Omelia della S. Messa Pontificale della Domenica di Risurrezione. Ivrea, Cattedrale, 12 Aprile 2020

12-04-2020

Buona Pasqua, carissimi Fratelli e Sorelle!

Sia lodato Gesù Cristo!

Risplende nelle nostre chiese, vuote quest’anno della vostra presenza, il Cero pasquale, la luce di Cristo» che ha spezzato il buio, il potere della morte: quella fisica e quella spirituale, il peccato che attanaglia l’essere umano.

«Siamo liberi dal peccato», proclama la Liturgia in ogni Messa: «Sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento»…: non perché il peccato non sia più presente nella fragilità della nostra condizione di creature, ma perché siamo continuamente liberati, in virtù dell’Amore infinito di Dio. Il sacrificio di Cristo è la sorgente della nostra libertà, la possibilità di sempre nuovi inizi, grazie ai quali la nostra vita, nonostante la fragilità che rimane, nonostante le nostre cadute che ancora ci sono, non è più la stessa!

Il Crocifisso è risorto! E risorgendo ci dà la possibilità di risorgere, di «cercare le cose di lassù», come ha detto san Paolo, di sperimentare che «la nostra vita è nascosta con Cristo in Dio»: immersa in Lui, in virtù del S. Battesimo.

 

Noi ripercorriamo i fatti di questo giorno, «il primo dopo il sabato», con una commozione che ci mette in movimento: il movimento che caratterizza tutta la domenica di Risurrezione.

Maria di Magdala si era recata al sepolcro appena possibile, con oli profumati per onorare il corpo del Maestro sepolto… Trovò aperto il sepolcro, ma il corpo del Maestro non c’era più… Corse dagli apostoli; nella brezza del nuovo giorno, ormai inondato di luce, Pietro e Giovanni corrono verso il giardino con il cuore che batte forte nel petto e il volto increspato di domande: Chi può aver rubato il corpo del Maestro? Corrono avvolti dalla luce del giorno e con la notte ancora nel cuore. La fede nella risurrezione sboccerà solo dopo, quando Giovanni, arrivato per primo al sepolcro, si affacciò all’ingresso e guardò, ma attese che fosse Pietro ad entrare; poi entrò anche lui e «vide e credette». La sindone era là, ancora legata dalle fasce che la stringevano al corpo del sepolto: il tutto, in assenza di quel corpo, era abbassato, afflosciato, ma intatto… Nessuno avrebbe potuto rubare il corpo del Maestro lasciando in quel modo il lenzuolo e le fasce… Un annuncio tornò a balzargli in cuore: «Il terzo giorno risorgerò» aveva detto Gesù. Ecco che cos’è accaduto! È risorto come aveva detto!

Tornano a casa. Maddalena, invece, rimase là, e mentre, piangendo, guardava il sepolcro vuoto, il Risorto le si avvicinò… Era Lui, ma per riconoscerlo occorreva una “conversione”, quella che Giovanni adombra nel misterioso voltarsi di Maria verso di Lui, anche se già era voltata verso il Maestro…

È dentro a questo nuovo “voltarsi” che la voce di Gesù – “Maria! ” – fa sobbalzare il suo cuore: colui che le era sembrato il giardiniere è il Maestro! È Lui davvero, riconoscibile dal timbro d’amore con cui pronuncia il tuo nome, afferma la tua realtà, ti fa sentire chi sei… È Lui, ma non sembra più Lui: Egli è risorto, cioè è entrato, con tutta la Sua persona, nella dimensione dell’eternità, e il Suo corpo è glorioso, plasmato, reso nuovo, intriso della gloria stessa di Dio… È Lui, presente e vivo, Lui che parla ed agisce, ma nel mistero…, in una dimensione che si può abbracciare solo con il sì della fede! È necessaria una nuova modalità di rapporto: Gesù stesso la indica a Maddalena: «Noli me tangere»: non mi trattenere al modo di prima…

La sua presenza, da quel momento, abbraccia l’universo, l’umanità e la storia!

Gesù è con noi, in ogni tempo ed in ogni luogo. Risorto, perciò presente! Risorto, perciò qui, dentro la nostra vita di ogni giorno; dentro la concreta esistenza faticosa delle nostre giornate. Qui a chiederci: Accoglimi, perché senza di me tu non sei te stesso; accoglimi, perché per te io sono venuto, sono morto e risorto, io, il tuo Dio divenuto tuo fratello nella carne umana!

La sera del giorno stesso Egli venne nel cenacolo entrandovi a porte chiuse e mostrò ai discepoli le mani e il costato. Essi «gioirono nel vedere il Signore»: Colui che misteriosamente appariva era proprio il Maestro con cui avevano vissuto tre anni, che avevano ascoltato, a cui avevano parlato, che avevano visto in azione, colpiti, oltre che dai suoi gesti e dalle sue parole, dal modo con cui incontrava le persone, con cui aveva incontrato loro; così umanamente uomo, ma anche così straordinariamente uomo, da poter dire a Filippo: «Chi vede me vede il Padre» (Gv. 14,9), e a Tommaso: «Io sono la Via, la Verità e la Vita» (Gv. 14, 6). Sentivano che nulla della familiarità che avevano vissuto, della affascinante amicizia in cui li aveva coinvolti, era perduto, ma comprendevano che, dopo la Sua risurrezione, la modalità del rapporto non poteva più essere la stessa. Entravano, poco a poco, nella dimensione della fede.

Buona Pasqua, Amici!

Surrexit Dominus vere. Alleluia. Alleluia!

Sia lodato Gesù Cristo.