Omelia nel XL della morte di don Antonio Dematteis Castellamonte, 25 Febbraio 2023

25-02-2023

Sia lodato Gesù Cristo!

1. Siamo entrati, carissimi Fratelli e Sorelle, nel Tempo Santo di Quaresima. L’imposizione delle Ceneri sul nostro capo, mercoledì, primo giorno di Quaresima, ha dato inizio al cammino che ci conduce alla Pasqua: un cammino penitenziale, ma gioioso perché sappiamo che l’iniziativa non è nostra, ma di Dio che ci ama e vuole farci nuovi, strapparci dalla vecchiezza di mente e di cuore che è sempre in agguato… “Ecco ora il giorno favorevole, ecco ora il giorno della salvezza ci ha detto infatti il Signore nella Liturgia del mercoledì delle Ceneri… E da quel momento, nell’inno delle Lodi mattutine, la Chiesa ha iniziato a cantare: “Viene il giorno, il Tuo giorno, grazie al quale tutto rifiorisce”.

Accade tutti gli anni, sì, poiché di Pasqua in Pasqua si sale alla Pasqua eterna! E non in un rapidissimo volo, ma con la pazienza dei passi su un cammino in salita… Ogni anno il Signore ci offre questo Dono, questa possibilità di un “nuovo inizio”, una “nuova creazione” che solo Dio può compiere attraverso il Suo Amore che perdona e che noi accogliamo nella preghiera più intensamente vissuta: ascolto del Signore e colloquio sincero con Lui; nel digiuno: distacco da noi stessi e da una visione mondana della vita; nell’elemosina: condivisione di sé, non solo di qualcosa che ci appartiene.

È attraverso questi passi concreti che noi prendiamo coscienza del nostro peccato, ma in una grande pace: Dio che ci perdona ci fa comprendere che anche il nostro peccato può diventare la strada su cui incontriamo il Salvatore! 

C’è una bella pagina di un lucido cristiano, Ch. Péguy, di cui ricorre quest’anno il 150° della nascita: “E’ solo perché un uomo era là, per terra, che il Samaritano lo raccolse; solo perché il volto di Cristo era bagnato di sudore e sporco di sangue che Veronica l’asciugò con il suo lino…”.

 

2. Questa sera, carissimi Amici del Cammino Neocatecumenale e carissimi Parrocchiani di Castellamonte, siamo qui a ricordare un uomo, un prete, don Antonio Dematteis che tanta parte ha avuto nella storia di tanti di voi; io, personalmente, non ho avuto la grazia di conoscerlo, ma su di lui ho ascoltato tante testimonianze che mi hanno fatto molto bene… In una di esse leggo che cosa questo prete di Cristo ha significato per i tanti che lo hanno incontrato; e ne ringrazio il Signore.

«La sera del 28 febbraio 1983 don Antonio Dematteis partecipava a un incontro delle Comunità neocatecumenali di Ivrea e Castellamonte ed era di ritorno da una convivenza a Roma.

Invitato a dare la sua esperienza, parlò, come sempre faceva, in modo semplice e schietto e concluse dicendo: “Ho sentito una catechesi sulla parabola del Buon Pastore che va in cerca della pecora perduta e, quando la trova se la carica sulle spalle e la riporta nel gregge. Io ho sempre pensato che, come prete, sono il pastore che deve portare sulle spalle le pecore che gli sono affidate. Ora ho capito che sono io quella pecora che Cristo porta sulle spalle! È sempre e solo Cristo che cerca e porta sulle spalle le pecore perdute”.

Poco dopo essersi seduto, si rialzò, attraversò la sala con passo fermo e disse: “Alziamoci e andiamo incontro a Cristo nell’Eucarestia”; uscì ad incontrare Cristo faccia a faccia … Nel giro di una manciata di minuti morì. Aveva 57 anni.

Nel 1969, Parroco di S. Salvatore in Ivrea, prete in crisi col suo presbiterato, affaticato, deluso e confuso (così diceva lui), fu invitato da Paola ad andare a Roma a conoscere due spagnoli che facevano catechesi agli adulti nella parrocchia dei Martiri Canadesi. Predicavano il Vangelo e il loro annuncio suonava vivo, forte, concreto, attuale; non annunciavano se stessi e le loro conoscenze; annunciavano la Buona Notizia!

Nel 1970 nacque la prima comunità di Ivrea, di cui don Antonio era presbitero, ma lui si sentiva anche e soprattutto catecumeno.

L’annuncio del kerigma (Gesù morto e risorto ha vinto la morte per te) salvò la sua vita e la sua vocazione (sono parole sue).

Nel 1975 fu inviato parroco a Castellamonte ed anche lì portò le catechesi per adulti.

Dal suo incontro con Cristo attraverso le catechesi, con zelo evangelizzò ed annunciò a tutti quelli che incontrava l’amore infinito e gratuito di Dio. Nel suo annuncio non faceva proselitismo, non aveva moralismi né pretese… Capiva la sofferenza, la disillusione, la rabbia, il rancore. E amava.

La porta della Parrocchia era sempre aperta… Colpiva la sua giovialità, la prontezza della battuta, della risata; il piacere delle piccole cose da condividere: un dolce, un sigaro, una passeggiata, la visione di un film…

Non era mai superficiale. Di fronte ad una sofferenza o ad un problema non diceva: “Ci impegniamo a risolverlo”, ma “vado a pregare davanti al Santissimo”. E lo faceva, sempre.

Giovani e inesperti, pensavamo allora che tutto questo fosse una specie di bella a-normalità naturale: oggi, col senno di poi, sappiamo che è invece un dono di Dio, e si chiama SANTITA’»    

Cari Amici, concludo la lettura di questa bella testimonianza con un pensiero di don Antonio, affidato a uno dei fogli ciclostilati su cui offriva una riflessione per la settimana… Ce ne sono tanti; ne scelgo uno: 

«Il Figlio dell’Uomo è venuto per servire! Abbiamo bisogno che questa parola scenda nel nostro cuore; è la buona notizia per oggi, mentre vediamo che in noi c’è spirito di dominio, di oppressione sulle persone con cui viviamo, e attorno a noi spesso c’è uguale prepotenza e fame insaziabile dei primi posti… Non c’è da meravigliarsi, perché la triste vicenda del peccato porta a queste conseguenze. Gesù viene dalla Casa di Dio con un altro Spirito, quello del Padre che 1o porta a me e a te fino a lasciarsi crocifiggere: qui sta il servizio, perché noi abbiamo bisogno di quest’unica cosa: trovare UNO che ti dia la vita senza chiederti nulla in cambio, solo perché ti vuole bene! Ogni volta che la Chiesa fa risuonare questo annuncio nel cuore nostro, innanzitutto con la predicazione e anche con i fatti della sua vita, è Gesù Cristo stesso che continua nel mondo il suo servizio a salvezza dell’uomo».

3. Carissimi Fratelli e Sorelle, viviamo in tempi di confusione e di smarrimento in cui si infrangono le certezze più elementari… Abbiamo bisogno non di chiacchiere, ma di testimoni della fede, di guide che ci indichino in Dio l’origine e la destinazione di tutto: non un Dio astratto, ma il Dio con noi, che c’entra con la nostra vita. 

Buon cammino nella “operosità della fede, nella fatica della carità, nella fermezza della speranza(I Tess. 1,3)!

Sia lodato Gesù Cristo!