Omelia nella Solennità della Assunzione della B. V. M. Consacrazione di M. Beatrice Vallero e di Elisa Moro nell’Ordo Virginum Cattedrale, Ivrea, 15 Agosto 2022

15-08-2022

Carissimi Fratelli e Sorelle, sia lodato Gesù Cristo!

1.Oggi Maria è salita nei cieli: Rallegratevi! Con Cristo regna per sempre!” canta la Chiesa in questa festa solenne le cui origini ci portano a Gerusalemme, presso la tomba vuota della Vergine… vuota perché “Al termine della sua vita terrena l’Immacolata Madre di Dio, Maria sempre vergine, è stata assunta nella gloria celeste in corpo e anima(Pio XII, Munificentissimus Deus): totalmente glorificata in tutta la sua persona perché preservata – unica creatura della stirpe umana – dal peccato originale, in vista dei meriti di Gesù Cristo Salvatore che da Lei sarebbe nato, vero Dio e vero Uomo. Vera Madre di Dio – canterà fra poco il Prefazio – “non poteva conoscere la corruzione del sepolcro avendo generato il Signore della Vita”.

Per cantare Maria e la meraviglia del mistero che Ella è, dal cuore della Chiesa sono nati, lungo i secoli, inni bellissimi cantati dal popolo cristiano: “Solis, o Virgo, rádiis amíctaO Vergine, vestita dei raggi del sole, Tu sei stata eletta da Dio come scala, per la quale l’Altissimo si diresse nelle profondità pur continuando a rimanere nei luoghi più elevati; Una fémina, una sola donna, oltrepassò tutti i meriti dei santi”.

Siamo di fronte, Fratelli e Sorelle – anzi: siamo dentro! – ad un Mistero di immenso Amore che ci coinvolge, poiché Maria, assunta in cielo in anima e corpo, risplende ai nostri occhi come la realizzazione piena della persona umana che accoglie e vive il dono della salvezza. Questa pienezza è la destinazione di tutti noi!

2. In questa solennità che fa esultare il cuore della Chiesa, Beatrice ed Elisa chiedono di essere consacrate nell’Ordo virginum, nato nella Chiesa già nei tempi apostolici, quando ancora nessuna forma di vita monastica era sorta. Esse entrano in questa lunga storia…

La consacrazione non fa di esse delle “suore”: la loro vocazione è diversa, pur avendo in comune con le religiose consacrate alcuni elementi essenziali; Beatrice e Elisa non entrano in una comunità religiosa; la loro vocazione è delineata dalla Chiesa in questi termini: “Donne che, corrispondendo al carisma suscitato in loro dallo Spirito Santo, con amore sponsale si dedicano al Signore Gesù nella verginità, per sperimentare la fecondità spirituale dell’intimo rapporto con Lui e offrirne i frutti alla Chiesa e al mondo(Ecclesiae sponsae imago) «Pur restando nel mondo le vergini consacrate costituiscono una speciale immagine della Sposa celeste e della vita futura. Cercare Dio come l’unico bene assoluto e insostituibile; aprirsi alle necessità e alle sofferenze dei fratelli, senza preferenza di persone; mettersi a servizio della Chiesa con particolare disponibilità e affettuoso senso di appartenenza; perseverare con il coinvolgimento di tutte le dimensioni della persona – anima, cuore e anche il proprio corpo – nell’attesa vigile e operosa dell’unico Sposo e Signore della propria vita» (Nota pastorale dei Vescovi d’Italia).

Carissimi Fratelli e Sorelle, il velo bianco che oggi Beatrice e Elisa ricevono e che porteranno nelle celebrazioni liturgiche è l’unico segno esterno dell’impegno nunziale che assumono e che si concretizza nel vivere con dedizione totale, con cuore indiviso, con tutte se stesse, nella verginità, la fondamentale e comune consacrazione battesimale. Prompto corde, con cuore pronto, ameranno il loro Sposo nella vita normale di ogni giorno, nel luogo e nella casa in cui vivono, nella condizione del lavoro che fanno, nel partecipare alla vita della comunità cristiana come tutti, ma aperte alla vera carità che sempre esige una profonda conversione del cuore e della mente, una sincera rinuncia allo spirito del mondo, per estirpare il quale non basta l’atto della consacrazione….   

