Pellegrinaggio Diocesano annuale a N. S. Regina del Monte di Oropa, Oropa, 3 Agosto 2019

03-08-2019

A tutti, carissimi Fratelli e Sorelle, un saluto affettuoso e grato.

Insieme a voi saluto con gioia Sua Eminenza Reverendissima il Cardinale Tarcisio Bertone, che ha voluto unirsi al nostro Pellegrinaggio annuale, anche nel ricordo del decimo anniversario della visita compiuta da Sua Santità Papa Benedetto a Romano Canavese. Grazie, Eminenza, per la Sua gradita presenza! Lei non solo è nostro condiocesano per l’origine: il suo amore per la Diocesi, manifestato in tanti modi, lo ha espresso recentemente anche con preziosi doni al primo nucleo del Museo diocesano. Personalmente, poi, non dimentico che Ella è il Successore degli Apostoli che mi consacrò Vescovo sette anni fa inserendomi nel Collegio dei Successori degli Apostoli. E con la stessa gioia saluto Sua Eccellenza il Vescovo di Biella, il nostro carissimo Monsignor Roberto, che lo scorso anno, a quest’epoca, ancora partecipava al Pellegrinaggio come Sacerdote della Diocesi di Ivrea, sia pur già eletto Vescovo di questa Chiesa. E con grande affetto saluto Sua Eccellenza Monsignor Luigi, nostro carissimo Vescovo emerito. Grazie, Eminenza ed Eccellenze, per la vostra amata presenza.

Sia lodato Gesù Cristo!

1. Grazie, carissimi Fratelli e Sorelle, per la vostra presenza sempre numerosa che ogni anno – per iniziare il cammino del nuovo anno pastorale – porta simbolicamente l’intera Diocesi Eporediese a fare esperienza forte dello sguardo materno di Maria, in questo luogo in cui si è accolti dalla stupenda scritta: «O quam beatus, o Beata, quem viderint oculi tui: Beato, o Beata Vergine, colui su cui i tuoi occhi si saranno posati!». Lo sguardo di Maria! Siamo qui, Amici, per chiedere alla Madre la grazia di accogliere il Suo sguardo, di lasciarci plasmare da questo sguardo speciale che si posò su Gesù Cristo Bambino, Adolescente, Uomo, su tutto il mistero di Cristo, e sul discepolo quando Gesù dalla croce Le indicò Giovanni come nuovo figlio, e attraverso di lui, fin da allora, sui discepoli di tutti i tempi. Grazie, Vergine Santa, per questo Tuo sguardo dolce e potente che ci dà la certezza di avere con noi la Madre; la certezza che non siamo seguaci di una idea, tanto meno di una ideologia, ma discepoli di una Persona: Gesù di Nazareth, Tuo Figlio, Dio vero e Uomo vero, Dio diventato Uomo nel Tuo grembo per la nostra salvezza; Gesù che ci dice: «Sono io la via, la verità e la vita»; «Chi segue me non cammina nelle tenebre, ma ha la luce della vita». Con questo Pellegrinaggio alla Casa della Madre siamo qui, Amici, ad affermare la nostra certezza che essere cristiani è la grazia più grande che abbiamo ricevuto e che «Quanto di più caro abbiamo nel cristianesimo è Gesù Cristo, Lui stesso e tutto ciò che da Lui ci viene, poiché noi sappiamo che in Lui abita corporalmente tutta la pienezza della divinità».

2. Del Signore Gesù ci parlano oggi le Letture della S. Messa. Sono quelle del giorno e non ne abbiamo scelte altre in relazione al momento che stiamo vivendo, poiché è bene ascoltare la Parola di Dio che la Chiesa giorno per giorno ci offre. La I Lettura (Lv 25,8-17) ci invita a riflettere sul cambiamento indispensabile che deve segnare la nostra vita. Là, nell’Antico Testamento, occasione speciale per questo cambiamento era il “Giubileo” indetto dal Signore stesso ogni “sette settimane di anni”. Per noi, discepoli del Signore Gesù, il Giubileo, nella sua forma ordinaria, cade ogni venticinque anni, l’arco di una generazione, ma l’impegno di conversione che ci è chiesto è di ogni giorno, poiché si è compiuta – dice Gesù nella sinagoga di Nazaret – questa Parola: «Mi ha mandato ad annunciare ai poveri un lieto messaggio… un anno di grazia del Signore». E’ Lui, il Signore Gesù a rendere possibile il cammino vero della conversione, che non si attua se non nella sequela di Lui, nel seguirlo non come automi, ma come “amici”: «Vi ho chiamato amici, perché tutto quello che il Padre ha fatto conoscere a me, io l’ho comunicato a voi»: non solo lo ha detto, ma ci ha fatti partecipi di questa comunione perché possiamo viverla. Questo impegno di conversione, cioè di crescita vera, coinvolge tutta la nostra persona, che è persona umana che deve crescere nella sua umanità in modo integrale: la “vita spirituale” – anche nel caso che sia autentica – non regge se non è parte della nostra umanità formata con costante cura… Quando l’autentica formazione umana è latitante si assiste, infatti, da parte della persona, ad atteggiamenti che mostrano un penoso deficit nell’affrontare da “adulti”, con responsabilità, i normali sacrifici della vita, senza piagnucolare, senza riottosità, capricci, sopravvento dell’emotività sulla ragione, fino, magari, alla menzogna… “Gratia supponit naturam”: la grazia di Dio porta a compimento, ma non esime dall’impegno della necessaria formazione umana Nella II Lettura, il Vangelo (Mt 14,1-12), lo vediamo un vero uomo: Giovanni il Battista, Precursore del Signore, che dà la vita, anticipando con il suo martirio quale sarà la morte cruenta del Signore sulla croce. Giovanni testimoniò che la verità non è quella che gli uomini vogliono, ma quella che Dio ci comunica. E se questa Verità taglia sul vivo la nostra carne e il nostro spirito, Deo gratias perché solo così noi accogliamo la salvezza che ci è donata.

