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Supplica alla Vergine Maria per la Pace

Ivrea, 12 Agosto 2024

Carissimi Confratelli,

il Patriarca Latino di Gerusalemme, Card. Pierbattista Pizzaballa, ha chiesto a tutta la sua Diocesi un momento speciale di preghiera nella solennità dell’Assunzione di Maria per una grande invocazione della Pace.

Unirci a questa preghiera è un bel gesto di comunione con i nostri fratelli di Terra Santa. Confido che ogni S. Messa del 15 Agosto, al momento della Preghiera dei Fedeli o al termine della celebrazione, in tutte le nostre chiese sia recitata la supplica che allego, composta dal Patriarca.

Vi ringrazio per questo atto di comunione con i nostri Fratelli di terra Santa che vivono drammaticamente “un momento in cui è sempre più difficile immaginare la conclusione di questo conflitto, il cui impatto sulla vita della popolazione è il più alto e doloroso di sempre” (Lettera del Patriarca).

† Edoardo, vescovo

Supplica alla Vergine Maria

Gloriosa Madre di Dio,
innalzata al di sopra dei cori degli angeli,
prega per noi con san Michele arcangelo
e con tutte le potenze angeliche dei cieli e con tutti i santi,
presso il tuo santissimo diletto Figlio, Signore e maestro.
Ottieni per questa Terra Santa,
per tutti i suoi figli e per l’umanità intera
il dono della riconciliazione e della pace.
Che si compia la tua profezia:
i superbi siano dispersi nei pensieri del loro cuore;
i potenti siano rovesciati dai troni,
e finalmente innalzati gli umili;
siano ricolmati di beni gli affamati,
i pacifici siano riconosciuti come figli di Dio
e i miti possano ricevere in dono la terra.
Ce lo conceda Gesù Cristo, tuo Figlio,
che oggi ti ha esaltata al di sopra dei cori degli angeli,
ti ha incoronata con il diadema del regno,
e ti ha posta sul trono dell’eterno splendore.
A lui sia onore e gloria per i secoli eterni.
Amen

Omelia per la partenza dei Pellegrini a piedi Andrate – Cammino notturno

Sia lodato Gesù Cristo! Carissimi, siamo qui, all’inizio del Pellegrinaggio al S. Monte, alla Casa della Madre in Oropa, per fare memoria del nostro Battesimo: il Sacramento, opera di Dio, grazie al quale siamo diventati cristiani, partecipi della vita di Gesù Cristo, innestati su di Lui, e perciò Figli di Dio, “Figli nel Figlio”, abitati, come Gesù, dallo Spirito Santo, l’Amore infinito che dal Padre e dal Figlio procede e si dona!

Siamo qui a dire grazie al Signore per questo dono immenso che colloca la nostra vita, ogni suo istante, in una dimensione che costituisce la “diversità” del cristiano, e apre ad ogni nostro pensiero, ad ogni palpito del nostro cuore, ad ogni nostro atto di amicizia, di amore, di lavoro, l’orizzonte sconfinato della eternità!

Il rinnovare le Promesse, il fare memoria di quell’atto di amore infinito con cui Dio ci ha presi, creature umane, e ci ha elevati a partecipare della Sua vita divina, non è un rito: è prendere in mano la nostra vita e dire al Signore: “Io sono dono Tuo! Ti offro ciò che Tu hai fatto di me, Ti offro i Tuoi doni!”. Come nella celebrazione della S. Messa, al momento detto “dell’Offertorio”, preghiamo: “dalla Tua bontà abbiamo ricevuto questo pane/questo vino, frutto della terra e del nostro lavoro; lo presentiamo a Te”, così qui, questa sera, noi diciamo a Dio: “Ti offro me stesso riconoscendo che vengo dalla Tua bontà…  Ho bisogno di purificazione, sì. Ho bisogno di crescere secondo la statura del Tuo Figlio, o Padre, ma l’aiuto che Ti chiedo passa attraverso la consapevolezza che io sono Tuo, ad un titolo inimmaginabile, io appartengo a Te e la Tua vita scorre in me. Io Ti offro quanto ho di più prezioso; Ti offro i Tuoi doni”!

Cari Amici, aggiungo solo questo: già oggi e – ancor più negli anni che verranno – la scristianizzazione che avanza mina alla radice proprio questa Verità e fa di tutto per scalzarla… Non basta essere “brava gente”: c’è di uomini e donne, di giovani e di adulti, che credono fortemente nella Verità proclamata da Cristo, nella Verità che è Lui stesso.

Forza, coraggio! Non siamo soli a combattere la buona battaglia della fede cristiana! C’è con noi il Signore Gesù Cristo presente e vivo; c’è la S. Madre di Dio e degli uomini, a cui già abbiamo cantato: “Donna dell’attesa e madre di speranza, Donna di frontiera e madre dell’ardore”, e a cui al termine diremo con S. Giovanni Paolo II:

A Te con fiducia ci affidiamo. Con te intendiamo seguire Cristo, Redentore dell’uomo: la stanchezza non ci appesantisca né la fatica ci rallenti, le difficoltà non spengano il coraggio né la tristezza la gioia del cuore. Tu Maria, Madre del Redentore, veglia sul nostro cammino e aiuta i tuoi figli, perché incontrino, in Cristo, la via di ritorno al Padre! Amen”.

