoperta dello zucchero nelle bevande gassose, laboratori per la creazione di succhi naturali, eccetera. La rieducazione alimentare tocca anche l’abuso di sale. Il brasiliano medio é recordman nell’abuso del sale: mediamente ne consuma 12 grammi al giorno, pur sapendo che I’Organizzazione Mondiale della Salute pone il limite di 5 grammi al giorno. Il brasiliano alla domenica per festeggiare sempre usa carne (churrasco) alla brace e la merenda che tutti giorni compra per strada è sempre uno spuntino fortemente salato e fritto. L´insieme di questi disordini alimentari causa una fortissima incidenza di malattie come ipertensione, infarto, paralisi celebrale, diabete tipo 02. Fatti i conti, nell’intero Brasile vi sono 300mila morti all’anno per malattie cardiocircolatorie, più di 200mila per il tabagismo, circa 50mila per incidenti stradali (il 30% dei quali causato dall’uso di alcool), altri 50mila per i danni dell’alcolismo e 50mila per ferite causate da armi di fuoco. Escludendo queste ultime, sono ben 600mila le morti che ogni anno potrebbero essere evitate con una conversione di vita alimentare.

La carità quaresimale può e deve assumere l’aspetto di una “conversione ecologica”: é questa una forma di carità per la generazione presente e per quelle future. A questo scopo stiamo lanciando il progetto “ECO RETE 5R”, simbolizzato da 5 verbi – “Rieducare, Ridurre, Riutilizzare, Riciclare, Riforestare” – che richiamano altrettante azioni che ciascuno può facilmente porre in atto per recuperare uno stile di vita attento a un corretto uso delle risorse naturali, evitandone lo spreco e la dispersione. Uno dei principali ambiti di impegno è la corretta destinazione dei rifiuti domestici ai fini del loro riciclaggio. La parrocchia vuole rieducare le famiglie cattoliche a partire dai “doveri” che ciascuna può iniziare a realizzare nella propria casa, raccogliendo alcuni generi di rifiuti domestici che – attraverso laboratori proposti nell’ambito del progetto pastorale e di catechesi – vengono recuperati: è così per olio esausto da cucina per fare sapone e detergenti liquidi, per le bottiglie di plastica utilizzate per confezionare scope, per i contenitori del latte e i fogli di carta trasformati in nuovi fogli di uso pastorale. Al riciclaggio inviamo bottiglie di vetro, plastica dura, libri, riviste, alcuni residui elettronici. Stiamo inoltre rimboschendo una area parrocchiale con la piantumazione di 120 nuovi alberi tipici del bioma della Mata Atlantica. L’obiettivo a medio termine è creare una rete di famiglie cattoliche responsabilizzate e attive in prima persona, che in futuro possano sollecitare al Municipio di Rio Claro l’istituzionalizzazione di un servizio di raccolta differenziata dei rifiuti.

In tutto ciò, è necessario porre sempre in primo piano la dimensione liturgica del nostro agire: perché noi siamo Chiesa e non organizzazione ambientalista e celebriamo come popolo sacerdotale azioni a favore della creazione che Dio ha posto nelle nostre mani. Il Concilio Vaticano II ci dice che siamo – tutti noi fedeli, sacerdoti e laici – popolo regale, profetico e sacerdotale: “Il sommo ed eterno sacerdote Gesù Cristo, volendo continuare la sua testimonianza e il suo ministero anche attraverso i laici, li vivifica col suo Spirito e incessantemente li spinge ad ogni opera buona e perfetta. Tutte infatti le loro attività, preghiere e iniziative apostoliche, la vita coniugale e familiare, il lavoro giornaliero, il sollievo spirituale e corporale, se sono compiute nello Spirito, e anche le molestie della vita, se sono sopportate con pazienza, diventano offerte spirituali gradite a Dio attraverso Gesù Cristo (cfr. 1 Pt 2,5); nella celebrazione dell’eucaristia sono in tutta pietà presentate al Padre insieme all’oblazione del Corpo del Signore” (Lumem Gentium, n° 34). padre nanni fantini, parroco di Lídice (diocesi di Volta RedondaRio de Janeiro)


QUARESIMA DI FRATERNITA – SPECIALE RISVEGLIO 16 marzo 2017

Quaresima è… immaginare un mondo nuovo

Carissimi amici, discepoli missionari, immaginiamo ci sia un luogo, da qualche parte, in cui sono conservati i nostri fallimenti, dove sono stati archiviati quei tentativi caduti miseramente nel sacco della spazzatura della nostra casa comune; che essi siano stati stoccati per sempre in una discarica dove si trovano relazioni spezzate, progetti non riusciti. Immaginiamo che davvero esistano luoghi come questo e che quest’area ecologica venga visitata da giovani che non si sono rassegnati alla sconfitta e alla disillusione; che questi giovani usando la loro fantasia riescano a riutilizzare quelle vicende, quelle storie e narrazioni e a ricostruire un nuovo modo di vivere questo mondo. Immaginiamo che da questa esperienza rinascano uomini e donne nuovi, capaci di tessere nuove relazioni: più umane, più rispettose, più delicate. Immaginiamo che succeda un miracolo e che quel mondo riceva nuova vita… Che quel mondo possa fare a meno di tanti prodotti considerati indispensabili oggi. Immaginiamo che la vita diventi più sobria, rispetti l’ambiente, non maltratti nessuno. Che i fallimenti patiti vengono riletti in una luce nuova, primaverile, promettente.

Che in quel mondo vi sia perdono e pace. Maggiore rispetto e tenerezza. Immaginiamo ora che in qualcuno che vive tra noi, nel primo mondo, nasca il desiderio di visitare quel mondo che ancora fatica e soffre per portare sollievo e gesti di solidarietà… Presumiamo che per fare questo tipo di passeggiata sia richiesta un po’ di preparazione, la pazienza e la capacità di non giudicare. Supponiamo che per riacquistare lo spirito si debba guardare ai bambini, riscoprire i valori della nostra infanzia, riprendere la propria vita e tirarla su da quel pozzo che offre acqua viva, che disseta e guarisce. Crediamo che ci dobbiamo perdonare e battezzare con lo Spirito di Gesù che dona la nuova nascita. Questo significa rileggere la pagina del Vangelo di Giovanni che ci parla dello scriba e maestro Nicodemo che smette di insegnare e si decide ad andare una sera da Gesù per ascoltarlo più a lungo. Carissimi, i missionari della Diocesi di Ivrea vi augurano buona e santa Quaresima di fraternità.

don matteo somà