Carissimi Fratelli e Sorelle, Sia lodato Gesù Cristo!
- “Fulget crucis mysterium: risplende il mistero della Croce” canta la Chiesa in questa festa, “Pasqua dell’autunno”; e l’orazione colletta ha sintetizzato questo mistero pregando: “Tu, o Padre, hai voluto salvare gli uomini”: il Padre dona suo Figlio ed Egli “assumendo la condizione di servo umiliò sé stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce” (I Lett. Fil. 2,6-11) “perché – ci ha detto Lui stesso nel Vangelo (Gv 3, 13-17) – chiunque crede in lui abbia la vita eterna”.
È il mistero – diceva Papa Benedetto, in una Via Crucis al Colosseo – della “vastità dell’amore di Dio” che “si è piegato su di noi, si è abbassato fino a giungere nel buio della nostra vita, fino a tenderci la mano”.
- È dentro a questo luminoso mistero di morte e di vita che nasce la Chiesa, è dentro a questa “vastità dell’ amore di Dio” che Tu, carissimo Alessandro, ricevi l’Ordinazione diaconale: dentro a questo mistero che “è – dice san Giovanni Crisostomo – la somma e il vertice dei nostri beni, di ciò che noi viviamo e di ciò che siamo”… poiché “tutto ciò che ci riguarda si compie attraverso la Croce di Cristo: nel Battesimo, quando siamo rigenerati; nell’Eucaristia, quando ci alimentiamo di quel mistico cibo che è il corpo di Cristo; nel Sacramento dell’Ordine, quando ci vengono imposte le mani per essere consacrati ministri del Signore, e in qualsiasi altra cosa facciamo… Portiamo ovunque – continua il santo Dottore – la Croce di Cristo come una corona. Tutto ciò che ci riguarda si compie attraverso di essa. A caro prezzo siete stati comprati. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo”.
È ciò che la Chiesa fra poco chiederà per te, Alessandro: “Questo nostro fratello sia pieno di ogni virtù: sincero nella carità, premuroso verso i poveri e i deboli, umile nel servizio, retto e puro di cuore, vigilante e fedele nello spirito… Forte e perseverante nella fede, sia immagine del tuo Figlio, che non venne per essere servito ma per servire, e giunga con lui alla gloria del Tuo Regno”.
Nella Liturgia dell’Ordinazione la Chiesa fa chiedere al Vescovo se sei degno di essere ammesso all’Ordine Sacro: non se sei perfetto (chi lo è?), ma se sei disposto a camminare, a crescere; a consegnarti realmente, ogni giorno, a Cristo Signore per diventare, grazie al cammino, luogo vivente in cui gli altri possono incontrare il Salvatore. È un cammino di crescita che dura tutta la vita e ci preserva dal pericolo di diventare funzionari nella Chiesa… Ricordi certamente le meditazioni che un mese fa a questo riguardo abbiamo ascoltato dal predicatore degli Esercizi per il Clero della Diocesi.
- Questo stesso cammino la Chiesa te lo presenta anche attraverso le domande che risuoneranno fra poco, incalzanti e precise, aperte, tutte quante, da un “Vuoi?” tutt’altro che retorico.
* “Vuoi essere consacrato al ministero nella Chiesa per mezzo dell’imposizione delle mie mani con il dono dello Spirito Santo?”. Questa prima domanda ci mette di fronte ad un dato fondamentale: alla base del nostro servire c’è una consacrazione, una azione di Dio; nessuno, perciò, è “padrone” di ciò che fa e di dove lo fa; ministro significa “servo”… Lo dice splendidamente l’Imitazione di Cristo (III, LVIII) attribuendo al Signore parole che attingono alla S. Scrittura: “Io ti ho chiamato per grazia, ti ho attirato con amore misericordioso, ti ho condotto attraverso varie prove. Io ti ho fatto partecipe di consolazioni magnifiche, io ti ho dato la perseveranza, io ho coronato le tue sofferenze”.
* La 2ª domanda evidenzia lo stile del nostro servizio: “Vuoi esercitare il ministero del diaconato con umiltà e carità in aiuto dell’ordine sacerdotale, a servizio del popolo cristiano?». Fonte dell’umiltà e della carità è mantenersi sotto lo sguardo di Dio, sotto le mani di Cristo che ci custodisce; senza sottrarre nulla, nel corso del tempo, alla consegna di noi stessi al Signore, mentre tante cose continuamente ci spingono a farlo.
* La 3ª: “Vuoi, come dice l’Apostolo, custodire in una coscienza pura il mistero della fede, per annunziarla con la parola e con le opere, secondo il Vangelo e la tradizione della Chiesa?” Si custodisce fedelmente nella misura in cui si cresce, anche nel rialzarci dalle nostre cadute, e nel ricordare quanto l’Imitazione di Cristo dice: “Chi vuol comprendere appieno e gustare le parole di Cristo deve impegnarsi a conformar tutta la propria vita sulla sua”,
* La 4ª: “Vuoi custodire e alimentare lo spirito di orazione e adempiere fedelmente l’impegno della Liturgia delle Ore, insieme con il popolo di Dio, per la Chiesa e il mondo intero?». C’è un impegno oggettivo da adempiere fedelmente, ma c’è da coltivare lo spirito di orazione, il clima di preghiera, elevando il pensiero a Dio e adorando la Sua presenza lungo tutta la giornata, nel bel mezzo delle nostre faccende.
* “Tu – incalza la Chiesa nella 5ª domanda – tu che sull’altare sarai messo a contatto con il corpo e sangue di Cristo vuoi conformare a lui tutta la tua vita?» «La vita di un sacerdote – dice Papa Francesco (ma vale per un diacono e per ogni cristiano) – è anzitutto la storia di salvezza di un battezzato. Ogni vocazione è compimento del Battesimo, e la nostra prima chiamata è alla santità. Essere santi significa conformarsi a Gesù e lasciare che la nostra vita palpiti con i suoi stessi sentimenti…La pienezza della nostra formazione è la conformazione a Cristo. Non attraverso un processo mentale astratto, ma diventando Lui”.
* E infine: “Prometti a me e ai miei successori filiale rispetto e obbedienza?”. La serie delle domande inizia ricordando che c’è una consacrazione da parte di Dio e che essa passa attraverso l’imposizione delle mani del Vescovo… “Filiale rispetto” e “obbedienza”, nella Chiesa, non è piegarsi, perché costretti, alle richieste di un dirigente, ma accogliere da Cristo, quale che sia il Vescovo, ciò che ci è chiesto, rinnovando la consegna di noi stessi a Colui che ci ha chiamati al Suo servizio.
Con un gesto toccante, Alessandro, fra poco ti prostrerai per terra, per chiedere alla Vergine e ai Santi di aiutarti a compiere l’impresa più importante della vita: lasciarci plasmare dall’amore di Dio.
Buon cammino! Maria ti accompagna!
Nell’imminenza dell’Anno Santo noi guardiamo a Lei “la più alta testimone della nostra speranza” scrive il Santo Padre indicendo il Giubileo; ed aggiunge: “In lei vediamo come la speranza non sia fatuo ottimismo, ma dono di grazia nel realismo della vita. La pietà popolare continua a invocarla come Stella maris, un titolo espressivo della speranza certa che, nelle burrascose vicende della vita la Madre di Dio viene in nostro aiuto, ci sorregge, ci invita ad avere fiducia e a continuare a sperare».
Buon cammino, Alessandro! E buon cammino a tutti noi.
Ringraziamo il Signore per i Suoi doni. Sia lodato Gesù Cristo!