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Centro Missionario Diocesano

Quaresima di Fraternità 2018 – Speciale del Risveglio Popolare 08.03.2018

Nel cuore del Burundi: padre Virginio a Bugenyuzi

Cari Amici, quest’anno compio 39 anni di presenza in questa missione a Bugenyuzi, nella diocesi di Gitega (Burundi). Fui infatti inviato come missionario in Africa nel lontano 1970 da monsignor Luigi Bettazzi. E qui che mi trovo ancora dopo tanti anni come responsabile della comunità cristiana. Mi accorgo di non essere in linea con il nuovo diritto canonico per essere rimasto stabile per lungo tempo nello stesso posto, ma una serie di fatti mi ha indicato che era bene restare; come per esempio negli anni ’90 lo scoppio della guerra civile tra hutu e tutsi, le due principali etnie del Paese, che si è protratta per tanti anni. La mia parrocchia si è trovata al centro di questo avvenimento con uccisioni, distruzione di case, gente ammassata in campi per rifugiati. In questo grave disordine per me era poco evangelico lasciare, tanto più che nessun prete burundese ambiva un simile posto per paura della situazione non troppo sicura. E così ho continuato la mia presenza in questo missione, in attesa oramai di concludere il mio mandato: contento di potere servire questa popolazione per quanto riguarda l’aspetto pastorale e pure di portare avanti le iniziative di sviluppo. Con la gente locale c’è una buona intesa: sono davvero molto pazienti e accoglienti, prova ne sia il fatto che non mi hanno ancora cacciato via. Mi sembra giusto farvi conoscere la mia parrocchia cosi come è organizzata e come funziona. Siamo 3 preti – un burundese, un sacerdote diocesano di Milano e il sottoscritto di Ivrea – e operiamo su una popolazione di 65mila abitanti di cui 55mila sono cristiani, sparsi su un territorio montagnoso in un raggio di 9-10 km. Qui il villaggio non esiste: c’è tutta una serie di capanne seminate qua e là sulle montagne. C’è la sede principale, la parrocchia, dove risiediamo noi preti e c’è una chiesa con alcune costruzioni che ospitano i ragazzi e le ragazze per il catechismo e servono pure per gli incontri dei cristiani. Vi sono poi 10 succursali sorte in questi anni che noi preti siamo soliti visitare a turno al sabato e alla domenica. Celebriamo la Messa e il Sacramento della Confessione e quando è richiesto i battesimi e i matrimoni. Non mancano gli ammalati che chiedono di essere visitati per i sacramenti.

In nostra assenza la vita della succursale continua: punto di riferimento è il capo catechista, aiutato da altri catechisti e da laici volonterosi. E lui che ci fa conoscere quanti chiedono il battesimo o il matrimonio, sotto la sua guida c’è la preparazione dei bambini alla Prima Comunione o alla Cresima. Alla domenica vi sono due celebrazioni senza la presenza del prete, a cui i fedeli partecipano e pregano tranquillamente. Durante la settimana esiste in tutte le succursali una scuola parrocchiale per quei ragazzi che non hanno trovato un posto nelle scuole dello Stato: qui imparano a leggere e scrivere, e vengono date loro anche lezioni di catechismo. Per i ragazzi delle scuole statali è data la possibilità di insegnare religione una volta per settimana. Incoraggiante è notare come nelle succursali cercano di organizzarsi affinché la Messa celebrata dal prete sia bene preparata e ordinata: c’è la corale, vi sono i lettori, i chierichetti, e gli incaricati per la distribuzione della Eucarestia. Non mancano poi i gruppi dei movimenti cattolici, c’è pure un comitato per l’assistenza dei poveri e il gruppo per lo studio del Vangelo, a cui diamo importanza perché aiuta ad approfondire la nostra fede. Quando si inizia una succursale nuova, i cristiani si sentono tanto coinvolti e responsabili: si danno da fare, almeno esteriormente perché tutto funzioni bene. E un segno per loro di stima e di considerazione. Non esagero nell’affermare che ogni succursale è una piccola parrocchia, con l’eccezione di non avere un prete stabile. La gente ha tendenzialmente un animo religioso e rispettoso del sacro: hanno un forte senso di Dio e con facilità accorrono ai sacramenti e alla chiesa. Con quali convinzione e con quale profondità di fede… questo è un problema importante nella nostra pastorale. Noi preti siamo davvero molto sollecitati nella celebrazione dei sacramenti, passiamo ore ed ore al confessionale con file di penitenti. Se do uno sguardo ai registri della parrocchia, trovo che l’anno passato vi sono state 940 prime comunioni e 1024 cresime, mentre tralascio qui di contare quante persone si sono sposate e quanti battesimi! I “numeri“ sono sempre fuori dal normale. Vorresti poter avere a che fare con “piccoli gruppi” per creare un rapporto più profondo con ogni singolo e non di massa: invece hai davanti quasi sempre la “massa”, i grandi numeri che rappresentano un vero handicap. Da tempo in diocesi si parla di ri-evangelizzazione, approfondire il primo messaggio evangelico portato in queste terre 100 anni fa perché ci si accorge di una “fede” in prevalenza di massa tra i nostri fedeli, ma siamo ancora fermi alle parole. Ci accontentiamo di vedere ancora le nostre chiese strapiene, ci illudiamo che siamo seguiti dai nostri cristiani… ma sino a quando? Anche qui in Burundi la storia cammina con la secolarizzazione alle porte. E’ la nostra sfida per i prossimi giorni e anni… ma forse è già iniziata. Un saluto

