Omelia nell’Ottava del Natale Ivrea, Cattedrale, 1° Gennaio 2023

01-01-2023

Sia lodato Gesù Cristo!

1. Ottava del Santo Natale, carissimi Fratelli e Sorelle, e festa della divina Maternità di Maria: conclusione del grande giorno, dilatato nello spazio di otto giorni, in cui la Chiesa, con immensa gioia, ha contemplato il Bambino nato a Betlemme e lo ha adorato come Dio Creatore del cielo e della terra fatto Uomo per la salvezza dell’uomo! 

Ieri mattina, poco prima che questo unico grande giorno di festa avesse termine, e dunque al culmine ormai della celebrazione del Natale, il Signore si è avvicinato al nostro amato Papa emerito Benedetto XVI, e Lo ha chiamato alla festa del Cielo.        

Come già ho fatto ieri sera, nella Messa del Te Deum, desidero leggere qui in Cattedrale, chiesa madre della Diocesi, il Messaggio che ho inviato a tutta la Comunità cristiana subito dopo aver avuto la dolorosa notizia: 

«Il Papa emerito, il carissimo Benedetto XVI ha concluso il suo cammino quaggiù e già ha visto, splendente di gloria e di misericordia, il Volto amato del Suo Signore.

Questo non è il momento delle commemorazioni. 

Il mio messaggio è invito alla preghiera affinché il Signore accolga l’anima buona del Papa che tanto abbiamo amato e dal cui luminoso Magistero siamo stati sostenuti. 

Solo desidero ricordare le parole che Egli ha pronunciato con la voce, fin che lo ha potuto fare, e con il cuore negli ultimi tempi: “Mi preparo non per una fine, ma per un Incontro”!

Grazie, Signore, per il dono che, nella persona di Papa Benedetto, hai fatto alla Chiesa e al mondo! Accoglilo nella pace grande che Egli ha sperimentato come dono Tuo anche nei momenti difficili della vita. Fa che risuonino oggi, nei nostri cuori e nelle nostre menti, le Sue parole: “Alla nascita va associata la certezza che è un bene esserci … Viviamo, allora, nella certezza che solo Dio può dare: è bene che tu ci sia! Ne puoi essere certo, qualunque cosa accada”».

2. Nell’esprimere a questo grandissimo Pastore della Chiesa i sentimenti del nostro amore, della stima e della riconoscenza per ciò che Egli è stato e ci ha insegnato lungo il corso della sua vita e del suo Ministero, dal nostro cuore sale la parola con cui ogni volta rispondiamo al Vangelo proclamato nella S. Liturgia: “Lode a te, o Cristo!”; questa parola afferma qual è il cuore della nostra fede, il cuore della nostra vita di credenti in Cristo. 

Il fondamentale ministero affidato da Cristo a Pietro e ai suoi successori sulla Cattedra di Roma, è di confermarci nella fede, di tenere desta in noi la memoria di Cristo, di proclamare apertamente che Gesù – nato a Betlemme, morto in croce e risorto – è con noi, e che è Lui la Verità sulla nostra vita, come sul cosmo intero; la Sua Presenza è il centro della nostra esistenza, il senso, il significato di tutto!

Questo ministero Papa Benedetto ha svolto con la semplicità e la profondità che ce lo hanno fatto amare!  

«Ogni uomo – scriveva in “Sacramentum caritatis” – porta in sé l’insopprimibile desiderio della verità ultima e definitiva. Per questo, il Signore Gesù, “via, verità e vita”, si rivolge al cuore anelante dell’uomo, che si sente pellegrino e assetato, al cuore che sospira verso la fonte della vita, al cuore mendicante della Verità. Gesù Cristo, infatti, è la Verità fatta Persona. Nel sacramento dell’Eucaristia Gesù ci mostra in particolare la verità dell’amore, che è la stessa essenza di Dio. È questa verità evangelica che interessa ogni uomo e tutto l’uomo».

Ieri, poco dopo l’annuncio della partenza di Papa Benedetto da questa terra, ho ricevuto un messaggio da un confratello di altra Diocesi: riportava le parole che egli disse a Papa Benedetto durante un’udienza: “Santità, conosco Dio, e lo conoscerò anche in cielo, così come Lei me lo ha comunicato. Il Papa si commosse!”.

