Omelia nella S. Messa della Domenica I di Quaresima nel ricordo del servo di Dio don Luigi Giussani nel XV anniversario della morte 1 marzo 2020

01-03-2020

Carissimi Fratelli e Sorelle del Movimento di Comunione e Liberazione,

sia lodato Gesù Cristo!

Siamo qui, sulla soglia del cammino verso la Pasqua, portando nel cuore il ricordo del grande dono fatto da Dio alla Chiesa nella persona e nell’opera del servo di Dio don Luigi Giussani, che è stato maestro nel crescere – come abbiamo pregato poco fa – nella conoscenza del mistero di Cristo e nel testimoniarlo con una degna condotta di vita”.

1. La I Lettura (Gen 2,7-9; 3,1-7) ci ha presentato la creazione dell’uomo, il progetto di Dio sull’essere umano e la caduta dovuta alla disobbedienza a Dio sollecitata di Satana…

Nella II Lettura (Rm 5,12-19) san Paolo canta l’amore con cui Dio in Gesù Cristo rinnova la creazione: “la grazia di Dio e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti”.

E il Vangelo (Mt 4,1-11) ci presenta Gesù che sconfigge Satana mostrando anche a noi il metodo per ottenere vittoria, in comunione con Lui: assumere il pensiero di Dio, rifiutando ciò che Satana ci propone subdolamente… Quando Satana – anche citando la Sacra Scrittura – cerca di falsare il nostro rapporto vero con Dio, con il prossimo, con le cose, la nostra vittoria sta nel ribadire con convinzione quello che Dio pensa e dice, non quello che a noi piacerebbe sul momento; e sta nel compiere ciò che Dio davvero ci dice…

2. Un libro di don Giussani – “Generare tracce nella storia del mondo”– con accenti di profezia proprio di questo ci parla, invitandoci a “non conformarsi alla mentalità di questo mondo”.

Era il 1998 e a Pentecoste, a Roma, davanti a san Giovanni Paolo II, don Giussani aveva reso la sua bella testimonianza nell’Incontro internazionale dei Movimenti ecclesiali, convocato dal Santo Padre che nel suo Messaggio diceva, tra l’altro: «I Movimenti rappresentano uno dei frutti più significativi di quella primavera della Chiesa già preannunciata dal Concilio Vaticano II, ma purtroppo non di rado ostacolata dal dilagante processo di secolarizzazione. La loro presenza è incoraggiante perché mostra che questa primavera avanza, manifestando la freschezza dell’esperienza cristiana fondata sull’incontro personale con Cristo. Pur nella diversità delle forme, i Movimenti si caratterizzano per la comune consapevolezza della “novità” che la grazia battesimale porta nella vita, per il singolare anelito ad approfondire il mistero della comunione con Cristo e con i fratelli, per la salda fedeltà al patrimonio della fede trasmesso dal flusso vivo della Tradizione. Ciò dà origine ad un rinnovato impulso missionario, che porta ad incontrare gli uomini e le donne della nostra epoca nelle concrete situazioni in cui essi si trovano ed a posare uno sguardo carico d’amore sulla dignità, sui bisogni e sul destino di ognuno».

Parlando in quell’Incontro del 30 maggio, don Giussani, era partito da tre domande: che cos’è l’uomo perché Te une ricordi, il figlio dell’uomo perché Te ne curi? / Che vantaggio avrà l’uomo se guadagna il mondo, ma perde se stesso? / Chi ci potrà mai parlare dell’amore di Cristo all’uomo, traboccante di pace?

