Omelia nella Veglia Pasquale – Ivrea, Cattedrale, 20 Aprile 2019

20-04-2019

Carissimi Fratelli e Sorelle, sia lodato Gesù Cristo!

Uscito per sempre dal sepolcro, vincitore della morte e del peccato, portatore della Vita nuova, il Signore Gesù è presente tra noi con tutta la forza che ha fatto rotolare via la pietra che chiudeva il sepolcro ed ha fatto uscire di lì il Suo corpo morto, martoriato nella Passione e sulla croce, trapassato, quando già aveva esalato l’ultimo respiro, dal colpo della lancia che Gli squarciò il Cuore, deposto dalla croce, avvolto nella Sindone e tenuto in custodia dai soldati dell’esercito romano messi a guardia del sepolcro.

E’ risorto! Resurrexit, Χριστός ἀνέστη! canta la Chiesa in Occidente e in Oriente, proclamando con gioia infinita il cuore della propria fede! La Liturgia di questa notte è colma di simboli: il fuoco nuovo, il Cero ad esso acceso, ma non è un simbolo la risurrezione del Signore. Resurrexit vere, Ἀληθῶς ἀνέστη, è veramente risorto: Egli è con noi, vivo e presente, come sperimentarono le donne al mattino di Pasqua e i discepoli, dopo che esse ebbero portato l’annuncio…: il Vangelo che abbiamo ascoltato.

La sua Presenza, da quel momento, è intrecciata alla storia di ciascuno di noi: Gesù Cristo rimane con noi nei nostri desideri più profondi come il Dono che davvero li colma; nelle nostre domande più struggenti, come l’unica risposta vera e efficace; rimane con noi come Salvatore nelle fatiche del vivere quotidiano, anche nelle nostre esperienze umilianti di limiti e di fragilità. Soprattutto, rimane con noi nella S. Eucaristia.

«Che cosa c’è di più grande? – diceva il Patriarca Atenagora. L’Eucaristia è la gioia di Pasqua, la gioia della trasfigurazione dell’universo. Allora niente potrà più farci paura. Noi abbiamo conosciuto l’amore che Dio ha per noi, Ormai tutto ha senso, tutto è già vivente perché Cristo è risorto. Esiste quaggiù un luogo dove c’è solo il grande amore, la grande gioia: è il Santo Calice nel Cuore della Chiesa».

Carissimi Fratelli e Sorelle,

«Quello che abbiamo di più caro nel cristianesimo è Gesù Cristo; proprio Lui, e tutto ciò che da Lui ci viene, perché noi sappiamo che in Lui abita corporalmente tutta la pienezza della Divinità». A Maria, la Madre, che lo accolse morto, deposto dalla Croce, e il mattino di Pasqua non corse al sepolcro con le altre donne a terminare l’imbalsamazione del cadavere, poiché conservava vivo nel suo cuore quanto Gesù aveva detto: “Il terzo giorno risorgerò”, a Maria noi diciamo anche ora, come Le abbiamo detto nei giorni della Passione: «Fac ut ardeat cor meum in amando Christum Deum»: fa’ che arda il cuore mio nell’amare Cristo Dio!

Sia lodato Gesù Cristo!