Festa della Beata Teresa Bracco S. Lucia di Dego (Sv) 30 Agosto 2024

30-08-2024

Profilo della B. Teresa Bracco.

Elevandola alla gloria degli altari il 24 maggio 1998, a Torino, nel corso del suo pellegrinaggio alla Sacra Sindone, san Giovanni Paolo II disse:

“In Teresa Bracco brilla la castità, difesa e testimoniata fino al martirio. Quell’atteggiamento coraggioso era la logica conseguenza d’una ferma volontà di mantenersi fedele a Cristo, secondo il proposito manifestato a più riprese. Quando venne a sapere cosa era accaduto ad altri giovani in quel periodo di disordini e di violenze, esclamò senza esitare: “Piuttosto che essere profanata, preferisco morire”. Il martirio fu il coronamento di un cammino di maturazione cristiana, sviluppato giorno dopo giorno, con la forza tratta dalla Comunione eucaristica quotidiana e da una profonda devozione verso la Vergine Madre di Dio. Quale significativa testimonianza evangelica per le giovani generazioni che si affacciano sul terzo millennio! Quale messaggio di speranza per chi si sforza di andare controcorrente rispetto allo spirito del mondo! Addito soprattutto ai giovani questa ragazza che la Chiesa proclama oggi Beata, perché imparino da lei la limpida fede testimoniata nell’impegno quotidiano, la coerenza morale senza compromessi, il coraggio di sacrificare, se necessario, anche la vita, per non tradire i valori che alla vita danno senso”.

Penultima di sette figli, Teresa Bracco era nata il 24 febbraio 1924 in Santa Giulia, comune di Dego e diocesi di Acqui Terme. I genitori furono il primo esempio di fortezza cristiana. Vivevano davvero la loro fede. Teresa con il suo lavoro di pastorella cercava di contribuire al sostentamento della numerosa famiglia. Chi l’ha conosciuta afferma che era una ragazza riservata, modesta, delicata nel rapporto con le persone, sempre pronta ad offrire il suo aiuto. Dotata di non comune bellezza, sapeva attirarsi l’ammirazione rispettosa di tutti i suoi compaesani per serietà, onestà e rettitudine in tutto. Sacrificava volentieri preziose ore di sonno pur di potersi comunicare alla Messa si celebrava sempre all’alba. Per nulla al mondo avrebbe rinunciato all’Eucarestia quotidiana.

In casa Bracco arrivava regolarmente il Bollettino salesiano: sulla copertina della rivista, nel 1933, campeggiava in primo piano il ritratto del piccolo Domenico Savio, figlio di contadini, come lei, e alla scuola di don Bosco era arrivato all’impegnativo proposito: “La morte ma non peccati”. Teresa, che aveva nove anni, ne fu affascinata: il motto del giovanissimo Santo diventò il suo programma di vita: lo aveva assunto nel giorno della sua prima Comunione. Il suo sacrificio, per mano di un ufficiale tedesco, non fu che l’ultimo atto di una vita interamente vissuta alla luce del Vangelo. La mattina del 28 agosto ’44, tornata dalla S. Messa, Teresa aveva trovato un carico di letame da andare a spargere nel campo della Braia. Là l’aveva raggiunta la notizia dell’arrivo delle truppe tedesche nel suo paese. Pensando alla mamma rimasta sola sul posto (il papà era mancato due mesi prima) corse a casa. Donne e bambini avevano trovato rifugio nella forra del Rocchezzo. Qui i tedeschi fecero irruzione sequestrando le donne più giovani, fra cui Teresa, come bottino di guerra. Per amore di Cristo e del Vangelo Teresa rifiuta energicamente di sottostare alle voglie dell’ufficiale nazista che l’ha presa con sé; cerca di scappare attraverso il bosco, ma lui la raggiunge e, preso dal furore, la strangola, quindi le spara un colpo di rivoltella al cuore e, poi, col suo scarpone le sferra un calcio alla tempia sinistra fino a sfondarle il cranio.

Omelia

Carissimi Fratelli e Sorelle, Sia lodato Gesù Cristo!

  1. Sono davvero contento per l’invito a festeggiare con voi la vostra conterranea B. Teresa Bracco animata – abbiamo pregato – “di intenso amore e di fortezza”; una ragazza di 20 anni, che ha donato la sua vita al Signore nel martirio, il più alto atto d’amore a Dio e alla Sua Chiesa che un discepolo di Cristo possa compiere.

Ho accolto l’invito ad essere qui con voi anche perché la diocesi di Ivrea sta ricordando quest’anno, in modo speciale, un giovane santo, il servo di Dio Gino Pistoni, che condivide con Teresa Bracco la data di nascita – il 1924; cent’anni fa – e quella della morte, il 1944: 25 luglio Gino e 28 agosto Teresa: due giovani cristiani in cui risplende, non solo nel martirio, la volontà di “conformare al Vangelo tutta la vita”. Gino Pistoni morì mentre compiva un atto eroico di carità soccorrendo un tedesco rimasto ferito e abbandonato dai suoi compagni. Gino fu colpito dalla scheggia di una granata e con il sangue riuscì a scrivere sulla tela del suo tascapane: “Offro mia vita. W Cristo Re!”.

