Omelia della S. Messa al Santuario 10 Agosto 2024

10-08-2024

Carissimi Fratelli e Sorelle, Sia lodato Gesù Cristo!

Grazie per la vostra numerosa presenza al Pellegrinaggio annuale della nostra Diocesi al Santuario di Oropa! La vostra presenza dice l’affetto filiale per la Vergine Madre; ma dice anche la consapevolezza che non siamo degli isolati, ma una comunità alla cui vita è bello partecipare, essere presenti, nei momenti ordinari e in quelli straordinari.

Il cammino sinodale che da tempo siamo invitati a fare nell’ambito delle singole Parrocchie e delle Vicarie ha il suo fondamento nella volontà di camminare insieme con le sensibilità diverse che ci caratterizzano per età, formazione, visione della realtà: non solo idealmente e a parole, ma con un vero confronto e con la concretezza dei passi. “Credo la Chiesa Una, Santa, Cattolica ed Apostolica” proclamiamo nella Professione di fede: questa dichiarazione è vera se è adesione convinta (e magari anche sofferta) alla condivisione con tutti, non solo con quelli che ci sono simili.

Grazie, dunque, a voi che ci siete.

Questo Pellegrinaggio è un atto di fede e noi insieme lo compiamo in un tempo in cui anche nelle nostre comunità è evidente che in crisi è la fede cristiana, il credere cristianamente a sostegno del quale non bastano alcune manifestazioni di religiosità popolare, ma occorre una adesione profonda alle verità della fede, alla visione della vita che ci viene da Cristo; una adesione convinta al cammino di fede che si compie dentro alla comunità cristiana, nell’ascolto della Parola di Dio, nella grazia che il Signore ci dona attraverso i Santi Sacramenti,  nel coraggio di vivere la “diversità” cristiana, la nostra identità di cristiani, in una società che, in tanti ambiti, segue ormai tutt’altra direzione…

  1. Carissimi Fratelli e Sorelle, dico anche a voi ciò che ho detto ai giovani della Pastorale giovanile nel loro incontro sul servo di Dio Gino Pistoni (che nasceva 100 anni fa e moriva 80 anni fa offrendo consapevolmente la sua giovane vita come dono a Cristo Re e ai fratelli:

Il mio cuore – lasciò scritto – eleva a Te, Signore, un inno di lode e di ringraziamento… Ti ringrazio di avermi chiamato, a dare alla mia vita, prima di allora veramente vuota, uno scopo che la rendesse degna di essere vissuta… Concedimi la grazia necessaria per vivere una vita interamente e profondamente cristiana, tutta dedita al Tuo servizio e alla salvezza delle anime. Amen.

La grazia che Gino chiede, a 18 anni, è quella del coraggio cristiano.

Deve essere anche la nostra preghiera! La società in cui viviamo manifesta l’assenza – o una presenza troppo scarsa – di coraggio; e nelle stesse comunità cristiane si nota mancanza di slancio, appiattimento sulle proposte del mondo… A volte sembra che il cuore dei credenti soffra di brachicardia: di un battito cardiaco lento o irregolare; sembra che si sia smarrita la certezza che la fondamentale missione della Chiesa – ciò per cui esiste – è annunciare Gesù presente e vivo, Gesù Cristo che ci salva dai nostri peccati e che Lui solo è “la via, la verità e la vita”… Si fanno cose, magari tante cose, ma senza la certezza di cui parla san Palo: “Questa vita che io vivo nella realtà di ogni giorno la vivo nella fede, nel rapporto di comunione, con Lui che mi ama e dona se stesso per me”.

Il Beato Pier Giorgio Frassati diceva che questo non è vivere, ma “vivacchiare”! Vivere, per il cristiano, è lanciarsi nella corsa – dice san Paolo – per raggiungere Cristo che ci ha afferrati!

Il coraggio dei Santi non è il coraggio di superuomini o superdonne: è l’amore che nel loro cuore arde per Cristo; è fede in Lui, nella Sua presenza! È l’affidamento a Lui che si compie nella preghiera, nei Sacramenti, nella S. Eucaristia, nell’esercizio della carità cristiana.

“Offro la mia vita” scriverà Gino sul tascapane intingendo il dito nel sangue che sgorga dalla ferita ricevuta mentre soccorre un ferito del campo nemico… Aveva scritto: “Il mio cuore eleva a Te, Signore, un inno di lode e di ringraziamento”. In questo terreno fiorì anche il suo gesto eroico di carità.

Carissimi amici, forza, coraggio, slancio, se vogliamo sperimentare la gioia promessa da Cristo! Bando alla tiepidezza!  La bellezza della vita cristiana è camminare verso i beni eterni, abbracciati a Gesù Cristo: per Cristo, con Cristo e in Cristo”!

Le ho dette ai giovani queste cose, le ho dette, prima ancora a me. Ora le dico a voi, a quelli presenti e anche agli altri.

  1. Siamo saliti quassù, carissimi Fratelli e Sorelle, accompagnati oggi anche dai martiri Lorenzo e Besso. Il santo diacono di Roma offrì la vita a Cristo sotto Valeriano, in una persecuzione che, diversamente dalle precedenti, non obbligava a rinnegare pubblicamente la fede cristiana, solo vietava le adunanze di cristiani, imponeva loro di vivere la fede solo nell’intimo, come un fatto privato… La Chiesa invece era visibile e voleva esserlo. La fede cristiana non è un fatto privato; le comunità cristiane vivevano allo scoperto: le catacombe non erano luoghi segreti di adunanze segrete: erano il luogo in cui i cristiani si riunivano a pregare accanto alle tombe dei loro martiri…

Come san Besso, le cui reliquie veneriamo da secoli nella nostra cattedrale, e al luogo di martirio del quale, sui monti della nostra Val Soana, in comunione con noi salgono oggi pellegrini, altri nostri fratelli e sorelle, per manifestare l’affetto che da secoli la Chiesa eporediese nutre per questo soldato che accettò di morire pur di affermare pubblicamente, nell’esercito in cui prestava servizio, la propria fede. Non voleva disobbedire agli ordini; voleva obbedire, ma da cristiano.

Due uomini che hanno trovato in Cristo il senso del vivere, ed hanno testimoniato che la fede in Cristo è anche un giudizio sulla realtà che si vive; hanno testimoniato che «Chi ama la propria vita – come dice Gesù, e l’abbiamo ascoltato anche noi, poco fa – la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna».

Lorenzo e Besso vi credettero; per questo la loro vita non si è spenta sotto la spada del persecutore e, a tanti secoli di distanza, noi li sentiamo compagni vivi nel nostro cammino: anche in questo cammino verso la “città” che qui, su questo monte – bella e ordinata, solida e armoniosa come le opere di Dio – si innalza come visibile vessillo della fede.

Sia lodato Gesù Cristo!

Con questa lode a Cristo Signore ho anche la gioia di comunicarvi che il 14 settembre, Festa della Santa Croce, la nostra Diocesi riceverà il dono dell’Ordinazione diaconale del nostro seminarista Alessandro Masseroni che si prepara alla Ordinazione presbiterale. Deo gratias!

Lo accompagneremo con la preghiera chiedendo per lui grandezza di cuore, fedeltà a Colui che lo chiama a servire, e grande slancio missionario.