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S. Quaresima 2023 “L’operosità della fede, la fatica della carità, la fermezza della speranza”

Carissimi Fratelli e Sorelle!
Sulla soglia del cammino annuale verso la Pasqua, nel quale l’impegno della preghiera, del digiuno e dell’elemosina non nasce per nostra iniziativa, ma è risposta all’iniziativa di Dio che ci chiama a conversione e ci offre la Grazia del rinnovamento, desidero riproporre quanto avevo chiesto alla Diocesi nell’anno pastorale 2014: che i passi quaresimali siano compiuti, nell’ambito delle Vicarie foranee, anche in relazione all’impegno di valutare, con novità di mente e di cuore, il nostro servizio alle nostre comunità, ma anche ai molti che ne sono fuori e verso i quali la missione ci sollecita.

Mentre stiamo compiendo, con tutta la Chiesa, il cammino sinodale, rinnovo a tutti questa proposta. Se la preghiera, il digiuno come distacco da sé e da una visione mondana della vita e l’elemosina come condivisione di sé, non solo di qualcosa, nascono nell’ascolto del Signore, anche il nostro cammino sinodale non può fare a meno di ascoltare il Signore e ascoltare i fratelli: “Abbiamo bisogno – scriveva Papa Francesco nella “Evangelii Gaudium”, 171 – di esercitarci nell’arte di ascoltare, che è più che sentire. La prima cosa, nella comunicazione con l’altro è la capacità del cuore che rende possibile la prossimità, senza la quale non esiste un vero incontro spirituale. L’ascolto ci aiuta ad individuare il gesto e la parola opportuna che ci smuove dalla tranquilla condizione di spettatori”.

L’analisi della situazione, a cui ci induce con urgenza la preoccupazione per la riduzione del Clero e per l’età che avanza, comporta che si valutino ragionevolmente le forze a disposizione, che si cerchino soluzioni adeguate, che si rinnovi profondamente l’impegno di non mettere se stessi e i personali interessi davanti alle esigenze del servizio al Regno di Dio; che ci si impegni a collaborare e a camminare insieme, anche più e meglio di quanto si è fatto e si sta facendo. Per guardare avanti davvero, cioè nella verità, è indispensabile una verifica sui metodi, le impostazioni, i risultati del nostro servizio, sullo spirito con cui abbiamo lavorato e lavoriamo nel campo del Signore. Non basta, evidentemente, descrivere le situazioni; occorre valutarne le cause alla luce di Dio accolta in un vero impegno di “conversione pastorale”; alla luce della “comunione, partecipazione, missione” che ci sono state proposte per compiere un vero cammino sinodale. È di tutti, Pastori e fedeli, questa Chiesa particolare di cui siamo parte. Da tutti è costituita e a tutti sarà chiesto conto dal Signore della messe.

Carissimi Fratelli e Sorelle, mentre attendo il frutto delle vostre riflessioni vi dico: buon cammino nella “operosità della fede, nella fatica della carità, nella fermezza della speranza”.

Aff.mo nel Cuore di Cristo

† Edoardo, Vescovo


Saluto del Vescovo al Procuratore Generale degli Oratoriani

Ivrea, 11 Febbraio 2023

Rev.mo P. Procuratore Generale, carissimo P. Michele,

ho la gioia di accoglierti in Cattedrale con l’amicizia e l’affetto fraterno che datano da molti anni, ma oggi, in modo speciale, sono lieto di accoglierti come il Confratello che nella grande Famiglia dell’Oratorio è il Padre. 

Ti ringrazio per la paternità che, continuando l’opera del tuo Predecessore, p. Mario Aviles, ora Vescovo negli Stati Uniti, hai esercitato anche verso questa Comunità a cui oggi consegni il Rescritto della Sede Apostolica che la erige in Congregazione dell’Oratorio. 

Nei 18 anni in cui anch’io ho esercitato il servizio che ora è tuo, venticinque volte ho avuto la gioia di vivere, in varie parti del mondo, questo momento, solenne e famigliare al tempo stesso, consegnando alle nuove Congregazioni oratoriane i Rescritti di fondazione concessi da san Giovanni Paolo II e da S.S. Benedetto XVI. Oggi, però, la mia gioia è davvero particolare, e non è difficile comprenderne la ragione.

