Omelia nella S. Messa della Domenica III di Avvento, Apertura in diocesi del Giubileo – Ivrea, Cattedrale

13-12-2015

Carissimi Fratelli e Sorelle, sia lodato Gesù Cristo!

1. Qui, nella chiesa Cattedrale, che è madre di tutte le chiese della nostra diocesi – vado con il pensiero, in questo momento, a tutte quante, non solo alle chiese giubilari di S. Maria Assunta in Chivasso, di S. Giacomo in Rivarolo, del S. Cuore in Vische, di S. Maria di Doblazio, della Regina del Monte Stella in Ivrea; a tutte quante le nostre chiese vado con il pensiero e l’affetto, alle nostre tante chiese in cui si riuniscono i fedeli per ascoltare la Parola di Dio e celebrare i divini Misteri – nella chiesa Cattedrale, madre di tutte – dicevo – noi sentiamo di rappresentare la diocesi intera, in profonda comunione con ogni realtà ecclesiale che la costituisce.

2. Un breve pellegrinaggio ci ha portati sulla soglia della Cattedrale e qui abbiamo varcato la Porta maggiore che per tutto l’Anno Santo sarà la Porta che accoglie chiunque chieda a Dio misericordia preparandosi con il Sacramento della Confessione a ricevere il perdono dei peccati e con le opere di misericordia spirituale e corporale a ricevere il dono dell’Indulgenza la quale – scrive il Santo Padre nella Bolla di Indizione – «acquista nell’Anno Santo della Misericordia un rilievo particolare» poiché «nel sacramento della Riconciliazione Dio perdona i peccati, ma rimane l’impronta negativa che essi hanno lasciato nei nostri comportamenti e nei nostri pensieri. La misericordia di Dio diventa indulgenza del Padre che attraverso la Sposa di Cristo raggiunge il peccatore perdonato e lo libera da ogni residuo della conseguenza del peccato» (M.V. 22).

Entrati in chiesa abbiamo fatto memoria del nostro Battesimo, il primo sacramento della Nuova Alleanza, in forza del quale, aderendo nella fede a Cristo Signore, siamo entrati a far parte del Suo corpo e siamo diventati in Lui figli di Dio, membri della Chiesa, regale sacerdozio.

E ora stiamo celebrando la S. Eucarestia, il centro di tutta la vita cristiana, il culmine sia dell’azione con cui Dio santifica il mondo in Cristo, sia del culto di adorazione che noi rendiamo a Dio, e che, proprio per questo, costituisce il vertice della celebrazione di apertura del Giubileo.

3. Pellegrini, penitenti, operatori di misericordia, perdonati dei nostri peccati, liberati dalle impronte negative che essi lasciano su di noi, memori del nostro Battesimo, nutriti dell’Eucaristia, noi vivremo il Giubileo della Misericordia sperimentando l’intima gioia della Redenzione: quella di cui ci ha parlato l’Apostolo: «Rallegratevi, il Signore è vicino! La pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù» (II Lettura, Filipp.4,4-7); quella che scaturisce dall’annuncio di Isaia: «Dio è la mia salvezza; io avrò fiducia, non avrò timore, perché mia forza e mio canto è il Signore» (Responsorio, Is.12, 2 ss); quella che risuona nell’invito di

Sofonia: «Rallegrati con tutto il cuore! Il Signore ha revocato la tua condanna… Non temere, non lasciarti cadere le braccia! Il Signore tuo Dio in mezzo a te è un salvatore potente» (I Lettura, Sof. 3,14-18).

«La vostra affabilità sia nota a tutti gli uomini» ci ha detto san Paolo, e questa “affabilità” («epieikès») è capacità di relazione: siate persone di comunione, è dunque l’invito; tutti vedano che siete persone serene, luminose, capaci di colloquio, di accoglienza; tutti sperimentino dall’incontro con voi che voi state con il Signore e che si è nella pace in comunione con Lui!

Anche questo, Amici, è vivere il Giubileo: è vivere la misericordia del Padre, il suo amore che mai viene meno, al quale si risponde adeguatamente con la misericordia verso i fratelli, con l’affabilità che è ben di più di un rivestimento esteriore.

«Che cosa dobbiamo fare?» abbiamo ascoltato ripetere nel Vangelo (Lc.3,10-18). Le risposte dell’araldo del Signore date a diverse categorie di persone vanno tutte in un’unica direzione: «Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto»; «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato»; «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno, contentatevi delle vostre paghe»: carità, giustizia, verità; apertura del cuore e della mente a Colui di cui anche noi, come il Battista, non siamo degni di slegare i sandali.

E’ a Lui che noi guardiamo, come Giovanni: al Signore Gesù che tiene in mano il ventilabro per raccogliere il grano e bruciare la paglia. E’ Lui il riferimento sicuro per impostare la nostra vita non solo riguardo le grandi questioni, ma anche nel piccolo della quotidianità; è Lui, il Signore Gesù, nostro Dio Salvatore, quanto «abbiamo di più caro nel cristianesimo, poiché noi sappiamo che in Lui abita corporalmente la pienezza della divinità» (Soloviev).

4. E’ singolare coincidenza, carissimi Fratelli e Sorelle, che in questa domenica III di Avvento, giorno inaugurale del tempo di grazia nella nostra diocesi, si celebri, come ogni anno, la Giornata del Seminario.

Non abbiamo voluto trasferirla ad altra data poiché ci sta a cuore moltissimo questa comunità in cui dieci giovani si preparano ad essere ministri del Signore, servi della Sua Misericordia.

Nel messaggio che per questa occasione ho inviato a tutta la diocesi ho sottolineato che cosa dico ad essi, che cosa alle comunità cristiane, che cosa a tutti, Pastori e Fedeli; e si può riassumere in una parola: fedeltà, poiché alla fedeltà di Dio si risponde con l’impegno della nostra fedeltà, del nostro amore per Dio e per la Chiesa, che cresce nel cammino della quotidiana conversione e che ci fa conformi a Cristo Misericordiae vultus, volto dell’amore misericordioso del Padre!

La Vergine Madre di misericordia ci accompagna nel cammino dell’Anno Santo. A Lei rinnoviamo l’atto di affidamento che Gesù fece di tutti noi al suo cuore di Madre.

Ci accompagnano i nostri Santi: quelli della Chiesa universale e quelli a noi particolarmente cari: Maurizio, Besso e Tegolo, martiri di Cristo; Gaudenzio, Varmondo e Taddeo Mc Carthy, vescovi della Chiesa; Antonia Maria Verna e Gino Pistoni, testimoni della carità di Cristo.

Buon cammino, Fratelli e Sorelle! Preghiamo a vicenda perché il tempo santo del Giubileo non passi senza frutti, e la Porta della Misericordia non sia aperta invano!

Sia lodato Gesù Cristo!