Omelia nella Solennità del Ss.mo Cuore di Gesù Betania del S. Cuore, Vische C.se, 16 giugno 2023

16-06-2023

Carissimi Fratelli e Sorelle, Sia lodato Gesù Cristo!

1. Qui, a Betania del Sacro Cuore, dove ci riuniamo ogni anno per adorare l’Amore infinito che nel Cuore Santissimo di Cristo ha la sua manifestazione più alta ed eloquente, vogliamo ricordare un grande dono di questo Amore fatto alla Chiesa: l’elezione di san Paolo VI alla Cattedra di Pietro: 60 anni fa, nel 1963, nella solennità del Sacro Cuore che ricorreva, quell’anno, il 21 giugno. 

Nella Lettera Apostolica “Investigabiles divitias Christi” (1965) scriveva questo grande Pontefice: “Il Ss. Cuore di Gesù, fornace ardente di carità, è espressiva immagine di quell’eterno amore, nel quale Dio ha tanto amato il mondo, da dare il suo F unigenito (Io. 3,16) …. Desideriamo che il Cuore di Gesù, il cui dono più grande è l’Eucarestia, sia onorato per mezzo di una più intensa partecipazione al Sacramento dell’altare. Nel sacrificio eucaristico, infatti, si immola e si riceve il nostro Salvatore, sempre vivo a intercedere per noi (Ebr. 7, 25), il cui Cuore fu aperto dalla lancia del soldato, e riversò sull’umano genere il fiotto del suo Sangue prezioso, commisto ad acqua; questo eccelso sacramento è vertice e centro degli altri Sacramenti. Bisogna dunque – per usare le parole di san Giovanni Damasceno – “che ci accostiamo a lui con desiderio ardente, affinché il fuoco del nostro desiderio, ricevendo come l’ardore della brace, distrugga, bruciandoli, i nostri peccati e illumini i cuori, e in tal modo, nel contatto abituale col fuoco divino, diventiamo ardenti pure noi e simili a Dio” (De fide orthod.,4,13). Dobbiamo far sì che il culto al S. Cuore, che – lo diciamo con dolore – si è in alcuni affievolito, rifiorisca ogni giorno di più, e sia da tutti considerato come una forma nobilissima e degna di quella vera pietà, che al nostro tempo, specialmente per opera del Concilio Vaticano II, viene insistentemente richiesta verso Cristo Gesù, re e centro di tutti i cuori, capo del corpo, che è la Chiesa… il principio, il primogenito dei redivivi, affinché in tutto abbia lui il primato (Col 1,18)”.

2. Carissimi Fratelli e Sorelle, qui a Betania, in questa festa solenne, chiediamo per noi e per tutti la grazia di saperci consegnare, con l’intensità di fede, con la fedeltà vissuta in questo luogo dalla ven. Luisa Margherita Claret de la Touche, a questo Amore che è Dio fatto carne. Con lei, perciò, come facciamo ogni anno, noi diciamo a Gesù presente e vivo: 

Ti adoro, Amore Infinito, nascosto nei misteri tutti della nostra fede, risplendente nell’Eucarestia, traboccante sul Calvario, vivificante nella Santa Chiesa per mezzo dei Sacramenti. Ti adoro palpitante nel Cuore di Cristo, tuo ineffabile tabernacolo, e a Te mi consacro. Mi dono a Te senza timore, nella pienezza della mia volontà; prendi possesso del mio essere, pervadilo totalmente. Sono un niente, incapace di servirti, è vero; ma sei Tu, Amore Infinito, che questo niente hai vivificato e attrai a Te”.

Gli elementi essenziali della devozione al Cuore di Cristo – insegnava san Giovanni Paolo II – appartengono in modo permanente alla spiritualità della Chiesa, lungo tutta la sua storia. Perché fin dall’inizio, la Chiesa alzò il suo sguardo al Cuore di Cristo trafitto sulla croce…”; e Papa Benedetto XVI aggiungeva: “il fondamento di questa devozione è antico come il cristianesimo stesso”.

 Questa spiritualità è nata dallo sguardo rivolto al Crocifisso mentre il suo Costato si apriva sotto il colpo della lancia del soldato e dal Cuore trafitto del Salvatore sgorgarono Sangue e Acqua… L’Apostolo Giovanni (che era là con Maria ed alcune donne discepole) racconta: Uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua. E insiste: “Chi ha visto ne dà test.za e la sua test.za è vera e egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate” (Gv. 19, 34-35).  