Grazie, carissimo Padre, per la tua presenza e grazie per il tuo servizio. Grazie anche al carissimo Alberto Bianco, segretario della Procura Generale. 

La Vergine Maria – nostra Madre e Fondatrice, come san Filippo diceva – e lui stesso, Padre Filippo, e i Santi e i Beati dell’Oratorio, ora riuniti nell’Oratorio del cielo, ci accompagnino con la loro Benedizione. Un grande abbraccio a te, e attraverso di te a tutta la Famiglia Oratoriana nei vari Continenti in cui è presente.

Un grande abbraccio e una grande Benedizione anche a voi, carissimi padri Andrea, Riccardo, Samuele e ch. Alessandro. 

Il mio augurio è che il vostro cammino sulla via tracciata da Padre Filippo sia un cammino di santità. È ciò che più conta! 

L’Oratorio del Cielo, dicevo… È per raggiungere questa meta, fine ultimo di ogni nostro passo quaggiù, che noi camminiamo sulla via dell’Oratorio! Risuona nel nostro cuore l’eco del grido che saliva dal cuore di Filippo: “Paradiso! Paradiso!”.

Buon cammino, con il cuore che si lascia abitare dallo Spirito Santo, con la certezza filippina che “Chi vuol altro che Cristo non sa quel che vuole”, sotto lo sguardo di Maria, Madre e Fondatrice della Congregazione, a cui diciamo, con Dante, fiorentino come Filippo: “Qual vuol grazia e a Te non ricorre, sua disianza vuol volar senz’ali” …

Ringrazio infine per la partecipazione a questo lieto momento tutti i presenti in Cattedrale: i carissimi Laici, Sacerdoti, Diaconi e Seminaristi della Diocesi; i Religiosi e le Religiose, i Consacrati. Un fraterno saluto ai Molto Reverendi Padri Prepositi e ai carissimi Padri e Chierici delle Congregazioni Oratoriane.

A tutti, di cuore, il mio grazie nel Cuore di Cristo e del nostro Padre Filippo!

† Edoardo, vescovo 


NOTA DELLA CURIA VESCOVILE

In relazione a quanto recentemente riportato da alcuni organi di stampa circa l’Istituto SS. Annunziata di Rivarolo, corre l’obbligo di presentare correttamente la questione ed anche i fatti antecedenti:

1 – La scuola “Istituto Santissima Annunziata” di Rivarolo Canavese è gestita a partire dal 1997 dalla Cooperativa “La Risposta – s.r.l. Onlus”, formata nella sua fondazione da laici che già lavoravano nella detta scuola quando era gestita dalle Suore di S. Giuseppe di Torino, succedute alle Suore Orsoline. Per continuare a situarsi in tale solco educativo la Cooperativa liberamente chiese ed ottenne dall’allora Vescovo di Ivrea Mons. Luigi Bettazzi il riconoscimento del titolo e della qualifica di “Scuola cattolica”, ai sensi dei canoni 803 § 1-2-3, 806 § 1-2 del Codice di Diritto Canonico, accettando così insieme alla qualifica anche la correlata autorità dei Vescovi di Ivrea sui principi direttivi e le concrete linee educative da seguirsi nella scuola stessa.

2 – La concessione del titolo di “Scuola cattolica” da parte della Diocesi di Ivrea all’Istituto “Santissima Annunziata” è stata altresì recepita da parte dello Stato Italiano, ai sensi del art.9 §1 della Legge n.121 del 25 marzo 1985, portando la Cooperativa “La Risposta–s.r.l. Onlus”, che direttamente gestisce la scuola, a beneficiare delle eventuali agevolazioni statali riservate alle scuole paritarie.

3 – La Diocesi di Ivrea, divenuta proprietaria dell’immobile tramite acquisto nel 2011, ha concesso il medesimo in comodato d’uso gratuito alla Cooperativa, ritenendo l’attività di una Scuola cattolica come un’opera pastorale della Chiesa.

