Omelia della S. Messa nella solennità dell’Ascensione di N.S.Gesù Cristo Ivrea, Cattedrale, 24 Maggio 2020

24-05-2020

Sia lodato Gesù Cristo!

  1. Benvenuti in Cattedrale, carissimi Fratelli e Sorelle, dopo che per quasi tre mesi quest’aula, come tutte le chiese, è rimasta priva della vostra presenza e chi vi ha celebrato la Messa, ogni domenica, ha avuto davanti agli occhi il triste spettacolo di quella che appariva ed era una vera desolazione. Benvenuti, anche se non tutti, a causa delle norme severe che impongono un numero contingentato di presenza. Saluto cordialmente coloro che per questo motivo non possono essere qui. Saluto coloro che ritornano nelle loro chiese per partecipare di presenza alla S. Messa, e coloro che non possono parteciparvi. Ringraziamo il Signore – e dico: il Signore – per quello che ci è dato di vivere in questa domenica in cui celebriamo l’Ascensione al Cielo di Gesù Risorto da morte.
  2. I 40 giorni dalla domenica di Risurrezione al giorno in cui Gesù sale al Cielo sono detti dai Padri della Chiesa “conversatio” del Signore: “Egli – attesta san Luca – si mostrò ad essi vivo, con molte prove, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il Regno di Dio”. “Conversari” è abitare, vivere, condividere, partecipare, anche parlare, con una presenza che non è solo apparente.

Il mistero della Incarnazione del Verbo di Dio, il Figlio unigenito che si è fatto Uomo, ha la sua manifestazione non solo prima della morte in croce, ma anche in questa reale conversatio nella quale i discepoli sperimentano che Egli è con loro non come un fantasma, ma è proprio Lui, che può dire: “Guardate le mie mani e i miei piedi, toccatemi; avete qualcosa da mangiare?”.

Che bella la nostra fede in un Dio che non è un Principio astratto, ma che si è fatto uomo – ed ha condiviso e condivide concretamente la nostra esistenza! Che bella la presenza di quei discepoli che sul monte, vicino a Betania, convocati da Lui, lo sentono dire: “Ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”, e lo guardano salire in alto fino a che le nubi lo sottraggono al loro sguardo mentre risuona una voce: “Questo Gesù che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà, nel modo in cui l’avete visto partire”.

Ciò che sono mandati a portare – “Andate in tutto il mondo, annunciate il Vangelo ad ogni creatura, battezzando nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” –  non è l’annuncio di un astratto programma, ma la testimonianza di una reale esperienza che cambia la vita, rende capaci di capire di più, di gustare di più, di soffrire in modo diverso, di vivere ogni cosa della vita con dentro una fiamma ardente, un amore comunicabile, con un’affezione nuova alla vita, alle persone. Con l’ascensione di Gesù, la conversatio cambia modalità ma non la sostanza del rapporto che Egli continua con noi.

Nell’Ascensione di Cristo al Cielo “la nostra umanità – abbiamo detto poco fa con la preghiera della Chiesa – è innalzata, o Padre, accanto a te e noi viviamo nella speranza di raggiungere il nostro capo nella gloria”: la nostra umanità, la nostra fragilità e finitezza umana così evidente in questi mesi di epidemia che ha messo in ginocchio il mondo…

Chiediamo al Signore che questa dolorosa prova non passi invano, che ci si renda conto di quanto poco siamo autosufficienti; e che, afferrando la mano che Cristo Salvatore ci offre, orientiamo i pensieri e il vivere allo scopo ultimo del nostro esistere quaggiù: “raggiungere il nostro capo nella gloria”.

Sia lodato Gesù Cristo!