p. virginio romanoni


Centro Missionario Diocesano

Quaresima di fraternità 2018 – Speciale del Risveglio Popolare 01.03.2018

A proposito del viaggio, del viaggiare e del viaggiatore

Non è semplice dare una definizione della parola viaggio, un sostantivo con molti significati e dalle diverse interpretazioni. Chi ama visitare il mondo senza dubbio darà per buona la definizione di un vecchio dizionario: “Andare per paesi più o meno lontani per diporto, per istruzione, per affari o altro”. Eppure anche questa interpretazione del viaggio è restrittiva ed incompleta. Un viaggio per diporto nasce dall’inquietudine, dalla noia, dal desiderio di scoperta o per realizzare un sogno; ognuno può scegliere una di queste motivazioni o trovarne altre più consone al proprio carattere. In ogni caso la scelta di intraprendere un viaggio di solito è un fatto positivo, se non si parte per fuggire dalle proprie responsabilità è un’apertura al mondo, è la scelta di lasciare le proprie certezze per affrontare consapevolmente delle realtà diverse e, qualche volta, impreviste o sgradevoli.

Un viaggio non dovrebbe mai essere considerato come una semplice vacanza, una momentanea sospensione dalle pastoie della quotidianità per ricaricare le energie spese nel lavoro e dove tutta l’attenzione sarà destinata al rilassamento, al proprio benessere ed al fare festa con gli amici; alla parte destinata ad accrescere la propria cultura, la conoscenza di popoli diversi ed alla consapevolezza del proprio posto nel mondo viene lasciato un misero ed inconsistente posticino. Un viaggio che si possa definire tale deve nascere molto tempo prima della sua realizzazione a cominciare dalla scelta della destinazione, la programmazione dell’itinerario e l’attenta valutazione delle cose – il maggior numero possibile – da vedere ; tutto questo ci entusiasmerà per tutto il tempo che vi dedicheremo e ci arricchirà anche se, per qualsiasi motivo, non dovessimo partire.

La preparazione interiore è molto importante, la valutazione di quanti disagi siamo disposti ad affrontare per visitare posti poco turistici o quasi irraggiungibili è indispensabile per scegliere le mete più adatte al nostro carattere: fortunatamente il mondo è in grado di soddisfare le esigenze di ogni tipo di viaggiatore, l’importante è conoscere il propri limiti per poter godere appieno delle esperienze che si incontreranno. Non bisogna comunque farsi delle illusioni sulle grandi avventure: tutti i continenti sono già stati esplorati ed in qualunque posto si desideri andare ci sono già stati altri prima di noi.