OMELIA DEL VESCOVO EDOARDO C.O. AL PELLEGRINAGGIO DIOCESANO DI IVREA AD OROPA 10.08.2024

Carissimi Fratelli e Sorelle, Sia lodato Gesù Cristo!

Grazie per la vostra numerosa presenza al Pellegrinaggio annuale della nostra Diocesi al Santuario di Oropa! La vostra presenza dice l’affetto filiale per la Vergine Madre; ma dice anche la consapevolezza che non siamo degli isolati, ma una comunità alla cui vita è bello partecipare, essere presenti, nei momenti ordinari e in quelli straordinari.

Il cammino sinodale che da tempo siamo invitati a fare nell’ambito delle singole Parrocchie e delle Vicarie ha il suo fondamento nella volontà di camminare insieme con le sensibilità diverse che ci caratterizzano per età, formazione, visione della realtà: non solo idealmente e a parole, ma con un vero confronto e con la concretezza dei passi. “Credo la Chiesa Una, Santa Cattolica ed Apostolica” proclamiamo nella Professione di fede: questa dichiarazione è vera se è adesione convinta (e magari anche sofferta) alla condivisione con tutti, non solo con quelli che ci sono simili.

Grazie, dunque, a voi che ci siete.

Questo Pellegrinaggio è un atto di fede e noi insieme lo compiamo in un tempo in cui anche nelle nostre comunità è evidente che in crisi è la fede cristiana, il credere cristianamente a sostegno del quale non bastano alcune manifestazioni di religiosità popolare, ma occorre una adesione profonda alle verità della fede, alla visione della vita che ci viene da Cristo; una adesione convinta al cammino di fede che si compie dentro alla comunità cristiana, nell’ascolto della Parola di Dio, nella grazia che il Signore ci dona attraverso i Santi Sacramenti, nel coraggio di vivere la “diversità” cristiana, la nostra identità di cristiani, in una società che, in tanti ambiti, segue ormai tutt’altra direzione…

  1. Carissimi Fratelli e Sorelle, dico anche a voi ciò che ho detto ai giovani della Pastorale giovanile nel loro incontro sul servo di Dio Gino Pistoni (che nasceva 100 anni fa e 80 anni fa moriva offrendo consapevolmente la sua giovane vita come dono a Cristo Re e ai fratelli.

Il mio cuore – lasciò scritto – eleva a Te, Signore, un inno di lode e di ringraziamento… Ti ringrazio di avermi chiamato, a dare alla mia vita, prima di allora veramente vuota, uno scopo che la rendesse degna di essere vissuta… Concedimi la grazia necessaria per vivere una vita interamente e profondamente cristiana, tutta dedita al Tuo servizio e alla salvezza delle anime. Amen.

La grazia che Gino chiede, a diciott’anni, è quella del coraggio cristiano.

Deve essere anche la nostra preghiera! La società in cui viviamo manifesta l’assenza – o una presenza troppo scarsa – di coraggio; e nelle stesse comunità cristiane si nota mancanza di slancio, appiattimento sulle proposte del mondo… A volte sembra che il cuore dei credenti soffra di brachicardia: di un battito cardiaco lento o irregolare; sembra che si sia smarrita la certezza che la fondamentale missione della Chiesa – ciò per cui esiste – è annunciare Gesù presente e vivo, Gesù Cristo che ci salva dai nostri peccati e che Lui solo è “la via, la verità e la vita”… Si fanno cose, magari tante cose, ma senza la certezza di cui parla san Paolo: “Questa vita che io vivo nella realtà di ogni giorno la vivo nella fede, nel rapporto di comunione, con Lui che mi ama e dona se stesso per me”.

Il Beato Pier Giorgio Frassati diceva che questo non è vivere, ma “vivacchiare”! Vivere, per il cristiano, è lanciarsi nella corsa – dice san Paolo – per raggiungere Cristo che ci ha afferrati!

Il coraggio dei Santi non è il coraggio di superuomini o superdonne: è l’amore che nel loro cuore arde per Cristo; è fede in Lui, nella Sua presenza! È l’affidamento a Lui che si compie nella preghiera, nei Sacramenti, nella S. Eucaristia, nell’esercizio della carità cristiana.

“Offro la mia vita” scriverà Gino sul tascapane intingendo il dito nel sangue che sgorga dalla ferita ricevuta mentre soccorre un ferito del campo nemico… Aveva scritto: “Il mio cuore eleva a Te, Signore, un inno di lode e di ringraziamento”. In questo terreno fiorì anche il suo gesto eroico di carità.

Carissimi amici, forza, coraggio, slancio, se vogliamo sperimentare la gioia promessa da Cristo! Bando alla tiepidezza!  La bellezza della vita cristiana è camminare verso i beni eterni, abbracciati a Gesù Cristo: per Cristo, con Cristo e in Cristo!”.

Le ho dette ai giovani queste cose, prima ancora a me. Ora le dico a voi, a quelli presenti a anche agli altri.

