Nel Preconio Pasquale viene annunciata con gioia a tutti noi la vittoria di Cristo sul male e sulla morte anche attraverso queste parole: “Gioisca la terra inondata da così grande splendore: la luce del re eterno ha vinto le tenebre del mondo”, e ancora “Nessun vantaggio per noi essere nati, se lui non ci avesse redenti. O immensità del tuo amore per noi! O inestimabile segno di bontà: per riscattare lo schiavo, hai sacrificato il tuo Figlio!”.
Il canto dell’Exultet, introdotto dalla benedizione del fuoco e dall’accensione del cero pasquale, aiuta la Chiesa a percepire, anche attraverso i sensi, che il creato è stato redento e le tenebre sono state vinte da Cristo Luce del mondo, portandoci così a sperimentare – nel corso della Veglia – il passaggio dalla Pasqua Cosmica alla Pasqua perenne ed escatologica (M. Augè).
Ogni volta che si fa riferimento alla regalità di Cristo, di cui anche noi siamo partecipi grazie al battesimo, ricordiamo che essa trova la sua espressione più alta nella vittoria sul male e su ogni forma di schiavitù: “Re” è infatti per antonomasia appellativo di Cristo che libera da ogni sottomissione al peccato. Diciamolo in questa Pasqua, anzitutto a noi stessi, ad ogni nostra speranza delusa, ad ogni nostra tristezza e apatia: “Cristo re eterno ha vinto le tenebre del mondo” e mentre lo professiamo, sentiamo che questa vittoria ora è donata e garantita a noi, sentiamo la gioia di essere stati battezzati in Lui, ed in Lui sappiamo di essere vittoriosi.
Cristo re vittorioso ha vinto tutto ciò che ci opprime, nel battesimo abbiamo ricevuto in dono questa sua forza, questa sua vittoria; per questo lo lodiamo, per questo esultiamo, per questo siamo inondati di nuova luce!
“Nessun vantaggio per noi essere nati, se lui non ci avesse redenti”. Sappiamo che tutta la creazione ha ricevuto la mediazione di Cristo, ed ora è come in cammino verso di Lui, in questo modo, anche grazie ad una felice espressione del Cardinal Ladaria, possiamo affermare che “la creazione è per la risurrezione”.
Sì la risurrezione è compendio dell’intera storia della salvezza e ce ne fa sperimentare l’essenza. Quest’espressione dell’Exultet ci permette di andare anche al cuore della possibile fedeltà alla nostra chiamata. Quest’ultima non può reggersi sulla nostra “natura”, sui nostri sforzi o sulle nostre capacità umane; essa è continuamente irrorata dalla memoria viva, personale e comunitaria, della salvezza ricevuta in dono e senza nostro merito. La missione affidata a questa nostra Chiesa di Ivrea, si radica nell’essere stati immessi in questa dinamica di vita piena che non possiamo più abbandonare e che ci ha dato una nuova identità: siamo redenti.
Carissimi fratelli e sorelle, raggiunti da questo annuncio che sentiamo possibile e realizzabile, non dimentichiamo mai di implorare il dono della pace per chi è ancora oppresso dalla tenebra della guerra, per chi ogni giorno è chiamato ad arginare la potenza distruttiva della disperazione!
Vi benedico
Il Vescovo Daniele