Omelia della S. Messa nell’Ottava di Pasqua Ivrea, Cattedrale, 19 Aprile 2020

19-04-2020

Carissimi Fratelli e Sorelle, sia lodato Gesù Cristo!

Celebriamo l’Ottava di Pasqua, la domenica che san Giovanni Paolo II volle contrassegnata dalla festa della Divina Misericordia, della storia, cioè, dell’amore di Dio per l’umanità, che in Gesù Crocifisso e Risorto ha il suo culmine e la sorgente della vita nuova di cui la Chiesa vive.

E’ nata, la Chiesa, dal Costato aperto di Cristo sulla croce; cominciò il suo cammino con la comunità degli Apostoli e dei discepoli – la I Lettura (At 2,42-47) ce l’ha presentata: «perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere. E il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati» – e continua oggi il suo pellegrinaggio terreno con una moltitudine di uomini e di donne segnati dalla fragilità delle creature, e incessantemente sostenuti dalla Grazia che sgorga da Gesù Salvatore, unico Salvatore dell’umanità, di cui nel “Gloria” abbiamo cantato: «Tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l’altissimo, Gesù Cristo»… Non c’è altri che Lui a offrire la salvezza, e noi siamo grati di averlo incontrato; aperti all’incontro con tutti, ma sempre avendo Lui nella mente e nel cuore. E’ questo, Fratelli e Sorelle, la Misericordia divina, la storia della Misericordia divina di cui è parte la Chiesa – la Una, santa, Cattolica e Apostolica – che non nasce con noi poiché siamo come anelli di una lunghissima e preziosa catena che parte dal Cuore di Cristo, dalla Sua Incarnazione, pass, morte e risurrezione, dal dono dello Spirito Santo da Lui effuso quando «emisit spiritum», spirò sulla croce, e poi, in modo straordinario, il giorno di Pentecoste, quando la forza dello Spirito infuse in quegli uomini una convinzione ed un coraggio che li rese testimoni umili e forti del dono della salvezza.

Il Vangelo (Gv. 20, 19-31) ce li mostra oggi nel cenacolo di Gerusalemme la sera di Pasqua, quando Gesù mostrò loro le Sue mani forate dai chiodi, il costato aperto dal colpo d lancia. E ci chiama a rivivere anche ciò che accadde otto giorni dopo, come oggi, quando chiamò Tommaso a fare esperienza di Lui non in modo astratto e da lontano, ma in un concreto toccare le Sue piaghe, dicendogli tuttavia che c’è la beatitudine di coloro che credono pur non avendo visto, credono accogliendo la testimonianza di chi ha visto…

Pietro, che era là con gli altri, quella sera, riprende queste parole (I Pt, 1,3-9) «Voi lo amate, pur senza averlo visto e ora, senza vederlo, credete in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre raggiungete la mèta della vostra fede: la salvezza delle anime». E ci dice: «Perciò siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere, per un po’ di tempo, afflitti da varie prove, affinché la vostra fede, messa alla prova, molto più preziosa dell’oro – destinato a perire e tuttavia purificato con fuoco – torni a vostra lode, gloria e onore quando Gesù Cristo si manifesterà».

Tornerà, carissimi Fratelli e Sorelle, il tempo in cui parteciperete di nuovo, presenti nelle nostre chiese, alla S. Messa che è il compendio di tutta questa meravigliosa storia della Misericordia divina. Sarà un momento di gioia intensificata dalla attuale forzata assenza, durante la quale, peraltro – lo so da tante testimonianze – vi siete uniti spiritualmente alle celebrazioni, avete pregato e fatto la Comunione spirituale, avete ascoltato la Parola di Dio, avete offerto al Signore i sacrifici

che la situazione ha imposto, e avete presentato al Signore anche il sacrificio di tanti che servono generosamente i colpiti dal virus… Dentro a questa situazione dolorosa, vero “segno dei tempi” per chi vuol capire, attraverso il quale il Signore ci richiama alle cose essenziali, questa offerta, in unione con il Sacrificio di Cristo, si inserisce nella storia della Salvezza, per la vita del mondo.

Preghiamo affinché questa dolorosa prova non passi invano, e le chiese, quando il tempo sarà venuto, si allietino anche della presenza di coloro che, pur praticanti, alla S. Messa domenicale non partecipavano come al momento più alto della vita cristiana.

«La vostra fede, messa alla prova, molto più preziosa dell’oro – destinato a perire e tuttavia purificato con fuoco – torni a vostra lode, gloria e onore…».

Sia lodato Gesù Cristo!