Centro Missionario Diocesano

Quaresima di fraternità 2018 – Speciale del Risveglio Popolare 01.03.2018

A proposito del viaggio, del viaggiare e del viaggiatore

Non è semplice dare una definizione della parola viaggio, un sostantivo con molti significati e dalle diverse interpretazioni. Chi ama visitare il mondo senza dubbio darà per buona la definizione di un vecchio dizionario: “Andare per paesi più o meno lontani per diporto, per istruzione, per affari o altro”. Eppure anche questa interpretazione del viaggio è restrittiva ed incompleta. Un viaggio per diporto nasce dall’inquietudine, dalla noia, dal desiderio di scoperta o per realizzare un sogno; ognuno può scegliere una di queste motivazioni o trovarne altre più consone al proprio carattere. In ogni caso la scelta di intraprendere un viaggio di solito è un fatto positivo, se non si parte per fuggire dalle proprie responsabilità è un’apertura al mondo, è la scelta di lasciare le proprie certezze per affrontare consapevolmente delle realtà diverse e, qualche volta, impreviste o sgradevoli.

Un viaggio non dovrebbe mai essere considerato come una semplice vacanza, una momentanea sospensione dalle pastoie della quotidianità per ricaricare le energie spese nel lavoro e dove tutta l’attenzione sarà destinata al rilassamento, al proprio benessere ed al fare festa con gli amici; alla parte destinata ad accrescere la propria cultura, la conoscenza di popoli diversi ed alla consapevolezza del proprio posto nel mondo viene lasciato un misero ed inconsistente posticino. Un viaggio che si possa definire tale deve nascere molto tempo prima della sua realizzazione a cominciare dalla scelta della destinazione, la programmazione dell’itinerario e l’attenta valutazione delle cose – il maggior numero possibile – da vedere ; tutto questo ci entusiasmerà per tutto il tempo che vi dedicheremo e ci arricchirà anche se, per qualsiasi motivo, non dovessimo partire.

La preparazione interiore è molto importante, la valutazione di quanti disagi siamo disposti ad affrontare per visitare posti poco turistici o quasi irraggiungibili è indispensabile per scegliere le mete più adatte al nostro carattere: fortunatamente il mondo è in grado di soddisfare le esigenze di ogni tipo di viaggiatore, l’importante è conoscere il propri limiti per poter godere appieno delle esperienze che si incontreranno. Non bisogna comunque farsi delle illusioni sulle grandi avventure: tutti i continenti sono già stati esplorati ed in qualunque posto si desideri andare ci sono già stati altri prima di noi.

Comunque, l’importante non è l’essere i primi o quelli che ci sono arrivati per la via più difficile… quello che conta sono le sensazioni e le emozioni suscitate dall’arrivare in quel luogo Il viaggio è sempre una ricerca, per molte persone di ogni nazione e cultura, il viaggio è un pellegrinaggio religioso: per i musulmani il viaggio alla Mecca è uno dei pilastri fondamentali dell’Islam da realizzare almeno una volta nella vita; spesso, dopo aver compiuto questo dovere, chi lo ha fatto acquista prestigio nella propria cerchia sociale. Per gli induisti andare a Varanasi per bagnarsi nel fiume Gange è il metodo canonico per lavare anima e corpo e purificarsi totalmente. Anche per i cattolici il pellegrinaggio è stato sempre un metodo per ottenere l’assoluzione dei peccati o – per i più credenti – la speranza per la guarigione del corpo. In ogni caso, in tutte le religioni, la realizzazione del fine ultimo della purificazione è legata spesso allo spostamento in un altro luogo e quindi al viaggio.

L’Europa è solcata da strade millenarie di pellegrinaggio verso Roma o verso santuari come quello di Santiago di Compostela. Nei casi che abbiamo considerato finora il viaggio era normalmente di andata e ritorno, ognuno si prendeva una pausa dalla vita quotidiana per realizzare uno scopo intellettuale o morale e, alla fine, tornava alla propria casa ed alla propria cultura.

Talvolta, per motivi di lavoro, qualcuno si allontanava stagionalmente dal proprio paese per svolgere attività agricole o turistiche, sulle tracce dei nostri vetrai o spazzacamini che, nei tempi passati, svernavano in Francia o dei gelatai che andavano in Germania e che, dopo qualche mese, rientravano nella loro famiglia reduci di alterne fortune. Il viaggio più tragico è quello dell’emigrante, un viaggio imposto spesso a chi di viaggiare non ha alcun desiderio, nato dall’odio contro le cause che lo hanno reso indispensabile ed inevitabile: la guerra, la fame, una società che non è in grado di garantire, con la sua politica, un adeguato tenore di vita ai suoi membri, sono questi i più grandi tour operator del globo, spostano ogni anno da un continente all’altro milioni di affamati, disperati e scontenti. Spesso persone che devono lasciare per sempre i luoghi dove sono nati e dai quali non torneranno mai più, abbandonando i ruderi di case distrutte dalle bombe o i campi inariditi dalla siccità.

Persone che nella tragedia devono trovare il coraggio di affrontare un mondo diverso e trascinare la propria famiglia in una società differente e talvolta ostile. Chi ha la fortuna di viaggiare per diporto deve essere consapevole che si trova nel numero dei pochi – sulla popolazione di tutta la terra – che può permettersi di farlo per il proprio piacere e, quando visita luoghi diversi, come minimo deve rispettare i popoli e la cultura dei paesi che attraversa, soprattutto se sono paesi poveri. Sinora abbiamo parlato del viaggio come descritto nel dizionario dove era previsto lo spostamento da un luogo all’altro per motivi differenti, tutti legati a fattori culturali, religiosi, sociali od economici. Altrettanto importante mi sembra il viaggio con la fantasia: la capacità di sognare un avvenire migliore per noi o per i nostri figli, sperare che le cose che desideriamo si realizzino ci induce ad essere ottimisti e questa è una buona disposizione d’animo che spesso aiuta ad ottenere il risultato sperato.

Le fantasticherie dei bambini aiutavano a far crescere in loro la creatività ed il collegare tra di loro gli avvenimenti della fantasia sviluppava le loro capacità inventive. I sogni – che sono importanti – sono la meta di ogni persona e non è importante tanto concretizzarli quanto il perseguirne la strada perché sono lo sprone per la vita stessa. Una connotazione negativa del viaggio ha preso piede negli ultimi tempi: si parla – impropriamente – di viaggio quando qualcuno, per l’assunzione di uno stupefacente si allontana dalla realtà quotidiana; se per viaggio si intende anche la fuga, allora il fuggire dalla realtà, metaforicamente parlando, può essere considerato tale. Non dimentichiamo, alla fine, quello che per ognuno di noi sarà l’ultimo viaggio: prima o poi dovremo affrontarlo tutti ed anche in questo caso sarebbe opportuna una preparazione adeguata; purtroppo saremo forse consapevoli dell’inizio di questo percorso, ma il tragitto o la meta finale ci sono sconosciuti. Probabilmente con un po’ di devozione e fantasia riusciremo a partire senza grossi patemi e, forse, con quella curiosità che caratterizza il vero viaggiatore.

paolo belotti e liliana monti