Asterischi – 10 gennaio 2019

Il 1° gennaio, Ottava di Natale e solennità della S. Madre di Dio, nella Messa si invoca la benedizione anche sull’inizio dell’anno civile. La Chiesa ha un suo anno speciale, l’Anno liturgico, che celebra gli eventi della vita di Cristo Salvatore, ma, vivendo nel mondo, ma non distoglie lo sguardo da ciò per cui fa festa la società civile: è la Chiesa del Dio che facendosi Uomo ha abbracciato tutto l’umano. Di qui il ringraziamento, con il canto del Te Deum, nelle ultime ore dell’anno che si chiude e la benedizione invocata sul nuovo anno civile che inizia.

La Chiesa è di Cristo e l’Incarnazione del Figlio di Dio è il cuore della sua fede, la quale, per sua natura, vive, si esprime e si comunica dentro le situazioni della vita e della storia umana.
Per sua natura perché questa è la logica dell’Incarnazione: Dio ha scelto di farsi Uomo in un tempo, un luogo, un popolo, una cultura, una lingua, e ha posto, in tal modo, una legge permanente del rapporto con Lui. Gesù non ha assunto, certamente, in tutto e per tutto, la cultura del popolo in cui era nato e cresciuto. Ha esercitato la libertà di prendere, anche decisamente, le distanze da alcuni elementi, ma si è immerso dentro a tutto ciò che il suo popolo era e viveva. Non l’ha guardato dall’esterno, standosene fuori; si è coinvolto!
A questa luce si comprende come sia lontano dal cristianesimo e da una autentica vita cristiana chi riduce la fede soltanto ad un intimo legame fra l’anima del credente e il suo Signore. Il rapporto personale con Dio, vissuto nell’intimità dell’amore, è al centro del cristianesimo, ma non autorizza affatto il trascurare – men che meno esiliare – quello con la realtà, quale essa sia.
C’è una sana secolarità, profondamente diversa dal secolarismo: consiste nell’adesione a Cristo abitando la polis con i suoi problemi e bisogni, amandola nella realtà del presente e del suo passato, con la disposizione d’animo a percepire dall’interno le inquietudini dell’uomo e i movimenti che percorrono la società; con l’attitudine all’ascolto e al dialogo, la prossimità e la condivisione; la disponibilità a portare la salvezza di Cristo al mondo abitandolo, condividendo le sue situazioni, le sue ansie e le sue crisi. Come ha fatto Gesù, che si è incarnato, si è messo con noi.
Il cristiano vive nel mondo con la consapevolezza che nella Chiesa il Regno di Cristo – definitivo in Cielo – è presente già ora come un seme deposto n terra, e che già sta fiorendo, come il lievito che già la sta fermentando la pasta. Senza una convinta e responsabile presenza del cristiano dentro le situazioni della società si lascia tutto il campo alla proposta di altre visioni e prospettive. E il cristianesimo perde la sua forza di rigenerazione.
Duemila anni di storia della Chiesa testimoniano questa fattiva, coraggiosa immersione nella vita della società da parte di uomini e di donne di fede che affrontarono problemi, cercarono soluzioni, diedero in tanti campi un incomparabile contributo, e mai si chiusero paurosamente in ambienti protetti… E’ la “logica dell’Incarnazione”; è la “carità”, la “missione”; è amore a Dio e passione per l’umano che Dio ha assunto: una impostazione così essenziale che non è estranea neppure alla vita specificamente contemplativa, come dimostra il monachesimo lungo i secoli!
Fa parte di questa logica dell’Incarnazione anche il non limitarsi, nell’annuncio del Vangelo, a ripetere ciò che ci è stato consegnato senza riviverlo nei nuovi contesti in cui ci si trova a svolgere la missione. E poiché per rivivere occorre capire che cosa è transitorio e che cosa costitutivo, è indispensabile appartenere vitalmente alla comunità cristiana, radunata attorno all’autorità dei Pastori, alla Parola di Dio, all’Eucarestia, portandovi le attese, le domande, il lavoro, la cultura, le gioie e speranze, i dolori e le fatiche. Sono così le nostre comunità? Ci impegniamo a edificarle così?
Ancorché piccole, esse già sono una risposta ai grandi problemi della vita e della storia, se sono “minoranze creative”. La loro presenza già è una concreta esperienza di trasformazione del mondo ad opera Grazia che è Gesù Cristo.
Buon Anno, Amici!

+ Edoardo, Vescovo