Ufficio per la Pastorale della Cultura
Il termine cultura può avere diverse interpretazioni, ed è spesso confusa con l’erudizione, ossia un aspetto della cultura, importante, necessario, ma non unico né prevalente. I padri conciliari hanno sentito il bisogno di regalarci un concetto vero, ossia ampio, di grande respiro, di cultura: «Con il termine generico di “cultura” si vogliono indicare tutti quei mezzi con i quali l’uomo affina ed esplica le molteplici sue doti di anima e di corpo; procura di ridurre in suo potere il cosmo stesso con la conoscenza e il lavoro; rende più umana la vita sociale sia nella famiglia che in tutta la società civile, mediante il progresso del costume e delle istituzioni; infine, con l’andar del tempo, esprime, comunica e conserva nelle sue opere le grandi esperienze e aspirazioni spirituali, affinché possano servire al progresso di molti, anzi di tutto il genere umano» (Gaudium et Spes, 53).
Mezzi che per il cristiano debbono essere improntati alla Verità della Buona Novella. Il problema che la Chiesa ha da sempre, ma in modo più marcato negli ultimi duecento anni, è tuttavia lo scollamento tra la fede e la cultura. La cultura è sintesi fra conoscenza e valori. Una Pastorale della cultura è una Pastorale di fede. La cultura cattolica nasce dalla fede, si esprime nella cultura fondandosi su alcuni valori.
La pastorale della cultura è dunque uno degli strumenti per trasmettere la fede, attraverso tutte quelle iniziative di valorizzazione delle espressioni culturali che la tradizione ci ha consegnato, vivificandole e rendendole comprensibili e attuabili nella cultura contemporanea. Portando a riscoprirne quel nucleo “naturalmente cristiano” dell’anima dell’uomo con cui Tertulliano evoca la perenne continuità tra gli autentici valori umani e quelli cristiani.
L’Ufficio per la Pastorale della cultura esprime l’impegno della comunità diocesana nella promozione della cultura in tutti i suoi aspetti, nella piena consapevolezza che “la cultura è il campo vitale sul quale si gioca il destino della Chiesa e del mondo” (Giovanni Paolo II).
L’Ufficio non è il “depositario” della cultura. Tutti i cristiani sono chiamati “a fecondare il tempo in cui vivono continuamente attenti a cogliere le sfide che provengono loro dalla storia, ed esercitandosi a rispondervi alla luce del Vangelo”. (Orientamenti CEI n.50). In quest’ottica il suo lavoro è trasversale, aiuta a sostenere e promuovere la cultura che ciascun ufficio pastorale produce nella sua missione quotidiana
Alcuni obbiettivi che l’ufficio si propone:
- fungere da “osservatorio” in diocesi per aiutare a cogliere i problemi via via emergenti che chiedono ai credenti un impegno per cercare soluzioni a misura d’uomo;
- collaborare a valorizzare il patrimonio artistico e culturale della diocesi;
- tenere i contatti con i diversi centri culturali presenti in diocesi e nelle parrocchie per promuovere, affiancare, incoraggiare, coordinare, proporre, valorizzare, mettere in rete le diverse iniziative;
- favorire la collaborazione tra quanti, in ambito ecclesiale, promuovono cultura e svolgono attività culturali
Papa Francesco ha detto: “Occorre avere il coraggio di fare una pastorale evangelizzatrice audace e senza timori, perché l’uomo, la donna, le famiglie e i vari gruppi che abitano la città aspettano da noi, e ne hanno bisogno per la loro vita, la Buona Notizia che è Gesù e il suo Vangelo. Tante volte sento dire che si prova vergogna ad esporsi. Dobbiamo lavorare per non avere vergogna o ritrosia nell’annunciare Gesù Cristo; cercare il come…
Questo è un lavoro-chiave. Il dialogo con la multiculturalità. … dobbiamo dialogare con questa realtà, senza paura. Si tratta allora di acquisire un dialogo pastorale senza relativismi, che non negozia la propria identità cristiana, ma che vuole raggiungere il cuore dell’altro, degli altri diversi da noi, e lì seminare il Vangelo.”
Riportiamo l’intervista alla sig.ra Nella Falletti responsabile dell’Ufficio per la pastorale della Cultura pubblicata su Il Risveglio Popolare il 4 settembre 2025.
Ma chi è Nella Falletti?
Vivo a Castellamonte. La mia formazione è da insegnante: ho conseguito l’abilitazione magistrale e ho insegnato per alcuni anni nelle scuole elementari. Successivamente ho affiancato mio marito nell’attività della nostra azienda familiare, iniziando così un percorso anche nel mondo imprenditoriale. Per dieci anni ho avuto l’onore di servire il mio Comune come assessore alla cultura, alle politiche sociali e alla sanità; un ruolo che mi ha profondamente legata al territorio e alle persone. Sono stata presidente della Comunità Montana Valle Sacra, vicepresidente di Donne Imprenditrici d’Azienda e ho ricoperto con passione la carica di presidente del Comitato Femminile della Croce Rossa, di cui sono stata anche socia fondatrice. Nel corso degli anni ho partecipato attivamente alla vita associativa locale. Attualmente sono presidente della Delegazione FAI di Ivrea e Canavese. Si può dire che il mio hobby è rendermi utile agli altri: è ciò che mi appassiona da sempre e che ha guidato ogni mia scelta.
Come è arrivata questa nomina e come l’ha accettata?
La nomina a direttore dell’Ufficio diocesano per la cultura è arrivata in modo inaspettato ma molto gradito. Con il Vescovo Daniele ci siamo incontrati in diverse occasioni, anche legate alle attività del FAI, momenti in cui abbiamo avuto modo di confrontarci e condividere una visione comune sull’importanza della cultura come strumento di crescita e dialogo. Quando mi ha proposto questo incarico, l’ho accolto con sorpresa ma anche con grande senso di responsabilità e gratitudine. Per me è un’opportunità preziosa per continuare a mettermi al servizio per valorizzare il nostro territorio, in un ambito che sento profondamente vicino.
Signora Falletti, ha già qualche idea di come si muoverà per dare la sua impronta all’ufficio cultura?
Intendo lavorare per valorizzare il grande patrimonio culturale e artistico del nostro territorio, con un’attenzione particolare a quello custodito nel Museo Diocesano, spesso poco conosciuto ma di straordinario valore, che meriterebbe di essere ampliato. Mi piacerebbe promuovere iniziative che mettano in dialogo fede, arte e comunità, coinvolgendo centri culturali cattolici, associazioni, movimenti e facoltà teologiche e creando occasioni di incontro, riflessione e bellezza accessibili a tutti. L’obiettivo è sviluppare l’aspetto culturale dell’evangelizzazione nei diversi settori della vita della Chiesa.
Per finire, parlando di cultura cristiana e cultura cattolica, che situazione vede? Quali bisogni individua per contribuire a rilanciare fede e speranza?
La cultura cristiana e cattolica oggi si trova a confrontarsi con una società profondamente cambiata, spesso distratta, frammentata e poco incline all’ascolto. Servono linguaggi nuovi, ma anche uno sguardo che custodisca la memoria e illumini il presente. La cultura può essere un ponte per riavvicinare le persone alla fede, senza forzature, ma con autenticità e profondità. Rilanciare la fede e la speranza attraverso percorsi culturali accessibili e coinvolgenti che sappiano far dialogare Vangelo, arte, storia e vita quotidiana.
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