Il ritratto più bello di Papa Benedetto l’ha forse tracciato il Santo Padre Francesco con quanto scrisse nella Prefazione al libro che raccoglie testi del suo grande Predecessore in occasione del 65.mo di Sacerdozio: 

«Ogni volta che leggo le opere di Joseph Ratzinger/Benedetto XVI mi diviene sempre più chiaro che egli ha fatto e fa “teologia in ginocchio” perché, prima ancora che essere un grandissimo teologo e Maestro della fede, si vede che è un uomo che veramente crede, che veramente prega, che incarna esemplarmente il cuore di tutto l’agire sacerdotale: quel profondo radicamento in Dio senza il quale tutta la capacità organizzativa possibile risulta inutile; egli incarna quel costante rapporto con il Signore Gesù senza il quale non è più vero niente, tutto diventa routine, i sacerdoti quasi degli stipendiati, i vescovi burocrati e la Chiesa non Chiesa di Cristo, ma un prodotto nostro, una ong in fin dei conti superflua. È forse soprattutto dal monastero Mater Ecclesiae, nel quale si è ritirato, che Benedetto XVI continua a testimoniar in modo ancor più luminoso il “fattore decisivo”, l’intimo nucleo d ministero sacerdotale: e cioè che il primo e più importante servizio non è la gestione degli “affari correnti”, ma pregare per gli altri, senza interruzione, anima e corpo, proprio come fa il Papa emerito oggi: costantemente immerso in Dio, con il cuore sempre rivolto a lui, come un amante che ogni momento pensa all’amato, qualsiasi cosa faccia. E così il pregare veramente va, mano nella mano, con la consapevolezza che, senza la preghiera, ben presto il mondo non solo perde l’orientamento ma anche l’autentica fonte della vita: “Perché – scrive Joseph Ratzinger, offrendoci una delle tante stupende immagini disseminate in questo libro – senza il legame con Dio siamo come satelliti che hanno perso la loro orbita e precipitano come impazziti nel vuoto, non solo disgregando se stessi ma minacciando anche gli altri”».

3. Carissimi Fratelli e Sorelle, posando con fede il nostro sguardo sul Bimbo-Dio che oggi, otto giorni dopo la Nascita, riceve il Suo Nome – Gesù: Dio Salvatore – e con la circoncisione è inserito nel Popolo di Dio, vorrei ascoltare con voi ancora una parola di Papa Benedetto che commenta il nucleo fondamentale della vita del cristiano, annunciato da san Paolo: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”: 

«Tramite il Battesimo il mio proprio io viene inserito in un nuovo soggetto più grande, nel quale il mio io c’è, ma trasformato, purificato, mediante l’inserimento nell’altro. Così diventiamo “uno in Cristo” (Gal 3, 28), un unico soggetto nuovo. “Io, ma non più io”: è questa la formula dell’esistenza cristiana» (Verona, 2006). 

«Il futuro della Chiesa può risiedere e risiederà in coloro che vivono nella pienezza pura della loro fede. Non risiederà in coloro che non fanno altro che adattarsi al momento presente… Il futuro della Chiesa, come sempre, verrà rimodellato dai santi, ovvero dagli uomini le cui menti sono più profonde degli slogan del giorno, che vedono più di quello che vedono gli altri, perché la loro vita abbraccia una realtà più ampia» (discorso1969). 

«Quale ritiene sia – è stato chiesto a Papa Benedetto – il segno distintivo del suo pontificato?». «Direi – rispose – che è ben espresso dall’Anno della Fede: un rinnovato incoraggiamento a credere, a vivere una vita a partire dal centro, dal dinamismo della fede, a riscoprire Dio riscoprendo Cristo, dunque a riscoprire la centralità della fede».

 Proprio all’inizio di quell’Anno della fede (ottobre 2012), è iniziato, Amici, il mio ministero tra voi, inviato da Papa Benedetto come vostro Vescovo. Il Signore mi aiuti a continuare fino al termine con questa fondamentale impostazione che allora, con profonda convinzione, ho fatto mia.

Alla S.ma Madre di Dio. nel cui cuore e nel cui grembo tutto è iniziato, noi rinnoviamo la preghiera: “Prega per noi peccatori! Aiutaci ad essere convinti discepoli del Tuo Figlio, testimoni di Lui in ogni situazione, e nel costruire la pace nelle nostre famiglie, nelle nostre comunità, negli ambienti sociali in cui viviamo. Al Tuo Cuore di Madre tutto da Cristo è stato affidato! Noi Ti accogliamo come nostra Madre!         

Sia lodato Gesù Cristo!