  1. Siamo saliti quassù, carissimi Fratelli e Sorelle, accompagnati oggi anche dai martiri Lorenzo e Besso. Il santo diacono di Roma offrì la vita a Cristo sotto Valeriano, in una persecuzione che, diversamente dalle precedenti, non obbligava a rinnegare pubblicamente la fede cristiana, solo vietava le adunanze di cristiani, imponeva loro di vivere la fede solo nell’intimo, come un fatto privato… La Chiesa invece era visibile e voleva esserlo. La fede cristiana non è un fatto privato; le comunità cristiane vivevano allo scoperto: le catacombe non erano luoghi segreti di adunanze segrete: erano il luogo in cui i cristiani si riunivano a pregare accanto alle tombe dei loro martiri…

Come san Besso, le cui reliquie veneriamo da secoli nella nostra cattedrale, e al luogo di martirio del quale, sui monti della nostra Val Soana, in comunione con noi salgono oggi pellegrini altri nostri fratelli e sorelle per manifestare l’affetto che da secoli la Chiesa eporediese nutre per questo soldato che accettò di morire pur di affermare pubblicamente, nell’esercito in cui prestava servizio, la propria fede. Non voleva disobbedire agli ordini; voleva obbedire, ma da cristiano.

Due uomini che hanno trovato in Cristo il senso del vivere, ed hanno testimoniato che la fede in Cristo è anche un giudizio sulla realtà che si vive; hanno testimoniato che «Chi ama la propria vita – come dice Gesù, e l’abbiamo ascoltato anche noi, poco fa – la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna».

Lorenzo e Besso vi credettero; per questo la loro vita non si è spenta sotto la spada del persecutore e, a tanti secoli di distanza, noi li sentiamo compagni vivi nel nostro cammino: anche in questo cammino verso la “città” che qui, su questo monte – bella e ordinata, solida e armoniosa come le opere di Dio – si innalza come visibile vessillo della fede.

La Vergine Santissima, capofila dei discepoli di Cristo, ci accompagna e ci sostiene nel cammino!

A Lei, al Suo Cuore Immacolato, rinnoviamo la nostra consacrazione!

 

Sia lodato Gesù Cristo!

 

Con questa lode a Cristo Signore ho anche la gioia di comunicarvi che il 14 settembre, Festa della Santa Croce, la nostra Diocesi riceverà il dono dell’Ordinazione diaconale del nostro seminarista Alessandro Masseroni che si prepara alla Ordinazione presbiterale. Deo gratias!

Lo accompagneremo con la preghiera chiedendo per lui grandezza di cuore, fedeltà a Colui che lo chiama a servire, e grande slancio missionario.


Omelia di Sua Santità K.K. Bartolomeo Arcivescovo di Costantinopoli durante la liturgia eucaristica nella Cattedrale di Ivrea

Ἱερώτατε Μητροπολῖτα Ἰταλίας κ. Πολύκαρπε,

Vostra Eccellenza Mons. Edoardo Aldo Cerrato, Vescovo di Ivrea,

Eminenze, Eccellenze, Reverendissimi Padri,

Illustri Autorità,

Figli e Figlie amati nel Signore

Con profonda riconoscenza al Signore nostro Gesù Cristo, ci troviamo oggi con voi, per vivere in questa amata città di Ivrea, la solennità della festa di San Savino, vescovo e martire.

Provenendo dalla Santa e Grande Chiesa Martire di Cristo, dalla città di Costantinopoli, dal Patriarcato Ecumenico che nel corso della storia ha dato tanti santi, padri, vescovi, teologi, confessori e soprattutto martiri, comprendiamo profondamente il valore di questo momento di festa, perché un figlio della Chiesa Indivisa, San Savino, così amato da voi tutti, deve essere ricordato per avere dato il suo bene più grande, la vita, durante l’ultima grande e terribile persecuzione contro i cristiani, quella di Diocleziano. Vescovo della città di Spoleto, prima del martirio, tra la fine del Terzo e l’inizio del Quarto secolo, le sue reliquie vivificanti furono portate poco prima del Mille, a Ivrea per chiedere al Santo la intercessione nella liberazione della città dalla peste, divenendone così anche il suo Santo Patrono.

Viviamo questo momento, immersi nella preghiera, dentro la celebrazione della Divina Eucarestia, dove Dio si offre ed è offerto per la sua creatura, l’essere umano. Viviamo la sua presenza così reale e così divinizzante, perché il Cristo era, è e sarà per sempre e come dice la liturgia bizantina: “Si spezza e si spartisce l’Agnello di Dio, colui che è spezzato e non diviso, sempre mangiato e mai consumato, ma che santifica quelli che ne partecipano”.

Nella forza dell’Eucarestia trova la sua dimensione il martirio e la testimonianza dei Santi.

Nel XIV secolo, il noto liturgista bizantino Nicola Cabasilas, nella sua somma opera “H EN ΧΡΙΣΤΩ ΖΩΗ – LA VITA IN CRISTO” afferma che “Nulla più dei martiri è prossimo ai misteri di Cristo: essi hanno in comune con Cristo il corpo e lo Spirito, il tipo di morte e tutto. Mentre erano in vita il Cristo era in loro, dopo la morte non abbandona le loro spoglie. È unito alle anime, ma è congiunto e commisto anche a questa polvere sorda; anzi, se è dato di trovare e di possedere il Salvatore in qualcuna delle realtà visibili, ciò è possibile proprio nelle ossa dei santi” (cap. II).