Queste due ragazze fanno dono a Dio e alla Chiesa della loro intera esistenza nella verginità. Non sposano un uomo perché sono state scelte da Cristo ed hanno scelto Lui come sposo, e nella misura in cui vivono autenticamente la loro vocazione diventano “segno” di ciò che è l’essenziale per tutti i battezzati … 

Carissime Beatrice e Elisa, Gesù Cristo per voi è tutto, ma la vostra vita, nel rapporto sponsale con Lui, conserva intatti tutti i rapporti, gli impegni, le vicende e le faccende di ogni giorno, tutto ciò che le concrete situazioni e le circostanze dell’esistenza comportano; Gesù Cristo per voi è tutto significa che tutto siete chiamate a vivere appartenendo non a voi stesse, ma ad un Altro! E la vita, allora, nella sua normalità di fatiche, gioie e vicende, manifesta ciò che in grande Romano Guardini espresse magnificamente con queste parole: «Nell’esperienza di un grande amore tutto ciò che accade diventa avvenimento nel suo ambito» … 

Se autenticamente vissuta come rapporto nunziale con Cristo, come conformazione della vostra vita – pensieri, sentimenti, intenzioni, azioni – al vostro Sposo divino, come maturazione di tutta la vostra persona chiamata ad assumere “la statura di Cristo”, la vostra verginità diventa allora feconda e voi diventate autenticamente madri, che è la dimensione fondamentale della donna, la quale il suo vero posto nella Chiesa non lo ottiene attraverso gli incarichi che può esercitare, ma vivendo realmente questa dimensione essenziale del suo essere; vivendo con cuore di madre il dono di se stessa nel generare la vita, nel custodirla e nel farla crescere… 

Desidero rivolgere un affettuoso saluto a Madre Luisa e a Madre Martine-Therèse. Grazie, carissime, per essere qui. Se Beatrice ed Elisa vi hanno scelte come madrine per la loro consacrazione, è perché hanno trovato in voi delle vere madri. Grazie di cuore! E grazie anche alle altre due madrine, scelte dentro all’Ordo virginum. 

3. Rivolgiamo ancora lo sguardo a Maria, perfetta realizzazione della Vergine Sposa e Madre, Νύμφη Ανύμφευτε, come canta uno stupendo inno della Chiesa greco-bizantina. 

E ascoltiamo il suo canto: «Magnificat anima mea Dominum: Io esulto e proclamo che il Signore è grande!»

Alla luce di quello che a Nazareth in lei è avvenuto, tutto acquista per Maria il suo pieno significato; tutta la storia del suo popolo – dalla chiamata di Dio ad Abramo fino al presente – si concentra in quell’avvenimento accaduto nel suo grembo. Maria sa che l’Onnipotente ha posato su di lei i suoi occhi per una missione che la inserisce, a titolo speciale, nella storia dell’alleanza. Ha guardato a lei, il Signore, ma ha abbracciato con sguardo d’amore tutto Israele. Maria è consapevole che tutto è grazia, che tutto le viene da Colui che si è degnato di sceglierla. E a questa luce comprende che la sua «tapeinosis», la pochezza della creatura umana, c’è per essere ricolmata del favore di Dio. 

Salutandola come aurora dei tempi nuovi, Le diciamo con san Giovanni Paolo II: “In te abbiamo posto la nostra fiducia. In te, a cui Dio ha affidato il Figlio eterno nella storia umana. Ti seguono gli uomini, i popoli e le nazioni. Dall’alto della croce, Cristo stesso li incamminava verso il tuo Cuore, ed il tuo Cuore li restituisce, nel modo più semplice, a Cristo: li introduce nel mistero della Redenzione. Tu, Redemptoris mater, soccorri il tuo popolo che cade, ma che anela a risorgere”.

Veni, Sancte Spiritus, veni per Mariam!

Sia lodato Gesù Cristo!