Espressa in forme diverse lungo i secoli, in sintonia anche con le sensibilità e la cultura dei tempi, la spiritualità del Cuore SS. di Cristo percorre fin dall’inizio la storia della Chiesa: dall’età dei Padri a quella medievale, fino all’età moderna nella quale conobbe una straordinaria fioritura. 

Stabilirò la mia dimora – scriveva san Francesco di Sales – nella fornace di amore, nel cuore trafitto per me. Presso questo focolare ardente sentirò rianimarsi nelle mie viscere la fiamma d’amore finora così languente. Signore, il vostro cuore è la vera Gerusalemme; permettetemi di sceglierlo per sempre come luogo del mio riposo…”.

Nell’Ordine fondato dal santo insieme a santa Giovanna di Chantal, Dio scelse santa Margherita M. Alacoque per mostrare al mondo il Suo Cuore e invitare ad abbandonarsi con fiducia al Suo amore, mentre le correnti giansenistiche si diffondevano, con una concezione dell’uomo profondamente pessimistica, e una concezione rigoristica e angosciante di Dio. 

Ecco quel Cuore – le disse Gesù – che tanto ha talmente amato gli uomini da non aver risparmiato nulla, fino ad esaurirsi per testimoniare loro il proprio amore”. Il mio divin Cuore è tanto appassionato d’amore per gli uomini e per te in particolare, che non potendo più contenere in se stesso le fiamme del suo ardente Amore, sente il bisogno di diffonderle per mezzo tuo e di manifestarsi agli uomini per arricchirli dei preziosi tesori che ti rivelo e che contengono le grazie in ordine alla santità e alla salvezza necessarie per ritirarli dal precipizio della perdizione. Per portare a compimento questo mio grande disegno ho scelto te, abisso di indegnità e di ignoranza, affinché appaia chiaro che tutto si compie per mezzo mio”.

Su questa scia luminosa di profonda spiritualità e vita cristiana sorge la nostra ven. Luisa Margherita.  A Lei il Signore ha detto: Ho dato i miei sacerdoti il mio cuore perché scoprano i tesori di amore contenuti in Dio, e dopo avervi attinto personalmente vi attingano per il mondo. Di’ loro di andare in tutto il mondo a diffondere l’amore!. Tu ti immolerai per i miei sacerdoti. Il mio prete è un altro me stesso. Io lo amo, ma deve essere santo. Diciannove secoli fa, dodici uomini hanno cambiato il mondo; ma non erano solo uomini: erano sacerdoti. Anche oggi dodici sacerdoti potrebbero cambiare il mondo. Io voglio che i miei sacerdoti siano seminatori di amore!”.

 Sulla stessa scia luminosa, santa Faustina Kowalska e tanti, tanti altri Santi. 

Tra questi ricordo il mio confratello nell’Oratorio di san Filippo Neri, san Giovanni Enrico Newman. Sul suo stemma cardinalizio compaiono tre cuori, e sotto il motto “cor ad cor loquitur” n quale possiamo vedere una stupenda sintesi di ciò che è anche la devozione del cuore e al Cuore di Gesù, poiché esso esprime un principio fondamentale della vocazione cristiana che plasmò il pensiero teologico e le fatiche pastorali di Newman, la sua vita e il suo cammino di santità.

Cor ad cor loquitur”: Dio parla al cuore dell’uomo; mediante l’incarnazione, ha rivelato il suo più intimo mistero: ha aperto il suo Cuore ed elevato gli uomini ad una nuova dignità.  

Cor ad cor loquitur”: l’uomo parla al Cuore di Dio: essere cristiani – diceva Newman – significa essere accolti ed entrare in un rapporto personale con il Dio personale: soprattutto nella S. Eucarestia, fonte e vertice di tutta la vita cristiana. 

Cor ad cor loquitur”: l’uomo parla al cuore dell’uomo: aprendo il proprio cuore nella carità fraterna e nella verità.

Il santo Cardinale pregava: O Ss.mo ed amabilissimo Cuore di Gesù, tu sei nascosto nella S. Eucarestia, e qui palpiti sempre per noi. Fa che il mio cuore batta all’unisono col tuo. Purificalo da tutto ciò che è orgoglio e senso, che è durezza e crudeltà, da ogni perversità, da ogni disordine, da ogni tiepidezza. Riempilo talmente di te, che né gli avvenimenti quotidiani, né le circostanze della vita possano riuscire a sconvolgerlo, e nel tuo timore e n tuo amore io possa trovare la pace”.

Cor Jesu flagrans amore nostri, inflamma cor nostrum amore tui: 

Infiamma del tuo amore il nostro cuore, o Cuore di Cristo che bruci di amore per noi!