L’autore si richiama alla tradizione della Chiesa indivisa che risale a san Cirillo di Gerusalemme in cui “anche quando l’anima non è più presente, c’è una forza nei corpi dei santi” (Catechesi XVIII,16), a Serapione: “ i corpi dei santi… non sono privi…di energia né di forza divina” (Adversus Manichaeos, PG 40) e a San Giovanni Damasceno: “i santi erano pieni di Spirito Santo in vita e la grazia dello Spirito Santo è inseparabilmente presente alle loro anime e ai loro corpi nei sepolcri” (De imaginibus, PG 94). Lo stesso Arcivescovo di Tessalonica San Gregorio Palamas, contemporaneo del Cabasilas, dichiara: “glorifica le sante tombe dei santi, e se ci sono, i resti delle loro ossa: la Grazia di Dio, infatti, non si è separata da esse” (Decalogo, PG150), “la grazia santificante non si è allontanata dalle sacrosante ossa dei santi, come nei tre giorni della morte, la divinità non si divise dal corpo del Signore” (Confessio fidei, PG 151).

La reliquia, visibilmente oggetto di morte, rappresenta al vivo, per il suo valore taumaturgico, un segno dell’avvenuto superamento della barriera tra la vita e la morte, divenendo “follia per i pagani e scandalo per i giudei” (1 Cor. 1,23).

I Padri Cappadoci, enfatizzando la venerazione per le reliquie materiali, pongono le basi per una nuova concezione del sacro, riconoscendo nel corpo, al di là delle apparenze, ormai redento dalla morte, come componente essenziale dell’uomo, partecipe anch’essa della natura divina. San Basilio

di Cesarea, il Grande, commentando il Salmo 115 afferma: “Allorché la morte avveniva sotto la legge giudaica, i cadaveri erano dichiarati abominevoli; ora invece, che c’è la morte per Cristo, preziose sono le reliquie dei santi… Ecco perché è preziosa dinanzi al Signore, la morte dei suoi Santi” (M. Girardi, Basilio di Cesarea e il culto dei martiri nel IV sec.).

Proprio questa percezione delle reliquie dei santi come una loro “presenza nell’assenza” sta alla base della possibile frammentazione dei loro resti mortali: questo implica che la parte abbia il medesimo valore del tutto. Nell’ordine della grazia vale infatti il principio che la frammentazione non diminuisce, ma moltiplica, dottrina che la Chiesa enuncia solennemente – su un piano teologico più elevato – nella preghiera che accompagna la frazione del Pane consacrato, come abbiamo già accennato: “spezzato ma non diviso, mangiato e mai consumato”. E in questo vediamo la forza dei martiri, fondata sulla Divina Eucarestia.

I Santi, sono i “corridori del cielo”, sono coloro che ci aiutano ad avere “confidenza” con Dio e le cui preghiere, unitamente alla intercessione di Colei che è Tuttasanta, la Madre di Dio, tutto possono davanti a Dio.

In un mondo che ha orrore della morte, come la fine di tutto, che a qualsiasi costo tenta di esorcizzare questo momento della vita, un mondo che ha smarrito il cammino della preghiera, la fiducia e l’affidarsi alla intercessione dei Santi, è particolarmente importante per le nostre Chiese di trovare forza nell’esempio dei Santi e dei martiri, per avere la capacità di una nuova testimonianza, annunciando che la morte non è la fine, ma l’inizio della vita e che la preghiera deve essere sempre la sola e la più grande arma del Cristiano.

Con questi brevi pensieri, amati figli nel Signore, vogliamo ancora una volta rallegrarci per essere oggi con voi a festeggiare il Santo martire Savino, invocando su questa Santa Chiesa di Dio, sul suo Pastore, sui sacerdoti e religiosi, sulle Autorità Civili e su tutto il pio popolo di questa città e di questa

terra, abbondanti benedizioni dal Signore, affinché trionfi sempre la pace e la giustizia e la fede di Cristo sia sempre il collante per ogni opera e azione per il bene di tutti.

Il Signore, per la intercessione di San Savino e di tutti i Santi, Vi benedica e vi chiami a diventare Santi. Amen.

Omelia nella S. Messa Pontificale. Festa di San Savino

Santità, Eminenza, Eccellenze, carissimi Fratelli e Sorelle,

Sia lodato Gesù Cristo!

  1. Questo saluto – che riprende l’acclamazione “Lode a te, o Cristo”, risuonata in risposta al Signore Gesù che ci ha parlato nel S. Vangelo (Mt. 10, 34-39) – mette in luce chi c’è al centro della nostra festa: c’è il Signore Gesù presente e vivo, centro del cosmo e della storia, Salvatore degli uomini e di tutto l’uomo! A Lui noi rivolgiamo il nostro primo pensiero e, con la Liturgia della S. Chiesa, Gli diciamo: “Signore, Tu chiami il tuo popolo a celebrare nella gioia il ricordo del santo martire Savino; rendici testimoni fedeli del tuo regno, per essere partecipi della tua vita immortale” (Orazione colletta). Consapevoli del dono che abbiamo ricevuto nel S. Battesimo, nella S. Eucaristia e in tutti i Sacramenti della salvezza, noi Gli diciamo con sant’Agostino: “Allontanarsi da te è cadere, tornare a te è risorgere, restare in Te è esistere” (Soliloq. I, 3)!

