Carissimi Fratelli e Sorelle, Sia lodato Gesù Cristo!
- Ringrazio il Commendatore don Maurizio per avermi invitato a celebrare con voi questa S. Messa nella festa di S. Solutore, che per me è occasione anche di congedarmi dalla vostra Parrocchia, la prima che visitai, subito dopo il mio ingresso in Diocesi, e nella quale ebbi l’onore e la gioia di celebrare la centenaria Incoronazione della B.V. Maria, Regina del S. Rosario; e di salutare anche le altre Parrocchie del Comune.
In questi giorni i congedi si moltiplicano… Potrebbero essere momenti per me un po’ malinconici, ma la comunione nella fede crea legami che rimangono al di là dei luoghi in cui si vive…
La vita vissuta in questi dodici anni non si perde. “Vescovo emerito” significa che ho terminato di svolgere il servizio attivo in Diocesi, ma “Vescovo emerito di Ivrea” sottolinea che il rapporto con questa Diocesi continua nella comunione, nella preghiera e negli affetti; continua nello sguardo posato su Gesù che è il Signore della Chiesa, il centro e il fondamento della nostra vita. Tante cose, anche nella vita delle nostre comunità, ci sembrano importanti e lo sono, ma passano. L’essenziale è la nostra comunione con Cristo dalla quale discende il valore e il significato di ogni altra cosa.
- Ce lo insegna oggi il S. Martire Solutore che ricordiamo facendo memoria anche dei suoi due compagni di vita e di martirio.
“A Torino – leggiamo nel Martirologio Romano – si festeggiano i santi Martiri Ottavio, Solutore e Avventore, soldati della legione Tebea, i quali, sotto l’imperatore Massimiano, combattendo valorosamente, furono coronati dal martirio”.
Sfuggiti al massacro generale ad Agaunum (oggi St-Maurice nel Vallese), furono presi nei pressi di Torino: Solutore riuscì a proseguire nella fuga fino alle rive della Dora Baltea, dove fu decapitato. Ancor oggi le loro reliquie riposano a Torino nella chiesa dei SS. Martiri.
Furono venerati fin da subito; san Massimo, primo Vescovo di Torino, diceva in un suo sermone:
“Mentre dobbiamo celebrare con grande devozione il natale di tutti i santi Martiri, con maggior venerazione dobbiamo curare la solennità di quelli che hanno sparso il loro sangue tra le nostre case. Sono per noi speciali intercessori…”!
- Testimoni del Vangelo, i Martiri lo predicano con la loro fedeltà a Cristo.
Il Vangelo secondo san Luca che oggi abbiamo ascoltato si apre con un’introduzione nella quale l’evangelista dichiara i motivi che lo hanno indotto a scrivere e il metodo che egli ha seguito, affinché, su “tutto quello che Gesù ha fatto ed insegnato”, ci si possa “rendere conto della solidità degli insegnamenti ricevuti”: ha fatto “ricerche accurate su ogni circostanza”, “fin dagli inizi”: ha interrogato “coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio”.
Il cristianesimo non è una teoria, ma un fatto: quello che Giovanni, uno dei testimoni oculari, esprime con queste parole: “Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo visto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita – perché la vita si è fatta visibile, e noi l’abbiamo vista, e di ciò vi rendiamo testimonianza e vi annunciamo la vita eterna che era presso il Padre, la quale si è resa visibile a noi – quello che abbiamo veduto e udito lo annunciamo anche a voi perché anche voi siate in comunione con noi”.
La nostra comunione, Fratelli e Sorelle, nasce da quel fatto accaduto 2000 anni fa, il fatto di cui fecero esperienza Maria, gli Apostoli, la donna samaritana, Zaccheo, Maddalena, Nicodemo e tanti altri… Da quella iniziale trama di rapporti che li legava a Cristo e tra loro, fu afferrato san Solutore e siamo afferrati anche noi! È la stessa storia che continua, come ha detto Charles Péguy: “E’ la medesima storia, esattamente la stessa, eternamente la stessa, che è accaduta in quel tempo e in quel paese e che accade tutti i giorni, in tutte le comunità cristiane”.
Buon cammino, Amici!
Sia lodato Gesù Cristo!