Comunque, l’importante non è l’essere i primi o quelli che ci sono arrivati per la via più difficile… quello che conta sono le sensazioni e le emozioni suscitate dall’arrivare in quel luogo Il viaggio è sempre una ricerca, per molte persone di ogni nazione e cultura, il viaggio è un pellegrinaggio religioso: per i musulmani il viaggio alla Mecca è uno dei pilastri fondamentali dell’Islam da realizzare almeno una volta nella vita; spesso, dopo aver compiuto questo dovere, chi lo ha fatto acquista prestigio nella propria cerchia sociale. Per gli induisti andare a Varanasi per bagnarsi nel fiume Gange è il metodo canonico per lavare anima e corpo e purificarsi totalmente. Anche per i cattolici il pellegrinaggio è stato sempre un metodo per ottenere l’assoluzione dei peccati o – per i più credenti – la speranza per la guarigione del corpo. In ogni caso, in tutte le religioni, la realizzazione del fine ultimo della purificazione è legata spesso allo spostamento in un altro luogo e quindi al viaggio.

L’Europa è solcata da strade millenarie di pellegrinaggio verso Roma o verso santuari come quello di Santiago di Compostela. Nei casi che abbiamo considerato finora il viaggio era normalmente di andata e ritorno, ognuno si prendeva una pausa dalla vita quotidiana per realizzare uno scopo intellettuale o morale e, alla fine, tornava alla propria casa ed alla propria cultura.

Talvolta, per motivi di lavoro, qualcuno si allontanava stagionalmente dal proprio paese per svolgere attività agricole o turistiche, sulle tracce dei nostri vetrai o spazzacamini che, nei tempi passati, svernavano in Francia o dei gelatai che andavano in Germania e che, dopo qualche mese, rientravano nella loro famiglia reduci di alterne fortune. Il viaggio più tragico è quello dell’emigrante, un viaggio imposto spesso a chi di viaggiare non ha alcun desiderio, nato dall’odio contro le cause che lo hanno reso indispensabile ed inevitabile: la guerra, la fame, una società che non è in grado di garantire, con la sua politica, un adeguato tenore di vita ai suoi membri, sono questi i più grandi tour operator del globo, spostano ogni anno da un continente all’altro milioni di affamati, disperati e scontenti. Spesso persone che devono lasciare per sempre i luoghi dove sono nati e dai quali non torneranno mai più, abbandonando i ruderi di case distrutte dalle bombe o i campi inariditi dalla siccità.

Persone che nella tragedia devono trovare il coraggio di affrontare un mondo diverso e trascinare la propria famiglia in una società differente e talvolta ostile. Chi ha la fortuna di viaggiare per diporto deve essere consapevole che si trova nel numero dei pochi – sulla popolazione di tutta la terra – che può permettersi di farlo per il proprio piacere e, quando visita luoghi diversi, come minimo deve rispettare i popoli e la cultura dei paesi che attraversa, soprattutto se sono paesi poveri. Sinora abbiamo parlato del viaggio come descritto nel dizionario dove era previsto lo spostamento da un luogo all’altro per motivi differenti, tutti legati a fattori culturali, religiosi, sociali od economici. Altrettanto importante mi sembra il viaggio con la fantasia: la capacità di sognare un avvenire migliore per noi o per i nostri figli, sperare che le cose che desideriamo si realizzino ci induce ad essere ottimisti e questa è una buona disposizione d’animo che spesso aiuta ad ottenere il risultato sperato.

Le fantasticherie dei bambini aiutavano a far crescere in loro la creatività ed il collegare tra di loro gli avvenimenti della fantasia sviluppava le loro capacità inventive. I sogni – che sono importanti – sono la meta di ogni persona e non è importante tanto concretizzarli quanto il perseguirne la strada perché sono lo sprone per la vita stessa. Una connotazione negativa del viaggio ha preso piede negli ultimi tempi: si parla – impropriamente – di viaggio quando qualcuno, per l’assunzione di uno stupefacente si allontana dalla realtà quotidiana; se per viaggio si intende anche la fuga, allora il fuggire dalla realtà, metaforicamente parlando, può essere considerato tale. Non dimentichiamo, alla fine, quello che per ognuno di noi sarà l’ultimo viaggio: prima o poi dovremo affrontarlo tutti ed anche in questo caso sarebbe opportuna una preparazione adeguata; purtroppo saremo forse consapevoli dell’inizio di questo percorso, ma il tragitto o la meta finale ci sono sconosciuti. Probabilmente con un po’ di devozione e fantasia riusciremo a partire senza grossi patemi e, forse, con quella curiosità che caratterizza il vero viaggiatore.