4 – In occasione della richiesta, presentata dal Consiglio di Amministrazione della Cooperativa, di rinnovo del comodato gratuito per venti anni, la Diocesi ha ribadito la propria disponibilità, chiedendo però che fosse rispettata nei fatti la natura di Scuola cattolica, ed ha pertanto sottoposto al CdA una bozza di statuto che delinea chiaramente l’identità cattolica della scuola. Ha quindi riaffermato il fine primario della Scuola (da sempre contemplato e, nel corso degli anni, in alcuni ambiti, non sempre adeguatamente rispettato): la proposta agli alunni di un’educazione cattolica, accettata consapevolmente dalle famiglie nel momento stesso di iscrizione dei loro figli. Per tale fine, infatti, l’edificio è concesso in comodato gratuito.

5 – Stupisce e rattrista non poco la comparsa su organi di stampa di una questione che non ha ancora raggiunto la conclusione del suo iter e che, in una fase delicata, richiede discrezione e disponibilità alla onesta collaborazione, nel rispetto dell’evidente fine pastorale di detta Scuola.

Ivrea, 21 gennaio 2023

Per la Curia diocesana
don Davide Mazza
vice cancelliere vescovile

Ordinazione presbiterale di don Antonio Luca Parisi

Carissimi Confratelli nell’Episcopato, nel Presbiterato e nel Diaconato

e tutti voi, Carissimi Fratelli e Sorelle,

Sia lodato Gesù Cristo! 

1. Rispondendo “Lode a Te, o Cristo” al Vangelo proclamato, come abbiamo fatto poco fa, affermiamo il cuore della nostra fede e della nostra vita di credenti in Cristo, poiché con questo “Tu” che Gli diciamo noi affermiamo che Egli è qui con noi: non un ricordo, un’idea, ma Lui presente e vivo; e rinnoviamo la coscienza, la consapevolezza che la Sua Presenza è il centro della nostra esistenza! 

Gesù è «la via, la verità e la vita»; è «la Verità fatta Persona» diceva Papa Benedetto che ricordiamo con affetto e riconoscenza anche in questo momento… Gesù egli aggiungeva – «si rivolge al cuore anelante d ho che si sente pellegrino e assetato, al cuore che sospira verso la fonte della vita, al cuore mendicante della Verità, e nel sacramento dell’Eucarestia ci mostra in particolare la verità dell’amore, che è la stessa essenza di Dio». «Tramite il Battesimo il mio proprio io viene inserito in un nuovo soggetto più grande, nel quale il mio io c’è, ma trasformato, purificato, mediante l’inserimento nell’altro. Così diventiamo “uno in Cristo”, un unico soggetto nuovo. “Io, ma non più io diventa la formula dell’esistenza cristiana».  

Siamo qui, Amici, a rinnovare l’esperienza di tutto questo, l’esperienza della fede cristiana, mentre accompagniamo il diacono Antonio nel passo grande che sta per fare; e che lo porrà al servizio di tutti proprio per introdurre i fratelli in questo rapporto con Cristo, in questa “amicizia da cui tutto dipende”, come dice Papa Benedetto nella Introduzione al suo “Gesù di Nazaret”.

 L’amicizia da cui tutto dipende! 

È in essa che noi cresciamo, come dice san Paolo (Efes. 4,15): «Crescamus in illo per omnia», cerchiamo di crescere in ogni cosa tendendo a lui, «donec formetur Christus in nobis»: sino a quando Cristo sia formato in noi (Gal. 4,19).

