Omelia nella S. Messa di Ordinazione presbiterale dei Diaconi Matteo Maria Bessone e Alessandro Codeluppi, C.O. Ivrea, Cattedrale, 20 Aprile 2024

20-04-2024

Carissimi Confratelli nell’Episcopato, nel Presbiterato e nel Diaconato,

Carissimi Fratelli e Sorelle nel Sacerdozio Battesimale

Sia lodato Gesù Cristo!

Davvero Gesù Cristo sia lodato: lode a Te, o Cristo, come Gli abbiamo detto poco fa rivolgendoci a Lui direttamente dopo averlo ascoltato parlare nelella proclamazione del Vangelo!

Egli è qui con noi, presente e vivo, e noi Gli diciamo grazie per la Sua Presenza che è la fonte della nostra salvezza e ci offre il senso vero di tutto quello che siamo e che viviamo! Il Signore è qui con noi perché è veramente risorto e la potenza, la forza, la grazia della Sua risurrezione – come dice san Massimo, primo Vescovo di Torino – “attingit omnia loca et omnia tempora”: raggiunge ogni luogo ed ogni tempo. Egli è qui e noi ci siamo perché convocati da Lui a celebrare con Lui questa S. Liturgia, nella quale Egli ci fa anche il dono di due nuovi Sacerdoti.

 

  1. Vi saluto con grande affetto, carissimi Matteo e Alessandro, e con voi saluto le vostre Famiglie, nelle quali avete ricevuto il dono della vita; e le Famiglie – la Fraternità di Nazaret e la Congregazione dell’Oratorio – in cui avete fatto il cammino che vi porta oggi ad offrire totalmente la vostra vita a Cristo nel servizio della Chiesa; e a dire con il Salmo (115) risuonato poco fa: “Che cosa renderò al Signore, per tutti i benefici che mi ha fatto?”. Il nostro donarci a Lui è sempre una risposta al Dono che ci precede: lo diceva splendidamente sant’Agostino: “Coronando i nostri meriti Dio corona i suoi doni” (Lettere, 194); anche voi lo avete sottolineato in questi giorni; e, negli auguri di Pasqua, un giovane mi ha scrittp: “In un canto noi diciamo: Davanti a Te, apro le mani, davanti a Te offro i miei doni; è giusto, ma io – dice quel giovane – preferisco dire: “Davanti a Te offro i tuoi doni…”.

Anche voi, carissimi Alessandro e Matteo, siete qui ad offrire al Signore innanzitutto i suoi doni perché sono essi che vi hanno reso capaci di offrire voi stessi! Per questo potete continuare la preghiera del Salmo: “Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore Adempirò i miei voti al Signore, davanti a tutto il suo popolo”! Quello che sta per accadere in voi, è quanto di più grande possa accadere nella vita di un uomo: venite trasformati “ontologicamente”, cioè nelle profondità del vostro essere… Direte nella S. Messa: “Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue” e sarà Cristo a dirlo attraverso di voi; e quando direte a qualcuno “io ti assolvo” sarà Cristo a compiere, attraverso di voi, il prodigio dello scioglimento dei peccati… Voi agirete nella Persona di Cristo Capo, partecipi, a titolo specialissimo, del Suo Sacerdozio! Con l’effusione dello Spirito Santo, per l’imposizione delle mani di un successore degli Apostoli, rimarrete voi, ma non più quelli di prima… Non perdete mai lo stupore di fronte al Dono, che oggi vi è fatto, di pronunciare parole e di compiere gesti attraverso i quali accade ogni volta un prodigio divino, una nuova creazione, un nuovo inizio che contiene tutto il mistero della salvezza, tutta la storia della salvezza!

Consapevoli della vostra piccolezza e della grandezza del Dono di Dio, dite ogni giorno, come oggi: “Ti prego, Signore, perché sono tuo servo; tu hai spezzato le mie catene. A te offrirò un sacrificio di ringraziamento e invocherò il nome del Signore”.

 

  1. Attraverso i passi della Scrittura che la Chiesa oggi ci offre abbiamo visto in azione l’apostolo Pietro.

Negli Atti degli Apostoli (9,31-42) – di cui qualcuno ha detto: “è l’unica storia della Chiesa che goda il privilegio della divina ispirazione” – lo abbiamo visto a Lidda guarire Enea dalla sua paralisi; e, a Giaffa, richiamare in vita Tabità-Gazzella. A Enea Pietro disse: “Gesù Cristo ti guarisce; àlzati” e, prima di dire “àlzati!” a Tabità lo abbiamo visto inginocchiarsi e pregare… Pietro sa bene di non essere lui a fare; sa di essere mandato a operare non con le sue forze ma con la potenza di Cristo, il vero e unico Protagonista….

È con questa consapevolezza che noi preti siamo chiamati a svolgere la missione che ci è affidata: in nome di Cristo e inginocchiati davanti a Lui; con l’umiltà di chi sa che se fa è perché egli stesso è fatto da un Altro. “Potius agebatur quam ageret” si diceva di san Filippo Neri: si lasciava fare da Dio piuttosto che fare lui… Qual è la mia vera identità? O Dio, io sono Tu che mi fai…

Dopo la Sua conversione, Pietro ha vissuto ogni cosa alla luce delle parole che gli erano uscite dal cuore là, a Cafarnao (Gv 6,60-69), quando, a fronte di molti che abbandonarono il Maestro, Gesù chiese ai discepoli rimasti: “Volete andarvene anche voi?”: “Signore – disse Pietro – da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio»: Tu solo, Signore! Che possiamo fare noi senza di Te? “Non potrei più vivere se non lo sentissi parlare” diceva un grande teologo.

A questa luce, carissimi Matteo e Alessandro, comprendete il valore di quel “Voglio, Con l’aiuto di Dio lo voglio” che fra poco pronuncerete nelle Promesse sacerdotali… Quel “Voglio” è entrare nella volontà di Cristo che vi ama fino a scegliervi “con affetto di predilezione” (Missa Chrismatis).

Sarete veri pastori nella misura in cui, nel gregge del Signore, sarete pecorelle del Buon Pastore e Lo seguirete lasciandovi condurre. Sarete davvero al servizio dei vostri fratelli, se vivrete con Cristo un’amicizia vera: quella di cui parla Papa Benedetto presentando il senso profondo del gesto antichissimo dell’imposizione delle mani che fra poco riceverete: con esso “Cristo ha preso possesso di me dicendomi: Tu mi appartieni Tu stai sotto la protezione delle mie mani, sotto la protezione del mio cuore. Tu sei custodito nel cavo delle mie mani. Rimani nello spazio delle mie mani e dammi le tue!”.

Questo “rimanere” è fedeltà a ciò che oggi diventate: sacerdoti di Cristo, preti cattolici, felici di essere tali, capaci di amare la Chiesa Sposa e Corpo del Signore; fedeli – come già avete promesso nel ricevere il Diaconato e ora tornate a ripetere – nel “custodire in una coscienza pura il mistero della fede, per annunziarla con le parole e le opere, secondo il Vangelo e la tradizione della Chiesa”.

Carissimi, il Signore, Buon Pastore, vi accompagna. Buon camino!

Sia lodato Gesù Cristo!