C’è Gesù Cristo, carissimi, al centro della nostra festa, come c’è Lui al centro di tutta la vita di san Savino! È la grande verità della fede cristiana che oggi risuona nella S. Liturgia: “Nella gloriosa testimonianza dei tuoi santi tu confermi la fede della Chiesa… In essi, o Signore, noi celebriamo il compimento della Pasqua e proclamiamo la verità della parola annunziata da Cristo, dalla cui morte scaturisce la vita, dalla cui passione la gioia, dalla cui umiliazione la vittoria” (Prefazio della S. Messa).

  1. Essere in comunione con Cristo prendendo la sua croce e seguendolo noi troviamo la vita.

Il nostro Santo questo ha vissuto nel suo tempo, tra la fine del III e l’inizio del IV secolo, quando nell’Impero Romano ancora infuriavano le persecuzioni contro i discepoli di Cristo, come peraltro accade oggi in tante parti del mondo… Insieme a san Savino li vogliamo ricordare oggi questi forti testimoni di Cristo, appartenenti a tutte le confessioni cristiane, nella consapevolezza che, oggi come ieri, “il sangue dei martiri è il seme dei cristiani” e che c’è un prezioso ecumenismo del sangue versato per Cristo, un ecumenismo della santità e della carità fraterna.

Habet mundus iste noctes suas et non parvas: questo mondo ha le sue notti e non piccole” scriveva san Bernardo di Chiaravalle. Lo constatiamo, ma sant’Agostino lucidamente aveva scritto: “Nos sumus tempora. Quales nos sumus talia sunt tempora: i tempi siamo noi; quali noi siamo tali sono i tempi”. E del suo mondo, dell’Impero in profonda crisi culturale, politica e sociale affermava “questo non è un vecchio mondo che muore, è un mondo nuovo che nasce” … L’esito è amaro solo se l’uomo è “fugitivus cordis sui”: se fugge dal suo cuore, se abbandona la luce, se rinnega i grandi valori che illuminano la vita.

Savino, vescovo e martire, è qui ad annunciare che l’uomo di oggi è quello di sempre; che il suo cuore è costituito da un desiderio di pienezza che non viene soddisfatto se non da ciò che è infinito, eterno… San Savino è qui a ricordarci che Gesù Cristo, presente “ieri oggi e sempre” è la fonte viva della nostra vita!

Santità, amato Patriarca Ecumenico, carissimi Fratelli e Sorelle, Sia lodato Gesù Cristo!

Saluto a Sua Santità Bartolomeo I in Cattedrale

Santità, Arcivescovo di Costantinopoli, Patriarca Ecumenico: “Eὐλογημένος ὁ ἐρχόμενος ἐν ὀνόματι κυρίου: Benedetto colui che viene nel nome del Signore”!

Con immensa gioia accogliamo la Santità Vostra in questa antica Cattedrale della SS. Madre di Dio, la TuttaSanta a cui rivolgiamo il nostro filiale saluto. Sorge questa Cattedrale su quella paleocristiana e custodisce da più di mille anni le Reliquie del Santo Vescovo e Martire Savino, qui portate da Spoleto, il quale, agli inizi del IV secolo, versò il suo sangue per la fede nel Signore Gesù Cristo.

Vi ingraziamo, Santità, per il grande onore reso dalla Vostra presenza alla Chiesa che è in Ivrea: è la Chiesa paternamente salutata da sant’Eusebio di Vercelli nella lettera che questo antico Padre inviò alle Comunità cristiane del Piemonte dall’esilio in Oriente a cui fu condannato per la sua fedeltà alla dottrina nicena; è la Chiesa che ha avuto come suo primo Vescovo sant’Eulogio, il cui nome lascia intendere anche la sua probabile provenienza; la Chiesa, inoltre, che ha avuto tra i suoi primi Santi san Gaudenzio, che divenne primo Vescovo di Novara. Di questo Santo della Chiesa indivisa offro a Vostra Santità una preziosa sacra Reliquia. Ho l’onore di trasmettere a Vostra Santità il deferente omaggio della Sede Apostolica di Roma nella persona dell’Em.mo Card. Kurt Koch, Prefetto del Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani. Ricordando con immensa gratitudine la amabile accoglienza che Vostra Santità mi riservò durante la mia visita a Costantinopoli, presento alla Santità Vostra, insieme al mio omaggio, quello di tutta la diocesi di Ivrea, del Clero e dei fedeli; come pure dei Sacerdoti e dei fedeli ortodossi qui residenti, ai quali siamo legati da fraterno affetto e da grande stima. Nel salutare Vostra Santità mi faccio voce anche di tutta la Città e delle Autorità civili e militari, in particolare del Sig. Sindaco di Ivrea. Insieme a Voi, Santità, saluto con fraterna deferenza tutta la Delegazione patriarcale che Vi accompagna, in particolare Sua Eminenza Polikarpos, Metropolita della Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia.La gradita Visita di Vostra Santità, che rimarrà negli annali della nostra Diocesi, rinnova la gioia delle Visite compiute dai Romani Pontefici Sua Santità Giovanni Paolo II e Sua Santità Benedetto XVI i quali Vi hanno amato e onorato come venerato Fratello.Eυχαριστούμεν, Παναγιώτατε: Vi ringraziamo, Santità, e chiediamo al Signore di ricompensarVi per il dono che ci fate con la Vostra paterna presenza; grazie per aver voluto unire la Vostra preghiera alla nostra nella festa del Santo Vescovo e Martire Savino!Vostra Santità ci benedica!