Diverse le circostanze in cui questi due ventenni offrirono sé stessi in dono a Dio, ma identica la fedeltà e l’amore per il Signore maturati in un cammino di formazione cristiana senza il quale non si cresce; maturati in un cammino di fede non sentimentale, emotiva, ma di forte adesione a Gesù Cristo centro e fondamento della nostra vita di battezzati: Gesù Cristo presente e vivo tra noi, che ci parla nel Suo Vangelo e al quale noi parliamo nella preghiera, Gesù Cristo che nei Sacramenti conforma la nostra vita alla Sua, Gesù Cristo di cui nel Battesimo siamo diventati partecipi tanto da poter dire con san Paolo: “Vivo io, ma non più io; Cristo vive in me. E questa vita che io vivo nelle circostanze di ogni giornata, la vivo nella fede, nel rapporto di comunione con Lui che mi ama e dona se stesso per me”; Gesù Cristo che nell’Eucarestia ci nutre donandoci Sé stesso; Gesù Cristo per amore del quale si ha il coraggio di diventare “chicco di grano che cade nella terra e muore per produrre molto frutto”. La Beata Teresa Bracco e il servo di Dio Gino Pistoni (vent’anni! Vent’anni entrambi!) non dovettero fermarsi a decidere se offrire o no la propria vita per Cristo. Nel loro rapporto di amicizia con il Signore, fecero quello che Cristo stesso avrebbe fatto!

La santità, Amici, non è questione di eroismo, è questione di amore. Ma questo amore nasce e cresce in un rapporto: quello che Gesù chiama (lo abbiamo ascoltato poco fa nel Vangelo, Gv 12,24-26) “trovare la vita”, essere vivi, vivere davvero e non solo “vivacchiare” come diceva un altro splendido giovane cristiano della nostra terra, il Beato Pier Giorgio Frassati.

Capite, ragazzi (lo dico a voi perché lo dico innanzitutto a me, con i miei 75 anni quasi compiuti…), capite che cos’è la fede cristiana? Non si tratta di qualche atto di religiosità ogni tanto, ma di vivere consegnandoci a Cristo per amore Suo e dei fratelli. Si tratta di testimoniare il coraggio cristiano in una società secolarizzata come è la nostra; e nelle stesse comunità cristiane dove si nota spesso mancanza di slancio, appiattimento sulle proposte del mondo. A volte –dicevo giorni fa ai giovani della Pastorale giovanile di Ivrea– sembra che il cuore dei credenti soffra di un battito cardiaco lento o irregolare; sembra che si sia smarrita la certezza che la fondamentale missione della Chiesa, e quindi anche la nostra, di ognuno di noi, è annunciare e testimoniare con la nostra vita Gesù Cristo presente e vivo, che ci salva dai nostri peccati e che è “la via, la verità e la vita”…

E allora, Amici, forza, coraggio, slancio! La bellezza della vita cristiana è camminare verso i beni eterni, abbracciati a Gesù Cristo: “per Cristo, con Cristo e in Cristo!”.

  1. Questa è la lezione che ci viene dalla vita della B. Teresa Bracco!

Voi la conoscete; voi, ragazzi, avete fatto in questi giorni un cammino di riflessione su ciò che lei è stata ed ha vissuto. Mi soffermo, perciò, solo su un elemento: quello della castità che non è solo un aspetto, un dettaglio nella sua vita.

Concedi a noi, Signore di riconoscere il valore della castità” abbiamo pregato.

Sì, la castità è un valore, non privazione di qualcosa, non un “meno” ma un “più”.

Il discorso sarebbe lungo poiché non si riferisce ad un solo aspetto della nostra vita, ma coinvolge il nostro modo di vivere ogni cosa. Dico solo questo:

* Dio è Amore. L’essere umano – costituito di anima spirituale e di corpo materiale – è stato creato da Dio a Sua immagine e somiglianza; la nostra umanità, il nostro essere uomini, si realizza perciò nella capacità di amare, di farci dono in ogni ambito della nostra esistenza…

* Il Battesimo, poi, ci ha fatti diventare una cosa sola con Cristo e noi siamo parte del Suo Corpo e dalla comunione vitale con Lui, possiamo attingere il vero amore, la vera modalità dell’amare.

* Castità è questo, questa capacità di amare nella verità, che si esercita in ogni ambito del nostro vivere: anche nell’esercizio della sessualità (in pensieri, parole e azioni). Essa non può mai essere, dunque, un “mordi e fuggi”, un impossessarsi, un farla da padroni. È vero amore quando è un dono e questo dono, nella sua pienezza, si compie nel rapporto stabile, fedele che unisce un uomo e una donna sposi i quali condividono tutto, non solo qualche cosa.

* La capacità di donarci nella verità esige un cammino di crescita che, come in ogni altro ambito del vivere, conosce vittorie e sconfitte, ma che realizza la nostra vera umanità, il nostro essere uomini e di donne veri. In questo cammino, Amici, non siamo soli, unicamente affidati calle nostre forze vacillanti. C’è Gesù Cristo con noi; e ci sono i nostri Santi. Tra loro la B. Teresa Bracco. Le chiediamo di accompagnarci!

Sia lodato Gesù Cristo.