3. A questa luce, carissimi Fratelli e Sorelle, iniziamo l’anno pastorale: guardando a Cristo nostro unico Salvatore. L’anno scorso vi ho indicato come impegno speciale (senza che tutto il resto, ovviamente, venisse meno) la riflessione sulla celebrazione eucaristica, a partire dalle 15 catechesi che Papa Francesco ha dedicato alla S. Messa e di cui, nel Messaggio per la Quaresima, ho poi offerto anche una sintesi al fine di facilitare la riflessione all’interno delle comunità: riflessione indispensabile a molti di coloro che ancora alla Messa ci vanno e sono chiamati a rendere intelligente testimonianza del suo valore ai sempre più numerosi che non vi partecipano. Confidando che, in qualunque forma e modalità, la riflessione sia almeno iniziata, la proposta pastorale per i prossimi anni, come mi è stata suggerita dall’incontro dei Vicari Foranei, che ringrazio di cuore, si articola proprio a partire dalla Eucaristia celebrata. Gli “Uffici”, coordinati dal Vicario episcopale per la Pastorale e in sinergia tra loro, lavoreranno per offrire strumenti per il lavoro nelle Vicarie e, in esse, nelle singole Parrocchie. Ecco il programma: 2019-2020. Eucaristia: convocati alla presenza del Signore. Tema: la vocazione; 2020-2021. Eucaristia: Parola e Pane di vita. Tema: la Parola al centro della catechesi e liturgia; il pane spezzato nella condivisione con i più poveri; 2021-2022.Eucarestia: dalla celebrazione alla testimonianza. Tema: la “nuova” evangelizzazione e l’impegno di testimonianza nella carità. Il tema di quest’anno – la vocazione – attiene ovviamente a tutte le chiamate di Dio, tra le quali desidero sottolineare la vocazione al Sacerdozio, alla Vita consacrata, al Matrimonio, sulle quali, mi limito qui ad un cenno, a partire da quanto già dissi nell’anno del Sinodo sui giovani.

Per mettere in gioco la propria vita nel rispondere a una di queste vocazioni, la preparazione specifica e prossima è importante, ma la vetta si raggiunge partendo dal basso: dalla formazione integrale dei giovani, che ha bisogno della cura e del sostegno degli adulti. I giovani che ancora abbiamo nelle nostre comunità, come gli altri loro coetanei, presentano caratteristiche diverse rispetto ad un passato anche recente; e non è sempre facile per gli adulti il compito di contribuire, negli ambiti propri di ciascuno, a formarne la maturità umana e spirituale. Occorrono adulti che siano tali non solo per ragioni anagrafiche… La crisi in cui versa la famiglia (anche là dove la separazione non l’ha disgregata) è sotto gli occhi di tutti; le cause sono molteplici e non ignote. Le comunità cristiane – quelle parrocchiali, come quelle costituite dai Movimenti (preziosa presenza, come ci insegna la Chiesa) sono chiamate spesso a supplire nella formazione anche umana del giovane. Quest’opera è una autentica “Pastorale vocazionale”. “Siamo pochi, siamo oberati di impegni…” si sente dire. Liberiamoci da atteggiamenti da rassegnati! Non siamo un cantiere in disarmo; siamo la Chiesa del Signore che cammina nel tempo “tra le persecuzioni del mondo – dice sant’Agostino – e le consolazioni di Dio”! E’ il momento di mettere al centro ciò che è «l’unum necessarium»: Gesù Cristo presente e vivo nella Sua Chiesa, con la Sua indefettibile promessa: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla consumazione del mondo»; «Chi mangia me vive di me».

Buon cammino.

Sia lodato Gesù Cristo!