Saluto a Sua Santità Bartolomeo I in S. Ulderico

Παναγιώτατε, Santità, amato Arcivescovo di Costantinopoli Nuova Roma e Patriarca Ecumenico:  “Eὐλογημένος ὁ ἐρχόμενος ἐν ὀνόματι κυρίου: Benedetto colui che viene nel nome del Signore”!

Con questa acclamazione la Chiesa che è in Ivrea ha l’onore e la gioia di porgerVi il suo primo saluto e ringrazia la Santità Vostra per la Sua paterna presenza in questo semplice momento di preghiera che, nell’ascolto della Passio Sancti Savini, apre le celebrazioni annuali in onore del S. Vescovo e Martire della Chiesa indivisa. Sabato mattina avremo la gioia di salutarVi ufficialmente nella solenne S. Liturgia a cui ci farete il dono di assistere, in Cattedrale, ma fin d’ora, Santità, Vi ringraziamo con amore filiale.

Le Sante Reliquie del Martire Savino – trasportate oggi in questo tempio da dove, sabato, faranno solenne ritorno in Cattedrale per le vie della Città – cantano l’amore per Cristo e per la Chiesa che ha condotto questo testimone a dare la vita per non rinnegare quanto egli aveva di più caro.

Al termine di questa preghiera la Santità Vostra ci rivolgerà il Suo discorso. Fin d’ora anche di questo La ringraziamo: ευχαριστούμεν, Παναγιώτατε. Vi ringraziamo, Santità!

GMG 2023: le tappe del cammino verso la GMG dei nostri 101 ragazzi

Diario dell’avanguardia

I 38 “pionieri” avevano lasciato Romano Canavese nel tardo pomeriggio di lunedì 24 luglio diretti a Lourdes dove avevano fatto tappa, incontrandosi con altri 13mila giovani, dalla Corea, Giappone, Stati Uniti e altri Paesi, che stavano seguendo lo stesso itinerario verso Lisbona. Vi avevamo raccontato dei loro primi giorni di vita, di esperienza, di incontri, preghiera e condivisione a Lousa.

I giovani eporediesi hanno poi visitato il Monastero Agostiniano di Santa Croce dove sono conservate le reliquie dei primi cinque martiri francescani, la Cattedrale Antica e quella Nuova, la prestigiosa Università, il Monastero delle Carmelitane di Santa Teresa dove fino al 2006 ha vissuto l’ultima veggente di Fatima, Suor Lucia. In quel Monastero è conservato tutto dell’esperienza mistica di Suor Lucia; le sue lettere, i vestiti, la cella, gli abiti. La visita di Coimbra ha toccato un altro Monastero, quello di Sant’Antonio al Monte degli Ulivi. In tutti questi luoghi i giovani hanno incontrato persone che con la loro esperienza pastorale, di pre- ghiera, di consacrazione hanno impresso un ulteriore slancio verso la GMG ma li hanno anche sprona- ti ad un impegno costante nella Chiesa. “La Chiesa ha bisogno dei giovani” ha ripetuto in diverse lingue il Vescovo di Coimbra durante l’omelia della Concelebrazione Eucaristica alla quale hanno preso parte oltre 40 vescovi e tantissimi sacerdoti. Nella serata il concerto animato da gruppi francesi, americani e locali tra i quali anche il gio- vane compositore dell’inno della GMG 2023.

La riunione col 2° gruppo

Il secondo gruppo di giovani eporediesi della pastorale diocesana, intanto, era partito all’alba di venerdì 28 luglio da Romano Canavese, guidato dal padre oratoriano Samuele Menini, ed era arrivato a Lourdes dove ha partecipato alle Celebrazioni tradizionali che si tengono nel Santuario Mariano dei Pirenei francesi, più o meno sullo stesso pro- gramma che già aveva seguito il primo gruppo. Ricordiamo che Lourdes e Fatima sono due tappe sul cammino verso Lisbona suggerite e pianificate per una intensa preparazione spirituale all’evento mondiale che avrà il suo clou nella giornata di domenica prossima 6 agosto.

Tutti insieme a Fatima

Lunedì 31 luglio i due gruppi della nostra diocesi, uno partito da Lousa (dopo il saluto alla comunità, al parroco, alle famiglie di accoglienza), e l’altro da Lourdes si sono ritro- vati sulla spianata dell’altro Santuario mariano, quello di Fatima. Alle 11 hanno assistito alla Messa “internazionale” con altri 20mila gio- vani da tutto il mondo. Ha presieduto il Vescovo di quella diocesi, monsignor José di Leiria-Fatima con moltissimi sacerdoti che stanno accompagnando i giovani alla GMG.

