Omelia nella S. Messa di Ordinazione diaconale degli Accoliti Matteo Bessone e Alessandro Codeluppi, C.O. Cattedrale di Ivrea, 1° Luglio 2023

01-07-2023

Sia lodato Gesù Cristo!

Carissimi Fratelli nel Presbiterato e nel Diaconato,

Carissimi Fratelli e Sorelle, e in particolare voi, Matteo e Alessandro, accompagnati a ricevere l’Ordinazione diaconale dalle famiglie in cui siete nati: le ringrazio di cuore per il dono della vita che vi hanno fatto e per l’amore con cui hanno curato la vostra crescita; e accompagnati dalle famiglie con le quali avete maturato il vostro “sì” alla chiamata del Signore: grazie, carissimi Fratelli e Sorelle della Fraternità di Nazaret e grazie, carissimi Padri dell’Oratorio di Ivrea e Rev.mo P. Procuratore Generale Michele Nicolis.

1. Sulla soglia del mese di luglio, dedicato nella pietà del popolo cristiano al Preziosissimo Sangue del Signore, il primo grazie, e il più grande, lo diciamo al Signore Gesù, che questo Sangue ha versato sulla croce per la nostra salvezza, in un dono di infinito amore che vogliamo contraccambiare con il dono di noi stessi, senza temere per le nostre povere forze, ma pieni di fiducia nella forza del Suo Amore. “Conserva in noi l’opera della tua misericordia” prega oggi la Chiesa nella S. Messa che si celebra a Gerusalemme, nella basilica dell’Agonia, nell’Orto degli Ulivi; a questa preghiera noi facciamo eco con le invocazioni delle Litanie del Preziosissimo Sangue: “Sangue di Cristo Verbo di Dio incarnato, prezzo della nostra salvezza, fiume di misericordia, pegno della vita eterna, salvaci!”.

2. Carissimi Matteo e Alessandro, con l’Ordinazione e il servizio diaconale che svolgerete, vi incamminate a diventare Sacerdoti, ministri-servitori dell’opera della Redenzione.

Alla luce del dono immenso del Sangue di Cristo, “Sangue della nuova ed eterna alleanza”, presente nella Ss.ma Eucarestia, vogliamo accogliere la Parola di Dio, risuonata tra noi. 

«Abbiate in voi – ci ha detto san Paolo (Fil. 2, 5-11)gli stessi sentimenti di Cristo Gesù». “Sentimento” è un termine che si può prestare a qualche ambiguità… Nel testo originale c’èφρονεῖτε” e in latino “sentite”: «Sentite in vobis quod et in Christo Jesu”»: pensate, provate, sperimentate in voi ciò che fu in Cristo, il quale «essendo Dio umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce»… L’Apostolo condensa tutta la modalità del vivere in Christo Jesu chiedendo ai discepoli del Signore “amore e di compassione, un medesimo sentire e la stessa carità, rimanendo unanimi e concordi. Non fare nulla – continua – per rivalità o vanagloria, ma, con tutta umiltà, considerare gli altri superiori a se stesso; cercare non il proprio, esclusivo l’interesse, ma anche quello degli altri…”.  

Ora, cari Matteo e Alessandro, nel vostro cammino di discepoli state per esprimere pubblicamente la volontà di abbracciare proprio questa impostazione; una volontà già in atto, ma che, necessariamente, deve crescere nel tempo. 

Prima di rivolgervi le domande a cui risponderete “Sì, lo voglio; con l’aiuto di Dio lo voglio!”, la Chiesa mi ha fatto chiedere a chi vi ha presentati se siete “degni” dell’Ordinazione… Non se siete santi, impeccabili, maturi come dovrebbe essere chi già ha vissuto e sperimentato, ma se siete disposti a camminare, a crescere ogni giorno, con umiltà e generosità, nell’accogliere il Dono di Dio… Le domande della Chiesa sono incalzanti: “Volete, come dice l’Apostolo, custodire in una coscienza pura il mistero della fede, per annunziarla con le parole e le opere, secondo il Vangelo e la tradizione della Chiesa? Volete, in segno della vostra totale dedizione a Cristo Signore, custodire per sempre l’impegno del celibato per il Regno dei cieli, al servizio di Dio e degli uomini? Volete custodire e alimentare nel vostro stato di vita lo spirito di orazione e adempiere fedelmente l’impegno della Liturgia delle Ore, secondo la vostra condizione, insieme con il popolo di Dio per la Chiesa e il mondo intero? Voi che sull’altare sarete messi a contatto con il corpo e sangue di Cristo volete conformare a lui tutta la vostra vita? 

