Sta per iniziare l’Anno Liturgico, il cammino antico e sempre nuovo che ci conduce all’incontro con Cristo nella celebrazione dei Suoi “misteri”, che nella preghiera del Rosario contempliamo nell’arco della settimana.
L’Avvento è la sua prima “stagione”, breve quanto limpida e ricca di contenuto. Nei suoi giorni conclusivi ci prepara a rivivere il Natale del Signore, la prima venuta, nell’umiltà della carne umana; ma in tutto il suo corso ci conduce a tenere viva l’attesa del ritorno glorioso di Cristo, quando Egli «verrà a giudicare i vivi e i morti e il suo regno non avrà fine», a protenderci verso di Lui con la convinzione di san Paolo: «Mi protendo nella corsa per raggiungerlo, io che già sono stato conquistato da Cristo». (Fil. 3,12).
In questi giorni che di poco precedono l’inizio dell’Avvento, i Vescovi del Piemonte partecipano insieme, ogni anno, agli Esercizi spirituali.
Oggi – lunedì 27 novembre, primo giorno del corso che il predicatore svolge sul tema: “L’amicizia di Cristo per noi” – raccolgo qualche spunto di riflessione che vale innanzitutto per me e che propongo alla Diocesi in vista dell’Avvento.
Il Vangelo della Messa odierna ci presenta la vedova povera che dona al Tempio di Dio tutto quello che aveva per vivere. L’attesa che l’Avvento ci propone è un’attesa attiva, un protenderci, con tutto ciò che siamo e che abbiamo, verso il Signore che ci ha dato tutto.
Il pensiero corre ad un’altra vedova povera (I Re, 17,10-16). A lei il profeta dice: «Prendimi un pezzo di pane». La donna risponde: «Ho solo un pugno di farina nella giara e un po’ d’olio nell’orcio; raccolgo due pezzi di legna, dopo andrò a prepararla per me e per mio figlio: la mangeremo e poi moriremo». Se trattengo per me il poco che ho, questo davvero si consuma… La Chiesa ci ripete le parole di Elia alla donna: «Non temere; prepara prima una piccola focaccia per me e portamela; quindi ne preparerai per te e per tuo figlio, poiché dice il Signore: “La farina della giara non si esaurirà e l’orcio dell’olio non si svuoterà”. Quella andò e fece come aveva detto Elia. Mangiarono essa, lui e il figlio di lei per diversi giorni. La farina della giara non venne meno e l’orcio dell’olio non diminuì, secondo la parola che il Signore aveva pronunziata per mezzo di Elia».
La vedova del Vangelo ci mostra la “strada della fede”. L‘altra donna compie un cammino più lento, ma anch’essa ci indica la strada. L’Attesa – a cui l’Avvento ci invita – passa attraverso la faticosa rinuncia alle nostre valutazioni, alle logiche del mondo, per aprirci alla logica di Dio.
Nello stesso giorno un invito ci viene dalla Liturgia delle Ore: «Mettete ogni impegno – dice l’apostolo Pietro – per aggiungere alla vostra fede la virtù, alla virtù la conoscenza, alla conoscenza la temperanza, alla temperanza la pazienza, alla pazienza la pietà, alla pietà l’amore fraterno, all’amore fraterno la carità. State saldi nella verità che possedete; tenetevi desti; noi non siamo andati dietro a favole artificiosamente inventate: vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo» (I Pt.1, 5 ss). E san Paolo ci ricorda: «Quando verrà il Signore Gesù, Egli metterà in luce i segreti delle tenebre e manifesterà le intenzioni dei cuori» (I Cor.4,5). Sant’Agostino commenta: «Consideriamoci pellegrini quaggiù, aneliamo alla patria del cielo. Verremo alla sorgente da cui, qui in terra, ci sono giunte poche stille di rugiada; vedremo quella luce che ha raggiunto il nostro cuore, il quale ancora ha bisogno di purificazione».
Ecco, Amici, sto riflettendo su tutto questo. E con gioia propongo anche a voi di rifletterci.
Buon Avvento!
† Edoardo, vescovo