Omelia nella Messa della Domenica V di Quaresima – Torino, N. S. Regina della Pace, 6 Aprile 2019

06-04-2019

Carissimi Fratelli e Sorelle, sia lodato Gesù Cristo!

1. Un grande grazie, di cuore, ai carissimi don Luca e don Giuliano per aver detto di sì al mio desiderio di partecipare a questa celebrazione torinese nel ricordo del Beato Pier Giorgio Frassati nel giorno del suo compleanno terreno. Sono felice di ricordarlo con voi, qui alla “Pace” che è una Parrocchia a me molto cara: la Parrocchia della mia infanzia, dove, in questo mese di aprile, 62 anni fa, ho fatto la Prima Comunione e lo stesso giorno la Cresima…; dove sono venuto al catechismo, e ho imparato a fare la visita al SS.mo Sacramento, accompagnato dalla mamma, quando poteva, o da una “vecchietta” che abitava in via Goletta… Ero io a chiamarla così: “la vecchietta”… A quell’epoca non sapevo neppure che san Tommaso d’Aquino fosse esistito, e tanto meno conoscevo quel che lui aveva detto: «Nessuno dei filosofi, prima della venuta di Cristo, poté conoscere , con tutti i suoi sforzi, quanto, dopo la venuta di Cristo, una vecchietta conosce attraverso la fede»… Ora che lo so, dico grazie anche a quella vecchietta, come lo dico ai Padri Oblati del Lanteri: il grande Parroco P. Fogliati, e il P. Cappello, che si occupava dei fanciulli e dell’Oratorio… Ricordo qui le Messe, la Prima Confessione e poi le altre, il mese di maggio, i giochi nel cortile, le “filmine” la domenica pomeriggio… Solo molto più tardi, quando ormai la mia famiglia abitava a S. Rita, seppi perché qui, in quella teoria di Santi affrescati là, ci sono, uno accanto all’altra, S. Edoardo e S. Anna… Mamma non l’aveva mai detto: erano stati dipinti per l’offerta che lei aveva fatto per i lavori di ricostruzione della chiesa e per chiedere protezione ai due Santi di cui mia sorella e io portiamo il nome… La “Pace”, Amici, è il luogo della mia iniziazione alla vita cristiana; forse è iniziata qui per me anche la chiamata al sacerdozio.

E perciò contemplo con voi il volto di Pier Giorgio Frassati dicendo grazie al Signore per i doni che qui ho ricevuto e, consapevole di tante mie inadempienze, Gli chiedo perdono, sentendomi però abbracciato dal Signore che dice – lo abbiamo ascoltato poco fa (Is 43,16-21) – «Non ricordate più le cose passate!»: le cose passate che non sono quelle fatte da Dio nella nostra vita, magari più di 60 anni fa, ma le nostre mancanze di ieri e di oggi, i nostri deficit che il Signore appiana appena ci rivolgiamo a Lui, e lo fa con la stessa misericordia che ha usato con la donna di cui ci parla oggi il Vangelo (Gv 8,1-11): «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più». «Ecco – dice il Signore – io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?». E di fronte a questo Amore che mi fa nuovo, mi rimette in cammino, io – l’io di ognuno di noi – posso dire con san Paolo: «Per Cristo Gesù, mio Signore, ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo ed essere trovato in lui… Non ho certo raggiunto la mèta, ma mi sforzo di correre per conquistarla, perché anch’io sono stato conquistato da Cristo Gesù… Dimenticando ciò che mi sta alle spalle e proteso verso ciò che mi sta di fronte, corro verso il premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù» (Fil 3,8-14). Gesù Cristo, Amici, è la nostra vita! E’ Lui quanto abbiamo di più caro! La nostra vita è Gesù Cristo, come dice san Paolo: «Mihi vivere Christus est: per me vivere è Cristo!» (Filip.1,21).