Nell’omelia, tradotta anche in italiano, “ci ha chiesto di prendere esempio da Maria nel seguire il Signore – ci hanno raccontato i gio- vani della nostra diocesi – monsignor Josè ci ha invitati a diventare pellegrini, missionari, come Maria, e motivandoci a essere testimoni di gioia nella vita di tutti i giorni”. Dopo la celebrazione la rituale foto di gruppo, dove finalmente tutti i 101 della dio- cesi di Ivrea appaiono riuniti.

Nel pomeriggio di lunedì una visita alla Basilica antica, dove sono sepolti Francesco, Lucia e Giacinta, i tre pastorelli di Fatima, poi la Basilica nuova e di nuovo in viaggio verso la meta finale, Lisbona. I nostri ragazzi sono ospiti della parrocchia di Carnaxide, a 11 km dalla capitale.

Arrivo a Lisbona

Martedì 1° agosto, dopo una mattinata dedicata a fede, arte e cultura con la visita ad alcuni luoghi simbolici della capitale lusitana, nel pomeriggio il cardinale Manuel Clemente, patriarca di Lisbona, ha presieduto la Messa nel Parco Eduardo VII che apriva ufficialmente la GMG 2023. “Per molti è stato un viaggio difficile a causa della distanza, dei collegamenti e dei costi. Avete dovuto trovare le risorse, organizzando diverse attività e contando su gesti di solidarietà che, grazie a Dio, non sono mancati – ha detto il cardinale -. Partendo da lontano o da vicino, vi siete messi in cammino. Ed è così che dobbiamo affrontare la vita stessa: come un cammino da percorrere, facendo di ogni giorno una nuova tappa”. Tappe in cui si trovano persone nuove e conosciute; il gruppo eporediese incontrerà il cardinale Arrigo Miglio, canavesano, già vescovo di Iglesias, di Ivrea e Cagliari, che anche questa volta non ha perso l’occasione di partecipare alla GMG in mezzo a centinaia di migliaia di giovani e confratelli preti e vescovi di nazionalità e idiomi tanto diversi. Per il cardinale celebrante, “non è neanche sempre necessario capire le parole, come sta accadendo ora, tra così tante lingue qui riunite” quando “sono gli occhi a parlare e vi sentite sicuri e fiduciosi, nell’atmosfera cristiana che insieme create e nei semplici gesti con cui comunicate”.

Messe, catechesi e Rise Up

Mercoledì 2 agosto un buon numero di ragazzi della Pastorale giovanile di Ivrea ha preso parte agli incontri “Rise Up” che dureranno fino a domani, venerdì. Si tratta di un “nuovo modello di catechesi” della Gmg che “invita i giovani a riflettere sui grandi temi affrontati durante il pontificato di Papa Francesco: l’ecologia integrale, l’amicizia sociale e la fratellanza universale, la misericordia”. Si tengono in circa 270 siti diversi vicini ai luoghi di accoglienza dei giovani e in più di 30 lingue diverse.

I temi mariani delle tre giornate si ricollegano al tema generale della Gmg – “Maria si alzò e andò in fretta” – e propongono ai giovani una missione: “Oggi è il tempo per sogna- re e impegnarsi per un mondo nuovo, come fece la giovane Maria. Ma come possiamo imitare Maria al giorno d’oggi? Gli ‘imitatori di Maria’ – che ascolta la Parola di Dio, si alza e si mette in cammino – non rimango- no ‘sul divano’ né guardano le cose dal balcone o dalla finestra”.

I nostri giovani hanno poi partecipato – insieme ad altri 2mila300 giovani tra cui quelli di Torino, Asti, Alessandria, Biella, Mondovì, Pinerolo, Vercelli e Aosta (accompagnati da circa 50 sacerdoti della regio- ne ecclesiastica piemontese) – alla catechesi proposta dal vescovo di Alessandria monsignor Guido Gallese, il quale ha incentrato la sua riflessione sull’ecologia integrale, tema della prima giornata ufficiale di Lisbona, non come problema tecnico o ingegneristico poiché il Papa nella sua Laudato Si ci offre delle linee di “spiritualità ecologica”. L’invito dun- que ad avere cura della persona, di noi stessi. E un secondo invito, quello di saper vivere il territorio, da vivere, da guardare, nel tempo con la dovuta pazienza: perché la conversione ecolo- gica richiede del tempo perché per arrivarci bisogna passare attraverso la conversione del cuore. “E al rientro da queste giornate – ha sollecitato il Vescovo di Alessandria – bisognerà essere una comunità viva, attiva, che parla attraverso l’incontro col Signore e tra noi: nella creazione Dio ci chiede di incontrarlo”. Quindi la Messa presieduta dall’Arcivescovo di Torino monsignor Roberto Repole (che pro- porrà la sua catechesi quest’oggi) e in serata l’esplosione di gioia della “festa degli italiani” che si è tenuta al Passeio Maritimo de Algés.

L’atteso incontro con Francesco

Papa Francesco è da ieri in Portogallo, dove i suoi incontri scandiranno le giornate di vigilia prima della grande celebrazione di domenica 6 agosto. Al suo arrivo è seguita una serie di cerimonie di benvenuto e di scambio di saluti, l’incontro con le autorità, la società civile e il Corpo diplomatico, poi con il Primo Ministro nella nunziatura apostolica, e la recita dei Vespri con i vescovi, i sacerdoti, i diaconi, i consacrati, le consacrate, i seminari- sti e gli operatori pastorali.

