Omelia della S. Messa Pontificale nel 125° della Canonizzazione di S. Antonio Maria Zaccaria Duomo di Milano, 31 maggio 2023

31-05-2023

Sia lodato Gesù Cristo!

Grazie per questo invito, carissimi Padri Barnabiti, e grazie, carissimi Alunni, Genitori e Docenti dell’Istituto “Zaccaria”, per la vostra presenza.

 1. È per me un grande onore e una grande gioia celebrare nel Duomo di Milano, Cattedrale di tanti Arcivescovi illustri, nel ricordo di un santo che anche a Milano lasciò il segno profondo del suo amore per Cristo e per la Chiesa. Qui, infatti, sant’Antonio Maria Zaccaria fondò la Congregazione dei Chierici Regolari di san Paolo Apostolo, predicò instancabilmente il mistero di Cristo Crocifisso e dell’Eucaristia, prodigandosi per la riforma dei costumi nel clero e nel popolo; qui, nella chiesa di S. Barnaba, il suo corpo riposa attendendo la risurrezione finale. 

Egli è una delle grandi espressioni del movimento di Riforma Cattolica che precede il Concilio di Trento, quando uomini e donne che veneriamo come Santi, ma anche altri che non sono sugli altari, hanno preparato la vera riforma della Chiesa, animati dalla ferma convinzione che “per riformare occorre riformarsi” e che “il vero senso della riforma si conoscerà in questo: se cercheremo soltanto il puro onore di Cristo, la pura utilità del prossimo, i puri obbrobri e vilipendi per noi”.

2. Le preghiere della S. Liturgia, mentre nutrono e danno sostanza al nostro dialogo con il Signore, orientano magnificamente la nostra vita di fede.

Sto pensando alle invocazioni che la Liturgia ha posto sulle nostre labbra fin dall’inizio della Celebrazione, nel momento in cui abbiamo riconosciuto i nostri peccati e ne abbiamo chiesto al Signore perdono per essere degni di partecipare ai santi Misteri: “Tu vuoi che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità”; “Tu ci vuoi pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale”; “Tu mandi i tuoi discepoli fino ai confini della terra per evangelizzare”.

Scaturite dal cuore della Chiesa che attinge alla Parola di Dio, queste invocazioni svelano il senso profondo della nostra vita di uomini divenuti partecipi, nel S. Battesimo, della vita stessa di Dio: figli dell’Eterno Padre, membra del Corpo di Cristo e tempio santo in cui abita l’Amore infinito che dal Padre e dal Figlio procede:  la nostra salvezza è volontà di Dio, del Suo amore che è da sempre e mai viene meno; è opera del Signore, ma da accogliere diventandone partecipi; e accolta, proprio perché è una vita nuova che ci è donata, essa comporta la missione: annunciare il Dono ricevuto, la vita che cambia, la gioia di cui il Salvatore ha detto: “la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”. 

La salvezza si compirà pienamente nella Casa del Padre, ma essa già è in atto, nei giorni della nostra vita terrena, i quali diventano perciò l’alba del grande giorno eterno. “Crescamus in illo per omnia”: impegniamoci a crescere in ogni cosa, secondo verità nella carità, tendendo a Cristo che è il nostro capo” (Efes. 4,15) – esorta l’apostolo Paolo – “donec formetur Christus in nobis”, finché Cristo sia formato in noi (Gal. 4,19). 

3. È ciò che sant’Antonio Maria Zaccaria ha splendidamente vissuto nei trentasei anni della sua esistenza terrena di cui ha fatto uno splendido capolavoro amando Dio sopra ogni cosa e amando il prossimo non a parole, ma con il dono della sua mente, del suo cuore, delle sue forze, fino all’ultimo respiro, fedele all’insegnamento di Gesù risuonato nella pagina odierna del Vangelo: “Non preoccupatevi per la vita, di quello che mangerete; né per il corpo, di quello che indosserete. Chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno. Dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore” (Luca, 12, 22-34)

 Ha donato se stesso secondo lo spirito dell’apostolo Paolo, ci ha ricordato la preghiera iniziale della S. Messa e “ha lavorato nella vigna del Signore – canterà tra poco il Prefazio – con alacrità, camminando sulla via della santità, insegnando ad amare sopra ogni cosa Nostro Signore Gesù Cristo, esaltato sulla croce e nascosto sotto i veli eucaristici”.   

