Omelia nel Mercoledì delle Ceneri 2023

22-02-2023

Carissimi Fratelli e Sorelle, sia lodato Gesù Cristo!

Sulla soglia del Santo Tempo di Quaresima, ogni anno ho ricordato un elemento fondamentale: il cammino che sale alla Pasqua – nei quaranta giorni durante i quali ci prepariamo a rivivere nella solennità annuale il mistero della morte e risurrezione di Cristo Salvatore – non è iniziativa nostra, ma di Dio, del Suo Amore per noi.

È la Chiesa che ogni anno indice la Quaresima, ma fin dal primo giorno la Parola che proclama è quella del Signore che dice: “Ecco ora il giorno favorevole, ecco ora il giorno della salvezza”. E da quel momento il canto della Chiesa, all’inizio di ogni giornata, nell’inno delle Lodi mattutine, è l’espressione gioiosa di questa certezza: “Viene il giorno, il Tuo giorno, grazie al quale tutto rifiorisce”.

Il ricordo di questa fondamentale dimensione della Quaresima ci riempie di gioia e ci fa comprendere che il segno austero delle Ceneri poste sul nostro capo, i canti e le melodie di questo Tempo Liturgico, lo stesso colore dei paramenti sacri non sono scelti per stendere su di noi un velo di tristezza, ma per dirci la serietà del momento, la verità sulla nostra vita, l’impegno che ci è chiesto in un cammino che non è facile perché conosciamo bene la fragilità delle nostre forze e la nostra povertà di fede, di speranza e di carità…

La nostra impresa ha Dio per protagonista ed essa è destinata a riuscire nella misura in cui camminiamo con la consapevolezza che stiamo ricevendo un dono: la possibilità di un “nuovo inizio” la cui sorgente è in Dio; un dono di grazia che ci aiuta a prendere più viva coscienza dei nostri peccati e ad accogliere il perdono da cui ripartiamo rinnovati. Per dire a Dio il nostro “sì” non solo verbale, oggi la Chiesa ci chiede di ridurre nel digiuno il nostro cibo per dire a Dio con tutte le fibre del nostro essere: Tu sei prima di tutto, e io voglio amare Te al di sopra di tutto…

E dicendo questo noi ci sentiamo davanti a Cristo come Simon Pietro, che stava là, sulla riva del lago, e lo guardava imbarazzato al ricordo del proprio tradimento. Si attendeva forse un rimprovero, una parola di delusione, e si sentiva dire invece dal Signore: “Simone di Giovanni, mi ami?”. Come Pietro, guardando a noi stessi, alle nostre infedeltà vissute dalla Pasqua scorsa ad oggi, quello che noi vediamo, con uno struggimento pieno di gioia, è che Cristo spezza la roccia della nostra infedeltà e apre una volta ancora la possibilità della ripresa, del “nuovo inizio”. Il Suo Amore ci viene incontro sulla via del nostro peccato e ne fa il luogo della salvezza, come scrive Péguy in una bella pagina che ho sempre avuto molto cara e che cito con riconoscenza nel 150° della nascita di questo lucido cristiano: “E’ solo perché un uomo era là, per terra, che il Samaritano lo raccolse; solo perché il volto di Cristo era bagnato di sudore e sporco di sangue che Veronica l’asciugò con il suo lino…”.

E allora fiorisce in noi un desiderio più intenso di preghiera, di ascolto e di colloquio con Dio; un desiderio più intenso di rispondere all’amore di Dio anche attraverso un rinnovato impegno di carità verso tutti, altro passo fondamentale del cammino quaresimale verso la Pasqua… Questo cammino, nel Messaggio rivolto alla Diocesi, l’ho sintetizzato con la proposta di sa Paolo: “l’operosità della fede, la fatica della carità, la fermezza delal speranza” (I Tess. 1,3).

Buona Quaresima, Amici! Sia lodato Gesù Cristo!