Omelia nella festa di S. Nicola da Tolentino Ivrea, chiesa di S. Nicola, 11 Settembre 2022

11-09-2022

Carissimi Fratelli e Sorelle, Sia lodato Gesù Cristo!

1. Da anni mi era rivolto questo invito a celebrare la festa di S. Nicola da Tolentino, ma non sono riuscito, prima d’ora, ad essere libero da impegni in Diocesi di Ivrea in questa data. Quest’anno perciò sono molto contento di essere qui. Voi sapete che cosa rappresenta Biella per me: non solo 22 anni continui della mia vita fino al 1994 e un’altra decina d’anni di presenza, sia pure più saltuaria, fino al 2005; non solo una permanenza, ma un intreccio di rapporti, di amicizie, di impegni che hanno contribuito a formarmi, essendo arrivato qui da Torino, nella Comunità dell’Oratorio di san Filippo, ancora chierico… Bella è per me il tempo della giovinezza sacerdotale, del “riscaldamento dei motori”, come si dice… E allora grazie per questo invito a celebrare in amicizia la festa di un Santo di cui ogni giorno, a Ivrea, vedo la chiesa in P.za della Cattedrale, entrando e uscendo dal vescovado.

2. Come sempre faccio, vorrei guardare al Santo alla luce della Parola di Dio che la Chiesa proclama nella Liturgia di oggi: in particolare del passo dell’Esodo in cui abbiamo ascoltato il Signore dire a Mosé: “Il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d’Egitto, si è pervertito… Lascia che la mia ira si accenda contro di loro. Mosè allora supplicò il Signore: Ricordati di Abramo, di Isacco, di Israele, tuoi servi… E il Signore si pentì del male che aveva minacciato di fare al suo popolo” …

Dio – il popolo di Dio – Mosè… 

Il rapporto tra Dio e il suo popolo (rapporto che, da parte di Dio, sempre porta il dono della salvezza, anche quando è offerta attraverso provvedimenti medicinali, volti a risvegliare la coscienza ottusa…) passa sempre attraverso qualcuno che Dio sceglie come intermediario, mediatore. E questo nell’Antico e nel Nuovo Testamento, nella vicenda della Chiesa sulla terra, fino alla fine dei secoli. Il Salvatore è Dio, ma la salvezza giunge attraverso la missione compiuta da qualcuno che Dio ha scelto e chiamato… come ci ha ricordato anche san Paolo nel versetto dell’Alleluia che ci ha introdotti all’ascolto del Vangelo: “Dio ha riconciliato a sé il mondo in Cristo, affidando a noi la parola della riconciliazione”.

Nella vicenda della Chiesa san Nicola da Tolentino è stato uno di questi uomini intermediari tra Dio e l’uomo…

Nato nel 1245 a S. Angelo in Pontano (Macerata), al Battesimo ricevette il nome di Nicola in onore al grande Santo di Bari. A14 anni entrò fra gli Agostiniani come oblato, e più tardi, aggregato all’Ordine, nel 1274 fu ordinato sacerdote. Suo campo di lavoro fu il territorio marchigiano, nei vari conventi agostiniani che lo accoglievano nel suo itinerario di predicatore. Dedicava buona parte della sua giornata a lunghe preghiere e digiuni. Era un asceta che diffondeva sorriso, un penitente che metteva allegria. Lo sentivano predicare, lo ascoltavano in confessione o negli incontri occasionali, ed era sempre così: veniva da 8-10 ore di preghiera, dal digiuno a pane e acqua, ma aveva parole che spargevano sorriso. Molti venivano da lontano a confessargli ogni sorta di misfatti, e andavano via arricchiti dalla sua fiducia gioiosa. Sempre accompagnato da voci di miracoli, risiederà a Tolentino fino alla morte.

I tanti, tantissimi, che beneficiarono del suo ministero testimoniarono la sua mitezza, la semplicità e la dedizione, il suo amore a Dio e la tenera devozione alla Vergine Maria, una santità di vita che fra Nicola custodì e nella quale crebbe con la preghiera e la penitenza fino alla morte avvenuta a Tolentino il 10 settembre del 1305, all’età di 60 anni.

Fu davvero intermediario tra Dio e il suo popolo, fino ad offrire se stesso a Dio, in luogo di coloro che avevano motivo di espiare le loro colpe.

E, tra questi, non solo i viventi, ma anche i Defunti, le anime del Purgatorio. 

Vorrei sottolineare questo aspetto che oggi, come tanti altri della nostra fede, se non dimenticàti sono tuttavia molto trascurati… Fra Nicola chiese e ottenne dai suoi Superiori di poter celebrare ogni giorno la S. Messa in suffragio delle anime del Purgatorio e di applicarne ad esse i frutti. Era accaduto, quando ancora era giovane sacerdote, che un suo confratello defunto gli fosse apparso in sogno chiedendogli di celebrare una S. Messa per ricevere un po’ di sollievo dai suoi tormenti: “Per i miei peccati – gli disse – sarei stato perduto per l’eternità, ma per la misericordia di Dio sono salvo e brucio in questo fuoco, nel quale vivo una purificazione lunga e dolorosa. … Vieni con me, P. Nicola – continuò – e vedrai quanto sia necessario intercedere per noi. Noi abbiamo fiducia che con la S. Messa offerta per noi saremo liberati dalla nostra sofferenza”. Nicola non scordò più quel fatto, anzi, insieme alla celebrazione quotidiana della S. Messa per le anime del Purgatorio aumentò preghiere e penitenze.

Sottolineo di san Nicola, carissimi Fratelli e Sorelle, in particolare questo aspetto perché, tra tanto parlare di “ultimi” e dei più poveri, non ci ricordiamo spesso dell’aiuto di cui i nostri defunti hanno bisogno. 

Le anime del Purgatorio – già salve ma ancora sofferenti per la purificazione che rimane da compiere dopo la morte – possono pregare per noi e lo fanno, e la loro preghiera è di altissimo valore presso il cuore di Dio, ma non possono più meritare nulla per sé: solo la nostra preghiera li può aiutare ad affrettare il loro cammino verso la visione di Dio e la felicità eterna. La S. Messa offerta per loro è il regalo più grande, il più grande atto di carità che noi possiamo compiere nei loro confronti; così le Indulgenze che la Chiesa concede e che, applicate ai Defunti, diventano per essi un dono prezioso. Non dimentichiamo il legame profondissimo che ci lega ad essi, come alle anime sante che già sono in Paradiso: quello che proclamiamo nel Credo professando la nostra fede nella “comunione dei santi”: il vincolo che unisce indissolubilmente la Chiesa che vive in terra e arranca sui sentieri del mondo, con la Chiesa che già ha raggiunto la sua meta in cielo, e con la Chiesa penitente nel Purgatorio.

San Nicola, vero discepolo di Cristo e intermediario tra Dio e il suo popolo, continua a svolgere dal Cielo il suo compito.

Di questo lo ringraziamo e gli chiediamo la grazia più importante: sostenerci nel cammino verso la Patria luminosa che è il fine, lo scopo per cui esistiamo quaggiù: il fine ultimo, in relazione al quale tutti gli altri nostri fini, anche i più elevati, risultano “penultimi”.

Sia lodato Gesù Cristo!