 2. Quel che sta per accadere in te, carissimo Antonio, è quanto di più grande possa accadere ad un uomo: la tua umanità è presa da Dio, attraverso le mani della Chiesa, e tu vieni trasformato “ontologicamente”, cioè nelle profondità del tuo essere… Dirai nella S. Messa: “Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue” e sarà Cristo a dirlo attraverso di te; e quando dirai a qualcuno “io ti assolvo” sarà Cristo a compiere il prodigio dello scioglimento dei peccati… Tu agirai nella Persona di Cristo, partecipe, a titolo specialissimo, del Suo Sacerdozio! L’effusione dello Spirito Santo per l’imposizione delle mani di un successore degli Apostoli farà sì che rimarrai tu, ma non più quello di prima… Dio prenderà possesso della tua vita in un modo di cui noi addirittura fatichiamo a cogliere tutta la portata… In certi momenti un prete, un vescovo si ferma attonito di fronte a ciò che egli è per grazia di Dio… Guarda se stesso, vede la sua fragilità, la sua piccolezza e non gli par vero che in lui sia scesa la potenza del Signore, la potenza di pronunciare parole non sue, di compiere gesti non suoi, attraverso i quali accade qualcosa che è un prodigio divino, una nuova creazione, un nuovo inizio in cui è racchiuso tutto il mistero della salvezza, tutta la storia della salvezza!

Le parole di Gesù – «Io sono la vite, voi i tralci. Rimanete in me» – sono per tutti i discepoli, ma è commovente pensare che esse, sgorgate dal Cuore di Cristo nell’Ultima Cena, erano rivolte ai Dodici, i suoi Dodici che Egli aveva scelto – «scelse quelli che egli volle». Di quei dodici uomini conosceva la fragilità, ma ad essi affidava la più sublime delle missioni… 

«Rimanete in me» è la condizione per vivere la missione; pena il rinsecchire come tralci senza la linfa della vite! «Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda… Io in loro e tu in me» (Gv. 17,21-23).

«Se il Risorto fosse per noi il ricordo del ricordo di altri, per quanto autorevoli come gli Apostoli – insegna il S. Padre Francesco in “Desiderio desideravi” – se non venisse data anche a noi la possibilità di un incontro vero con Lui, sarebbe come dichiarare esaurita la novità del Verbo fatto carne. La fede cristiana o è incontro con Lui vivo o non è»; e aggiunge: “La Liturgia è il luogo dell’incontro con Cristo” (10)«La Liturgia garantisce la possibilità di tale incontro di cui abbiamo bisogno: abbiamo bisogno di poter ascoltare la sua voce, mangiare il suo Corpo e bere il suo Sangue: abbiamo bisogno di Lui. La potenza salvifica del sacrificio di Gesù, di ogni sua parola, di ogni suo gesto, sguardo, sentimento ci raggiunge nella celebrazione dei sacramenti. Io sono Nicodemo e la Samaritana, l’indemoniato di Cafarnao e il paralitico in casa di Pietro, la peccatrice perdonata, la figlia di Giairo e il cieco di Gerico, Zaccheo e Lazzaro, il ladrone e Pietro perdonati. Il Signore Gesù continua a perdonarci, a guarirci, a salvarci con la potenza dei sacramenti (11).

3. Carissimo Antonio, la Parola di Dio che abbiamo ascoltato è quella che il Signore pronuncia per te nel giorno della tua Ordinazione… 

Gesù – che «lascia Nazaret e va ad abitare a Cafarnao, che percorre tutta la Galilea, insegnando e annunciando il vangelo del Regno» (Mt 4,12 ss) – ti indica le dimensioni del tuo servizio, l’ampiezza di cuore e la disponibilità verso una società che ha bisogno di Cristo e il suo bisogno è ancor più drammatico perché non sa di averlo, come scriveva Papini, convertitosi a Cristo dopo lungo errare: «Gesù, tutti hanno bisogno di Te, anche quelli che non lo sanno. E quelli che non lo sanno, assai più di quelli che lo sanno. Tu sai quanto sia grande per me e per tutti noi il bisogno del Tuo sguardo e della Tua parola».

 E Giovanni ricorda nella sua Prima Lettera (3,22-4,6) che sono molti i falsi profeti che insegnano cose del mondo e dal mondo sono ascoltati; ma oggi come allora si possono individuare dal fatto che «non riconoscono Gesù Cristo venuto nella carne»: Gesù Cristo quale Egli è, vero Dio e vero Uomo, la cui parola è eterna, non è legata agli slogan del momento; Gesù Cristo vivente nella Chiesa. «Questo è il suo comandamento: che crediamo nel suo nome e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato».

Buon cammino, don Antonio! 

Sii prete secondo il Cuore di Cristo!

Sia lodato Gesù Cristo!