paolo belotti e liliana monti


Centro Missionario Diocesano

Quaresima di Fraternità 2018 – Speciale del Risveglio Popolare 22.02.2018

L’avventura fidei donum di don Lorenzo Santa

La Quaresima di quest’anno è un tratto del cammino verso il Sinodo dei Giovani, nel quale lo Spirito Santo certamente aprirà davanti ai giovani di oggi qualche nuovo cammino da percorrere per arricchire e far dono della loro fede. Quando don Matteo, responsabile del Centro Missionario per la Cooperazione tra le Chiese, mi ha manifestato il desiderio di voler rivisitare il cammino della disponibilità della nostra Chiesa Locale nei confronti della “missione” mi è parso un chiaro invito a ripensare a quando… eravamo noi a essere giovani! La Diocesi di Ivrea aveva avuto una vivace presenza di sensibilità missionaria nelle parrocchie attraverso l’appassionata animazione del canonico Lorenzo DePaoli, fondatore e primo Direttore dell’Ufficio Missionario Diocesano. Nei nostri seminari sono sbocciate molte vocazioni missionarie, che con altri giovani e ragazze hanno trovato nelle Congregazioni Missionarie il campo per il loro impegno apostolico “ad Gentes”.

Il Concilio Vaticano II, riproponendo l’Enciclica “Fidei Donum” in un clima di universalità ravvicinata, aprì una stagione giovane nella Chiesa, facendone sentire tutta la sua dimensione essenzialmente missionaria. Furono particolarmente i vescovi latino-americani a far sentire l’urgente necessità di missionari per le loro Chiese e a sensibilizzare i vescovi europei perché offrissero giovani sacerdoti per un servizio anche temporaneo alle loro comunità. Nasce così a cavallo tra gli anni ’60 e ’70 una nuova forma di Cooperazione tra le Chiese: giovani sacerdoti che sentono il desiderio di “andare in missione” non hanno più bisogno di abbandonare la loro diocesi ed entrare in qualche congregazione missionaria. ll dono della loro disponibilità ad andare vivere la fede cristiana in comunità di altre nazioni non solo diventa più facile da realizzarsi, ma arricchisce la Chiesa di una forza giovane e di una nuova forma di servizio apostolico. In quegli anni giunge poi a Ivrea il giovane vescovo monsignor Luigi Bettazzi, portando tutta la sua fresca e vivace esperienza di Padre Conciliare: condivide volentieri con la diocesi la ricchezza delle sue amicizie episcopali latino-americane e non indugia a raccogliere ed incoraggiare eventuali disponibilità a “partire” per una avventura missionaria.

E sì, perché per il sottoscritto, il Venezuela fu una vera avventura: nessun precedente o conoscente a cui fare riferimento, in un momento storico in cui gemellaggi tra diocesi e parrocchie ancora sono al di là dall’essere pensati (il commento più benevolo tra i confratelli di allora era: “Ma perché te ne vai? Hai bisticciato con il Vescovo?”). A fine estate del 1967 eccomi a Verona presso il CEIAL (Comitato Episcopale per America Latina), ora CUM (Centro Unitario Missionario ), per il Corso di preparazione dei partenti. Se ben ricordo a parteciparvi fummo 44: in grande maggioranza giovani Sacerdoti diocesani, qualche Religioso, alcune Suore, ancora nessun laico (si era agli inizi di questo servizio della Chiesa Italiana). Partito viceparroco da San LorenzoIvrea, fatta la traversata dell’Atlatico giungo in Venezuela e inizio la mia semplice e piena disponibilità pastorale alla Chiesa Locale nella parrocchia di San Josè de Chivacoa della Diocesi di San Felipe – Estado Yaracuy. Proprio in quell’anno (1968) a Medellin in Colombia aveva luogo un evento epocale che segnerà la direzione e il passo per tutto il Continente e con rilevanti risonanze mondiali: la II Conferenza Episcopale Latino Americana. In Italia anche negli Oratori, nell’Azione Cattolica, nelle Comunità Ecclesiali si ripercuoteva l’onda della contestazione giovanile, della ricerca di cambiamenti anche nella Chiesa, del bisogno di radicalità evangelica.

