Perchè è stato pensato l’Avvento e cosa significa
Negli antichi sacramentari romani il termine veniva usato sia per ricordare la venuta nella carne segnata dall’umiltà, che il suo ritorno alla fine dei tempi. Successivamente viene inteso come un tempo liturgico che prepara alla venuta (adventus) del Signore e nel IV secolo in Gallia e Spagna come tempo che prepara all’Epifania in cui si riceveva il battesimo (Ilario di Poitiers +367). A partire dal V secolo in avvento si proponeva un digiuno che andava da san Martino a Natale (Quaresima di san Martino). Nell’alto Medioevo umiltà e gloria sono significati dal Vangelo scelto per la prima domenica di Avvento: Mt 21,1-19: l’ingresso di Gesù a Gerusalemme. Con il Vaticano II non più un tempo penitenziale (in attesa del giudizio) ma un tempo in cui la preparazione al Natale va insieme all’attesa per la sua seconda venuta nella storia.
Cosa caratterizza la speranza cristiana?
La speranza cristiana ha come “compagne di viaggio” la fede e la carità. La teologia paolina ci aiuta laddove nei momenti in cui l’apostolo deve descrivere il pellegrinaggio cristiano pone sempre insieme la triade delle virtù teologali.
Nei versetti centrali del capitolo 8 della Lettera ai Romani, l’apostolo aveva detto che per coloro che vivono della fede e della speranza la condizione di sofferenza del presente, non è paragonabile alla gloria che sarà loro donata. “Il futuro che attende coloro che oggi sperano e credono, non solo compenserà il presente ma, soprattutto, lo supererà nell’intensità della felicità” (R. Fisichella). Sia la creazione che l’uomo attendono la liberazione dalla “schiavitù della corruzione” (Rm 8,21). Questo tempo che viviamo, quindi, diventa il tempo in cui noi esercitiamo pazientemente la virtù della speranza. Il credente percepisce di essere “mancante”, sente un anelito interiore che lo porta a vivere nell’attesa e nel frattempo percepisce una sorta di liberazione interiore, analoga a quella della creazione, grazie alla quale non sarà mai lo stesso di sempre ma potrà gustare i frutti dello Spirito, garante del percorso verso una più piena libertà.
Dal Portico del mistero della seconda virtù di C. Peguy
Ci lasciamo ora aiutare da alcuni passaggi tratti da un’opera di C. Peguy, scrittore e poeta francese (a volte scomodo per la passione con cui ha condiviso la sua fede) vissuto a cavallo fra il XIX e XX secolo.
Ma la speranza, dice Dio, ecco quello che mi stupisce.
[…]
Che quei poveri figli vedano come vanno le cose e che credano
che andrà meglio domattina.
Che vedano come vanno le cose oggi e che credano che andrà
meglio domattina.
Questo è stupefacente ed è proprio la più grande meraviglia
della nostra grazia.
E io stesso ne sono stupito.
[…]
La Speranza è una bambina da nulla.
Che è venuta al mondo il giorno di Natale dell’anno scorso.
Che gioca ancora con babbo Gennaio.
Eppure è questa bambina che traverserà i mondi.
Questa bambina da nulla.
Lei sola, portando le altre, che traverserà i mondi compiuti.
Come la stella ha guidato i tre re fin dal fondo dell’Oriente.
Verso la culla di mio figlio.
Così una fiamma tremante.
Lei sola guiderà le Virtù e i Mondi.
Dio ci ha fatto speranza. Ha cominciato. Ha sperato che l’ultimo dei peccatori,
Che il più infimo dei peccatori lavorasse almeno un po’ alla sua salvezza,
Sia pure poco, poveramente,
Che se ne sarebbe occupato un po’.
Lui ha sperato in noi, sarà detto che noi non spereremo in lui?
Dio ha posto la sua speranza, la sua povera speranza in ognuno di noi, nel più infimo dei peccatori. Sarà detto che noi infimi, che noi peccatori, saremo noi che non porremo la nostra speranza in lui?
La Tevà
Infine un riferimento a quel passaggio del Vangelo in cui l’evangelista Matteo menziona l’Arca di Noè come mezzo attraverso cui nel momento del Giudizio (e lo ricordiamo: il Giudizio è uno dei mezzi attraverso cui impariamo a sperare così come ci ricorda papa Benedetto nella sua bellissima Spe Salvi) il patriarca e la sua famiglia sono stati salvati. Arca in ebraico è Tevà ed è lo stesso termine con cui viene chiamato anche il cestello di papiro in cui viene posto Mosè perchè non sia ucciso dagli egiziani e non anneghi nelle acque del fiume.
Ma Tevà è anche il leggio su cui poggia nella sinagoga il rotolo delle Scritture. Ecco cosa ci condurrà alla salvezza, ecco cosa alimenterà la speranza: La Parola di Dio, la Sacra Scrittura, in questo tempo di Avvento raccogliamola a piene mani, ci donerà la salvezza.
+ Daniele Salera
Vescovo di Ivrea

