Con te, carissima Valentina, saluto tutti gli amici che sono qui a condividere la gioia di questo momento importantissimo della tua vita: il momento di un nuovo passo nel tuo cammino battesimale; il grande passo del dono libero e lieto di te stessa al Signore per vivere, nella verginità, un autentico rapporto sponsale e la meravigliosa fecondità di una maternità nuova.
Saluto i miei Fratelli nel Sacerdozio, i Religiosi e le Religiose, anche quelli che, non potendo essere qui, sono uniti a noi in preghiera; saluto con speciale affetto madre Luisa e, in lei, tutta la comunità romana delle Flammae Cordis, a me molto care nella famiglia dell’Oratorio di s. Filippo a cui appartengo; saluto le Consacrate dell’Ordo Virginum della nostra e di altre Diocesi; e tutti voi, carissimi Fratelli e Sorelle, in particolare la mamma e il papà di Valentina e i suoi famigliari.
Sia lodato Gesù Cristo!
- Della consacrazione che stai per ricevere, Valentina, sulla soglia delle feste solenni del Corpus Domini e del Cuore SS. di Cristo, mentre lo sguardo della Chiesa è rivolto intensamente a Lui risorto e presente, a Lui Re e centro di tutti i cuori, la Parola di Dio ci guida a cogliere il significato profondo di questa consacrazione che interpella anche noi, nella vocazione e nello stato di vita di ciascuno, dal momento che richiama a tutti la dimensione vera della vita cristiana…
Ci dice innanzitutto che c’è l’Amore… È un cantico d’Amore quello che abbiamo ascoltato nella I Lettura (Ct 2,8-14): «Una voce! L’amato mio, eccolo, viene, mi dice:“amica mia, mia bella, vieni, mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce”».
“Miracolo dell’Amore” dice il grande Von Balthasar: miracolo perché «non sono io – egli scrive – a generare l’amore dell’altro per me. Esso ha motivo solo in sé». L’Amore è un dono, mi è offerto: è così anche nell’ambito dell’amore umano e non comprendere questo e quindi esigerlo, volerlo possedere, rovina l’amore alla radice. In Dio, poi, tutto questo raggiunge il massimo dell’evidenza. Dio mi precede e mi raggiunge nella Persona del Suo Figlio fatto Uomo. La voce con cui mi chiama e mi dice, come nel Cantico, “Mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce”, è la voce di Cristo da cui sono conquistato, come ha detto l’Apostolo nella II Lettura (Fil 3,8-14): «Sono stato conquistato da Gesù Cristo… Proteso verso ciò che mi sta di fronte, corro verso la mèta».
- Per la tua “corsa verso la meta”, carissima Valentina, verso la pienezza di un rapporto che già c’è ma che esige di crescere nel dono di te a questo incredibile Amore, nella tua Regola di Vita hai messo, dalle Consuetudines Fructuarienses, due versi della Visitatio Sepulchri: «Quem quaeritis in Sepulchro? Ite, nunciate quia surrexit!».
“Il Santo Sepolcro e la mattina di Pasqua – scrivi; e ti ringrazio per avermi consentito la citazione – sono rispettivamente il luogo e il momento nei quali si radica la mia spiritualità, insieme alla domanda posta alle donne, che rimanda alla ricerca. Ricerca di qualcosa, o meglio di qualcuno. Questa domanda è il centro dal quale parte e verso il quale tende il mio cammino, poiché ritengo che tutta la mia vita sia stata una ricerca, per anni travagliata, faticosa e anche inconsapevole, del Signore Gesù. Una ricerca inizialmente intellettuale, una ricerca che la ragione ha condotto per anni in direzioni solo apparentemente estranee alla fede. Il tema cardine di partenza era la bellezza, la ricerca della bellezza, in particolare l’osservazione e lo studio della bellezza che gli uomini hanno concepito e plasmato, nel corso dei secoli, a gloria di Dio. Attraverso questa ricerca intellettuale, lo Spirito Santo ha sparso costantemente in me quei semi il cui sviluppo, poco alla volta, doveva condurmi a riconoscere e accogliere il desiderio di Dio, Bellezza imperitura, il desiderio della Sua visione e del Suo godimento faccia a faccia, desiderio da sempre presente, anche se latente e nascosto come un fiume carsico, lungo molti anni della mia vita.