2. Chi è Pier Giorgio se non uno che ha vissuto così? Un giovane come tanti altri… Gli piacciono le gite in montagna, le riunioni con gli amici, cantare, anche se è stonato. Si innamora come capita a tutti: Laura Hidalgo ai genitori di lui non piace perché per lui desiderano di più. Pier Giorgio ne soffre e scrive ad un amico «Sto leggendo il romanzo di Italo Mario Angeloni, Ho amato così, dove egli descrive il suo amore per un’andalusa e credi, provo delle emozioni perché sembra la storia del mio amore. Anch’io ho amato così, solo che nel romanzo il sacrificio lo fa l’andalusa, mentre nel mio sarò io il sacrificato, però se Iddio vuole così, sia fatta la sua volontà» (C. Casalegno, Pier Giorgio Frassati). I genitori volevano per lui “di più”, ma c’è un “di più” che Pier Giorgio cerca, diverso da quello che i genitori volevano per lui… In una cartolina scrive: «Verso l’alto»: è il programma della sua vita. «Lui per sorridere rideva, – dice un testimone – per toccare uno gli dava un pugno, quando in chiesa faceva il suo ampio segno di croce e faceva la sua genuflessione completa, non restava che pregare il Signore che ci desse la grazia di imitarlo». Un altro racconta: «Pier Giorgio non mancava mai all’Adorazione eucaristica e per me vederlo faceva impressione per la sua maniera di stare in raccoglimento, in assoluto contrasto con la vivacità che usava quando era con i compagni, dei quali egli poi si staccava nettamente anche per il suo forte fisico, quasi assolutamente privo di qualsiasi pallore ascetico». «Ricambio quello che Cristo mi dà» diceva Pier Giorgio a chi gli chiedeva ragione della sua dedizione ai poveri…: «Gesù mi fa visita ogni giorno nella Comunione, ed io la restituisco nel misero modo che posso, visitando i poveri».

Pier Giorgio si è lasciato conquistare, afferrare, da Cristo e si è consegnato a Lui, convinto che nell’amicizia con Cristo sta la realizzazione vera dell’esistenza umana, come scriveva ad un amico, pochi mesi prima della morte: «Ogni giorno più comprendo qual Grazia sia esser Cattolici. Poveri disgraziati quelli che non hanno una Fede: vivere senza una Fede, senza un patrimonio da difendere, senza sostenere in una lotta continua la Verità non è vivere ma è vivacchiare. Noi non dobbiamo mai vivacchiare ma vivere perché anche attraverso ogni disillusione dobbiamo ricordarci che siamo gli unici che possediamo la Verità, abbiamo una Fede da sostenere, una Speranza da raggiungere, la nostra Patria. E perciò bando ad ogni malinconia che vi può essere solo quando si perde la Fede. In alto i Cuori e sempre avanti per il trionfo del regno di Cristo nella società». Un amico testimonia: «La sua era una fede prorompente». Ad un amico egli scriveva: «Finché la Fede mi darà la forza, sempre allegro! La Fede datami nel battesimo mi suggerisce con voce sicura: da te non farai nulla, ma se Dio avrai per centro di ogni tua azione, allora si, arriverai fino alla fine…».

3. Carissimi Fratelli e Sorelle, «Tra il Vangelo e la vita dei Santi non c’è maggior differenza che tra una musica scritta e una cantata» diceva san Francesco di Sales. Abbiamo ascoltato il Vangelo; abbiamo visto Pier Giorgio… Ciascuno di noi ora guarda se stesso sotto lo sguardo di Cristo… «Non ho certo raggiunto la mèta, ma mi sforzo di correre per conquistarla, perché anch’io sono stato conquistato da Cristo Gesù… Corro proteso verso ciò che mi sta di fronte»… Il cristiano non è solo uno che sta «dalla parte di Cristo»: è uno che appartiene a Cristo, è parte di Lui: «Siamo membra del corpo di Cristo, della sua carne e delle sue ossa» dice san Paolo (Ef. 5,30); «Vivo io, ma non più io: Cristo vive in me; e questa vita che io vivo nella carne la vivo nella fede del Figlio di Dio che mi ha amato e ha dato se stesso per me» (Gal.2,20). Gesù Cristo è “qualcosa” che mi sta accadendo, una presenza viva in me che mi trasforma, mi cristifica conformandomi a Sé! Il cristianesimo non è una religione fra le tante… Non è nemmeno una religione: è un Fatto, un avvenimento: Dio che mi viene incontro e mi chiede di lasciarmi abbracciare da Lui con le braccia e il Cuore di Cristo. Nasce allora la giovinezza nei giovani e negli anziani, in chiunque Gli dice: sì, io ci sto! Questa giovinezza è il trasparire della fede attraverso la carne di uomini e di donne nel luogo, nel tempo, nelle situazioni della vita. La nostra vita diventa bella perché ogni giorno, qualunque sia la situazione nella quale ci troviamo a vivere, anche la più sofferente, è un bene che ci è dato, è il compiersi della Promessa fatta da Dio con la venuta tra noi di Gesù Cristo!

Amici, Sia lodato Gesù Cristo!