Asterischi – 14 novembre 2019

Desidero riprendere alcune domande e le relative risposte dell’intervista a tutto campo fatta da Aldo Cazzullo, per il Corriere della sera, al card. Camillo Ruini, Presidente della Conferenza dei Vescovi Italiani per tanti anni, e cruciali nella vita della società… Si è fatto molto clamore intorno a questa intervista; giova, invece, riflettere seriamente poiché il Cardinale con chiarezza ed equilibrio invidiabile – se ne trova poco oggi da ogni parte – risponde a domande come queste:

«Cosa si può fare per combattere il calo delle vocazioni? … E anche le chiese, spesso disertate dai fedeli?»

«A tutti questi interrogativi la risposta decisiva è una sola: noi cristiani, e in particolare noi sacerdoti e religiosi, dobbiamo essere più vicini a Dio nella nostra vita, condurre una vita più santa, e domandare tutto questo a Dio nella preghiera. Senza stancarci».

«Vede un declino dell’autorevolezza della Chiesa italiana?»

«Lo vedo, purtroppo. Anche se non dobbiamo esagerare, e tanto meno disperare. Per recuperare autorevolezza dobbiamo esprimerci con chiarezza, coraggio e realismo sui problemi concreti; così la gente può comprendere che il messaggio cristiano la riguarda da vicino».

«Il Papa emerito Ratzinger ha affermato che la crisi dell’Europa è antropologica: l’uomo non sa più chi è. Lei è d’accordo?»

«Sì. Il principale motivo per cui non sappiamo più chi siamo è che non crediamo più di essere fatti a immagine di Dio; la conseguenza è che non abbiamo più la nostra identità, rispetto al resto della natura».

Queste domande e queste risposte hanno ricevuto attenzione scarsa – o sono state ignorate – da parte dei media, rispetto a quelle sul cattolicesimo politico di sinistra, sulla ventilata fondazione di un nuovo partito dei cattolici, sulla valutazione su Salvini e il dialogo con lui.

Alla domanda: «Ha l’impressione che i cattolici nella politica italiana non contino molto?» il cardinale risponde: «Sì, oggi è così. E non per caso. Ma spero che non si tratti di una situazione irreversibile».

“E non per caso”! Qui sta il punto da cui dovremmo partire a riflettere!

Don Martín Lasarte, missionario uruguaiano in Angola, ha partecipato, invitato da Papa Francesco, al Sinodo dell’Amazzonia. «Non ci saranno vocazioni alla vita religiosa e sacerdotale in Amazzonia se non ci sono processi seri e profondi di annuncio ed evangelizzazione nelle comunità cristiane, di fede contagiosa, di testimoni credibili». «In molti luoghi – scriveva Papa Francesco nella “Evangelii Gaudium” – c’è carenza di vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata. Questo si deve spesso alla mancanza di zelo apostolico contagioso nelle comunità, che non li entusiasma né li affascina».

«È mancato – ha rilevato in riferimento al Sinodo – un più profondo senso di autocritica ecclesiale. Mi riferisco alla scarsa incidenza pastorale di questi ultimi cinquant’anni nelle diverse realtà ecclesiali amazzoniche. Quali sono le cause della sua povertà pastorale e della sua infertilità? A mio avviso, non sono stati sufficientemente toccati i temi dell’ideologizzazione sociale del ministero pastorale e della mancanza di una testimonianza credibile, coerente e splendente di santità dei ministri (fenomeno di tanti abbandoni di vita religiosa e sacerdotale, o di vita ambigua). A mio avviso, i problemi più profondi dell’evangelizzazione non sono stati focalizzati. Quali sono le nuove vie proposte dal Sinodo? Solo nuove strutture e le ordinazioni di “viri probati”. Mi sembra che queste novità siano enormemente povere. A mio modo di vedere, la nuova veste in cui dobbiamo rivestirci con nuovo fervore è un problema di fede: indossare Cristo. Il pericolo è quello  di una Chiesa trasformata in ONG. Si riduce il mistero, la vita e l’azione della Chiesa a varie attività di “advocacy” e di servizio sociale».

“Quali sono le cause?”. Anche qui una domanda. E da essa occorre partire a riflettere.

† Edoardo, vescovo