Ricorre oggi la memoria di san Francesco di Sales (1567-1622) proclamato da Pio XI Patrono dei Giornalisti cattolici per la sua agile attività di diffusione di fogli a stampa, ma il suo riconosciuto capolavoro è la “Filotea”, pubblicata nel 1608, che già nel 1609 ebbe in italiano una prima traduzione. Innovativa fu la scelta del Sales di rivolgersi ai laici: «Di fronte a forme di pietà sovraccariche di elementi monastici – scrive lo studioso Anton Mattes – egli propone un nuovo modo di essere cristiani in mezzo al mondo».
Considerato padre della spiritualità moderna, Francesco di Sales ha influenzato le maggiori figure non solo del “grand siècle” francese, ma anche di tutto il Seicento europeo. A ragione può essere considerato uno dei principali rappresentanti dell’umanesimo devoto di tipica marca francese.
L’affinità con la proposta spirituale dell’Oratorio di san Filippo Neri è evidente. Francesco di Sales non aveva conosciuto personalmente san Filippo, ma era stato a contatto, a Roma, durante la sua permanenza nel 1598-99, con l’ambiente filippino, incontrando alla Vallicella e stringendo amicizia con i principali tra i primi discepoli del santo. La stima che nutrì per l’ambiente vallicelliano è certamente alla base della scelta di assumere per la “Sainte Maison” – da lui fondata in Thonon – l’ordinamento della Congregazione dell’Oratorio: come tale fu eretta da Clemente VIII nel 1598 e sempre tale fu considerata; significativo poi che abbia avuto il cardinale Cesare Baronio come protettore.
Ordinato sacerdote nel 1593, spinto da fervido amore per l’ortodossia cattolica, ottenne di essere inviato – dopo aver lavorato a Ginevra – nella regione del Chablais, dominata dal Calvinismo e si dedicò alla predicazione, scegliendo il dialogo anziché la contrapposizione polemica. I suoi enormi sforzi e i grandi successi ottenuti gli meritarono la nomina, a trentadue anni, a vescovo coadiutore; tre anni dopo la diocesi di Ginevra gli verrà affidata. «Cor ad cor loquitur» scrisse: il cuore parla al cuore. Il B. John Henry Newman da lui prese il motto cardinalizio.
L’impegno svolto dal Sales al servizio di una vastissima direzione spirituale – nella profonda convinzione che la via della santità è dono dello Spirito per tutti i fedeli, religiosi e laici, uomini e donne – fece di lui uno dei più grandi direttori spirituali di tutti i tempi. E la sua azione ebbe nel dialogo, nella dolcezza e nel sereno ottimismo il proprio fondamento.
«Bisogna aver pazienza di essere della natura umana e non dell’angelica» – si legge nelle sue lettere; «Cercate di fare bene oggi senza pensare al giorno seguente, poi, il giorno seguente, cercate di fare lo stesso. Parlate poco e mite, poco e buono, poco e semplice, poco e amabile.
Noi facciamo sempre abbastanza quando facciamo bene. Il male è mezzo guarito quando se ne è scoperta la causa. Il contadino non sarà mai messo sotto accusa se non ottiene un buon raccolto, ma lo sarà certamente se non ha ben coltivato e ben seminato i campi. A che serve costruire castelli in Spagna, visto che bisogna abitare in Francia?»
Dalla “Filotea”, cap. XII: «Dice S. Paolo che la tristezza secondo Dio opera la penitenza per la salvezza; la tristezza del mondo, invece, opera la morte: angoscia, pigrizia, sdegno, gelosia, invidia, impazienza. Se mai dovesse capitarti, o Filotea, di essere afflitta da questa cattiva tristezza, metti in atto i seguenti rimedi: prega: è il rimedio più efficace perché innalza lo spirito a Dio, nostra unica gioia e consolazione; combatti con forza la tendenza alla tristezza; e anche se hai l’impressione che tutto quello che stai facendo in quel frangente rimanga distante e freddo, triste e fiacco, non rinunciare a farlo; il nemico che vuole per mezzo della tristezza far morire le nostre buone opere, vedendo che non sospendiamo di farle, e che compiute con sforzo valgono di più, cesserà di tormentarci. Canta dei canti spirituali; spesso il maligno abbandona il campo di fronte a quest’arma. E’ cosa buona occuparsi in atti esteriori e variarli più che possiamo, per distrarre l’anima dall’oggetto della tristezza, purificare e riscaldare gli spiriti; questo perché la tristezza è una passione fredda e arida. Compi atti esteriori di fervore, anche se non ci trovi alcuna attrattiva: abbraccia il Crocifisso stringendolo al cuore. La frequenza alla Santa Comunione è ottimo rimedio; perché questo pane celeste dà forza al cuore e gioia allo spirito».
+ Edoardo, Vescovo