“Quem quaeritis” (Chi cercate?) È la domanda che mi ha condotta e che quotidianamente mi conduce. È la ricerca insita in ogni battezzato e che il Signore ha voluto suscitare in me in modo pressante: il desiderio della bellezza, oggetto per anni della mia ricerca intellettuale, non è altro che il desiderio di una comunione totale e profonda, capace di colmare un abisso che nessuna creatura può colmare, ma che trova il proprio appagamento solo nel ben più profondo e maestoso abisso ardente che è il cuore di Cristo.
E la risposta alla domanda, ad una chiamata incalzante e incessante, giunge forse tardivamente nella mia vita, ma con la ponderatezza e la consapevolezza della maturità, in seguito ad una capitolazione della mia volontà e ad un ribaltamento di prospettiva e mentalità inevitabili quanto profondi e in parte repentini, iniziati certo con la ricerca intellettuale, ma che hanno trovato il punto di svolta nell’incontro con la Persona di Cristo, attraverso fratelli e sorelle che già vivevano una profonda comunione con Lui e che la palesano, la emanano attraverso il loro sguardo, il loro sorriso, il loro essere; grazie ad essi ho scoperto ciò che la sola ricerca intellettuale non può trovare: quella speciale gioia che solo la vita in Cristo può donare. Da quel momento l’anelito a vivere la gioia cristiana è diventato parte fondamentale del mio cammino.
E la scoperta della gioia non può che avere un unico sbocco: “Ite, nunciate quia surrexit” (Andate e annunziate che è risorto!)
L’invito pressante all’annuncio nel mondo è componente caratterizzante della consacrazione nell’Ordo virginum che, essendo la più antica e originaria forma di consacrazione femminile, pone le consacrate in diretta relazione con quelle donne che scelsero di seguire Cristo così da vicino da giungere fino ai piedi della Croce e la cui totale dedizione le condusse al Sepolcro nelle prime ore della mattina di Pasqua. E tale dedizione, che porta le pie donne alla scoperta del Sepolcro vuoto, le spinge anche ad accogliere l’invito all’annuncio della Risurrezione ai propri fratelli. Si tratta dell’annuncio che scelgo di portare con spontanea semplicità nell’ambiente in cui vivo e lavoro quotidianamente, agli uomini e alle donne che il Signore pone sul mio cammino: persone a volte lontanissime dalla fede che le esperienze della vita mi hanno permesso di incontrare e conoscere.
Traggo ispirazione sul modo di vivere la presenza nel mondo e la testimonianza della appartenenza a Cristo dal carisma di san Filippo Neri: una testimonianza della bellezza, della verità e della libertà dell’incontro con Cristo vissuta in spirito di semplicità e letizia. Proprio l’incontro con la figura e il carisma di san Filippo Neri ha segnato in modo decisivo la mia conversione andando a determinare la svolta che mi ha ricondotta pienamente nella Chiesa e mi ha permesso di riconoscere i germogli della mia vocazione. Imploro dunque dal Signore di poter giungere ad un vero abbandono alla Sua volontà e, con esso, imploro il dono della letizia del cuore, frutto maturo dell’azione dello Spirito Santo. Questo fuoco, scaturito dalla fornace ardente del Cuore di Cristo, chiedo, con la Grazia di Dio, che possa ardere in me, affinché io possa far attecchire il fuoco dell’amore per Cristo e per il Regno dei Cieli là dove mi trovo a vivere nella condivisione quotidiana del lavoro e della fatica dei fratelli».
Grazie, carissima Valentina, per il dono che fai di te al Signore.
Siamo qui a pregare con te e per te che si compia quanto la Chiesa chiede nella “Ecclesiae Sponsae Imago”: “Per amore di Cristo, sommamente amato, sperimenta e testimonia nella condizione verginale la fecondità della tua unione, anticipando la realtà della comunione definitiva con Dio a cui tutta l’umanità è chiamata”. Buon cammino! Sia lodato Gesù Cristo!