Asterischi – 8 febbraio 2019

“Se il clero di Torino crebbe in fama di virtù e zelo, certamente in gran parte lo deve al beato Valfré”, affermava nel 1872 l’arcivescovo Lorenzo Gastaldi mentre erano in vita – per citare alcuni di cui la Chiesa già ha proclamato la santità – don Bosco, don Faà di Bruno, don Allamano, don Murialdo, don Albert, don Marchisio, don Giovanni Maria e don Luigi Boccardo, ed erano morti da poco don Cafasso e il Cottolengo.

Nell’apprendere la notizia della morte di padre Sebastiano Valfré (1629-1710), il duca Vittorio Amedeo II di Savoia disse: “Io ho perduto un grande amico, la Congregazione dell’Oratorio un grande sostegno, i poveri un gran protettore e padre”. Al sintetico elogio si può aggiungere che anche la Spagna e la Francia perdevano l’umile sacerdote che aveva formato spiritualmente le principesse Maria Adelaide e Maria Luisa, le quali, andate spose ai sovrani di quelle nazioni, lasciarono nei due Paesi una profonda orma di bene. E alla Sede Apostolica veniva meno un figlio devoto che tanto aveva operato nelle frequenti controversie giurisdizionali con la Corte sabauda e aveva fatto giungere a Roma, in questo contesto, anche il suggerimento di un’istituzione – l’attuale Pontificia Accademia Ecclesiastica – che curasse l’adeguata formazione del personale diplomatico della Chiesa.
Era nato in un piccolo borgo di Verduno, diocesi di Alba, da umile famiglia che si procurava da vivere con il lavoro dei campi, ma che, in una situazione di diffuso analfabetismo, aveva offerto a Sebastiano il grado d’istruzione che gli permise di seguire i primi studi ad Alba, d’entrare poi nel seminario di Bra e di continuare, mantenendosi con il lavoro di scrivano, la formazione filosofica a Torino, presso il Collegio dei Gesuiti, frequentato in prevalenza dai nobili. Conseguirà all’Università la laurea in teologia e sarà ascritto al Collegio dei teologi. Fu ordinato sacerdote ad Alba il 24 febbraio 1652 come membro della più povera e precaria delle istituzioni religiose che allora sorgevano a Torino, la Congregazione dell’Oratorio fondata nel 1649 dal canavesano padre Defera, il quale, venuto a morire un anno dopo, aveva lasciato in comunità il solo padre Cambiani, uomo di ricca spiritualità ma di doti modeste. Il suddiacono Valfré vi era entrato, dopo la morte di padre Defera, attratto dall’esempio del suo generoso ministero.
Uomo d’intensa preghiera, padre Sebastiano non lo fu meno nell’attività apostolica. Pur impegnato in Congregazione in diversi incarichi, per lunghi anni fu predicatore in conventi e monasteri, in chiese parrocchiali, in vari istituti di carità e a corte; ma alla scuola di Filippo Neri – di cui in Torino fu il “vivo ritratto” – annunciò la Parola di Dio anche per le vie e sulle piazze, “alla semplice” come ricordano i primi biografi. Fu apostolo del catechismo – tra i suoi scritti di valore lasciò un testo di catechesi che sarebbe servito alla Chiesa per molto tempo -, confessore ricercato, formatore di anime, saggio consigliere d’ogni classe sociale, formatore anche del clero ed esaminatore dei candidati della diocesi agli Ordini sacri e alla Confessione.
Partecipe di tutte le iniziative di bene che fiorivano in Torino, la Città della Sindone – a cui guardò con immensa venerazione – fu “padre dei poveri”, in diretto contatto con ogni situazione di bisogno: quante volte fu visto passare durante le notti per le strade e caricarsi sulle spalle poveri cenciosi per condurli in qualche ricovero, o salire le scale di misere case, carico di pacchi di viveri e d’indumenti. Malati e bisognosi, carcerati, ragazze costrette a prostituirsi, monasteri poveri, ma anche i Valdesi e gli Ebrei – che gliene furono grati – lo ebbero vicino.
Nella città sottoposta al fuoco delle bombe e ridotta alla fame durante l’assedio francese del 1706, non si risparmiò, pur anziano e consunto dalle fatiche: vicino ai feriti, ai soldati, alla intera città, invitando, sui bastioni e per le strade, alla fiducia in Dio e nella Madonna Consolata. In onore della Vergine, nel giorno della cui Natività Torino fu libera, il Sovrano, per voto ispirato dal Valfré, farà innalzare il maestoso tempio sul colle di Superga.
Si spense il 30 gennaio 1710 nella sua piccola camera, ingombra delle carte di studioso e d’imballaggi di vestiario e di viveri per i poveri. Era stato colto da febbre il 24 quando, dopo aver predicato alle monache di Santa Croce, andò in carcere a confortare un condannato che la mattina seguente sarebbe stato giustiziato, e tornò a casa di corsa, per essere puntuale alla preghiera della comunità filippina.

+ Edoardo, Vescovo