Oggi, giovedì 3 agosto, alle 9, ci sarà l’incontro con i giovani univer- sitari presso la “Universidade Católica Portugesa”, dove il Papa pronuncerà un discorso. Poi il tra- sferimento a Cascais, per il saluto – alle 10.40 – con i giovani di Scholas Occurerentes, nella loro sede loca- le. Alle 17.45 la Cerimonia di acco- glienza nel “Parque Eduardo VII”, con un discorso del Papa.

La giornata di venerdì 4 agosto comincerà, a Lisbona, alle 9, con la confessione di alcuni giovani della Gmg a “Praça do Império”. Alle 9.45, nel “Centro Paroquial de Serafina”, l’incontro coi rappresen- tanti di alcuni centri di assistenza e di carità, a cui Francesco rivolgerà un discorso, per poi, alle 12, pran- zare con i giovani nella nunziatura apostolica. Alle 18, nel “Parque Eduardo VII”, si svolgerà la Via Crucis con i giovani, con un discorso del Santo Padre.

Sabato 5 agosto, alle 8 la partenza in elicottero alla volta di Fatima, per un volo di 50 minuti a cui farà seguito la preghiera del Rosario con i giovani ammalati presso la Cappella delle Apparizioni del Santuario di Nostra Signora di Fatima, luogo del discorso del Santo Padre e della preghiera.

Nel pomeriggio, alle 18, con l’incontro privato con i membri della Compagnia di Gesù presso il “Colégio de S. João de Brito”. La giornata pubblica del Papa si conclu- derà alle 20.45, nel “Parque Tejo” a Lisbona, con la Veglia con i giovani a cui indirizzerà un discorso.

Domenica 6 agosto, alle 9, la Messa per la Gmg nel “Parque Tejo”, seguita dall’Angelus. Alle 16.30 l’incontro con i volontari della Gmg presso il “Passeio marítimo” di Algés, con un discorso del Santo Padre. Alle 17.50 la Cerimonia di congedo presso la Base Aerea di Figo Maduro a Lisbona e il rientro in Italia previsto a Fiumicino verso le 22,15.

Fonte: Il Risveglio Popolare 3 agosto 2023


“Buona scuola!” Messaggio per l’inizio del nuovo anno scolastico

Come si dice – e non per un semplice atto di cortesia – “buongiorno”, “buonasera”, “buone vacanze”, “buon lavoro” e buon… tante altre cose, dico “Buona scuola!” a docenti e studenti sulla soglia del nuovo anno scolastico.

Ogni anno ho voluto sottolineare qualche aspetto fondamentale del “fare scuola”, del “vivere la scuola”. Quest’anno, mentre ancora l’epidemia continua e il clima di paura, di ansia e di sfiducia non è scomparso nemmeno nella migliorata situazione sanitaria, vorrei dire, a tutti coloro che nella scuola sono chiamati ad operare, quello che diceva madre Teresa di Calcutta: «Finché gridiamo: è buio! non si accende la luce. Accendila tu!».

Chi sia questo “tu” è facile immaginare. Quando un giornalista chiese a madre Teresa “quale è il problema più grande nel mondo”, lei, Nobel per la pace (1979) per l’impegno verso i più poveri e il rispetto del valore e la dignità di ogni singola persona, rispose: “you and me: tu e io”!

Occorre partire da chi io sono, da come sono, da che cosa intendo fare, da che cosa realmente faccio, da come vivo non un aspetto della vita, ma la vita in tutta la sua ampiezza…

Ho ripensato a questo “you and me” leggendo il Messaggio indirizzato da Papa Francesco, in agosto, ai partecipanti al Meeting di Rimini che ha avuto come tema l’affermazione di Søren Kierkegaard: “Il coraggio di dire io”. “È un titolo quanto mai significativo nel momento in cui si tratta di ripartire con il piede giusto, per non sprecare l’occasione data dalla crisi della pandemia. “Ripartenza” è la parola d’ordine. Ma la ripartenza non si realizza automaticamente. Il coraggio di rischiare è innanzitutto un atto della libertà. La società ha necessità vitale di persone che siano presenze responsabili: persone: non un “io” concentrato sui propri bisogni e i propri diritti soggettivi, ma un “io” aperto agli altri, proteso a formare il “noi” della fraternità e dell’amicizia sociale. C’è bisogno innanzitutto di qualcuno che abbia il coraggio di dire “io” con responsabilità e non con egoismo, comunicando con la sua stessa vita che si può cominciare.

Da dove può venire il coraggio?” si chiede Papa Francesco. Ai credenti in Gesù Cristo risponde: “la ragione profonda del coraggio è Cristo. La gioia del Vangelo infonde l’audacia di percorrere nuove strade”.

“Ripresa” è parola ricorrente in vari ambiti della società. Ma la “ripresa” non può essere una ripartenza da “dove eravamo rimasti”: occorrono – sono indispensabili – dei profondi cambiamenti. Chi deve cominciare? È qui che si colloca il “coraggio di dire io”.

Buona scuola!

† Edoardo, vescovo