Omelia per la chiusura del IV Centenario della canonizzazione di S. Filippo Neri Ivrea, chiesa di S. Maurizio, 11 marzo 2023

11-03-2023

Carissimi Fratelli e Sorelle, Sia lodato Gesù Cristo! 

1. Esattamente un anno fa si apriva nelle chiese della Congregazione dell’Oratorio e in tutte quelle delle Comunità in cammino di formazione l’Anno Giubilare Filippino, nel IV centenario della canonizzazione di san Filippo Neri. 

Celebrai allora la S. Messa nella chiesa romana, madre di tutte le chiese oratoriane, dove le spoglie mortali di Padre Filippo riposano in attesa della risurrezione finale, venerate e amate da tanti e tanti, non solo dai suoi figli… Tutta la Famiglia Oratoriana era presente in quella celebrazione attraverso i suoi rappresentanti venuti da tante Nazioni per dire grazie a Dio ma anche a Padre Filippo per averci voluti suoi figli… Davanti alla sua urna gli abbiamo ripetuto la preghiera che il ven. Cesare Baronio subito innalzò nel momento in cui il Padre chiuse gli occhi quaggiù per aprirli sullo splendore del Volto di Cristo, vedere il quale è stato l’incandescente desiderio di tutta la sua vita: “Sancte Pater Philippe, respice de caelo et veni et visita vineam istam et protege quam plantavit dextera tua: Guarda dal cielo, Santo Padre Filippo, e vieni a visitare e proteggere questa pianticella che la tua destra ha piantato”. Recitando questa preghiera un anno fa, all’apertura dell’Anno Giubilare, ho pregato, in particolare, per la comunità che in Ivrea stava facendo i suoi passi verso il riconoscimento canonico da parte della S. Sede; oggi tutti noi abbiamo la gioia di vederla riconosciuta dal Vicario di Cristo e il nostro “grazie” abbraccia anche questo avvenimento che abbiamo vissuto l’8 dicembre scorso e, quest’an, l’11 febbraio.

 

2. È bello vedere in pieni lavori di restauro questa cara chiesa di S. Maurizio, già sede di importanti Ordini religiosi, i figli di S. Domenico prima e poi quelli di S. Francesco… 

Si restaura ciò che è prezioso, ciò che parla al nostro cuore: al cuore dei fedeli che qui incontrano il Signore nella celebrazione dei Santi Misteri, come d Padri che servono la comunità cristiana nell’esercizio del S. Ministero.

Grazie anche per questa cura e questo amore verso la chiesa di S. Maurizio, ora chiesa dell’Oratorio Eporediese. E grazie, carissimi Padri, perché sentite vostra questa chiesa e restaurandola ne servite il valore che essa ha per tutto il Popolo santo di Dio, il Corpo mistico del Signore Gesù.

Al centro di questa chiesa, come di tutte le chiese, come della Chiesa famiglia dei figli di Dio, c’è la SS. Eucarestia: la bellezza e lo splendore delle chiese è orientato a dare onore alla Presenza reale del Signore Gesù nel Suo vero corpo, sangue, anima e divinità; Lui crocifisso per la nostra salvezza, ma vivo, risorto, datore di vita a tutti coloro che lo accolgono e possono dire, nell’incontro sacramentale con Lui, quanto dissero quei Samaritani di cui ci ha parlato oggi il Vangelo: “Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo

È noto l’amore di Padre Filippo per la S. Eucarestia: “Senza qesto sacramento– dicono i testimoni–non poteva vivere; li pareva di non poter vivere” … Di qui la mistica, prolungata celebrazione delle sue Messe, l’adorazione eucaristica, le Ss. Quarantore, l’adorazione notturna, e tutte le altre forme di pietà eucaristica di cui l’intera sua vita da laico e da prete dà costante testimonianza… 

Penso che Padre Filippo sia contento se oggi, in questa occasione del 400° della sua iscrizione nell’Albo dei santi, noi guardiamo all’Eucarestia, facendoci accompagnare da un suo figlio – il venerabile Giovanni Battista Arista, prete dell’Oratorio e poi vescovo di Acireale… Nella III domenica di Quaresima, infatti, nella Congregazione Acese, ogni anno si celebra la Giornata pro beatificatione del ven. Arista. La grazia che per me gli chiedo è che, almeno nelle intenzioni e nel generoso impegno, mi aiuti a vivere l’episcopato come egli lo ha vissuto. Sul suo stemma – come è pure sul mio – campeggia in alto la dolce immagine della Madonna Vallicelliana. E sotto di essa, tre spighe di grano, allusione al suo cognome, certamente, ma ancor più richiamo all’Eucarestia e all’impegno di impostare eucaristicamente tutta la vita.

Monsignor Arista fu – e fu chiamato – il Vescovo dell’Eucarestia. Nell’Eucarestia trovò la forza di servire con amore senza misura il suo popolo.

«Io guardo l’Ostia! – scriveva nella Lettera Pastorale del 1912. Fratelli e Figli amatissimi, prostriamoci insieme. È il gran Mistero della fede. […] Che intendo per preghiera eucaristica? Quella preghiera che si fa avvicinando il nostro cuore al Dio dell’Eucarestia, sia che la nostra preghiera abbia l’Eucarestia per oggetto, sia che abbia l’Eucarestia come impulso per sollevarsi in alto. […] Le passioni ci abbassano, i piaceri ci distraggono, gli affari ci preoccupano, i lavori ci assorbono, e noi, volendo batter le ali, non troviamo la forza e restiamo nella nostra miseria… Or bene, l’Eucarestia ha questa ammirabile potenza: quando gli occhi nostri fissano l’Ostia, allora ci troviamo come investiti dall’alito divino e l’anima nostra naturalmente si apre e si espande, e la preghiera esce dal nostro labbro spontanea e calda». «L’Eucarestia – scrive in un’altra Lettera Pastorale (1913) – non solamente ci comunica il fuoco dell’amore per Dio e per il prossimo, ma essa guarisce il nostro cuore dalle infermità a cui tante volte soggiace, che lo distaccano da quell’amore che è la sua vita. Il nostro cuore. Dissimularlo, che giova? È soggetto a tre grandi infermità: l’avvilimento, la durezza, la debolezza; ed è l’Eucarestia che ha il potere di guarirlo… […] Povero nostro cuore, coraggio! Tu hai pianto ai piedi del confessore… ora guarda a Gesù, sollevati con confidenza all’altezza dell’Ostia, ed avrai ripreso il tuo posto».

3. Carissimi Fratelli e Sorelle, l’acqua viva che Gesù offrì alla Samaritana, è la stessa che Egli offre a noi, ad ognuno di noi, mentre ci dice: “Se conoscessi il dono di Dio…”. Con le parole di un poeta noi rinnoviamo la consapevolezza che è vero ciò che la fede insegna: «Dio passa come un’onda nelle nostre radici, nascosto e presente. Correte a suonare le campane. Dio nelle nostre radici darà i Suoi frutti» (R. M. Rilke).    

Sia lodato Gesù Cristo!