Omelia nel Pellegrinaggio annuale della Diocesi al santuario di N. Signora Regina del Monte di Oropa, 7 Agosto 2021

07-08-2021

Carissimi Fratelli e Sorelle, sia lodato Gesù Cristo!

  1. È ridotto, quest’anno, il numero dei partecipanti al nostro Pellegrinaggio annuale – e ne conosciamo il motivo – ma il cuore della diocesi è qui, questa mattina, nel caro santuario di Oropa, a cui siamo saliti per dire alla Vergine Madre il nostro affetto di figli e per chiedere protezione e slancio nel cammino di fede. Presente in tante nostre chiese con la Sua immagine, venerata come l’Icona principale anche di alcuni nostri santuari, primo tra tutti quello del Monte Stella in Ivrea, la Vergine Bruna, Regina del Monte di Oropa, rivolge a noi il Suo sguardo e ci invita a seguire il nostro Salvatore, ci chiede di essere davvero il Popolo di Dio incamminato verso la Patria del Cielo… E noi, grati per aver potuto compiere pubblicamente quest’anno il nostro Pellegrinaggio, rallegrandoci per la imminente Quinta Solenne Incoronazione, la salutiamo “Regina, Madre di misericordia, vita, dolcezza, speranza nostra”!
  2. La Parola di Dio – che risuona nella S. Messa del sabato della XVIII settimana del Tempo Ordinario ci porta nella I Lettura (Dt 6, 4-13) l’invito di Mosé all’antico Israele: «Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze».

Gesù riprenderà queste parole per enunciare il primo dei comandamenti che sta a fondamento anche del secondo: che «è simile al primo: amerai il prossimo tuo come te stesso».

Questo amore – notate! – ci è comandato. “Amerai” è un imperativo espresso al futuro, ma imperativo. Si può comandare l’amore solo se non è circoscritto alla sola sfera dei sentimenti! E l’amore che dobbiamo a Dio comporta infatti l’accoglienza e l’osservanza dei comandamenti divini. Mosé dice a nome di Dio: «Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore. Li ripeterai ai tuoi figli … Te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte». Gesù dirà: «Se mi amate osserverete i miei comandamenti» (Gv 14, 15).

È bene ricordarlo, ribadirlo a noi stessi, in un’epoca in cui viene esaltata ogni forma di soggettivismo: quell’“io penso, io sento, io faccio ciò che sento” che è rimanere circoscritti nella sfera del proprio “io”.

Il Decalogo, le Dieci Parole dell’Alleanza antica tra Dio e il Suo popolo, che Gesù non è venuto ad abolire ma a portare a compimento, «costituisce – insegna il CCC (2069) – un tutto indissociabile. Ogni ‘parola’ rimanda a ciascuna delle altre e a tutte; esse si condizionano reciprocamente. Le due tavole si illuminano a vicenda; formano una unità organica. Trasgredire un comandamento è infrangere tutti gli altri. Il Decalogo unifica la vita teologale e la vita sociale dell’uomo».

«I dieci comandamenti – continua il Catechismo (2070) – appartengono alla rivelazione di Dio. Al tempo stesso ci insegnano la vera umanità dell’uomo. Mettono in luce i doveri essenziali e, quindi, indirettamente, i diritti fondamentali inerenti alla natura della persona umana. Il Decalogo contiene un’espressione privilegiata della ‘legge naturale’». «Poiché enunciano i doveri fondamentali dell’uomo verso Dio e verso il prossimo, i dieci comandamenti rivelano, nel loro contenuto essenziale, obbligazioni gravi. Sono sostanzialmente immutabili e obbligano sempre e dappertutto. Nessuno potrebbe dispensare da essi. I dieci comandamenti sono incisi da Dio nel cuore dell’essere umano» (2072).

Prima di presentare i singoli Comandamenti della Legge di Dio, il Catechismo conclude questa sezione con questa chiara affermazione: «Gesù dice: “Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla” (Gv 15,5). Il frutto è la santità di una vita fecondata dall’unione con Cristo. La sua persona diventa, grazie allo Spirito, la regola vivente ed interiore della nostra condotta» (2074).

Fratelli e Sorelle, siamo qui a chiedere a Maria, prima discepola del Signore, di aiutarci a camminare su questa strada in un tempo in cui l’impostazione di pensiero e di azione cresciuto nella cultura laica e nella società si diffonde anche nella comunità cristiana…

  1. Nel Vangelo (Mt 17, 14-19) abbiamo ascoltato la risposta di Gesù ai discepoli che non erano riusciti a liberare un ragazzo dal potere di Satana: «O generazione incredula e perversa! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? “Perché – chiesero i discepoli – noi non siamo riusciti a scacciarlo?” Gesù rispose: “Per la vostra poca fede. In verità io vi dico: se avrete fede pari a un granello di senape, direte a questo monte: “Spòstati da qui a là”, ed esso si sposterà, e nulla vi sarà impossibile».

Gesù mette in chiaro la questione fondamentale che riguarda ogni liberazione di cui abbiamo bisogno, e ogni ambito della nostra vita di discepoli del Signore.

La questione è la nostra fede. Lo abbiamo detto tante volte, e lo abbiamo ripetuto anche in relazione alle gravi difficoltà prodotte dall’epidemia in tutti i campi del vivere, non meno che in quello del cammino delle nostre comunità parrocchiali e di vario tipo. In che situazione le ha trovate l’epidemia? A che luce l’hanno affrontata fedeli e pastori? La dolorosa situazione, ancora in atto, è occasione di tante riflessioni. Non possiamo rinchiuderci nella paura e nello sconforto: dobbiamo guardare oltre con occhi nuovi! E questo sguardo nuovo può venire solo da un rinnovato slancio di fede. Che il Signore non debba dire anche a noi: «Fino a quando dovrò sopportarvi?»!

Il nostro Pellegrinaggio idealmente chiude un anno pastorale e ne apre uno nuovo.

Il cammino è il cammino della Fede, la cui bellezza è la bellezza del Volto di Cristo; la bellezza di un fatto accaduto nella storia e che permane nella storia: Dio è venuto incontro all’uomo facendosi uomo nel grembo di Maria; e vive con noi, è con noi! «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». «Non abbiate paura!». È questa bellezza che ci mette in movimento: imprime in noi un moto che ci spinge a vivere tutto nell’amicizia con Cristo!

Grazie, Vergine Santa per il Tuo sguardo materno che ci dà la certezza di avere con noi la Madre; la certezza che non siamo seguaci di una idea, tanto meno di una ideologia, ma discepoli di una Persona, di Gesù che ci dice: «Sono io la via, la verità e la vita»; «Chi segue me non cammina nelle tenebre, ma ha la luce della vita».

Noi riaffermiamo qui, davanti a Te, o Madre, la certezza che essere cristiani è la grazia più grande che abbiamo ricevuto. Aiutaci a vivere in pienezza la nostra fede!

Sia lodato Gesù Cristo!