Messaggio alla Diocesi – Pasqua 2024

Ivrea, Giovedì Santo,

28 marzo 2024

“Cristo, nostra speranza, è risorto; in nessun altro c’è salvezza. Siamo con Gesù risorto; rimaniamo con lui. Da questa certezza saldissima, che si irradia dal mistero della Risurrezione, scaturiscono ogni fermento rinnovatore di giustizia e di carità” (San Giovanni XXIII).

Buona Pasqua, carissimi Fratelli e Sorelle!

Il Signore è risorto!

Lo vedremo, nei giorni del Triduo Santo, inchiodato alla croce condividere il dramma della nostra morte; Lo vedremo deposto nel sepolcro. Ma quel sepolcro, che è ancora là, a Gerusalemme, è vuoto.

Tutta la nostra fede è basata su questo fatto, testimoniato dalle donne che la domenica mattina andarono al sepolcro e trovarono rotolata via la grande pietra dall’ingresso, e da Pietro e da Giovanni che corsero là, in quel mattino, dopo l’annuncio portato da Maria Maddalena…

Su questa assenza del cadavere di Colui che vi era stato deposto e che nessuno aveva sottratto, come testimoniarono anche i soldati di guardia, tutta la nostra fede si fonda, perché non solo il sepolcro è vuoto, ma Colui che era indiscutibilmente morto, da quel momento ha iniziato ad apparire vivo: si mostrò vivente, chiamò per nome Maria di Magdala, andò incontro, nel pomeriggio, ai due discepoli sulla strada che scende da Gerusalemme ad Emmaus, andò ad incontrare i Suoi apostoli, la sera stessa, nel cenacolo.

Erano esterrefatti, questi uomini e queste donne, spaventati; non capivano, ma una cosa non potevano mettere in dubbio: il loro Maestro sconfitto e straziato sulla croce, deposto sulla fredda pietra, era di nuovo con loro: non rianimato, non vivo soltanto nel loro ricordo e nel loro tentativo di consolarsi, ma vivo davvero, vivo nel Suo corpo che ancora portava aperte le ferite dei chiodi e della lancia.

E lo dissero, lo raccontarono, con gioia e con tremore. Testimoniarono ciò che i loro occhi avevano visto, fatti indiscutibili, gli incontri con Lui che durarono quaranta giorni, finché lo videro salire in cielo dal monte degli Ulivi ed ascoltarono da Lui che Egli rimaneva on loro: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.

Non era facile credere a questa notizia per coloro che li ascoltavano… In effetti, faticarono anch’essi, i discepoli e gli apostoli, a credere a tutto questo, a convertire il cuore a questa sconcertante novità. Credettero a ciò che i loro occhi vedevano! Tutto era misterioso, ma indiscutibilmente reale!

La loro vita continuava nelle occupazioni e nelle circostanze di sempre, ma ora era tutt’altro vivere! Ora tutto veniva vissuto nel riconoscere la Presenza del Salvatore dentro alle cose di ogni giorno, la Sua presenza, misteriosa ma così reale, che rende capaci di affrontare il dolore, la sofferenza, le difficoltà quotidiane, la vita, con un cuore nuovo, con una pace che nessun altro può dare.

Essi credettero, e la loro fede è la stessa che è richiesta a noi, discepoli di oggi.

Anche noi oggi incontriamo nel mistero Colui che essi incontrarono: Egli è qui; è qui nella Sua Parola che risuona nel Vangelo; è qui nel pane e nel vino che diventano il Suo Corpo e nel Suo Sangue; è qui nelle parole della assoluzione da cui i nostri peccati sono cancellati; è qui nelle nostre comunità, con il Suo amore indefettibile, nelle vicende liete e in quelle tristi della nostra esistenza!

Pasqua è la possibilità di una incredibile pienezza offerta alla nostra fragile vita, alle difficoltà che essa incontra.

Pasqua, oggi come allora, è per noi la possibilità di vivere da risorti, di vedere i teli di lino nel sepolcro vuoto e di credere, come credettero Giovanni e Pietro.

Pasqua è la sfida della fede.

Aff.mo nel Cuore di Cristo

† Edoardo, Vescovo