Leggo da “Generare tracce nella storia del mondo”:

«Le caratteristiche della cultura nuova, si riflettono in modo singolare nella Lettera ai cristiani di Occidente, del più grande teologo boemo, Josef Zvěřína, che per la sua fede ha sperimentato il carcere nazista e quello stalinista. Commentando Rm 12,1-2, Zvěřína scrive:

“Fratelli, voi avete la presunzione di portare utilità al Regno di Dio assumendo il saeculum, la sua vita, le sue parole, i suoi slogans, il suo modo di pensare. Ma riflettete, vi prego, cosa significa accettare tutto questo… Vi assimilate al mondo… Dobbiamo differenziarci da voi e indirizzarvi questo ammonimento: “Non vogliate conformarvi a questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, affinché possiate distinguere qual è la volontà di Dio, ciò che è bene, ciò che gli è gradito, ciò che è perfetto” (Rm 12,2). Non conformatevi! Mè syschematízesthe! Non assumete lo schema. L’apostolo ci impone: “cambiare il proprio modo di pensare in una forma nuova!” − metamorfoûsthe tê anakainósei toû noós. Metamorphé − cambiamento della creatura, una piena novità con tutta la sua ricchezza. Riflettete su queste parole e vi abbandonerà la vostra ingenua ammirazione… Non possiamo imitare il mondo proprio perché dobbiamo giudicarlo, non con orgoglio e superiorità, ma con amore, così come il Padre ha amato il mondo (Gv 3,16) e per questo su di esso ha pronunciato il suo giudizio… Essere saggi… non ciò che è parola d’ordine del momento, ma ciò che è buono, onesto, perfetto”.

Il nuovo modo di pensare – continuava don Giussani – parte da un incontro fatto, da un avvenimento cui si partecipa, dall’imbattersi in una Presenza…. Questo incontro ha un valore genetico, poiché rappresenta la nascita di un soggetto nuovo, con una concezione unica e irriducibile, diversa da qualsiasi altra. E san Paolo dice: “Questo è il vostro culto spirituale”…: non assumere il punto di vista da cui il mondo guarda giudica valuta. le cose (la donna, il sesso, la bioetica, la politica, l’arte)… Siamo circondati da schemi vuoti, da modelli esteriori. Uno schema non è vuoto solo quando esso appartiene al disegno del Padre, che è Cristo… “Noi – dice Zvěřína – non possiamo imitare il mondo, proprio perché dobbiamo giudicarlo”: non per orgoglio e superiorità, ma per amore, così come il Padre ha amato il mondo e per questo ha pronunciato il suo giudizio su di esso, per questo ha inviato nel mondo la parola della Sua verità, che ha sconvolto il mondo e lo sconvolgerà fino alla fine. L’unico schema è il disegno del Padre, che ha un nome: Cristo. Il male è assumere gli schemi di un altro che è estraneo alla nostra nuova natura. Il nostro culto spirituale è l’offerta. Ci accorgiamo invece che, spesso, tende a prevalere anche in noi un egocentrismo che decide da sé: in luogo dell’obbedienza si impone l’affermazione di ciò che pensiamo noi. È una estraneità all’avvenimento cristiano.

L’avvenimento di Cristo è la vera sorgente dell’atteggiamento critico. È l’avvenimento di Cristo ciò che crea la cultura nuova e dà origine alla vera critica. Dice l’Imitazione diCristo: “Ex uno Verbo omnia et unum loquuntur omnia, et hoc est Principium quod et loquitur nobis: Da una sola Parola tutto, e una sola Parola tutto grida. E questa Parola è il Principio che parla dentro di noi”. Diceva Jacopone da Todi, nel ’200, che tutto accade perché abbiamo ad andare tutti insieme nel “regno celesto che compie omne festo / che ’l core ha bramato”. E, ancora, nel più bel verso della letteratura italiana: “Amor, amore, omne cosa conclama”. La parola Amore è da intendere nel suo senso ultimo, cioè come sinonimo di Cristo, del Dio che si è curvato su di noi e ci ha abbracciato. Tutte insieme le cose gridano la verità. Tutte le cose: i fiorellini del campo, le foglie dell’albero, tutti gli aghi di tutti i pini della terra…».

3. Carissimi Amici di CL, le convinzioni, il metodo, la strada che il carisma donato da Dio al vostro Fondatore siano perennemente presenti nella vostra vita. E’ questo l’omaggio più vero che potete rendere al servo di Dio don Giussani!

Sia lodato Gesù Cristo.