  Alla vostra risposta – “Con l’aiuto di Dio lo voglio” – la Chiesa, con il suo realismo, espresso anche nella concretezza dei gesti liturgici, vi chiederà di prostrarvi a terra, mentre le Litanie faranno risuonare l’invocazione alla Vergine Santissima e ai Santi. Voi ricorderete, in quei momenti, tutta la vostra storia e chiederete che la vostra vita si spalanchi ad accogliere l’amore di Cristo che vi ha scelti e chiamati ad essere Suoi ad un titolo particolare, ad appartenerGli a titolo speciale, nel cuore, nel corpo e nelle opere, per servire da diaconi la Chiesa del Signore, nell’attesa di servirla – ma con la stessa volontà – nel ministero presbiterale.

Colpisce, nelle parole e nei gesti dell’Ordinazione, l’insistenza sulla umiltà: è grande il Dono che ricevete, ma lo ricevete per grazia! “Mi ha chiamato senza alcun mio merito nell’ordine dei suoi ministri” canta il diacono nella solenne Veglia pasquale. Mi ha colpito questa espressione fin da quando la cantai la prima volta da diacono… “Senza alcun mio merito” il Signore mi ha chiamato al diaconato e poi al presbiterato e fino all’episcopato… “Senza alcun mio merito”. Ne sono sempre più convinto! Non perdete mai questa consapevolezza! Ci saranno occasioni, soprattutto durante il ministero sacerdotale, di smarrire la consapevolezza che il Signore della Chiesa è Cristo. Lui il Pastore a cui noi serviamo inginocchiati ai Suoi piedi come il grande Papa Leone piccolo-piccolo nel mosaico absidale della Basilica Ostiense…  Lo sguardo che ci è chiesto sulla realtà è quello di Cristo: anche sulla Chiesa e sulle sue opere. Ma questo sguardo lo assumiamo attraverso una incessante purificazione interiore, in un cammino di libertà da noi stessi, dalle paure, dalle ansie, dall’abbattimento per gli insuccessi; attraverso una crescita nell’amare in modo oblativo, nel servire senza pretese, avendo a cuore il vero bene degli altri, contenti dei talenti ricevuti, senza invidie ed avvilenti confronti, senza mai dimenticare che siamo “vasi di creta”, che non siamo noi il tesoro prezioso che essi contengono.

3. Di questa comunione con Gesù ci ha parlato il Vangelo della chiamata dei primi discepoli (Gv 1,35-42).  

Giovanni il Battista, fissando lo sguardo su Gesù, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». Due si incamminarono dietro a Gesù. «Che cosa cercate?» disse loro. «Maestro – risposero – dove dimori?». «Venite e vedrete». Andarono e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.

Quell’esperienza di comunione fu così intensa e decisiva che Giovanni e Andrea compresero che non potevano fare a meno di quell’Uomo in cui avevano visto il Messia; compresero, nell’incontro con Lui, il senso profondo di tutto ciò che vivevano, la risposta più alta al desiderio del loro cuore, alla ricerca del bello, del buono e del vero a cui il cuore umano anela. Fu di qualche ora quell’esperienza, ma così fondamentale che i due tornarono a casa con uno stupore ed una gioia che mai avevano provato, con una consapevolezza che li spingeva a proporre ad altri quanto essi avevano sperimentato. 

Era iniziata la storia che arriva fino a noi! 

Carissimi Matteo e Alessandro, siate entusiasti continuatori di questa storia; sarete veri diaconi e domani veri preti, di quelli di cui la Chiesa ha bisogno!

Sia lodato Gesù Cristo!