Sia lodato Gesù Cristo!
- Anche quest’anno, carissimi Fratelli e Sorelle, ho accolto molto volentieri (ancor più perché è vicino ormai il giorno della mia partenza da Ivrea) l’invito a celebrare con voi la festa di S. Gaudenzio per portare al primo Vescovo di Novara l’omaggio della mia personale devozione e quello di tutta la diocesi eporediese che si onora di averlo come figlio e affida alla sua preghiera il proprio cammino; e alla vostra comunità l’augurio di godere della sua protezione.
In questa bellissima Basilica eretta in suo onore si sente forte la sua presenza: Egli è qui non solo con le sue ossa venerate, ma con il suo perenne magistero: non percepiamo con i sensi il timbro della sua voce, ma le sue parole ancora risuonano nella voce della Chiesa che continua ad annunciare il Vangelo; il ricordo della sua vita continua a testimoniare ciò che egli è stato e di cui il Prefazio della Messa canterà fra poco: «Ha prolungato il ministero di Cristo mite agnello e buon Pastore; ha radunato e condotto il suo gregge alle sorgenti della vita…». E noi abbiamo chiesto al Signore: «Guarda la tua famiglia che san Gaudenzio generò con la parola di verità e con il sacramento della vita. Tu che ci hai dato con il suo ministero il primo germe della fede, per la sua intercessione comunica a noi l’ardore della carità e la coerenza nella testimonianza cristiana».
- La vita di san Gaudenzio, tutta quanta, prima del suo episcopato e durante il suo ministero a Novara è la testimonianza di un cristiano fedele a Cristo a qualunque costo, in un tempo in cui non era facile esserlo, sotto la sferza della persecuzione attuata da Imperatori cristiani più attenti ai loro interessi e al loro potere che alla fede e alla verità che essa contiene …
Tempi duri quelli in cui Gaudenzio visse ed esercitò il ministero che prolunga quello di Cristo-Buon Pastore. Nel terremoto provocato dalla eresia ariana – che si diffondeva ovunque negando la divinità di Cristo e minando il cristianesimo alla radice – occorreva il coraggio della fedeltà e la testimonianza della verità. Il martirio non era più quello cruento dei tempi precedenti, ma a chi rimaneva fedele non mancò la croce della emarginazione fino alla cacciata in esilio, come accadde a molti Vescovi, tra cui Eusebio di Vercelli, nostro Padre nella fede.
Quest’anno, nella festa di san Gaudenzio e mentre ci facciamo pellegrini di fede, di speranza e di carità nell’Anno Santo del Giubileo, non possiamo non ricordare il 1700° anniversario del I Concilio Ecumenico celebrato a Nicea, nei primi mesi del 325.
Il Card. Raniero Cantalamessa, per tanti anni predicatore apostolico, sottolineava recentemente, in un suo ricchissimo intervento, che l’anniversario è occasione per porci una domanda: quale posto occupa Gesù Cristo nel nostro modo di pensare, nel nostro agire: in una parola: nella nostra vita? «È la domanda centrale – scriveva – ed è quella che Gesù stesso pose ai suoi primi discepoli: «Voi, chi dite che io sia?» (Mt 16,16). Non chiede “Chi dite che è Dio?, ma “Chi dite che sono io?” … Gesù Cristo non è un’idea che si può manipolare come si vuole; è una realtà “in carne ed ossa”. Ha osato dire: “Dio nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, lo ho rivelato”» (Gv 1,18)». E concludeva: «Tutte le innumerevoli iniziative che avranno luogo in occasione del centenario saranno – per Dio e per la Chiesa – pressoché inutili, se non serviranno a ridestare nei cristiani la fede in Gesù Cristo. Non basta ripetere il Credo di Nicea; occorre rinnovare lo slancio di fede che si ebbe allora nella divinità di Cristo e di cui non c’è stato più l’eguale nei secoli». E ricordava una cosa importante: «Ci fu un momento in cui la fede resisteva, si può dire, nel cuore di un solo uomo, Atanasio di Alessandria; ma bastò perché sopravvivesse e riprendesse vittoriosa il suo cammino. Anche oggi, pochi credenti, disposti a giocare la vita su questa fede, possono fare molto per ribaltare la tendenza in atto, che è di ragionare come se Cristo non ci fosse o non c’entrasse…».
- Carissimi Fratelli e Sorelle, siamo al cuore della questione! Testimoniare con convinzione e coraggio questa verità nel tessuto del vivere quotidiano è la chiamata che ci viene da san Gaudenzio!
Non possiamo accontentarci di vivere una ridotta a frammento irrilevante ed episodico… «È evidente – leggiamo nella Evangelii gaudium del Santo Padre Francesco (86) – che in alcuni luoghi si è prodotta una “desertificazione” spirituale, frutto del progetto di società che vogliono costruirsi senza Dio o che distruggono le loro radici cristiane. … Nel deserto c’è bisogno soprattutto di persone di fede che, con la loro stessa vita, indichino la via verso la Terra promessa e così tengono viva la speranza».
Gesù Cristo, Amici, è la testimonianza che siamo chiamati a portare!
Egli è con noi nella Sua Parola che risuona nella Chiesa; nel Pane e nel Vino consacrati che sono il Suo Corpo e il Suo Sangue; è con noi nelle parole dell’assoluzione che cancella i nostri peccati; è con noi, nelle nostre comunità, nelle vicende liete o dolorose della nostra esistenza!
Fede è credere alla Sua presenza in ogni situazione. Fede è aderire a Lui che ci dice nel Vangelo: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Io chiamo le mie pecore, ciascuna per nome, e cammino davanti a esse, e le pecore mi seguono perché conoscono la mia voce. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare».
Buon cammino! San Gaudenzio ci ottenga il dono di una fede viva, di un amore grande e forte a Cristo nostra Vita!!
Sia lodato Gesù Cristo!