Omelia nella Celebrazione della Solennità del Corpo e Sangue di N. Signore Ivrea, Cattedrale, 2 Giugno 2024

02-06-2024

Carissimi Fratelli e Sorelle, Sia lodato Gesù Cristo!

  1. La Santa Chiesa, mistico Corpo di Cristo Signore, del quale noi siamo membra, tralci della Vite per dirlo con le parole di Gesù, la Santa Chiesa in riferimento alla quale – per non dimenticare chi essa è nella verità profonda del suo essere – ripeto qui, con voi, la preghiera di un santo Vescovo, discepolo di sant’Agostino: “Donaci, Signore, di amare la Tua Chiesa, da Te amata. Fa’ che rimaniamo fedeli ad essa come ad una madre amorevole, premurosa e benigna, affinché con lei e per mezzo suo possiamo meritare di essere di casa presso di Te, Dio e Padre nostro!” (S. Quodvultdeus di Cartagine, Sulla professione di fede per gli aspiranti al Battesimo, III,12. 13), la Santa Chiesa -dicevo- ci fa innalzare al Signore in questa solennità del Corpus Domini questa preghiera:

Signore Gesù, che nel mirabile sacramento dell’Eucaristia ci hai lasciato il memoriale della tua Pasqua, fa’ che adoriamo con viva fede il santo mistero del tuo Corpo e del tuo Sangue, per sentire sempre in noi i benefici della redenzione”.

Colpisce innanzitutto questo termine: “mirabile sacramento”.

Sacramentum mirabile

Ha la stessa radice di “miracolo”: qualcosa che ti lascia stupito, meravigliato… Di fronte all’Eucaristia, il nostro primo atteggiamento, è la meraviglia, lo stupore… Il Pane e il Vino consacrati e divenuti Corpo e Sangue di Gesù crocifisso e risorto, sono il memoriale della Sua Pasqua, la presenza viva della Passione, Morte e Risurrezione di Nostro Signore… “Sotto i veli che il grano compose… il Signor dei Signori si ascose per avere il dominio dei cuor” canta un inno popolare… E il grande Dottore san Tommaso d’Aquino pregava: “Ora ti guardo, Gesù, celato sotto i veli. Estingui, ti prego, la mia sete immensa: fa’ che io contempli il Tuo volto apertamente, per essere beato nella visione della Tua gloria”…

Amici, c’è in noi, questa meraviglia, questo stupore?

La devozione, l’adorazione della Ss. Eucaristia – nella S. Messa e fuori di essa – diventa vera dentro a questo mirari: questo guardare stupiti, commossi, con lo sguardo meravigliato di un bimbo… Se questo non c’è, chiediamo oggi la grazia che ci sia!

  1. Proprio in relazione a questa adorazione è nata, dal cuore della Chiesa, la festa del Corpus Domini: è stata istituita per adorare l’Eucaristia e dare ad essa pubblico onore, e per ricordarci che la nostra fede si ravviva nell’adorazione della Presenza reale, non simbolica, di Cristo con noi!

Ma la festa odierna, mentre ci parla del miracolo che avviene in ogni Messa, ci conduce a ripensare che la nostra vita, in ogni suo gesto, in ogni azione, è chiamata ad una profonda comunione con il Signore… L’Eucaristia diventa così una scuola di vita: ci insegna che la vita è davvero vissuta se è donata, se spezziamo il pane della nostra esistenza con i fratelli, se la carità diventa la modalità del vivere ogni cosa, se la Verità portata da Cristo Signore è punto di riferimento di ogni nostro pensiero, di ogni nostra scelta…

Il Signore Gesù, vivo e presente in mezzo a noi, è fonte di vita.

Adorare è riconoscere che esistiamo perché voluti, perché amati; adorare è porsi sotto lo sguardo di Colui da Cui tutto proviene, e a Cui diciamo sommessamente con un grande servo di Dio:

Riconosco, Signore, che tutto da Te viene, tutto è grazia, gratuitamente dato, misterioso, che non sempre io riesco a decifrare, ma che accetto nelle circostanze di ogni giorno, e Te lo offro: tutte le mattine Te lo offro e cento volte al giorno Te lo offro, se Tu hai la bontà di farmelo ricordare”.

Adorare è aprire il cuore a Colui che è davanti a noi presente e vivo e ci dice “Praebe, fili, cor tuum mihi: Figlio, dammi il tuo cuore” (Prov. 23,26);

adorare è piegare le ginocchia con un gesto che oggi sembra scomparire da parte dei credenti persino nei momenti più alti della celebrazione eucaristica, dimenticando che, se ciò che conta è la disposizione intere, anche i gesti del corpo sono importanti perché la esprimono e la rafforzano;

adorare è aprire a Cristo la porta della nostra vita per diventare capaci di vivere “per Lui, con Lui e in Lui”, realisticamente consapevoli di ciò che siamo e che esprimiamo anche nell’umile gesto di genufletterci di fronte alla Sua Presenza!

Fratelli e Sorelle, facciamo risuonare in noi, lungo le nostre giornate, il versetto di un Salmo: “Che cosa renderò al Signore per tutto ciò che mi ha dato?” (Sal.115).

Sia lodato Gesù Cristo!