Ha testimoniato l’opera che la Grazia di Dio realizza in chi si lascia davvero coinvolgere nella storia dell’Amore misericordioso di Dio; che al cammino della santità tutti siamo chiamati in virtù del Battesimo che ci ha fatti figli di Dio, membra del Corpo di Cristo, tempio in cui dimora lo Spirito Santo; ci ricordano che la salvezza, nella vita di ognuno, è una storia in atto; che l’opera è del Signore ma Egli sostiene anche la nostra parte nell’accogliere il dono. In soli trentasei anni di vita è stato scritto Antonio Maria Zaccaria ha fatto compiere un balzo avanti alla Chiesa del ‘500”, profondamente bisognosa di vera riforma nei pensieri e nei costumi di vita. 

Apostolo pazzo d’amore per Cristo crocifisso” e quindi anche di amore per la Chiesa, suo mistico Corpo, visse il programma “riformarsi per riformare” nella convinzione che «il riformatore è un uomo di preghiera, a cui è richiesta una grande umiltà. La meditazione e l’orazione tengono l’uomo innanzi al trono di Dio: per questo egli conosce che cosa convenga fare e che cosa lasciare”.

«Correre come pazzi verso Dio e verso gli altri!» diceva. Non di agitazione, di frenesia, evidentemente si tratta, ma di vivere la proposta di Paolo, di cui Antonio Maria si era fatto discepolo e voleva tali anche i suoi, che chiamava “Figlioli e Piante di Paolo”. 

Correre come pazzi” è il contrario della irrisolutezza; è l’impegno di debellare la tiepidezza nel cuore, per vivere l’identità del cristiano delineata dall’Apostolo: “Siamo membra del suo corpo(Ef.5,30)… «Vivo io, non più io; Cristo vive in me» (Gal.2,20)… “Per me vivere è Cristo(Filip.1,21)… “Se uno è in Cristo, è una creatura nuova(2 Cor.5,17).

Correre come pazzi, non essere pazzi che corrono, (che è un’altra cosa!)” ha detto ieri il Santo Padre Francesco nell’Udienza concessa ai Barnabiti; e ha aggiunto: “Di questa esortazione, tipicamente paolina, vorrei sottolineare tre aspetti: il rapporto con Cristo, lo zelo apostolico e il coraggio creativo”. 

Questi tre elementi sono profondamente legati: insieme stanno o insieme cadono. Alla base del “trinomio” c’è – indispensabile – il forte rapporto con il Signore Gesù: non un’idea, un manuale di istruzioni, ma la Sua Persona, Lui vivo e presente, grazie al quale la nostra vita diventa nuova nel Suo abbraccio salvifico. Egli ci accoglie nell’umano che gli consegniamo, e ci rende capaci di guardare i nostri limiti (e i limiti altrui) con la serenità di chi è certo di essere guardato con un amore infinitamente più grande dei nostri limiti e dei nostri peccati!

Gesù Cristo è qualcosa che mi sta accadendo” ha detto qualcuno: mi plasma, mi cambia, cristificandomi con un’azione incisiva come quella dello scultore che scalpella il blocco di marmo togliendo tutto ciò che impedisce alla forma di emergere. Amarlo – nel “combattimento spirituale” che la tradizione della Chiesa propone – è lasciarmi trasformare in Lui. «No, non una formula ci salverà, ma una Persona e la certezza che essa ci infonde: Io sono con voi!» (Giovanni Paolo II, Novo Millennio ineunte).

4. Carissimi Fratelli e Sorelle, “Gli uomini moderni – diceva sant’Antonio Maria – sembrano fatti apposta per allontanare l’uomo da Dio”. Occorre “portare lo Spirito vivo di Cristo dappertutto”. 

Ricordavo ieri, nell’Istituto “Zaccaria”, le parole di S. Francesco di Sales: «Tra il Vangelo e le vite dei Santi non passa maggior differenza di quella che passa tra una musica scritta e una musica cantata» (Lettere, XII, 306).

Grazie, Padre Antonio Maria, di averci cantato il Vangelo! Aiuta anche noi a cantarlo nella nostra società bisognosa di vera “evangelizzazione nuova”! 

Sia lodato Gesù Cristo!