Introduzione alla Preghiera per la XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi Ivrea, Santuario di N. S. Regina del Monte Stella, 31 Maggio 2023

Siamo in comunione con i nostri Fratelli e Sorelle che in altre zone della Diocesi sono raccolti a pregare: a Ozegna, nel Santuario di N. S. del Bosco; a Verolengo, nel Santuario della Madonnina; a Pont Canavese, nel Santuario di S. Maria di Doblazio. Una comunione di cuori e di voci che chiedono grazia a Dio unendosi al Cuore Immacolato di Maria! 

Celebrata domenica la solennità di Pentecoste, la Liturgia ci ha proposto, lunedì, la memoria di Maria Madre della Chesa, e oggi è la festa di Maria che cammina all’incontro con Elisabetta portando nel Suo grembo il Figlio di Dio fatto Uomo.  

La vita cristiana è camminare con Lui. La prima e fondamentale sinodalità (camminare insieme) è camminare con Cristo: non in astratto, prendendo spunto da qualche valore contenuto qua e là nei suoi discorsi, ma camminare con Lui dicendoGli “Tu”, come si fa con Uno che è qui con noi… E dirgli “Tu” significa fare esperienza di Lui nei Sacramenti, nella preghiera di ogni giorno, nella lettura e meditazione della Sua Parola, nella costruzione di rapporti veri con quelli che fanno parte della nostra comunità, nell’annunciare Lui a quelli che non lo conoscono o non lo conoscono a sufficienza, nel pensare come pensa Lui sulle questioni della vita e quindi nel conoscere, anche alla luce del Catechismo, ciò che Lui ci dice, senza adattare ai soggettivistici criteri il Suo insegnamento… Di qui ha origine la sinodalità con i fratelli e le sorelle. 

Non possiamo però dimenticare che il “cammino insieme” spesso è rallentato – talora persino impedito – dal nostro orgoglio che ci rende ipersensibili e suscettibili; dal nostro desiderio di primeggiare, di avere il sopravvento sugli altri; dal nostro egoismo e dalla mancanza di vera umiltà; dall’abitudine di parlare sparlando anziché di ascoltare l’altro, anche su ciò che non ci piace e su cui non ci troviamo d’accordo… Il cammino sinodale implica la nostra conversione. Si fa a partire dal cambiamento del nostro cuore.

Sono stato invitato ieri pomeriggio e questa mattina a Milano, a partecipare ai festeggiamenti del 125° della canonizzazione di sant’Antonio Maria Zaccaria, splendida figura di cristiano laico e poi prete vissuto nell’epoca che preparò il Concilio Tridentino, l’epoca in cui la Riforma Cattolica, senza attendere Decreti e Documenti, iniziò – come fu per san Filippo Neri e per tanti altri – dalla riforma di se stessi messa in atto da uomini e donne che si resero conto che, prima di riformare il corpo della Chiesa, occorreva riformare se stessi…

Riformarsi per riformare: il vero senso della riforma si conoscerà in questo: se cercheremo il puro onore di Cristo, la pura utilità del prossimo, la pura umiltà e sacrificio per noi stessi” diceva S. Antonio Maria.

Amici, guardiamo a Maria, la prima discepola del Signore… Lo porta nel grembo, ma in realtà si lascia portare da Lui… 

Vedi” le aveva detto l’angelo e Maria andò a vedere, camminando da Nazaret a Ain Karim. I suoi sono i passi della fede… Da essa nasce la carità con cui Maria servì Elisabetta. La carità nasce dal sì della fede che Maria ha pronunciato non solo a parole, ma offrendo se stessa: “Eccomi”!