In America latina lo Spirito Santo soffiava forte sulla Chiesa nella direzione missionaria più radicata nella Parola di Dio, nella scelta preferenziale dei poveri, nell’impegno di tradurre e portare concretamente lo spirito del Concilio a quei popoli, incarnandoli in quelle loro culture, nella loro storia. La vicinanza discreta, la condivisione, la disponibilità costante e anche silenziosa (che ci aiutò sempre a non dimenticarci che eravamo stranieri e che là eravamo andati per vivere con loro il “dono della fede cristiana”) raccolsero confortanti consensi tra quella nostra gente, il sostegno e la benedizione dei nostri vescovi e una collaborazione timidamente critica ma sostanzialmente valida con le istituzioni locali. Nell’autunno del 1982, dopo avermi dispensato ben quattro preziose visite nelle comunità in cui svolsi il mio ministero in quegli anni, ancora monsignor Bettazzi mi consigliò il rientro e, a braccia aperte, mi riaccolse in Diocesi. A lui, che mi ha concesso di fare questo piccolo servizio alla Chiesa e che per me fu una grande e gioiosa esperienza, chiedo di unirsi a me in un grande “Grazie!” rivolto al Signore.

don lorenzo santa


Consulta diocesana per la Pastorale della Salute

Argomenti di Bioetica 2018

FINALITA’

Fornire agli operatori sanitari, agli operatori pastorali e ai volontari nozioni di base su alcuni temi di Bioetica tra i più direttamente implicati nell’assistenza quotidiana.

OBIETTIVO

  • Promuovere la sensibilità e la formazione bioetica tra gli operatori sanitari e tra gli operatori pastorali, nonché tra i volontari impegnati presso onluss di assistenza sanitaria.
  • Fornire loro gli elementi di base per la riflessione bioetica riguardo la vita che nasce, che muore e l’assistenza nel tempo di malattia.

DATE

Mercoledì 21 -28 febbraio e 7 e 14 marzo 2018

ORARIO

Dalle ore 17 alle ore 19,30

SEDE DEL CORSO

Parrocchia CHIVASSO – Santa Maria Assunta (Duomo) … Piazza Repubblica, 4 – , 10034 CHIVASSO (TO) Tel: 011 9101282

ARTICOLAZIONE

Il corso si svolge in 4 lezioni frontali e di discussione in tavola rotonda.

PROGRAMMA ARGOMENTI DELLE RELAZIONI

  • Mercoledì 21 febbraio 2018. Introduzione alla Bioetica Saluto iniziale S.E.R. Mons. Edoardo Aldo Cerrato
    • Pres. Corso: Don Arnaldo Bigio
    • Moderatore: Dott. Giovanni Bersano
    • Relatori: Dott. Enrico Larghero
  • Mercoledì 28 febbraio 2018 La vita che nasce
    • Moderatore: Dott. Eugenio Boux
    • Relatori: Don Lodovico Debernardi Dott. Giovanni Battista Ferrero Dott. Luciano Leidi Dott. Bogliatto Fabrizio
  • Mercoledì 7 marzo 2018 Il tempo di malattia e la relazione di cura
    • Moderatore: Dott. Giovanni Bersano
    • Relatori: Dott.ssa Maria Ponzetto Dott.ssa Claudia Destefanis Don Giovanni Pasero
  • Mercoledì 14 marzo 2018 La vita che finisce
    • Moderatore: Dott. Enzo Castenetto
    • Relatori: Dott. Giovanni Bersano Dott. Bruno Scapino Padre Fabio De Lorenzo

DESTINATARI

Il Corso è destinato a:

  • Operatori sanitari (medici, infermieri e OSS)
  • Operatori socio sanitari
  • Operatori pastorali – volontari

 

DOCENTI

  • Dott. Giovanni Bersano
  • Dott. Enrico Larghero
  • Dott. ssa Maria Ponzetto
  • Dott.ssa Claudia Destefanis
  • Dott. Enzo Castenetto
  • Dott. Bruno Scapino
  • Dott. Eugenio Boux
  • Dott. Giovanni Battista Ferrero
  • Don Arnaldo Bigio
  • Don Giovanni Pasero
  • Padre Fabio De Lorenzo, C.O.
  • Don Lodovico Debernardi
  • Dott. Luciano Leidi
  • Dott. Bogliatto Fabrizio