Omelia s. Messa in Coena Domini 2023

06-04-2023

Carissimi Fratelli Sorelle, sia lodato Gesù Cristo!

Domenica scorsa siamo entrati con Gesù in Gerusalemme per vivere con Lui, anche quest’anno, la Pasqua, il mistero dell’amore infinito di Dio che “per noi uomini e per la nostra salvezza” si è fatto Uomo, ha patito, è morto ed è risorto. “Per noi uomini e per la nostra salvezza”: con un amore che supera la ns capacità di comprender e ci fa dire: Credo! Credo, Signore e confesso che Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente, venuto a salvare i peccatori dei quali io sono il primo!

1. Nel cenacolo, Amici, tutta la Pasqua è misteriosamente presente… In quella cena Gesù prese il pane e non si limitò a dire: Prendete e mangiate; disse: Questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi; prese il calice del vino e disse: Questo è il mio sangue versato per voi!

Ciò che Gesù, Signore del tempo, compirà il venerdì morendo sulla croce, è già presente in quella mensa la sera del giovedì santo; ed è già presente anche la risurrezione, la vita nuova che Egli riceverà dal Padre nella notte tra il sabato e la domenica, quando uscirà vittorioso dal sepolcro! 

Da quel momento, prodigiosamente, la morte e la risurrezione di Cristo si farà presente in ogni S. Messa che celebriamo, obbedienti al comando del Signore che ha detto: Fate questo in memoria di me! Il Signore del tempo e d storia, infatti, ha “sganciato” questo fatto dal tempo storico e dal luogo in cui avvenne, e ha reso possibile che si facesse presente ogni volta che un sacerdote nella Messa pronuncia le parole d consacrazione!

2. Contemplando questo mistero, ci soffermiamo su un gesto di Cristo: si alzò da tavola e per lavare i piedi ai Dodici che erano là, si inginocchiò davanti a loro!

Questo inginocchiarsi di Dio davanti all’uomo che è ognuno di noi, è l’espressione dell’amore infinito per cui il Verbo eterno descendit, scese dai cieli e spogliò se stesso, non considerando un tesoro geloso la sua gloria divina… Questo inginocchiarsi di Cristo davanti a quei Dodici – tra cui c’era Giuda che di lì a poco sarebbe uscito per andare a vendere il Maestro – è la sintesi di tutta la vita di Gesù vero Dio e vero Uomo! È la “conversione” – possiamo dire – della gloria di Dio…; la gloria nuova di cui Gesù parla dicendo: Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, la gloria nuova di cui Giovanni dirà: Noi abbiamo visto la sua gloria 

A questo inginocchiarsi di Dio, noi risponderemo, con gesto liturgico, domani, nella Liturgia vespertina della Passione e morte del Signore, quando il Vangelo proclamerà: Gesù, chinato il capo, spirò; e poi quando ci inginocchieremo davanti alla croce svelata che porta il corpo del Redentore addormentato nel sonno della morte. 

Ank su questo nostro inginocchiarci vorrei fissare l’attenzione. Pure per noi è un gesto di conversione che coinvolge tutta la nostra esistenza e che ci chiama a donarci a Dio e a far dono di noi stessi ai ns fratelli nel concreto esercizio della carità… In quel gesto c’è la riconoscenza commossa di chi sa di essere stato salvato, e chiede: Quos redemisti, Tu conserva Christe: mantieni nella salvezza, o Cristo, coloro che Tu hai redento! 

3. E infine, uno sguardo alla comunità riunita: la Chiesa del Signore nel cenacolo di Gerusalemme… Fissiamo lo sguardo su quei Dodici profondamente turbati dalle parole di JS: uno di voi mi tradirà, e guardiamo in particolare due di essi: Giuda che già ha deciso il suo tradimento e sta per uscire dal cenacolo p andare a vendere il Maestro (Quanto mi date? – chiederà ai capi del popolo… Quanto mi date?! È terribile: per 30 monete venderà il Maestro da cui tutto aveva ricevuto…); e Giovanni che posa il capo sul petto di Gesù per chiedergli ciò che Pietro gli aveva chiesto di dire… Giovanni è il discepolo che più di altri era entrato in un rapporto di comunione di cui quel gesto – quel posare il capo sul cuore del Maestro – è eloquente espressione… Egli si pone nei confronti di Gesù nello stesso atteggiamento di amore, di intimità, che Gesù ha nei confronti del Padre: en to kolpo tou patròs stava Gesù: n seno del Padre, da sempre, dall’eternità, posando il capo sul cuore del Padre; e Giovanni è nella stessa posizione: eis ton kolpon tu Iesoù: sul petto, sul cuore di Gesù.

Già nella Chiesa degli inizi, c’è Giuda e c’è Giovanni…: c’è il vendere il Maestro e c’è l’amarlo con tenerezza e fedeltà… Sarà così anche nel corso del tempo… La Chiesa del Signore avrà sempre in Gesù-Salvatore la fonte della vita, il sostegno nel cammino; e mai le mancherà la presenza di Giovanni attraverso la fede e l’amore di discepoli – vescovi, preti, religiosi e laici – che posano il capo sul Cuore del Maestro… 

Preghiamo che ce ne siano tanti! N notti del tradimento, essi sono Giovanni!

Buona Pasqua, amici!  

Sia lodato Gesù Cristo!