Messaggio per la Giornata del Seminario – 16 Dicembre 2018, domenica “Gaudete”

La “Giornata del Seminario”, che la Diocesi celebra ogni anno nella III domenica di Avvento, vede quest’anno il nostro Seminario passato dalla guida di S. E. monsignor Roberto Farinella, ora Vescovo di Biella, a quella di un nuovo Rettore, don Davide Rossetto. A don Roberto, impegnato per molti anni in questo servizio, dico la mia riconoscenza e quella della intera Diocesi; a don Davide, per due anni già vicerettore, auguro un fecondo cammino.

Il Seminario si presenta ora impostato in una forma nuova suggerita dalle circostanze e dalla volontà di rinnovamento, e presentata nella pubblicazione inviata alle Parrocchie. Confido che siano oggetto di attenta lettura innanzitutto da parte dei Sacerdoti, ma anche del fedeli, nella rinnovata consapevolezza che il cammino formativo di coloro che il Signore chiama al ministero sacerdotale coinvolge tutti, non solo chi ha ricevuto lo specifico incarico di guidarlo: come in una famiglia sana è compito di tutti – ognuno nel proprio ambito – l’educazione dei figli, l’attenzione e l’interesse per la loro buona riuscita.

Tra i giovani seminaristi e gli aspiranti al Seminario ci sono, se Dio vorrà, i futuri Pastori delle nostre comunità. Il futuro – in questo come in tutti gli ambiti – dipende dalla cura che si mette in atto nel presente.

In tempi non facili, come i nostri, non mancano i motivi di preoccupazione né il pericolo di cedere allo sconforto. «Una delle tentazioni più serie che soffocano il fervore e l’audacia – scrive il Santo Padre Francesco nella “Evangelii gaudium” (n.85) – è il senso di sconfitta, che ci trasforma in pessimisti scontenti e disincantati dalla faccia scura. Nessuno può intraprendere una battaglia se in anticipo non confida pienamente nel trionfo… Anche se con la dolorosa consapevolezza delle proprie fragilità, bisogna andare avanti senza darsi per vinti, e ricordare che la forza si manifesta pienamente nella debolezza (2 Cor 12,9)».

E’ a questa luce che si è inteso rispondere alla situazione di evidente diminuzione delle “vocazioni” ed alla problematicità che tanti giovani presentano, con il coraggio di rinnovare metodi e proposte formative: non sulla base di soggettivistici e spericolati progetti, ma sulla scia di quanto la Chiesa ci chiede in “Il Dono della vocazione presbiterale”, la Ratio formationis pubblicata dalla Sede Apostolica l’8 dicembre 2016.

La chiamata a condividere con Gesù il Sacerdozio ministeriale, attraverso il Sacramento dell’Ordine sacro, è essenziale nella Chiesa, la quale, oltre ad essere “Una, santa, cattolica”, è anche “apostolica”: affidata cioè dal suo Fondatore a uomini in riferimento ai quali il Prefazio della Messa Crismale canta: «Egli comunica il sacerdozio regale a tutto il popolo dei redenti, e con affetto di predilezione sceglie alcuni tra i fratelli che mediante l’imposizione delle mani fa partecipi del suo ministero di salvezza. Tu vuoi che nel suo nome rinnovino il sacrificio redentore, preparino ai tuoi figli la mensa pasquale, e, servi premurosi del tuo popolo, lo nutrano con la tua parola e lo santifichino con i sacramenti. Tu proponi loro come modello il Cristo, perché, donando la vita per te e per i fratelli, si sforzino di conformarsi all’immagine del tuo Figlio, e rendano testimonianza di fedeltà e di amore generoso».

Il dono del Sacerdozio ministeriale è in ordine a tutto questo!

Appena nominato Vescovo, sei anni fa, ho scritto una lettera anche ai Seminaristi. Era la festa della Trasfigurazione del Signore e scrivevo:

«In questa festa desidero scrivere specificamente a voi che mi siete molto cari perché siete candidati a diventare partecipi di un immenso “dono e mistero”.

La Trasfigurazione del Signore è, per i discepoli di tutti i tempi, innanzitutto la viva e splendente “icona” di chi è Gesù Cristo l’Uomo-Dio: l’umile carne di Cristo, la Sua vera umanità, è quella assunta dal Verbo eterno del Padre, il principio di tutto, la pienezza in cui ogni cosa ha il proprio fondamento, la consistenza di tutta la realtà. Ed è questa Sua carne umana, questa vera umanità del Verbo, che risplende della Divinità che si è ad essa sostanzialmente unita!

La Trasfigurazione del Signore è, al tempo stesso, l’icona di chi siamo noi, suoi discepoli, chiamati per grazia ad accogliere dentro alla nostra carne, dentro alla nostra umanità, il tesoro preziosissimo della vita divina.

“Membra del suo corpo” (Efes. 5,30), anche in noi è in atto una trasfigurazione che raggiungerà il suo culmine nel giorno eterno, ma che inizia ora, lungo i giorni della vita terrena, sotto l’azione con cui il Salvatore ci plasma, ci conforma a Sé; un’azione incisiva come quella dello scultore che scalpella il blocco di marmo togliendo tutto ciò che impedisce alla forma di emergere: un cammino che, come è stato per Cristo, passa inevitabilmente attraverso la croce, ma sostenuto dalla certezza del Suo amore.

Carissimi amici, è la carne dell’uomo, la nostra persona, la nostra umanità ciò che è chiamato ad accogliere la vita divina e a lasciarla risplendere già ora, sia pure nella luce tenue dell’alba che sono le nostre giornate. Come è nell’uomo che la Grazia divina opererà, a suo tempo, il prodigio della Ordinazione sacerdotale che trasformerà ontologicamente la vostra persona rendendola capace di operare “in persona Christi”.

Oso dirvi, perciò: prendete sul serio la vostra umanità, come la prende sul serio Dio. Siate uomini veri, autentici; diventatelo nell’amicizia con Cristo! Anche nella nostra specifica vocazione, questa impostazione, progressivamente acquisita, è quella che ci mette al riparo dal “clericalismo” e ci consente di vivere, di annunciare il Vangelo e di essere ministri della salvezza di Cristo senza estraneità e avvilenti paternalismi; ed è quella che ci mette al riparo dal “secolarismo” che è vivere “nel mondo” diventando “del mondo”, assumendone gli “schemi” di cui parla san Paolo (Rom, 12, 1-2), annacquando così la straordinaria originalità del Vangelo.

Nell’amicizia con Cristo, nel rapporto amichevole, franco e leale tra voi e con i vostri Formatori, preparatevi ad essere uomini che il Signore chiama a “diventare pescatori di uomini” (Mc. 1,17)».

Confido in un vero risveglio di fede e di amore alla Chiesa, Corpo del Signore, da parte di tutte le comunità cristiane della Diocesi e da ognuno dei loro membri. E vi benedico chiedendo l’intercessione di Maria “Aiuto dei cristiani” e dei nostri Santi, “amici e modelli di vita”.

+ Edoardo, vescovo

14-12-2018