Desidero ricordare una grande donna del nostro popolo: una donna cristiana, testimone del Signore della vita: Paola Marozzi Bonzi che a 76 anni chiudeva la sua esistenza terrena il 9 agosto scorso, festa di un’altra grande donna, s. Teresa Benedetta della Croce, Edith Stein.
Paola Bonzi amava ripetere che la sua luce – lei che aveva perduto la vista a vent’anni, da poco madre della sua primogenita – era «ridare il sorriso alle mamme». La sua missione: la felicità delle donne, soprattutto quelle che all’inizio della gravidanza, per vari motivi, erano spaventate dal dire “sì” alla loro creatura.
Nel 1984, dopo l’entrata in vigore in Italia nel 1978 della legge sulla interruzione volontaria della gravidanza – anni difficili, in cui la presenza dei volontari era mal tollerata, ma nessuna difficoltà fermava Paola Bonzi – aveva fondato a Milano nella clinica Mangiagalli il primo CAV – Centro di aiuto alla vita – con sede in un Ospedale.
Lo ha diretto fino al termine della sua vita; pochi giorni prima scriveva: «Fiocchi azzurri, fiocchi rosa. Sono la nostra gioia e il motivo per cui ci impegniamo». E indicava il numero di bambini salvati dall’aborto nel suo CAV dal 1984 ad oggi, grazie a un “sì” coraggioso delle madri, sostenute dalla vicinanza dei volontari: 22.703: quasi il numero degli abitanti di Ivrea…
«Una donna coraggiosa – ha scritto di lei la Presidente del Movimento per la Vita – garbata, intraprendente, dolce, tenace, appassionata e sempre pronta ad essere lei stessa grembo per quelle mamme tentate dall’aborto per una gravidanza difficile o inattesa». Ripeteva sempre che i bambini nascono grazie alle loro mamme, se queste sono aiutate in un momento di smarrimento, perché è nel cuore della donna che risiede il sì alla vita. Un’intera esistenza, vissuta nell’ascolto quotidiano di donne e future mamme in difficoltà; un servizio portato avanti in prima persona, con grande determinazione e infinito amore. Trentaquattro anni di impegno senza mai abbattersi di fronte agli ostacoli, spesso enormi. E ha fatto tutto questo avendo sempre chiaro l’obiettivo: accogliere e custodire la Vita nascente come il più bello e prezioso dei doni di Dio: Donum vitae, il Dono della vita, come insegnava s. Giovanni Paolo II che spesso la accolse e la sostenne.
Ancora il 29 luglio scorso Paola Bonzi scriveva: «L’avventura è stata meravigliosa e non può finire. La Vita è Amore. Restiamo insieme, costruendo così il Futuro. Non ho mai conosciuto una mamma che si sia pentita di non aver abortito ».
E’ stata una grande donna di cui tutta l’Italia dovrebbe essere fiera, mentre capita di sentir chiamare “grandi italiane” altre che, riguardo alla vita nascente (e non solo ad essa) sono espressione di un “pensiero”, propalato da potenti organizzazioni internazionali, diventato oggi – lo afferma anche Papa Francesco – una dittatura nella quale non c’è posto per coloro che Paola Bonzi con amore ha servito: i più piccoli e indifesi a cui è negata l’accoglienza; decine di milioni ogni anno nel mondo.
Un laico che si dichiara non credente scrisse: «Le poche esperienze di santità laicale, come quella di Paola Bonzi, le migliaia di bambini salvati e di madri salvate dalla decisione irriflessa per l’aborto attraverso la cura affettiva e la conversazione fraterna, dovrebbero diventare luce per tutti, invece che essere trascurate e umiliate…».
† Edoardo. vescovo