Messaggio per la Giornata del Seminario

Domenica 15 dicembre 2019

Come ogni anno, nella III Domenica di Avvento, la nostra Diocesi celebrerà la Giornata del Seminario, annunciata alle Parrocchie dal Rettore, don Davide Rossetto, incaricato diocesano anche della Pastorale vocazionale, che ha inviato il materiale per la celebrazione e il programma di una settimana di preghiera.

Che cosa deve dire il Vescovo quest’anno, dopo i sette messaggi che negli anni passati ha inviato alla Diocesi per questa circostanza?

Ho pensato di fare “due righe di conti”. Certo, non è il massimo che ci si aspetta, ma serve per continuare a “sognare” – un verbo oggi fin troppo abusato – rimanendo con i piedi per terra.

Un dato.

Nei sette anni del mio ministero nella diocesi di Ivrea ho avuto la grazia di ordinare nove preti per il servizio diocesano: in ordine cronologico: don Giuseppe, don Valerio, don Gianpaolo, don Mario, don Andrea, don Riccardo, don Samuele, don Massimiliano, don Davide; ordinato dal suo vescovo di Mbeya, ma in servizio alla nostra Diocesi, nel cui Seminario si è formato, c’è anche don Geoffrey, da pochi mesi ufficialmente incardinato da noi.

I nuovi preti donati da Dio alla nostra Diocesi in questi ultimi sette anni sono dunque dieci: quattro originari di essa, sei provenienti da altrove; se a questi si aggiungono i tre preti che ho accolto in Diocesi (uno di essi già incardinato qui da noi) e che svolgono un prezioso servizio nelle comunità parrocchiali, il numero dei nuovi Sacerdoti risulta di tredici.

Mi capita di sentir dire, con tono preoccupato: non ci sono più preti… I numeri dicono invece che i preti, anche “nuovi”, ci sono. Certo, ne occorrerebbero di più, ma incominciamo a ringraziare il Signore per quelli che abbiamo: senza sottovalutare, realisticamente, il fatto che, dei tredici, solo quattro sono originari della nostra Diocesi, e nove provengono da altrove.

Un altro dato.

Nei sette anni a cui sto guardando, alcuni giovani della nostra Diocesi sono entrati in Seminario, ma ne sono usciti durante il cammino che hanno condiviso con quelli giunti al Sacerdozio: uno ha maturato la scelta della vita religiosa: lo accompagniamo con la preghiera; altri (sei o sette, nell’arco di questi anni) hanno ritenuto che la loro non fosse la vocazione che comporta il celibato: anche per essi chiediamo a Dio di sostenerli in una scelta che, non meno di quella sacerdotale, esige maturità umana e spirituale.

Oggi nel Seminario diocesano – usciti, per ovvi motivi, i dieci che sono stati ordinati e quelli che hanno pensato ad altre scelte – c’è un solo seminarista, al quale, per questo motivo, dopo i tre anni vissuti nel Seminario diocesano, abbiamo chiesto di proseguire gli studi a Roma, affidato per la formazione al Collegio Capranica, frequentato a suo tempo da non pochi Sacerdoti della nostra Diocesi.

Il Rettore don Davide sta seguendo, nel “Gruppo Emmaus”, alcuni giovani che manifestano sensibilità alla scelta di vita sacerdotale. Mi auguro che questo cammino di discernimento e di formazione ne conduca qualcuno a rispondere generosamente alla eventuale chiamata del Signore.

Noi, carissimi Preti e Laici delle comunità parrocchiali della Diocesi, preghiamo per questo, ma mi sia permesso – una volta ancora – di ricordare a tutti che alla preghiera occorre unire l’impegno.

La formazione dei giovani – quale che sia la chiamata che il Signore rivolge ad ognuno – ha una fase importante nella preparazione specifica e prossima a dire quel “sì” che impegna la vita, ma questa è la fase culminante. La vetta si raggiunge partendo dal basso: dalla formazione integrale, dall’accompagnamento e dal sostegno alla loro crescita umana e cristiana, dal fornire esempi convincenti. E’ su questa base – che alle comunità locali spetta di costruire – che poggia l’ultima fase della preparazione.

† Edoardo, vescovo

12-12-2019