Asterischi – 25 aprile 2019

«Quello che noi abbiamo di più caro nel cristianesimo è Cristo stesso. Lui stesso e tutto ciò che ci viene da Lui, giacché noi sappiamo che in Lui abita corporalmente tutta la pienezza della Divinità».

Ho ripetuto queste parole in tutte le celebrazioni pasquali, dalla “Coena Domini” alla Domenica di Risurrezione. Se tenuta viva nell’esistenza quotidiana, questa verità sostiene i passi del nostro cammino e ci permette di aderire all’unica novità in grado di cambiare la vita; se si affievolita o la si dimentica, anche la buona volontà e l’impegno di fare il bene perdono la forza che viene da Colui che ha detto, con la “pretesa” che Egli solo può avanzare: «Senza di me non potete far nulla».
Solov’ev pose queste parole sulle labbra dello starets Giovanni: e sono il culmine narrativo e contenutistico del “Breve racconto dell’Anticristo”, uscito nel febbraio dell’anno 1900, cento e diciannove anni fa.
Propongo del testo una rapida sintesi, tralasciando, per ragioni di spazio, vari dettagli interessanti.
«C’era un uomo ragguardevole che godeva della rinomanza di grande pensatore, di scrittore e di riformatore sociale. Non aveva per Cristo una ostilità di principio, ma faceva un ragionamento di questo genere: “Il Cristo è stato il riformatore dell’umanità, predicando e manifestando il bene morale nella sua vita; io invece sono chiamato ad essere il benefattore di questa umanità. Darò a tutti gli uomini ciò che è loro necessario. Il Cristo, come moralista ha diviso gli uomini secondo il bene e il male, mentre io li unirò con i benefici che sono ugualmente necessari ai buoni ed ai cattivi. Il Cristo ha portato la spada, io porterò la pace…”. Con la sua celebre opera intitolata: La via aperta verso la pace e la prosperità universale, trascinava tutti… Veramente alcune pie persone, pur lodando con calore il libro, si domandavano perché mai non vi fosse nominato, nemmeno una volta, il Cristo, ma altri cristiani ribattevano: “Sia lodato Iddio! Dal momento che il contenuto del libro è permeato di vero spirito cristiano, dell’amore attivo e della benevolenza universale, che volete ancora?”.
Poco dopo la pubblicazione, si doveva tenere a Berlino l’assemblea costituente internazionale dell’Unione degli Stati Uniti d’Europa. I reggitori della politica generale europea, appartenenti alla potente confraternita dei frammassoni, si rendevano conto della carenza di una autorità generale esecutiva. Raggiunta al prezzo di tanta fatica, l’Unione europea era ad ogni istante sul punto di disgregarsi. Allora gli “adepti” decisero di rimettere il potere esecutivo nelle mani di una sola persona, munita dei pieni poteri necessari. Il principale candidato era lui, membro segreto dell’ordine. Fu eletto presidente a vita degli Stati Uniti d’Europa ed emanò un proclama che cominciava così: “Popoli della terra! Vi do la mia pace!” e terminava con queste parole: “Si sono compiute le promesse!”.
Nel secondo anno di regno proclama: “Popoli della terra! Io vi ho promesso la pace e ve l’ho data. Ma la pace è bella soltanto con la prosperità”. Grazie alla concentrazione nelle sue mani di tutte le tutte le finanze del mondo, egli poté realizzare questa riforma, venendo incontro ai desideri dei poveri, senza scontentare in modo sensibile i ricchi. Era innanzitutto un filantropo, non solo amico degli uomini, ma anche amico degli animali. Realizzò l’uguaglianza della sazietà generale.
Ma se la sazietà costituisce il primo interesse per chi ha fame, per quelli che sono sazi sorge il desiderio di qualche cosa d’altro. Viene alla ribalta la questione religiosa. La affrontò innanzitutto nei suoi rapporti con il cristianesimo che aveva subito una fortissima diminuzione nel numero dei suoi fedeli. Pubblicò un manifesto indirizzato ai cristiani di ogni confessione, invitandoli a un concilio ecumenico da tenere sotto la sua presidenza. Si presentarono per i cattolici il papa Pietro II, per gli ortodossi lo starets Giovanni, per la delegazione evangelica il teologo tedesco professor Ernest Pauli. L’imperatore disse: “Cristiani di tutte le confessioni! Voglio che non per dovere, ma per un sentimento di amore che viene dal cuore, voi mi riconosciate per vostro vero capo in ogni azione intrapresa per il bene dell’umanità. E così voglio darvi un segno di particolare benevolenza. Cristiani, come potrei rendervi felici? Ditemi ciò che più vi sta a cuore nel cristianesimo. Disgraziatamente voi vi siete frazionati in sette e partiti diversi, ma se non siete capaci di mettervi d’accordo tra voi, spero di mettere d’accordo io tutte le parti per soddisfare la vera aspirazione di ciascuno. Cari cristiani! So che molti di voi hanno più caro, di tutto nel cristianesimo, quell’autorità spirituale che esso dà ai suoi legittimi rappresentanti e non per loro particolare vantaggio ma senza dubbio per il bene comune, poiché su questa autorità spirituale si basa il giusto ordine spirituale, nonché la disciplina morale, indispensabile per tutti. Cari fratelli cattolici, per nostra autocratica volontà, il papa romano, da questo momento è reintegrato nel suo seggio di Roma, con tutti i diritti e le prerogative di un tempo”. Con esclamazioni di gioia, quasi tutti i principi della Chiesa cattolica, cardinali e vescovi, la maggior parte dei credenti laici e più della metà dei monaci salirono sul palco dopo essersi profondamente inchinati all’imperatore. Ma giù, in mezzo all’assemblea, diritto ed immobile come una statua di marmo, il papa Pietro II rimase al suo posto.
L’imperatore alzò di nuovo la voce: “Cari fratelli! So che tra voi ci sono di quelli per i quali le cose più preziose del cristianesimo sono la sua santa tradizione, i vecchi simboli, i cantici e le preghiere antiche, le icone e le cerimonie del culto. Sappiate dunque, che oggi ho firmato lo statuto e fissata la dotazione di larghi mezzi per un museo universale dell’archeologia cristiana che verrà fondato a Costantinopoli, con lo scopo di raccogliere, conservare, studiare tutti i monumenti dell’antichità ecclesiastica, principalmente quelli della Chiesa orientale”. E la maggior parte dei prelati salirono sul palco con grida di gioia. Ma lo starets Giovanni lasciò il suo banco ed andò a sedersi accanto a papa Pietro e al suo gruppo.
L’imperatore prese di nuovo a parlare: “Mi sono noti fra voi, cari cristiani, anche coloro che nel cristianesimo apprezzano più di tutto la personale sicurezza in fatto di verità e la libera ricerca riguardo la Scrittura: ho firmato la creazione di un istituto universale per la libera ricerca sulla Sacra Scrittura in tutte le sue parti e da tutti i punti di vista, nonché per lo studio di tutte le scienze ausiliarie, con un bilancio annuale di un milione e mezzo di marchi. Più della metà dei sapienti teologi si mosse verso il palco. Il professor Pauli pareva abbarbicato al suo seggio. Con la minoranza rimasta con lui, si alzò con movimento un po’ indeciso, e venne con essi a sedersi accanto allo starets Giovanni, al papa Pietro ed ai loro gruppi. Ad essi l’imperatore si rivolse dicendo: “Strani uomini, cristiani abbandonati dalla maggioranza dei vostri fratelli e capi, che cosa avete di più caro nel cristianesimo?”. Allora, simile ad un cero candido, si alzò in piedi lo starets Giovanni e rispose con dolcezza: “Grande sovrano! Quello che noi abbiamo di più caro nel cristianesimo è Cristo stesso. Lui stesso e tutto ciò che ci viene da Lui, giacché noi sappiamo che in Lui abita corporalmente tutta la pienezza della Divinità. Da te, o sovrano, siamo pronti a ricevere ogni bene, ma soltanto se nella tua mano generosa noi possiamo riconoscere la santa mano di Cristo. Eccoti la nostra precisa risposta: confessa, qui ora davanti a noi, Gesù Cristo Figlio di Dio che si è incarnato, è morto e risuscitato e che verrà di nuovo…”. Tacque e piantò il suo sguardo nel volto dell’imperatore. In costui avveniva qualche cosa di tremendo. Nel suo intimo si stava scatenando una tempesta infernale. Aveva perduto interamente il suo equilibrio interiore. Lo starets Giovanni gridò con voce strozzata: “Figlioli, è l’Anticristo!”».
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Romano Guardini: «Il cristianesimo non è una teoria della verità o una interpretazione della vita. E’ anche questo, ma non in questo consiste il suo nucleo essenziale. Questo nucleo è costituito da Gesù Cristo, dalla sua concreta esistenza, dalla sua opera, dal suo destino, cioè da una personalità storica. Tutto si attua attraverso la persona amata; essa è contenuta in tutto, tutto la fa ricordare, a tutto essa dà senso. Nella esperienza di un grande amore, tutto il mondo si raccoglie nel rapporto Io-Tu, e tutto ciò che accade diventa un avvenimento nel suo ambito».
Giovanni Paolo II: «No, non una formula ci salverà, ma una Persona e la certezza che essa ci infonde: “Io sono con voi”».
A tutti, ancora buona Pasqua!

+ Edoardo, Vescovo